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Dirundiru Dirundera
Cappelli dialogo arte artigianato
Comunicato stampa
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“OH CHE BEL CAPPELLO DIRUNDIRU DIRUNDERA”
Cosa uscirà ‘sta volta dal cilindro del mago? O è piuttosto questione di prendere il tè dal Cappellaio Matto? Sì, perché proprio di cappelli si tratta! Frivoli, ragionevoli e sensati, che tengono caldo, riparano dal sole, repellono la pioggia, ricoperti di fiori, cosparsi di frutti, fluttuanti di piume, grandi, piccoli, stretti, larghi, con o senza veletta malandrina Tre donne, una modista professionista e due artiste – anch’esse appassionate di cappelli – si incontrano in una galleria d’arte e ci raccontano la loro storia, i loro giochi, il loro amore per l’oggetto cappello.
Mercedes Cuman decisamente un po’ maga, all’Accadema di Brera fece la sua tesi sul cappello. Una ventina di amici, uomini e donne, che erano venuti ad ascoltarla, indossavano suoi modelli,tra cui il bianco “capello della santa”. Fare cappelli è un aspetto, una forma felice e gioiosa della sua creatività. Nello spazio di BROGGI 5 i cappelli di Mercedes saranno esposti ognuno su uno stelo di ferro, proprio come nei negozi specializzati, e potrebbero essere tutti bianchi, come tante camelie. Un omaggio alla Signora letteraria e musicale? Mercedes intitolerà la sua mostra “Mal di testa”.
Fiammetta Penazzi è modista professionista, e ha studiato il mestiere in Spagna, in Francia e a Firenze. Ha il suo laboratorio in Viale Montello e lavora per la haute couture, le famose case di moda milanesi. Chiamerà la sua installazione Divertissement. Appenderà i suoi cappelli a fili che scendono dal soffitto. Chi li vorrà indossare, non dovrà fare altro che mettersi sotto l’uno o l’altro, calcarselo bene in testa, guardarsi allo specchio, et voilà, les jeux sont faits!: Eccoti ogni volta dentro un personaggio diverso.
Conosco Kika Bohr (la seconda artista), da quando era bambina, e di lei comincio col dire che il fatto di avere sempre avuto cani,e di averli portati fuori almeno tre volte al giorno le ha permesso di arredare le tre case che ha abitato negli anni. In questo stesso modo, per strada, sotto una pioggia scrosciante, la sera di Halloween, appena girato l’angolo di casa, cominciarono a venirle incontro dei cappelli quasi semoventi su certi rivoletti d’acqua del marciapiede La sua mostra ha per titolo Kossuth dice ciao a Ensor (Kossuth says hello to Ensor) perché i colori dei cappelli le ricordano i quadri di Ensor. I 65 feltri e velours degli anni Quaranta aderiranno a un telone nero su telaio e grazie a un marchingenio di stringhe da scarpe e tubicini di plastica - che serviranno da maniglia - si potranno alzare per vedere la “sorpresa pasquale”, l’immagine che ogni cappello cova, nascondendola sotto di sé. La mostra delle due artiste Cuman e Bohr inizierà il 4 maggio, e quella della modista professionista, Fiamma Penazzi, il lunedì successivo, 11 maggio. Auguri e chapeau alle tre signore e allo Studio Broggi 5 che le ospita!
Giulia Niccolai
KIKA BOHR – Kosuth dice ciao a Ensor (Kosuth say hello to Ensor)-
L’individuo si confonde nella collettività o nella massa solamente se non viene identificato; nell’istante in cui si pronuncia un nome si passa dal caos della folla all’ordine di un concetto…poco importa che le relazioni nascano casualmente per contingenze di tempo e spazio, poco importa se il disegno del destino appare fortuito: l’importante è saper avvicinare e raccogliere i cappelli di quella parte di folla che è anche porzione di noi, della nostra esistenza.
In branco altro non rappresentiamo che le maschere adulatorie e bugiarde nei confronti di un povero Cristo che entra in una città aliena; nella singolarità di uno sguardo appare il rovescio della medaglia.
Kosuth ed Ensor si salutano: la catalogazione e la sinteticità del primo artista è parte dell’universo spaiato del secondo: mettere ordine nel mondo, separando ciò che nulla è distante appare ancora impossibile: sotto un cappello, tra la folla, un nostro volto.
MERCEDES CUMAN –Mal di testa-
Per ri-fuggire da una serie di orizzonti limitati, addomesticati, stabili e confortevoli Mercede Cuman prepara una serie di cappelli per la mente, per un viaggio-fermo con il solo sostegno dell’immaginazione, del sogno ad occhi aperti.
Non è per mancanza di coraggio che non si parte fisicamente ma per riappropriarsi di una situazione di movimento anche all’interno della stabilità della vita quotidiana, che permetta un’evasione non pianificata da documenti, carte e passaporti.
Il mal di testa che mette metaforicamente in scena l’artista è quella condizione che l’uomo contemporaneo dovrebbe rivedere e re-inserire tra i suoi parametri e i suoi canoni di esistenza per poter imparare a ri-vivere i sintomi e le gioie dell’evasione dalla tanto ostentata “normalità” che quotidianamente si predica come unica religione possibile.
Lasciamo che il “Mal di testa” ci avvolga e “che il nostro spirito si liberi nell’aria e trovi L.S.D (la sua dimensione)”!
Matteo Bergamini
Cosa uscirà ‘sta volta dal cilindro del mago? O è piuttosto questione di prendere il tè dal Cappellaio Matto? Sì, perché proprio di cappelli si tratta! Frivoli, ragionevoli e sensati, che tengono caldo, riparano dal sole, repellono la pioggia, ricoperti di fiori, cosparsi di frutti, fluttuanti di piume, grandi, piccoli, stretti, larghi, con o senza veletta malandrina Tre donne, una modista professionista e due artiste – anch’esse appassionate di cappelli – si incontrano in una galleria d’arte e ci raccontano la loro storia, i loro giochi, il loro amore per l’oggetto cappello.
Mercedes Cuman decisamente un po’ maga, all’Accadema di Brera fece la sua tesi sul cappello. Una ventina di amici, uomini e donne, che erano venuti ad ascoltarla, indossavano suoi modelli,tra cui il bianco “capello della santa”. Fare cappelli è un aspetto, una forma felice e gioiosa della sua creatività. Nello spazio di BROGGI 5 i cappelli di Mercedes saranno esposti ognuno su uno stelo di ferro, proprio come nei negozi specializzati, e potrebbero essere tutti bianchi, come tante camelie. Un omaggio alla Signora letteraria e musicale? Mercedes intitolerà la sua mostra “Mal di testa”.
Fiammetta Penazzi è modista professionista, e ha studiato il mestiere in Spagna, in Francia e a Firenze. Ha il suo laboratorio in Viale Montello e lavora per la haute couture, le famose case di moda milanesi. Chiamerà la sua installazione Divertissement. Appenderà i suoi cappelli a fili che scendono dal soffitto. Chi li vorrà indossare, non dovrà fare altro che mettersi sotto l’uno o l’altro, calcarselo bene in testa, guardarsi allo specchio, et voilà, les jeux sont faits!: Eccoti ogni volta dentro un personaggio diverso.
Conosco Kika Bohr (la seconda artista), da quando era bambina, e di lei comincio col dire che il fatto di avere sempre avuto cani,e di averli portati fuori almeno tre volte al giorno le ha permesso di arredare le tre case che ha abitato negli anni. In questo stesso modo, per strada, sotto una pioggia scrosciante, la sera di Halloween, appena girato l’angolo di casa, cominciarono a venirle incontro dei cappelli quasi semoventi su certi rivoletti d’acqua del marciapiede La sua mostra ha per titolo Kossuth dice ciao a Ensor (Kossuth says hello to Ensor) perché i colori dei cappelli le ricordano i quadri di Ensor. I 65 feltri e velours degli anni Quaranta aderiranno a un telone nero su telaio e grazie a un marchingenio di stringhe da scarpe e tubicini di plastica - che serviranno da maniglia - si potranno alzare per vedere la “sorpresa pasquale”, l’immagine che ogni cappello cova, nascondendola sotto di sé. La mostra delle due artiste Cuman e Bohr inizierà il 4 maggio, e quella della modista professionista, Fiamma Penazzi, il lunedì successivo, 11 maggio. Auguri e chapeau alle tre signore e allo Studio Broggi 5 che le ospita!
Giulia Niccolai
KIKA BOHR – Kosuth dice ciao a Ensor (Kosuth say hello to Ensor)-
L’individuo si confonde nella collettività o nella massa solamente se non viene identificato; nell’istante in cui si pronuncia un nome si passa dal caos della folla all’ordine di un concetto…poco importa che le relazioni nascano casualmente per contingenze di tempo e spazio, poco importa se il disegno del destino appare fortuito: l’importante è saper avvicinare e raccogliere i cappelli di quella parte di folla che è anche porzione di noi, della nostra esistenza.
In branco altro non rappresentiamo che le maschere adulatorie e bugiarde nei confronti di un povero Cristo che entra in una città aliena; nella singolarità di uno sguardo appare il rovescio della medaglia.
Kosuth ed Ensor si salutano: la catalogazione e la sinteticità del primo artista è parte dell’universo spaiato del secondo: mettere ordine nel mondo, separando ciò che nulla è distante appare ancora impossibile: sotto un cappello, tra la folla, un nostro volto.
MERCEDES CUMAN –Mal di testa-
Per ri-fuggire da una serie di orizzonti limitati, addomesticati, stabili e confortevoli Mercede Cuman prepara una serie di cappelli per la mente, per un viaggio-fermo con il solo sostegno dell’immaginazione, del sogno ad occhi aperti.
Non è per mancanza di coraggio che non si parte fisicamente ma per riappropriarsi di una situazione di movimento anche all’interno della stabilità della vita quotidiana, che permetta un’evasione non pianificata da documenti, carte e passaporti.
Il mal di testa che mette metaforicamente in scena l’artista è quella condizione che l’uomo contemporaneo dovrebbe rivedere e re-inserire tra i suoi parametri e i suoi canoni di esistenza per poter imparare a ri-vivere i sintomi e le gioie dell’evasione dalla tanto ostentata “normalità” che quotidianamente si predica come unica religione possibile.
Lasciamo che il “Mal di testa” ci avvolga e “che il nostro spirito si liberi nell’aria e trovi L.S.D (la sua dimensione)”!
Matteo Bergamini
04
maggio 2009
Dirundiru Dirundera
Dal 04 al 16 maggio 2009
arte contemporanea
Location
SPAZIO BROGGI 5
Milano, Via Giuseppe Broggi, 5, (Milano)
Milano, Via Giuseppe Broggi, 5, (Milano)
Orario di apertura
dalle 14.30 alle 20 o su appuntamento
Vernissage
4 Maggio 2009, ore 18.30
Autore
Curatore