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Angiola Bernardelli – Incisioni
La mostra si sviluppa in due importanti realtà della Città: il Museo Diocesano Francesco Gonzaga e la Galleria d’arte “Arianna Sartori”.
Comunicato stampa
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Sabato 9 maggio si inaugura una importante personale dell’incisore Angiola Bernardelli a Mantova. La mostra si sviluppa in due importanti realtà della Città: il Museo Diocesano Francesco Gonzaga (Piazza Virgiliana, 55) e la Galleria d’arte “Arianna Sartori” (via Ippolito Nievo, 10).
La mostra che si inaugurerà ufficialmente alle ore 16.00 al Museo Diocesano con il saluto del direttore Mons. Roberto Brunelli, la presentazione del Dott. Marco Rebuzzi alla presenza dell’artista.
In questa sede sarà esposta una significativa “Via Lucis” oltre ad altre incisioni con tematica sacra e non.
Si proseguirà poi per la 2° sezione della mostra organizzata alla Galleria “Arianna Sartori” dove la gallerista Arianna Sartori darà il benvenuto alle ore 17.30 sempre alla presenza dell’artista Angiola Bernardelli.
In galleria saranno esposte una trentina di incisioni all’acquaforte-acquatinta, realizzate dalla Signora Bernardelli negli ultimi anni, saranno appese alle pareti i vari soggetti cari all’artista, che nella sua monografia del 2005, così descriveva:
“(…) Ho raccontato per immagini, attraverso il segno, libera da stilismi, trasfigurando la realtà a modo mio. Ho attinto da motivi religiosi, da spunti di vita quotidiana, dal mondo dell’infanzia, dai ricordi del passato.
In tale maniera ho percorso con partecipazione emotiva le tappe della “Via Crucis” e i momenti più celebrati della Madonna e degli Apostoli, mi sono immersa nella magia della natura come l’ho vissuta sin da piccola, ho volato con gli angeli cercando di evidenziarne la presenza dolce e rassicurante, ho spaziato tra la innocenza dei bambini, ho fotografato ambienti, incontri e personaggi di vario genere in occasione di congressi ed assemblee.
Ho sempre provato un grande interesse per le persone soffermandomi in modo particolare sugli atteggiamenti visti da un’angolazione ironico-scherzosa. (…)”.
(Angiola Bernardelli)
Angiola Bernardelli
“Bernardelli è un'artista singolare. Apparentemente "facile", in realtà non si lascia imbrigliare facilmente nelle definizioni e nelle classificazioni. Sembra piuttosto la dimostrazione di quanto inadeguate siano le etichette che ci hanno abituato ad applicare agli artisti anche famosi: rinascimentale o barocco, figurativo o astratto, impressionista o realista o simbolista e così via. In realtà ogni vero artista è un caso a sé; ed è interessante proprio perché sfugge alle norme, alla prevedibilità, e quindi ha sempre qualcosa da dire di nuovo, di inesplorato.
Anche per la signora Bernardelli ho sentito usare un'etichetta, che io non condivido affatto. Sarebbe quella di un'artista naïve: ma come si può considerare "ingenua", "spontanea", un'artista che ha studiato e insegnato, che ha scelto una tecnica difficile come l'incisione, che vi si è preparata con scrupolo e sotto la guida di un maestro, un'artista che cita Chagall e di certo ha riflettuto su Grosz come su Peynet, nonché sulle icone e sulle pagine miniate medievali?
Questo eterogeneo ma robusto retroterra culturale, se da un lato le consente di sfuggire a banali classificazioni, dall'altro si confronta, in ogni sua opera, con la sua creatività personale: e vincente, sempre, è appunto quest'ultima. Le incisioni che sono qui davanti a noi sono tutte davvero invenzioni personali, nelle quali, se proprio vogliamo cercare caratteri comuni, aspettiamoci sempre qualcosa di inatteso.
Queste incisioni sono le mille miglia lontane dall'arido realismo con le sue conseguenti preoccupazioni di prospettiva, proporzioni, verosimiglianza. Qui trionfano piuttosto la fantasia, il sogno, la memoria trasfigurante; qui regna l'immaginazione, che con un segno apparentemente solo apparentemente infantile ritrova e ricrea il mondo che appunto quel segno suggerisce. Ecco, una costante di queste opere è proprio la celebrazione dell'infanzia, idillica come la delinea il ricordo, libera dalle costrizioni e alle pesantezze del vivere, incantata.
In qualche modo collegabili sono altri soggetti trasfigurati. Ad esempio il perenne incanto dell'amore, o le suggestioni di un ambiente, urbano o agreste che sia (e a noi mantovani piace cogliere i riferimenti locali: il lago, la Favorita, il profilo della città, la sintesi dei suoi monumenti): insomma, il regno della poesia.
Non senza sorpresa, tuttavia, troviamo nella signora Bernardelli anche ben diverse dimensioni, a dimostrare la versatilità dell'artista: dopo esserci lasciati incantare da quel mondo tutto idillio e poesia, stupisce scoprire che ella ne sa vedere anche i limiti. Solitamente ella li guarda con garbata ironia (le scene da salotto, che ricordano Gozzano; l'accolta di personaggi "importanti" il cui ruolo li spinge a darsi un tono); ma talora l'ironia si fa pungente (come in Giocomania, in cui persino i cani di casa giocano a carte) o, dolorosamente, lascia pieno campo al dramma (come in Lucciola per forza, coraggiosa denuncia di una piaga sociale troppo spesso sottaciuta).
Abbiamo poi ancora, altro filone intensamente coltivato, i soggetti religiosi. E anche qui, a smentire il presunto spirito naïf della signora, non si può non osservare come, dietro segni talora facili o magari sgraziati, stia un'intensa riflessione, sostenuta da una corretta informazione sul soggetto meditato e tradotta in talora acute interpretazioni personali. Si veda ad esempio la Pentecoste, in cui le tradizionali fiammelle si tramutano in dardeggianti raggi di un sole che si identifica con il simbolo divino della colomba, mentre acutamente il tappeto della sala è contrassegnato da crocette e dal simbolico Pesce; ne risulta una interpretazione dell'episodio, di perdurante validità: la redenzione compiuta una volta da Gesù Cristo porta frutto ad opera dello Spirito, quando i singoli uomini se ne lasciano illuminare. Molto significativo è anche Stella maris, il cui titolo induce a ritenerlo una celebrazione di Maria, che invece vi compare sì sul mare, ma solo come supporto del Figlio che così risulta correttamente il vero protagonista della composizione. E ancora, penetrante è L'annuncio del 1992, in cui l'angelo Gabriele offre a Maria, che tende le mani ad accoglierla, non il tradizionale giglio ma una piccola croce: nel gesto si sottintendono le implicanze profonde del momento; la croce consegnata spiega chi è e che sarà di quel Bambino di cui si annuncia la nascita, e nel contempo la croce accolta dice quale futuro si prospetta alla madre, e la sua consapevole accettazione.
A proposito di croce, tra queste incisioni spicca per impegno la serie della Via crucis, un soggetto di quelli che non tutti gli artisti affrontano volentieri, ritenendoli abusati. Spesso in realtà la vera ragione sta nel fatto che non sanno o non vogliono riflettere, come invece ha fatto la signora, la cui intensa meditazione ha fruttato un'interpretazione inedita e profonda. Da uno sguardo d'insieme alle quattordici tavole, a me pare di cogliere tra gli altri un aspetto: un soggetto tragico quant'altri mai è reso qui, senza perdere nulla della sua tragicità, in modo sereno, attraverso due risorse. La prima è vistosa: la veste bianca del protagonista, che dà luce ad ogni scena. La seconda è meno evidente, ma essenziale: dopo la prima, tutte le scene comprendono un volo di uccellini, segno di libertà, di cielo, di alternativa a un mondo di orrori, in cui si tormenta persino chi ha fatto solo del bene. Ed è una felice idea, quella dell'alternativa, perché qui non si racconta la fine di Gesù: la sua passione, per quanto terrificante, è soltanto, su di lui, la parola penultima, oltre la quale non bisogna dimenticare, magari proprio ricorrendo agli uccellini, la parola successiva, quella che pronunciano insieme la storia e la fede.
Gli uccellini, inoltre, sono rilevanti anche perché richiamano altre creature volanti, onnipresenti nell'universo di questa artista tanto da poterle assumere come la sua "cifra" espressiva. Sono gli angeli: bambini, grandicelli, adulti; figuranti in episodi biblici e dunque con valenza religiosa, ma anche in scene che riflettono il nostro quotidiano e l'intero arco della comune vita terrena, dalla nascita (affascinante, il Bimbo in arrivo) alla morte (come nell'intenso Intorno a Francesco). Angeli troviamo anche in scene di fantasia, ad esprimere la libertà, il dinamico comporsi e scomporsi di quella realtà impalpabile di cui sono fatti i sogni. E in proposito, mi permetto di richiamare la vostra attenzione su un soggetto inedito, segno affascinante di poetica fantasia: Salvataggio d'una stella cadente.
Che bella idea. Per questa, e per tutte le altre, grazie alla signora Bernardelli, che ci stimola a guardare, a ricordare, a cogliere il fascino del mondo che c'è dentro e intorno a noi.”
Roberto Brunelli, 2006
Angiola Bernardelli nasce a Mantova, vive a Milano dove ha lo studio.
Dopo aver insegnato per diversi anni nelle scuole elementari, frequenta lungamente il Centro dell’Incisione Alzaia Naviglio Grande di Milano dove segue i corsi dell’artista Gigi Pedroli, studiando a fondo la tecnica dell’acquaforte, dell’acquatinta e della puntasecca.
Dal temperamento sensibilissimo e meditativo, l’artista preparata al disegno e alla riflessione ha, di fatto, scelto la figurazione per raccontare le storie di una “possibile” vita senza cattiveria, di un mondo capace di cortesia e di bellezza. I suoi sono, racconti di una particolare grazia naturale, capaci di rivalutare la tecnica incisoria considerata a torto un’arte minore.
Attraverso l’infinito intrico di segni delle sue incisioni, Angiola conduce lo spettatore ad un aperto dialogo con l’opera stessa: il suo segno incisorio preciso e particolareggiato coinvolge l’osservatore a vivere le storie rappresentate; storie che sono quelle dei personaggi amati, che vivono in un’atmosfera fiabesca di paesaggi e di ambienti. E ciò che non si vede, quello che sfugge agli sguardi, diventa spunto di creazione per Angiola Bernardelli che inventa le caratteristiche di un volto umano, il ricordo di un paesaggio, di una città, di un cielo ricco di stelle, ricchi di particolari.
La passione per il mondo dell’infanzia la porta a pubblicare due libri di racconti per ragazzi arricchiti di illustrazioni eseguiti con la tecnica dell’acquaforte e dell’acquatinta: “Tra le nuvole” e “Tra fantasia e realtà”.
Ha collaborato alla rivista “La Martinella” con favole e alla rivista “Arte più Arte” con racconti di vita vissuta e arricchiti dall’illustrazione di alcune sue acqueforti.
Si sono ripetutamente interessate del suo lavoro le pubblicazioni “Nuova Italia” e “La cittadella”, inoltre le riviste di settore “Archivio”, “Arte”, “Ars” e “Arte in” hanno pubblicato suoi lavori.
Prende parte alle principali Fiere d'arte.
Figura in collezioni d'arte private e pubbliche in Italia e all'estero.
Le sue opere sono in esposizione permanente presso la Galleria Punto Arte di La Spezia.
Le sue opere sono presenti nelle Raccolte e nelle Chiese:
Gabinetto delle Stampe Antiche e Moderne del Comune di Bagnacavallo (RA); Raccolta delle Stampe Adalberto Sartori, Mantova; Museo di Arti Naïves, Lauro (AV); Curia Arcivescovile di Milano, ecc…; Chiesa di San Bartolomeo, Chiesa di Pradello di Villimpenta (MN); Parrocchia di Cuffiano, Riolo Terme (RA); Cappella a Kidapauan, Filippine; Chiesa di San Cipriano, Milano, ecc.
La mostra che si inaugurerà ufficialmente alle ore 16.00 al Museo Diocesano con il saluto del direttore Mons. Roberto Brunelli, la presentazione del Dott. Marco Rebuzzi alla presenza dell’artista.
In questa sede sarà esposta una significativa “Via Lucis” oltre ad altre incisioni con tematica sacra e non.
Si proseguirà poi per la 2° sezione della mostra organizzata alla Galleria “Arianna Sartori” dove la gallerista Arianna Sartori darà il benvenuto alle ore 17.30 sempre alla presenza dell’artista Angiola Bernardelli.
In galleria saranno esposte una trentina di incisioni all’acquaforte-acquatinta, realizzate dalla Signora Bernardelli negli ultimi anni, saranno appese alle pareti i vari soggetti cari all’artista, che nella sua monografia del 2005, così descriveva:
“(…) Ho raccontato per immagini, attraverso il segno, libera da stilismi, trasfigurando la realtà a modo mio. Ho attinto da motivi religiosi, da spunti di vita quotidiana, dal mondo dell’infanzia, dai ricordi del passato.
In tale maniera ho percorso con partecipazione emotiva le tappe della “Via Crucis” e i momenti più celebrati della Madonna e degli Apostoli, mi sono immersa nella magia della natura come l’ho vissuta sin da piccola, ho volato con gli angeli cercando di evidenziarne la presenza dolce e rassicurante, ho spaziato tra la innocenza dei bambini, ho fotografato ambienti, incontri e personaggi di vario genere in occasione di congressi ed assemblee.
Ho sempre provato un grande interesse per le persone soffermandomi in modo particolare sugli atteggiamenti visti da un’angolazione ironico-scherzosa. (…)”.
(Angiola Bernardelli)
Angiola Bernardelli
“Bernardelli è un'artista singolare. Apparentemente "facile", in realtà non si lascia imbrigliare facilmente nelle definizioni e nelle classificazioni. Sembra piuttosto la dimostrazione di quanto inadeguate siano le etichette che ci hanno abituato ad applicare agli artisti anche famosi: rinascimentale o barocco, figurativo o astratto, impressionista o realista o simbolista e così via. In realtà ogni vero artista è un caso a sé; ed è interessante proprio perché sfugge alle norme, alla prevedibilità, e quindi ha sempre qualcosa da dire di nuovo, di inesplorato.
Anche per la signora Bernardelli ho sentito usare un'etichetta, che io non condivido affatto. Sarebbe quella di un'artista naïve: ma come si può considerare "ingenua", "spontanea", un'artista che ha studiato e insegnato, che ha scelto una tecnica difficile come l'incisione, che vi si è preparata con scrupolo e sotto la guida di un maestro, un'artista che cita Chagall e di certo ha riflettuto su Grosz come su Peynet, nonché sulle icone e sulle pagine miniate medievali?
Questo eterogeneo ma robusto retroterra culturale, se da un lato le consente di sfuggire a banali classificazioni, dall'altro si confronta, in ogni sua opera, con la sua creatività personale: e vincente, sempre, è appunto quest'ultima. Le incisioni che sono qui davanti a noi sono tutte davvero invenzioni personali, nelle quali, se proprio vogliamo cercare caratteri comuni, aspettiamoci sempre qualcosa di inatteso.
Queste incisioni sono le mille miglia lontane dall'arido realismo con le sue conseguenti preoccupazioni di prospettiva, proporzioni, verosimiglianza. Qui trionfano piuttosto la fantasia, il sogno, la memoria trasfigurante; qui regna l'immaginazione, che con un segno apparentemente solo apparentemente infantile ritrova e ricrea il mondo che appunto quel segno suggerisce. Ecco, una costante di queste opere è proprio la celebrazione dell'infanzia, idillica come la delinea il ricordo, libera dalle costrizioni e alle pesantezze del vivere, incantata.
In qualche modo collegabili sono altri soggetti trasfigurati. Ad esempio il perenne incanto dell'amore, o le suggestioni di un ambiente, urbano o agreste che sia (e a noi mantovani piace cogliere i riferimenti locali: il lago, la Favorita, il profilo della città, la sintesi dei suoi monumenti): insomma, il regno della poesia.
Non senza sorpresa, tuttavia, troviamo nella signora Bernardelli anche ben diverse dimensioni, a dimostrare la versatilità dell'artista: dopo esserci lasciati incantare da quel mondo tutto idillio e poesia, stupisce scoprire che ella ne sa vedere anche i limiti. Solitamente ella li guarda con garbata ironia (le scene da salotto, che ricordano Gozzano; l'accolta di personaggi "importanti" il cui ruolo li spinge a darsi un tono); ma talora l'ironia si fa pungente (come in Giocomania, in cui persino i cani di casa giocano a carte) o, dolorosamente, lascia pieno campo al dramma (come in Lucciola per forza, coraggiosa denuncia di una piaga sociale troppo spesso sottaciuta).
Abbiamo poi ancora, altro filone intensamente coltivato, i soggetti religiosi. E anche qui, a smentire il presunto spirito naïf della signora, non si può non osservare come, dietro segni talora facili o magari sgraziati, stia un'intensa riflessione, sostenuta da una corretta informazione sul soggetto meditato e tradotta in talora acute interpretazioni personali. Si veda ad esempio la Pentecoste, in cui le tradizionali fiammelle si tramutano in dardeggianti raggi di un sole che si identifica con il simbolo divino della colomba, mentre acutamente il tappeto della sala è contrassegnato da crocette e dal simbolico Pesce; ne risulta una interpretazione dell'episodio, di perdurante validità: la redenzione compiuta una volta da Gesù Cristo porta frutto ad opera dello Spirito, quando i singoli uomini se ne lasciano illuminare. Molto significativo è anche Stella maris, il cui titolo induce a ritenerlo una celebrazione di Maria, che invece vi compare sì sul mare, ma solo come supporto del Figlio che così risulta correttamente il vero protagonista della composizione. E ancora, penetrante è L'annuncio del 1992, in cui l'angelo Gabriele offre a Maria, che tende le mani ad accoglierla, non il tradizionale giglio ma una piccola croce: nel gesto si sottintendono le implicanze profonde del momento; la croce consegnata spiega chi è e che sarà di quel Bambino di cui si annuncia la nascita, e nel contempo la croce accolta dice quale futuro si prospetta alla madre, e la sua consapevole accettazione.
A proposito di croce, tra queste incisioni spicca per impegno la serie della Via crucis, un soggetto di quelli che non tutti gli artisti affrontano volentieri, ritenendoli abusati. Spesso in realtà la vera ragione sta nel fatto che non sanno o non vogliono riflettere, come invece ha fatto la signora, la cui intensa meditazione ha fruttato un'interpretazione inedita e profonda. Da uno sguardo d'insieme alle quattordici tavole, a me pare di cogliere tra gli altri un aspetto: un soggetto tragico quant'altri mai è reso qui, senza perdere nulla della sua tragicità, in modo sereno, attraverso due risorse. La prima è vistosa: la veste bianca del protagonista, che dà luce ad ogni scena. La seconda è meno evidente, ma essenziale: dopo la prima, tutte le scene comprendono un volo di uccellini, segno di libertà, di cielo, di alternativa a un mondo di orrori, in cui si tormenta persino chi ha fatto solo del bene. Ed è una felice idea, quella dell'alternativa, perché qui non si racconta la fine di Gesù: la sua passione, per quanto terrificante, è soltanto, su di lui, la parola penultima, oltre la quale non bisogna dimenticare, magari proprio ricorrendo agli uccellini, la parola successiva, quella che pronunciano insieme la storia e la fede.
Gli uccellini, inoltre, sono rilevanti anche perché richiamano altre creature volanti, onnipresenti nell'universo di questa artista tanto da poterle assumere come la sua "cifra" espressiva. Sono gli angeli: bambini, grandicelli, adulti; figuranti in episodi biblici e dunque con valenza religiosa, ma anche in scene che riflettono il nostro quotidiano e l'intero arco della comune vita terrena, dalla nascita (affascinante, il Bimbo in arrivo) alla morte (come nell'intenso Intorno a Francesco). Angeli troviamo anche in scene di fantasia, ad esprimere la libertà, il dinamico comporsi e scomporsi di quella realtà impalpabile di cui sono fatti i sogni. E in proposito, mi permetto di richiamare la vostra attenzione su un soggetto inedito, segno affascinante di poetica fantasia: Salvataggio d'una stella cadente.
Che bella idea. Per questa, e per tutte le altre, grazie alla signora Bernardelli, che ci stimola a guardare, a ricordare, a cogliere il fascino del mondo che c'è dentro e intorno a noi.”
Roberto Brunelli, 2006
Angiola Bernardelli nasce a Mantova, vive a Milano dove ha lo studio.
Dopo aver insegnato per diversi anni nelle scuole elementari, frequenta lungamente il Centro dell’Incisione Alzaia Naviglio Grande di Milano dove segue i corsi dell’artista Gigi Pedroli, studiando a fondo la tecnica dell’acquaforte, dell’acquatinta e della puntasecca.
Dal temperamento sensibilissimo e meditativo, l’artista preparata al disegno e alla riflessione ha, di fatto, scelto la figurazione per raccontare le storie di una “possibile” vita senza cattiveria, di un mondo capace di cortesia e di bellezza. I suoi sono, racconti di una particolare grazia naturale, capaci di rivalutare la tecnica incisoria considerata a torto un’arte minore.
Attraverso l’infinito intrico di segni delle sue incisioni, Angiola conduce lo spettatore ad un aperto dialogo con l’opera stessa: il suo segno incisorio preciso e particolareggiato coinvolge l’osservatore a vivere le storie rappresentate; storie che sono quelle dei personaggi amati, che vivono in un’atmosfera fiabesca di paesaggi e di ambienti. E ciò che non si vede, quello che sfugge agli sguardi, diventa spunto di creazione per Angiola Bernardelli che inventa le caratteristiche di un volto umano, il ricordo di un paesaggio, di una città, di un cielo ricco di stelle, ricchi di particolari.
La passione per il mondo dell’infanzia la porta a pubblicare due libri di racconti per ragazzi arricchiti di illustrazioni eseguiti con la tecnica dell’acquaforte e dell’acquatinta: “Tra le nuvole” e “Tra fantasia e realtà”.
Ha collaborato alla rivista “La Martinella” con favole e alla rivista “Arte più Arte” con racconti di vita vissuta e arricchiti dall’illustrazione di alcune sue acqueforti.
Si sono ripetutamente interessate del suo lavoro le pubblicazioni “Nuova Italia” e “La cittadella”, inoltre le riviste di settore “Archivio”, “Arte”, “Ars” e “Arte in” hanno pubblicato suoi lavori.
Prende parte alle principali Fiere d'arte.
Figura in collezioni d'arte private e pubbliche in Italia e all'estero.
Le sue opere sono in esposizione permanente presso la Galleria Punto Arte di La Spezia.
Le sue opere sono presenti nelle Raccolte e nelle Chiese:
Gabinetto delle Stampe Antiche e Moderne del Comune di Bagnacavallo (RA); Raccolta delle Stampe Adalberto Sartori, Mantova; Museo di Arti Naïves, Lauro (AV); Curia Arcivescovile di Milano, ecc…; Chiesa di San Bartolomeo, Chiesa di Pradello di Villimpenta (MN); Parrocchia di Cuffiano, Riolo Terme (RA); Cappella a Kidapauan, Filippine; Chiesa di San Cipriano, Milano, ecc.
09
maggio 2009
Angiola Bernardelli – Incisioni
Dal 09 al 21 maggio 2009
disegno e grafica
Location
ARIANNA SARTORI ARTE & OBJECT DESIGN
Mantova, Via Ippolito Nievo, 10, (Mantova)
Mantova, Via Ippolito Nievo, 10, (Mantova)
Orario di apertura
da lunedì a sabato 10.00-12.30 / 16.00-19.30. Chiuso festivi
Vernissage
9 Maggio 2009, ore 17.30
Autore
Curatore