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Gianni Pettena
Pettena non si pone come ordinatore dei luoghi ma come scopritore di tracce e disseminatore di indizi, e sceglie di sottoporre l’architettura a processi trasformativi -naturali- che ne minano la permanenza.
Comunicato stampa
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Gianni Pettena inizia la sua ricerca a Firenze alla fine degli anni Sessanta. Ancora studente alla facoltà di architettura, e' tra i fondatori del movimento dell'Architettura Radicale insieme a Archizoom, Superstudio e UFO. A differenza di questi iniziali compagni di strada, fin dai primi anni Settanta, evitando le lusinghe dell'avanguardia che e' sempre costretta a diventare manifesto e ad assumere uno specifico linguaggio di comunicazione, Pettena sceglie invece di non limitare il proprio pensiero ad una sola modalità di espressione ma piuttosto di restituire l'architettura alla complessità del mondo, operando su spazi pubblici e su paesaggi esistenti con performances ed interventi temporanei il cui comune denominatore e' l'interattività ambientale. Per fare questo, ha rinunciato alla routine della pratica professionale, alla riconoscibilità delle mode promosse dalle riviste e a un'effimera notorietà. Ha guadagnato pero' una grande libertà operativa che rende il suo lavoro attualissimo in un momento storico in cui, nel mondo dell'architettura e dell'arte, qualsiasi messaggio viene normalizzato e costretto a una piatta ripetizione di se'. Egli non si pone come ordinatore dei luoghi ma come scopritore di tracce e disseminatore di indizi, e sceglie di sottoporre l'architettura a processi trasformativi -naturali- che ne minano la permanenza.
In occasione di questa mostra vengono presentate tre grandi installazioni. All'ingresso della galleria si trova la -Poltramaca-, opera realizzata nel 1985, costituita da un tronco scavato a somiglianza di una seduta che termina con una rete che a sua volta va ad unirsi a un albero appoggiato alla parete: un lavoro che l'artista descrive come un brano di natura trasportato nel contesto dei manufatti e modificato con un intervento minimale che la introduce ad un poetico e personalissimo uso.
Si incontra poi una grande installazione che concettualmente prende spunto da lavori quali Tumbleweeds Catcher e Clay House realizzati da Pettena nei primi anni Settanta, con cui l'artista trasforma lo spazio riempiendo di rami secchi le pareti e una torre costruita al centro. In questo caso si puo' parlare di de-costruzione dell'architettura, paragonando l'opera ad alcuni lavori ad esempio di Gordon Matta-Clark come spesso e' stato fatto in passato, ma mentre quest'ultimo rimuoveva intere porzioni di edifici rivelando ambienti prima non visibili, Pettena ricopre l'architettura con un nuovo strato di materiale.
Infine -Archipensiero-, una installazione di 5 elementi in rete metallica, che da un particolare punto di vista dell'osservatore si mostra come la facciata di un tempio costruito in sezione aurea, mentre ogni singolo pezzo acquista invece vita propria ad ogni minimo spostamento di chi guarda. Definito dall'autore -una Stonehenge contemporanea', ma anche -una lezione di percezione spaziale', questo lavoro ribadisce metaforicamente la convinzione di come non esistano ormai confini, nel rapportarsi alle tematiche relative allo spazio fisico, tra la sensibilità dell'architetto e quella dell'odierno artista ambientale.
La Galleria Enrico Fornello a conclusione di questa importante personale di Gianni Pettena chiude lo spazio di Prato e si trasferisce a Milano in Via Farini, 57. L'apertura del nuovo spazio e' prevista per l'inizio del 2010.
In occasione di questa mostra vengono presentate tre grandi installazioni. All'ingresso della galleria si trova la -Poltramaca-, opera realizzata nel 1985, costituita da un tronco scavato a somiglianza di una seduta che termina con una rete che a sua volta va ad unirsi a un albero appoggiato alla parete: un lavoro che l'artista descrive come un brano di natura trasportato nel contesto dei manufatti e modificato con un intervento minimale che la introduce ad un poetico e personalissimo uso.
Si incontra poi una grande installazione che concettualmente prende spunto da lavori quali Tumbleweeds Catcher e Clay House realizzati da Pettena nei primi anni Settanta, con cui l'artista trasforma lo spazio riempiendo di rami secchi le pareti e una torre costruita al centro. In questo caso si puo' parlare di de-costruzione dell'architettura, paragonando l'opera ad alcuni lavori ad esempio di Gordon Matta-Clark come spesso e' stato fatto in passato, ma mentre quest'ultimo rimuoveva intere porzioni di edifici rivelando ambienti prima non visibili, Pettena ricopre l'architettura con un nuovo strato di materiale.
Infine -Archipensiero-, una installazione di 5 elementi in rete metallica, che da un particolare punto di vista dell'osservatore si mostra come la facciata di un tempio costruito in sezione aurea, mentre ogni singolo pezzo acquista invece vita propria ad ogni minimo spostamento di chi guarda. Definito dall'autore -una Stonehenge contemporanea', ma anche -una lezione di percezione spaziale', questo lavoro ribadisce metaforicamente la convinzione di come non esistano ormai confini, nel rapportarsi alle tematiche relative allo spazio fisico, tra la sensibilità dell'architetto e quella dell'odierno artista ambientale.
La Galleria Enrico Fornello a conclusione di questa importante personale di Gianni Pettena chiude lo spazio di Prato e si trasferisce a Milano in Via Farini, 57. L'apertura del nuovo spazio e' prevista per l'inizio del 2010.
29
aprile 2009
Gianni Pettena
Dal 29 aprile al 29 maggio 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA ENRICOFORNELLO
Prato, Via Giuseppe Paolini, 21, (Prato)
Prato, Via Giuseppe Paolini, 21, (Prato)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 10-13 e 15-19
Vernissage
29 Aprile 2009, ore 18.00
Autore