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Cesare Berlingeri – Piegare la pittura
L’opera di Cesare Berlingeri mostra a piene mani l’inadeguatezza del binomio centro/periferia, nel caso si voglia provare oggi a descrivere le geografie culturali e artistiche del mondo contemporaneo. Non ha più molto senso, infatti, misurare il grado di ritardo delle periferie rispetto a un centro che, o non c’è più, oppure, quando sembra che ci sia ancora, lo si vede circolare, frangersi e moltiplicarsi per ogni dove.
Comunicato stampa
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L’opera di Cesare Berlingeri mostra a piene mani l’inadeguatezza del binomio centro/periferia, nel caso si voglia provare oggi a descrivere le geografie culturali e artistiche del mondo contemporaneo. Non ha più molto senso, infatti, misurare il grado di ritardo delle periferie rispetto a un centro che, o non c’è più, oppure, quando sembra che ci sia ancora, lo si vede circolare, frangersi e moltiplicarsi per ogni dove. Si può vivere a Taurianova ed essere sempre in cammino. Viceversa può accadere di inciampare e infine di fermarsi, pur vivendo a New York, a São Paulo o a Tokio.
Nelle pieghe delle pitture di Berlingeri qualcuno ha già colto l’indizio ripetuto dell’erranza: “la loro ricorrente somiglianza con il fagotto e il tascapane” (Trini). In questa mostra, all’incanto e all’enigma dell’erranza silenziosa si aggiunge la “luce meridiana” che promana dai monocromi dell’artista (Aita).
Ecco qui, forse, in questi due termini – il viaggio e lo sguardo meridiano – non un’antinomia ma la congiunzione e il superamento del nesso centro/periferia. Le fatiche e le lacerazioni della Calabria e del Mediterraneo, si traducono nella leggerezza trasognata delle opere e della stessa persona dell’artista, il quale disegnando curve nello spazio entra in intimità col mondo e ce ne dice le vibrazioni.
L’Università della Calabria accoglie questa mostra dopo le recenti esposizioni realizzate dall’artista in Brasile (Goiânia, Salvador de Bahia, Rio de Janeiro), in Cina (Pechino) e in Egitto (Biennale del Cairo). Ed è ben contenta di farlo, ponendosi sullo stesso terreno dello sguardo silenzioso e della sfida di Berlingeri.
Vittorio Cappelli
Biografia di Cesare Berlingeri
Nato a Cittanova nel 1948, vive e lavora a Taurianova. Avviatosi giovanissimo alla pittura, dal 1964 lavora presso un decoratore di chiese in Piemonte. Nel ‘68 intraprende una serie di viaggi in Europa. Negli anni ’70 a Roma, inizia a lavorare per il teatro e per la televisione come scenografo e costumista. Intanto dipinge sperimentando tecniche e maniere diverse: utilizza agenti atmosferici (vento, pioggia, fuoco) e materiali come la calce, il cemento, la carta straccia e la tela. Le opere di questo periodo sono presentate in occasione della sua prima personale, presso la Galleria AxA di Firenze (1975). Nella seconda metà degli anni ‘70 lavora per la RAI, realizzando, tra l’altro, scene e costumi per il Faust di Marlowe con Tino Buazzelli. Inizia a lavorare alle Trasparenze (1978), leggerissime tele di lino sovrapposte, che rimandano l’una all’altra e non nascondono i frammenti di colore che racchiudono. Questo ciclo viene presentato nel 1979 al CV Settantanove di Roma ed alla Galleria Civica di Saint Vincent. Nel 1980 è segnalato da Cesare Vivaldi sul catalogo Bolaffi come “un artista di sicuro avvenire”, “perfettamente inserito nella linea maestra della cultura internazionale”. Nel 1985, presenta alla Galleria Soligo di Roma il ciclo delle Fioriture, presentato in catalogo da Filiberto Menna. Nella stessa galleria, partecipa anche alla mostra 5 mosaici per 5 artisti, assieme a Schifano, Mafonso, Parres e Festa. Con quest’ultimo si sviluppa una grande affinità intellettuale. Nel 1986 è invitato ad una collettiva a Tokio ed alla XI Quadriennale di Roma. Nel 1990, la Galleria d’Arte Moderna di Paternò (Catania) ospita la sua personale Nero, Bianco, Rosso e Blu. Negli anni ’80 e ’90 si intensifica anche la sua attività per il teatro: nel 1981 realizza una grande installazione per La lunga notte di Medea di Corrado Alvaro, messa in scena da Werner Schroeter; una scena del Candido ovvero…, per la Biennale Teatro di Venezia (1982). Dal 1989 al 1995 è docente all’Accademia d’Arte Drammatica della Calabria.
Nel 1990 espone i suoi “dipinti piegati” nella mostra Opere Recenti, allestita nel foyer del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, con l’intervento critico di Tommaso Trini. Nel 1994 per la Fondazione Mudima di Milano crea una grande installazione a parete, Piegare la notte. Segue una collettiva alla Civica Galleria d’Arte di Gallarate, Riflessione e ridefinizione della pittura astratta. La Galleria La Polena di Genova gli dedica la personale Viaggi. Nel 2001, la New Art Galleries di Padova ospita Dipinti Piegati. Nel 2003 tiene una personale alla Mole Vanvitelliana di Ancona. Nello stesso anno, Tommaso Trini cura un’importante monografia sul suo lavoro edita da Skira; mentre il suo paese natale lo omaggia con una retrospettiva molto singolare, che è una sorta di diario per immagini della sua vita. Sempre nel 2003, è invitato dal Comune di Padova a tenere una personale a Palazzo Moroni. Nel 2004, al Museo Nazionale di Arezzo, partecipa alla collettiva Da Picasso a Botero. Nel 2005, la Calabria si fa promotrice di due ampie personali. La prima presso il Castello Aragonese di Reggio Calabria, con la retrospettiva La pittura piegata presentata da Virginia Baradel. La seconda è l’antologica Cesare Berlingeri, Materia 1975–2005, curata da Philippe Daverio e Doris von Drathen presso il Complesso Monumentale S. Giovanni, a Catanzaro.
I Corpi sono l’ultimo ciclo dei suoi lavori. È questo il titolo della personale che si tiene nel 2006 a MUDIMAdrie di Anversa. A Padova, nel 2007, la Vecchiato New Art Galleries, presenta Vele per nessun mare. Dalla fine del 2007 all’inizio del 2009 si svolgono tre imponenti retrospettive all’estero: in Brasile (Museu de Arte Contemporânea Goiânia - Centro cultural Oscar Niemeyer; Museu de Arte Moderna da Bahia; Museu de Arte Moderna do Rio de Janeiro); in Cina (ANNIART A-16 798 Factory, Pechino) e in Egitto (XI Biennale internazionale del Cairo).
Dell’opera di Cesare Berlingeri si sono occupati, tra gli altri: Paolo Aita, Virginia Baradel, Carmine Benincasa, Aguinaldo Coelho, Philippe Daverio, Celso Fioravante, Filiberto Menna, Arturo Schwarz, Tommaso Trini, Doris von Drathen.
Nelle pieghe delle pitture di Berlingeri qualcuno ha già colto l’indizio ripetuto dell’erranza: “la loro ricorrente somiglianza con il fagotto e il tascapane” (Trini). In questa mostra, all’incanto e all’enigma dell’erranza silenziosa si aggiunge la “luce meridiana” che promana dai monocromi dell’artista (Aita).
Ecco qui, forse, in questi due termini – il viaggio e lo sguardo meridiano – non un’antinomia ma la congiunzione e il superamento del nesso centro/periferia. Le fatiche e le lacerazioni della Calabria e del Mediterraneo, si traducono nella leggerezza trasognata delle opere e della stessa persona dell’artista, il quale disegnando curve nello spazio entra in intimità col mondo e ce ne dice le vibrazioni.
L’Università della Calabria accoglie questa mostra dopo le recenti esposizioni realizzate dall’artista in Brasile (Goiânia, Salvador de Bahia, Rio de Janeiro), in Cina (Pechino) e in Egitto (Biennale del Cairo). Ed è ben contenta di farlo, ponendosi sullo stesso terreno dello sguardo silenzioso e della sfida di Berlingeri.
Vittorio Cappelli
Biografia di Cesare Berlingeri
Nato a Cittanova nel 1948, vive e lavora a Taurianova. Avviatosi giovanissimo alla pittura, dal 1964 lavora presso un decoratore di chiese in Piemonte. Nel ‘68 intraprende una serie di viaggi in Europa. Negli anni ’70 a Roma, inizia a lavorare per il teatro e per la televisione come scenografo e costumista. Intanto dipinge sperimentando tecniche e maniere diverse: utilizza agenti atmosferici (vento, pioggia, fuoco) e materiali come la calce, il cemento, la carta straccia e la tela. Le opere di questo periodo sono presentate in occasione della sua prima personale, presso la Galleria AxA di Firenze (1975). Nella seconda metà degli anni ‘70 lavora per la RAI, realizzando, tra l’altro, scene e costumi per il Faust di Marlowe con Tino Buazzelli. Inizia a lavorare alle Trasparenze (1978), leggerissime tele di lino sovrapposte, che rimandano l’una all’altra e non nascondono i frammenti di colore che racchiudono. Questo ciclo viene presentato nel 1979 al CV Settantanove di Roma ed alla Galleria Civica di Saint Vincent. Nel 1980 è segnalato da Cesare Vivaldi sul catalogo Bolaffi come “un artista di sicuro avvenire”, “perfettamente inserito nella linea maestra della cultura internazionale”. Nel 1985, presenta alla Galleria Soligo di Roma il ciclo delle Fioriture, presentato in catalogo da Filiberto Menna. Nella stessa galleria, partecipa anche alla mostra 5 mosaici per 5 artisti, assieme a Schifano, Mafonso, Parres e Festa. Con quest’ultimo si sviluppa una grande affinità intellettuale. Nel 1986 è invitato ad una collettiva a Tokio ed alla XI Quadriennale di Roma. Nel 1990, la Galleria d’Arte Moderna di Paternò (Catania) ospita la sua personale Nero, Bianco, Rosso e Blu. Negli anni ’80 e ’90 si intensifica anche la sua attività per il teatro: nel 1981 realizza una grande installazione per La lunga notte di Medea di Corrado Alvaro, messa in scena da Werner Schroeter; una scena del Candido ovvero…, per la Biennale Teatro di Venezia (1982). Dal 1989 al 1995 è docente all’Accademia d’Arte Drammatica della Calabria.
Nel 1990 espone i suoi “dipinti piegati” nella mostra Opere Recenti, allestita nel foyer del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, con l’intervento critico di Tommaso Trini. Nel 1994 per la Fondazione Mudima di Milano crea una grande installazione a parete, Piegare la notte. Segue una collettiva alla Civica Galleria d’Arte di Gallarate, Riflessione e ridefinizione della pittura astratta. La Galleria La Polena di Genova gli dedica la personale Viaggi. Nel 2001, la New Art Galleries di Padova ospita Dipinti Piegati. Nel 2003 tiene una personale alla Mole Vanvitelliana di Ancona. Nello stesso anno, Tommaso Trini cura un’importante monografia sul suo lavoro edita da Skira; mentre il suo paese natale lo omaggia con una retrospettiva molto singolare, che è una sorta di diario per immagini della sua vita. Sempre nel 2003, è invitato dal Comune di Padova a tenere una personale a Palazzo Moroni. Nel 2004, al Museo Nazionale di Arezzo, partecipa alla collettiva Da Picasso a Botero. Nel 2005, la Calabria si fa promotrice di due ampie personali. La prima presso il Castello Aragonese di Reggio Calabria, con la retrospettiva La pittura piegata presentata da Virginia Baradel. La seconda è l’antologica Cesare Berlingeri, Materia 1975–2005, curata da Philippe Daverio e Doris von Drathen presso il Complesso Monumentale S. Giovanni, a Catanzaro.
I Corpi sono l’ultimo ciclo dei suoi lavori. È questo il titolo della personale che si tiene nel 2006 a MUDIMAdrie di Anversa. A Padova, nel 2007, la Vecchiato New Art Galleries, presenta Vele per nessun mare. Dalla fine del 2007 all’inizio del 2009 si svolgono tre imponenti retrospettive all’estero: in Brasile (Museu de Arte Contemporânea Goiânia - Centro cultural Oscar Niemeyer; Museu de Arte Moderna da Bahia; Museu de Arte Moderna do Rio de Janeiro); in Cina (ANNIART A-16 798 Factory, Pechino) e in Egitto (XI Biennale internazionale del Cairo).
Dell’opera di Cesare Berlingeri si sono occupati, tra gli altri: Paolo Aita, Virginia Baradel, Carmine Benincasa, Aguinaldo Coelho, Philippe Daverio, Celso Fioravante, Filiberto Menna, Arturo Schwarz, Tommaso Trini, Doris von Drathen.
20
maggio 2009
Cesare Berlingeri – Piegare la pittura
Dal 20 maggio al 10 giugno 2009
arte contemporanea
Location
Orario di apertura
da lunedì a venerdì: ore 9-13, 17.30-19.30
Vernissage
20 Maggio 2009, h 18
Autore
Curatore