Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Bruno Pantone
Mostra fotografica
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Soliloquio: colloquio intrattenuto con i propri pensieri nell’ambito di un momento riflessivo o meditativo [dal tardo latino soliloquium].
&a mp;n bsp; G.Devoto, G.C. Oli
C’è una punta di ‘gotico infantile’ nelle mie foto: il disagio che diviene paura di rimanere soli quando si è bambini e che si trasforma in status elitario durante l’adolescenza. Il compiacimento nella solitudine come rivendicazione di una presunta superiorità intellettuale rispetto agli altri, tipica dell’adolescente che per la prima volta si confronta con i problemi concreti del vivere sociale. Quella stessa vittoria sull’omologazione altrui si tramuta, poi, nuovamente in malessere durante l’età matura, quando ai primi bilanci del proprio vissuto si scopre l’impellenza della comunicazione: il desiderio intenso di lasciare un contributo, che sia esso di parole, opere o immagini, in grado di avvicinarci al nostro prossimo. E sarà forse per l’inclinazione un po’ schiva o forse troppo introspettiva del mio carattere, soprattutto in quegli anni dell’adolescenza così forti di autocompiacimento e ribellione, che è della comunicazione che ho fatto il mio cruccio della maturità.
Molto spesso però le dinamiche della comunicazione moderna sono fallimentari e paradossalmente, nell’era della comunicazione globale, pur avendo il Mondo a portata di un ‘click’, ci ritroviamo soli e affossati in un vago senso di frustrazione che non riusciamo a definire perché, a differenza delle precedenti generazioni, non abbiamo i dati necessari a comprenderne le cause. Eppure è molto semplice, soprattutto se si dedica parte del nostro tempo all’osservazione, è molto semplice intuire che la meccanica alla base dei nuovi mezzi d’interazione sociale ha recato un profondo danno ai nostri meccanismi di socializzazione, privandoci del gusto reale di conoscere e interagire con gli altri. Di qui le reazioni all’omologazione dilagante ad opera di chi non riesce ad accettare l’appiattimento sociale che viviamo [Uniforme]. Il tentativo di sopravvivere all’indottrinamento pilotato dei media e alla demagogia politica [Bushido]. La ricerca di una dimensione personale in un mondo fin troppo stereotipato che induce l’individuo a somatizzare comportamenti collettivi alienanti [Nexus].
E’ facile comprendere quanto valore abbia il soliloquio nelle sue molteplici sfumature. Come àncora estrema per l’autostima individuale, sia come fallimento di quello slancio comunicativo che inevitabilmente anima ogni essere umano.
Ed è questo il percorso che ho esplorato con la mia ultima produzione fotografica. Due anni di lavoro e ricerca che hanno portato all’elaborazione di ‘Soliloquio’: un cerchio che parte dall’urlo sordo di ‘Mutismo’ e che attraversa i vari stadi della comprensione sociale usando come chiave di lettura l’esperienza personale, passando per l’ammissione dei propri fallimenti [Mea Culpa], esplorando le dinamiche misteriose dell’amore [L’Uomo Fortunato], accettando i periodi di solitudine e di esasperazione emotiva [Isolation, Parabola e Disorder], rincorrendo immagini e visioni [Voyager], celando le proprie debolezze e mancanze [Maschera e Bachelorette], abbandonandosi agli affetti e al ricovero delle passioni [Intrecciati, Velvet e La Sedia], sostando nell’attimo riflessivo [Pensive] per poi chiudersi nell’atto individuale più intenso, il paradosso comunicativo per eccellenza, il Soliloquio.
Un viaggio cui ho voluto regalare un contesto ambientale, inserendo nel percorso visivo quattro scatti ‘materani’ fortemente evocativi (almeno per il sottoscritto) a cavallo tra grafismo e simbolismo.
Bruno Pantone.
*tra le parentesi [] i titoli delle opere.
&a mp;n bsp; G.Devoto, G.C. Oli
C’è una punta di ‘gotico infantile’ nelle mie foto: il disagio che diviene paura di rimanere soli quando si è bambini e che si trasforma in status elitario durante l’adolescenza. Il compiacimento nella solitudine come rivendicazione di una presunta superiorità intellettuale rispetto agli altri, tipica dell’adolescente che per la prima volta si confronta con i problemi concreti del vivere sociale. Quella stessa vittoria sull’omologazione altrui si tramuta, poi, nuovamente in malessere durante l’età matura, quando ai primi bilanci del proprio vissuto si scopre l’impellenza della comunicazione: il desiderio intenso di lasciare un contributo, che sia esso di parole, opere o immagini, in grado di avvicinarci al nostro prossimo. E sarà forse per l’inclinazione un po’ schiva o forse troppo introspettiva del mio carattere, soprattutto in quegli anni dell’adolescenza così forti di autocompiacimento e ribellione, che è della comunicazione che ho fatto il mio cruccio della maturità.
Molto spesso però le dinamiche della comunicazione moderna sono fallimentari e paradossalmente, nell’era della comunicazione globale, pur avendo il Mondo a portata di un ‘click’, ci ritroviamo soli e affossati in un vago senso di frustrazione che non riusciamo a definire perché, a differenza delle precedenti generazioni, non abbiamo i dati necessari a comprenderne le cause. Eppure è molto semplice, soprattutto se si dedica parte del nostro tempo all’osservazione, è molto semplice intuire che la meccanica alla base dei nuovi mezzi d’interazione sociale ha recato un profondo danno ai nostri meccanismi di socializzazione, privandoci del gusto reale di conoscere e interagire con gli altri. Di qui le reazioni all’omologazione dilagante ad opera di chi non riesce ad accettare l’appiattimento sociale che viviamo [Uniforme]. Il tentativo di sopravvivere all’indottrinamento pilotato dei media e alla demagogia politica [Bushido]. La ricerca di una dimensione personale in un mondo fin troppo stereotipato che induce l’individuo a somatizzare comportamenti collettivi alienanti [Nexus].
E’ facile comprendere quanto valore abbia il soliloquio nelle sue molteplici sfumature. Come àncora estrema per l’autostima individuale, sia come fallimento di quello slancio comunicativo che inevitabilmente anima ogni essere umano.
Ed è questo il percorso che ho esplorato con la mia ultima produzione fotografica. Due anni di lavoro e ricerca che hanno portato all’elaborazione di ‘Soliloquio’: un cerchio che parte dall’urlo sordo di ‘Mutismo’ e che attraversa i vari stadi della comprensione sociale usando come chiave di lettura l’esperienza personale, passando per l’ammissione dei propri fallimenti [Mea Culpa], esplorando le dinamiche misteriose dell’amore [L’Uomo Fortunato], accettando i periodi di solitudine e di esasperazione emotiva [Isolation, Parabola e Disorder], rincorrendo immagini e visioni [Voyager], celando le proprie debolezze e mancanze [Maschera e Bachelorette], abbandonandosi agli affetti e al ricovero delle passioni [Intrecciati, Velvet e La Sedia], sostando nell’attimo riflessivo [Pensive] per poi chiudersi nell’atto individuale più intenso, il paradosso comunicativo per eccellenza, il Soliloquio.
Un viaggio cui ho voluto regalare un contesto ambientale, inserendo nel percorso visivo quattro scatti ‘materani’ fortemente evocativi (almeno per il sottoscritto) a cavallo tra grafismo e simbolismo.
Bruno Pantone.
*tra le parentesi [] i titoli delle opere.
09
maggio 2009
Bruno Pantone
Dal 09 maggio al 06 giugno 2009
fotografia
Location
GALLERIA DI PORTA PEPICE
Matera, Via Delle Beccherie, 55, (Matera)
Matera, Via Delle Beccherie, 55, (Matera)
Orario di apertura
Dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 21
Vernissage
9 Maggio 2009, ore 18.30
Autore