Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Piero Golia / Fabian Marti – Ruins, Regrets and Visible Effects
L’esposizione affianca l’artista svizzero Fabian Marti (CH, 1979) e l’artista concettuale nato a Napoli ma trapiantato a Los Angeles Piero Golia (IT, 1974): i due giovani si incontreranno a Roma per realizzare due installazioni espressamente ideate per gli spazi dell’Istituto Svizzero.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Ruins, Regrets and Visible Effects. Piero Golia & Fabian Marti
La mostra, interamente prodotta dall’Istituto Svizzero di Roma, presenta due artisti dai percorsi
piuttosto diversi.
Piero Golia (nato a Napoli nel 1974) vive e lavora a Los Angeles. È uno degli artisti italiani più
noti nel panorama internazionale. Questa mostra è una delle sue rare presenze in un’istituzione
pubblica in Italia. È attualmente tra i finalisti del premio MAXXI 2%.
Fabian Marti (nato a Friburgo nel 1979) vive e lavora a Zurigo. È uno dei più promettenti artisti
svizzeri della nuova generazione. Alla sua prima mostra personale in una istituzione pubblica in
Italia, ha recentemente vinto il Manor Kunstpreis, uno dei maggiori premi svizzeri.
Il titolo non racconta le opere in mostra. Piuttosto tenta di esprimere un clima culturale, uno
scenario di fondo, una critica al sistema. In una situazione storica che lascia presagire grandi
cambiamenti, il titolo esprime l’importanza della resistenza come fatto storico e come
atteggiamento intellettuale. La durata della storia, dell’arte e delle civiltà (le rovine, di cui Roma è
ricchissima, sono le uniche cose che permangono). I rimpianti in questo senso non si riferiscono a
una condizione malinconica, quanto piuttosto a un’idea consapevole delle infinite possibilità
dell’esistenza. Se il rimpianto è una condizione ineluttabile, questo titolo è un invito alla
leggerezza, a un’idea della vita e del mestiere dell’artista dove in fondo non c’è niente da vincere
o da perdere.
La mostra nasce da un dialogo tra i due artisti, da un confronto serrato di visioni diverse e di
riflessioni comuni.
Fabian Marti ha proposto un’architettura che occupa interamente lo spazio, immaginata come una
struttura aperta, rizomatica, “come la mappa di una mente” afferma Marti, in grado di stabilire
connessioni pluridirezionali, non sequenziali e decentrate tra immagini diverse. L’intenzione era
di realizzare una base comune sulla quale immagini e visioni differenti potessero essere
interconnesse, potessero intessere un dialogo per produrre nuove possibilità di senso. Ma Golia ha
voluto che la struttura fosse ancora più monumentale: perché il suo lavoro si potesse inserire
all’interno di questo spazio fisico e mentale allargandone, ridefinendone i confini, costruendo
percorsi propri, come un tarlo, come un’ossessione.
In questa dinamica tra interno e esterno, visibile e invisibile, si gioca dunque il significato della
mostra. Gli effetti visibili sono ciò che rimane davvero, ben al di là di qualsiasi rimpianto.
Questa città metafisica, velato omaggio all’architettura romana razionalista, si anima di immagini
e sculture di ceramiche prodotte da Marti nel corso della sua permanenza in Italia.
Golia, nello spazio interno, riproduce una tempesta di sabbia, che si sente, si percepisce, erode
lentamente ogni cosa, ma è visibile soltanto a chi avesse il coraggio di aprire “quella porta”.
Gli artisti
Piero Golia
Le azioni, le sculture, le installazioni e i film di Piero Golia (Napoli, 1974) si spingono al limite
della pratica artistica, tra finzione e realtà.
Dopo aver attraversato il mar Adriatico per raggiungere l’Albania in barca a remi (Going to
Tirana, 2001), l’artista ha chiesto a una donna di tatuarsi il suo ritratto sulla schiena, seguito dalla
scritta “Piero My Idol” (Tattoo, 2001). La più recente serie di coperte ricamate intitolate
Postcards from the Edge è stata realizzata dopo la sua scomparsa da New York nel 2005. Senza
lasciare alcuna traccia dei suoi spostamenti, Golia ha successivamente tenuto una lezione sul suo
viaggio un mese dopo la scomparsa, presso la Royal Academy di Copenhagen. Nel 2005, insieme
a Eric Wesley, ha fondato la Mountain School of Arts.
Piero Golia vive e lavora a Los Angeles dal 2002.
Principali mostre personali: 2009: “Oh My God That’s So Awesome!”, Bortolami, New York.
2008: “Knives”, Galleria Fonti, Napoli; “Postcards from the Edge”, Cosmic Galerie, Parigi.
2007: “Let The Devils Do Their Job”, Perry Rubenstein Gallery, New York. 2004: “Killer
Shrimps”, 61ma Mostra Internazionale del Cinema, Venezia. 2002: “Faccio sul serio”, Studio
Massimo De Carlo, Milano.
Principali mostre collettive: 2008: California Biennial, Orange County Museum of Arts,
Newport Beach; Site Santa Fe. 2007: 2nd Moscow Biennale of Contemporary Art, Mosca.
“Vesuvius”, Moderna Museet, Stoccolma. 2006: Gold Standards, P.S.1, New York; “Grey Flags”,
Sculpture Center, New York. 2005: “Uncertain States of America”, Astrup Fearnley Museum of
Modern Art, Oslo/Serpentine Gallery, London e Bard College, New York. 2003: 1st Prague
Biennale, National Gallery, Praga. 2001: 1st Tirana Biennale, National Gallery, Tirana.
Fabian Marti
Le fotografie e le sculture di Fabian Marti (Friburgo, Svizzera, 1979) prendono spunto da temi
più vari: dalla scienza all’esoterismo, dalla SCI-FI alla cultura underground. L’artista utilizza lo
scanner per riprodurre immagini fotografiche su cui imprime macchie di polvere, che
restituiscono al mezzo fotografico una dimensione fisica e scultorea, che l’artista stesso definisce
“artificiale”. I ritagli da vecchie riviste danno vita a collages che amplificano e deformano le
figure dotandole talvolta di una simbologia nuova, come nella serie Kaleidoskope del 2007. Dal
1999 Marti è co-fondatore del collettivo di artisti PAC e dell’artist-run space CAP a Friburgo.
Fabian Marti vive e lavora a Zurigo.
Principali mostre personali: 2008: “New Work, New Work”, Peter Kilchmann, Zurigo;
“Fruchtzimmer”, Alexandre Pollazzon, Londra. 2007: “Sono Legione”, Galleria Fonti, Napoli;
“Ius Primae Noctis”, Coalmine – Raum für zeitgenössische Fotogalerie, Winterthur, Svizzera;
“Ape, Mom, I”, Peter Kilchmann, Zurigo. 2005: “Fabian Marti vs Martin Biafa”, White Space,
Zurigo.
Principali mostre collettive: 2009: “Offset”, Mont Tremper Arts Summer Festival, Catskill
Mountains, USA; “Malzeit!”, Galerie im Traklhaus, Salisburgo; “Event Horizon”, Raster,
Varsavia; “Stipendium Vordemberge-Gildewart”, Kunsthaus Aarau, Svizzera; “Prose pour des
Esseintes”, Karma International, Zurigo. 2008: “The Eternal Flame”, Kunsthaus Baselland,
Muttenz, Svizzera. 2006: “Fabian Marti presents Martin Biafa”, (con Valentin Carron), Swiss
Institute, New York.
La mostra, interamente prodotta dall’Istituto Svizzero di Roma, presenta due artisti dai percorsi
piuttosto diversi.
Piero Golia (nato a Napoli nel 1974) vive e lavora a Los Angeles. È uno degli artisti italiani più
noti nel panorama internazionale. Questa mostra è una delle sue rare presenze in un’istituzione
pubblica in Italia. È attualmente tra i finalisti del premio MAXXI 2%.
Fabian Marti (nato a Friburgo nel 1979) vive e lavora a Zurigo. È uno dei più promettenti artisti
svizzeri della nuova generazione. Alla sua prima mostra personale in una istituzione pubblica in
Italia, ha recentemente vinto il Manor Kunstpreis, uno dei maggiori premi svizzeri.
Il titolo non racconta le opere in mostra. Piuttosto tenta di esprimere un clima culturale, uno
scenario di fondo, una critica al sistema. In una situazione storica che lascia presagire grandi
cambiamenti, il titolo esprime l’importanza della resistenza come fatto storico e come
atteggiamento intellettuale. La durata della storia, dell’arte e delle civiltà (le rovine, di cui Roma è
ricchissima, sono le uniche cose che permangono). I rimpianti in questo senso non si riferiscono a
una condizione malinconica, quanto piuttosto a un’idea consapevole delle infinite possibilità
dell’esistenza. Se il rimpianto è una condizione ineluttabile, questo titolo è un invito alla
leggerezza, a un’idea della vita e del mestiere dell’artista dove in fondo non c’è niente da vincere
o da perdere.
La mostra nasce da un dialogo tra i due artisti, da un confronto serrato di visioni diverse e di
riflessioni comuni.
Fabian Marti ha proposto un’architettura che occupa interamente lo spazio, immaginata come una
struttura aperta, rizomatica, “come la mappa di una mente” afferma Marti, in grado di stabilire
connessioni pluridirezionali, non sequenziali e decentrate tra immagini diverse. L’intenzione era
di realizzare una base comune sulla quale immagini e visioni differenti potessero essere
interconnesse, potessero intessere un dialogo per produrre nuove possibilità di senso. Ma Golia ha
voluto che la struttura fosse ancora più monumentale: perché il suo lavoro si potesse inserire
all’interno di questo spazio fisico e mentale allargandone, ridefinendone i confini, costruendo
percorsi propri, come un tarlo, come un’ossessione.
In questa dinamica tra interno e esterno, visibile e invisibile, si gioca dunque il significato della
mostra. Gli effetti visibili sono ciò che rimane davvero, ben al di là di qualsiasi rimpianto.
Questa città metafisica, velato omaggio all’architettura romana razionalista, si anima di immagini
e sculture di ceramiche prodotte da Marti nel corso della sua permanenza in Italia.
Golia, nello spazio interno, riproduce una tempesta di sabbia, che si sente, si percepisce, erode
lentamente ogni cosa, ma è visibile soltanto a chi avesse il coraggio di aprire “quella porta”.
Gli artisti
Piero Golia
Le azioni, le sculture, le installazioni e i film di Piero Golia (Napoli, 1974) si spingono al limite
della pratica artistica, tra finzione e realtà.
Dopo aver attraversato il mar Adriatico per raggiungere l’Albania in barca a remi (Going to
Tirana, 2001), l’artista ha chiesto a una donna di tatuarsi il suo ritratto sulla schiena, seguito dalla
scritta “Piero My Idol” (Tattoo, 2001). La più recente serie di coperte ricamate intitolate
Postcards from the Edge è stata realizzata dopo la sua scomparsa da New York nel 2005. Senza
lasciare alcuna traccia dei suoi spostamenti, Golia ha successivamente tenuto una lezione sul suo
viaggio un mese dopo la scomparsa, presso la Royal Academy di Copenhagen. Nel 2005, insieme
a Eric Wesley, ha fondato la Mountain School of Arts.
Piero Golia vive e lavora a Los Angeles dal 2002.
Principali mostre personali: 2009: “Oh My God That’s So Awesome!”, Bortolami, New York.
2008: “Knives”, Galleria Fonti, Napoli; “Postcards from the Edge”, Cosmic Galerie, Parigi.
2007: “Let The Devils Do Their Job”, Perry Rubenstein Gallery, New York. 2004: “Killer
Shrimps”, 61ma Mostra Internazionale del Cinema, Venezia. 2002: “Faccio sul serio”, Studio
Massimo De Carlo, Milano.
Principali mostre collettive: 2008: California Biennial, Orange County Museum of Arts,
Newport Beach; Site Santa Fe. 2007: 2nd Moscow Biennale of Contemporary Art, Mosca.
“Vesuvius”, Moderna Museet, Stoccolma. 2006: Gold Standards, P.S.1, New York; “Grey Flags”,
Sculpture Center, New York. 2005: “Uncertain States of America”, Astrup Fearnley Museum of
Modern Art, Oslo/Serpentine Gallery, London e Bard College, New York. 2003: 1st Prague
Biennale, National Gallery, Praga. 2001: 1st Tirana Biennale, National Gallery, Tirana.
Fabian Marti
Le fotografie e le sculture di Fabian Marti (Friburgo, Svizzera, 1979) prendono spunto da temi
più vari: dalla scienza all’esoterismo, dalla SCI-FI alla cultura underground. L’artista utilizza lo
scanner per riprodurre immagini fotografiche su cui imprime macchie di polvere, che
restituiscono al mezzo fotografico una dimensione fisica e scultorea, che l’artista stesso definisce
“artificiale”. I ritagli da vecchie riviste danno vita a collages che amplificano e deformano le
figure dotandole talvolta di una simbologia nuova, come nella serie Kaleidoskope del 2007. Dal
1999 Marti è co-fondatore del collettivo di artisti PAC e dell’artist-run space CAP a Friburgo.
Fabian Marti vive e lavora a Zurigo.
Principali mostre personali: 2008: “New Work, New Work”, Peter Kilchmann, Zurigo;
“Fruchtzimmer”, Alexandre Pollazzon, Londra. 2007: “Sono Legione”, Galleria Fonti, Napoli;
“Ius Primae Noctis”, Coalmine – Raum für zeitgenössische Fotogalerie, Winterthur, Svizzera;
“Ape, Mom, I”, Peter Kilchmann, Zurigo. 2005: “Fabian Marti vs Martin Biafa”, White Space,
Zurigo.
Principali mostre collettive: 2009: “Offset”, Mont Tremper Arts Summer Festival, Catskill
Mountains, USA; “Malzeit!”, Galerie im Traklhaus, Salisburgo; “Event Horizon”, Raster,
Varsavia; “Stipendium Vordemberge-Gildewart”, Kunsthaus Aarau, Svizzera; “Prose pour des
Esseintes”, Karma International, Zurigo. 2008: “The Eternal Flame”, Kunsthaus Baselland,
Muttenz, Svizzera. 2006: “Fabian Marti presents Martin Biafa”, (con Valentin Carron), Swiss
Institute, New York.
21
maggio 2009
Piero Golia / Fabian Marti – Ruins, Regrets and Visible Effects
Dal 21 maggio al 25 settembre 2009
arte contemporanea
Location
ISTITUTO SVIZZERO DI ROMA
Roma, Via Ludovisi, 48, (Roma)
Roma, Via Ludovisi, 48, (Roma)
Orario di apertura
martedì-venerdì ore 10-13 e 15-18 e sabato ore 15.30-19.30, chiuso nel mese di agosto
Vernissage
21 Maggio 2009, ore 19
Autore
Curatore