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Le culture artistiche del sacro
Mostra collettiva
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il sistema contemporaneo dell’arte: nuovi intrecci fra
soggettività e tradizione.
Andrea B. Del Guercio
Titolare Cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea.
Accademia di Belle arti di Brera Milano.
Lungo questi dieci anni di indagini e di ricerche, dopo aver
riverificato e ricontrollato risultati conosciuti e
sconosciuti nell’epoca moderna attraverso la
ricollocazione nella coscienza critica e nell’esperienza
creativa, ma soprattutto lavorando concretamente - lungo
questi dieci anni - con la cultura artistica contemporanea,
dove si intende la predisposizione di un vasto sistema
espressivo, multi linguistico e multi generazionale,
specifico e mirato sulle proprie leggi e valori, scorporata
la prassi della citazione dal patrimonio iconografico,
coscienti - lungo questi dieci anni - fino a sradicare la
diffusa tendenza all’auto referenzialità dell’arte
contemporanea nel sistema globale, si è giunti ad aprire,
all’interno del concetto di ‘arte sacra’, una stagione
nuova nel rapporto tra arte, architettura, teologia e
liturgia, per proiettare riflessione e produzione sulla
forbice ampia, immensamente diversificata tra testimonianza
e funzione, dell’ estetica del sacro’. .
Si è ben compreso ormai anche in Italia, in ritardo
rispetto al patrimonio diffuso in area franco-tedesca,
l’urgenza, da tempo (dagli anni ’60) e sollecitata da
più parti (da Alberto Burri a Dan Flavin) di affrontare
con responsabilità, con reciproco confronto nella forza
dell’autonomia che produce valore, di attraversare e
frequentare il borderland insito nell’esperienza estetica
del sacro, della confessione religiosa,
dell’interconfessionalità che unisce anche nelle
differenza e che arricchisce l’esperienza spirituale e la
ricerca di fede.
Il primo dato è il superamento della retorica del
‘mistero’ dell’atto creatore dell’arte e
dell’artista, riconsegnando attraverso un processo
antropologico in regres l’essenza esperenziale estetica
posta all’origine dell’arte sacra, nata con la volontà
di memoria dell’icona, con la sua fissità concettuale,
immobilità fotografica, centralità verso la grande
astrazione della fruizione.
Sappiamo che la storia dell’arte moderna e contemporanea
ha definito il ritorno della centralità dell’icona, di
un’opera che ha escluso, che ha archiviato il
‘racconto’, che ha privilegiato il rigore della notizia,
la sua incisività aperta, la sua manipolazione nella
fruizione attraverso l’interferenza ed il confronto, lo
scambio, tra sottolineatura e cancellazione; abbiamo
reintrodotto il ‘mistero’, direttamente nell’opera,
riconsegnandole la complessità che le è propria solo nel
processo di fruizione, nello spazio della fruizione, nella
natura dell’habitat, nella sua istallazione.
Il secondo dato riguarda l’azione espressiva individuale
condizionata dal confronto con il patrimonio storico globale
e studiato all’interno del proprio sistema linguistico;
l’artista contemporaneo, che appartiene per scelta e per
verifica alla cultura contemporanea dell’arte, riconosce
ed approfondisce, con valore di contributo specifico, i
valori della fede, sottolinea i suggerimenti teologici,
esalta l’azione liturgica nell’opera; il suo procedere
è lento ma progressivo, mirato ma largo nello spettro di
manipolazione, attento a perdersi tra i dati e le emozioni.
Questo processo appare solo una parte ed in parte
nell’opera, dove la redazione si configura solo come atto
parziale, nascosto e riservato; l’opera contemporanea è
una realtà oggi autonoma rispetto al suo artefice in
ragione di una vita interna che le è propria ed in
conseguenza della sua collocazione; l’opera contemporanea
non è storica anche se riconoscibile, non ha esperienza
che di se stessa e muove i primi passi nello spazio, nel
procedere che cambia mutando se stessa, crescendo e
rinnovandosi, sfuggendo alla conservazione per essere in
vita.
In base a questi due dati l’arte sacra contemporanea
appare religiosamente contemporanea, naturalmente in
cammino, spiritualmente animata da passione, liturgicamente
attiva nella fruizione. Ma nelle nostre chiese essa non
trova collocazione, è spesso sola e isolata nel vuoto, nel
silenzio e nell’asetticità del bianco, non vive nel
confronto con i suoi simili e con gli uomini; l’opera non
è adorabile ma lo potrebbe anche essere, l’opera non
racconta ma invita a pensare perché il racconto cresca
rinnovandosi fino a farsi esperienza e testimonianza nel
tempo presente; l’opera che scrive è una costante della
contemporaneità, dove la parola non è una citazione ma
un’iscrizione che rinnova il suo messaggio; l’opera è
colore e luce si può espandere nello spazio ed avvolgere
contaminandosi con il respiro dell’anima umana; l’opera
è nella forma della materia e nelle sue proprietà e nei
suoi processi di produzione per essere organismo che
interagisce attivamente ed obbligatoriamente; l’opera è
suono che attraversa l’energia della comunicazione
collettiva nello spazio consacrato; l’opera definisce lo
spazio, interagisce con e sostiene, rinnova e prolunga,
rianima la consacrazione attraverso la fruizione,
l’ascolto e la parola, il gesto ed il segno; l’opera è
un caleidoscopio che appartiene a se stessa per agire, come
ognuno di noi, con gli altri, ottenendo dagli altri ragione
e senso alla sua esistenza.
Ho visto opere ascoltare il sacro, consacrare lo spazio,
suggerire la fede; opere diverse, del tutto diverse l’una
dall’altra come ognuno di noi per appartenere poi ad
un’unica famiglia. Lungo il percorso della cultura
contemporanea dell’arte si potrà chiedere, invertendo
un’abitudine del pensiero (G.R.) ad un “pittore che non
crede di esprimere messaggi religiosi” ma anche
“chiedere a un cieco di parlare della luce e dei colori,
oppure chiedere a un sordo di parlare di rumori, di suoni e
di musica” .
Trenzano,Cappella Ducco.
Clara Brasca,Italo Chiodi,Francesco Correggia,Ale
Guzzetti,Franco Marrocco,Felice Martinelli,Stefano
Pizzi,Beppe Sabatino,Tarshito.
Nelle dimensioni limitate ma avvolgenti della Cappella,
seguendo il filo continuativo delle pareti, ho predisposto
la distribuzione espositiva di dieci grandi opere d’arte;
si è trattato infatti di scegliere nella produzione degli
artisti singole opere che potessero contemporaneamente
dichiarare un’interiore volontà espressiva ma anche
predisporsi al confronto con un sistema articolato di valori
diversi. Lo spazio offre infatti e per sua natura liturgica
la coopresenza di momenti individuali e di processi
collettivi; ogni opera appare una voce, o la lettura di un
Salmo, l’ascolto di una preghiera, mentre tutte insieme
danno emblematicamente senso alla coralità
dell’esperienza spirituale nella scelta delle opere vanno
ad interagire momenti iconografici chiaramente riconoscibili
nella cultura estetico-teologica mentre altre opere indagano
nuovi confini tematici, elaborano esperienze religiose
interconfessionali ritracciando elementi di comunione e di
differenziamento.
Indubbiamente l’esperienza che la fruizione è invitata a
cogliere necessita di grande disponibilità e di quella
volontà di abbandono di dati e nozioni certe e consolidate
per ritrovare maggiore ricchezza di sfumature, di radici
antropologiche e di sensibilità contemporanea.
Trenzano,Nuovo Auditorium.
Quando ho concepito l’idea di un’area espositiva
dedicata ai giovani artisti ed agli studenti delle Accademie
di Belle Arti ipotizzavo sulla nuova serie dell’auditorium
un percorso di opere pittoriche di grandi dimensioni, e su
questa base ho predisposto gli inviti e orientato la
creatività; in breve tempo sono affluite immagini e
soluzioni progettuali molto diverse ed articolate sul piano
dei temi, nelle soluzioni formali, nelle dimensioni e nelle
tecniche. Rapidamente mi resi conto che il maggior valore di
tutta l’operazione stava in quel sistema processuale
fortemente sperimentale e ricco di variabili; soprattutto i
più giovani dimostravano una curiosità per i temi
religiosi e per l’esperienza spirituale sicuramente vivace
ma anche con forti necessità di approfondimento
espressivo.
La soluzione quindi è stata sul piano espositivo quella di
ricreare attraverso opere e sopratutto frammenti la
vitalità propria di una grande Accademia, di un
laboratorio d’arte caratterizzato da spirito di ricerca e
volontà di sperimentazione; mentre scrivo questo testo in
realtà non sono in grado di prevedere l’allestimento, ne
la successione delle opere mentre penso di per poter
lasciare e porre al centro di questa nuova esperienza la
libera creatività degli artisti; lo spazio organizzato in
forma di grande galleria andrà quindi ad assorbire un
caleidoscopio di immagini secondo il principio di un
accumulo di idee e do suggestioni, di appunti e di forme
definitive.
Al momento ho potuto notare nella gran quantità di
materiale raccolto quanto la creatività dei giovani
artisti risulti attenta ai contenuti della sacralità che
avvolge la vita e l’esperienza umana; nel risultato
complessivo il patrimonio iconografico fatto di citazioni e
simboli è attentamente indagato ed estrapolato con
approfondimenti specifici e personali; anche sul piano
cromatico si osserva una scelta analitico-creativa
determinata dall’unicità del rosso, quindi con valore di
passione, il giallo che apporta tensione ed illuminazione ed
il blu tendente ad un’idea di spiritualità intima e
salvifica. Accanto alla pittura e dentro di essa, tra
soluzioni figurative ed astratto-gestuali, trova
significativo spazio il sistema di comunicazione scritta, di
parola incisa; ma in crescente affermazione
linguistico-visiva si rileva la presenza dell’indagine
fotografica, sia nelle soluzioni compositive che di
documentazione interpretativa di eventi e manifestazioni
sociali.
soggettività e tradizione.
Andrea B. Del Guercio
Titolare Cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea.
Accademia di Belle arti di Brera Milano.
Lungo questi dieci anni di indagini e di ricerche, dopo aver
riverificato e ricontrollato risultati conosciuti e
sconosciuti nell’epoca moderna attraverso la
ricollocazione nella coscienza critica e nell’esperienza
creativa, ma soprattutto lavorando concretamente - lungo
questi dieci anni - con la cultura artistica contemporanea,
dove si intende la predisposizione di un vasto sistema
espressivo, multi linguistico e multi generazionale,
specifico e mirato sulle proprie leggi e valori, scorporata
la prassi della citazione dal patrimonio iconografico,
coscienti - lungo questi dieci anni - fino a sradicare la
diffusa tendenza all’auto referenzialità dell’arte
contemporanea nel sistema globale, si è giunti ad aprire,
all’interno del concetto di ‘arte sacra’, una stagione
nuova nel rapporto tra arte, architettura, teologia e
liturgia, per proiettare riflessione e produzione sulla
forbice ampia, immensamente diversificata tra testimonianza
e funzione, dell’ estetica del sacro’. .
Si è ben compreso ormai anche in Italia, in ritardo
rispetto al patrimonio diffuso in area franco-tedesca,
l’urgenza, da tempo (dagli anni ’60) e sollecitata da
più parti (da Alberto Burri a Dan Flavin) di affrontare
con responsabilità, con reciproco confronto nella forza
dell’autonomia che produce valore, di attraversare e
frequentare il borderland insito nell’esperienza estetica
del sacro, della confessione religiosa,
dell’interconfessionalità che unisce anche nelle
differenza e che arricchisce l’esperienza spirituale e la
ricerca di fede.
Il primo dato è il superamento della retorica del
‘mistero’ dell’atto creatore dell’arte e
dell’artista, riconsegnando attraverso un processo
antropologico in regres l’essenza esperenziale estetica
posta all’origine dell’arte sacra, nata con la volontà
di memoria dell’icona, con la sua fissità concettuale,
immobilità fotografica, centralità verso la grande
astrazione della fruizione.
Sappiamo che la storia dell’arte moderna e contemporanea
ha definito il ritorno della centralità dell’icona, di
un’opera che ha escluso, che ha archiviato il
‘racconto’, che ha privilegiato il rigore della notizia,
la sua incisività aperta, la sua manipolazione nella
fruizione attraverso l’interferenza ed il confronto, lo
scambio, tra sottolineatura e cancellazione; abbiamo
reintrodotto il ‘mistero’, direttamente nell’opera,
riconsegnandole la complessità che le è propria solo nel
processo di fruizione, nello spazio della fruizione, nella
natura dell’habitat, nella sua istallazione.
Il secondo dato riguarda l’azione espressiva individuale
condizionata dal confronto con il patrimonio storico globale
e studiato all’interno del proprio sistema linguistico;
l’artista contemporaneo, che appartiene per scelta e per
verifica alla cultura contemporanea dell’arte, riconosce
ed approfondisce, con valore di contributo specifico, i
valori della fede, sottolinea i suggerimenti teologici,
esalta l’azione liturgica nell’opera; il suo procedere
è lento ma progressivo, mirato ma largo nello spettro di
manipolazione, attento a perdersi tra i dati e le emozioni.
Questo processo appare solo una parte ed in parte
nell’opera, dove la redazione si configura solo come atto
parziale, nascosto e riservato; l’opera contemporanea è
una realtà oggi autonoma rispetto al suo artefice in
ragione di una vita interna che le è propria ed in
conseguenza della sua collocazione; l’opera contemporanea
non è storica anche se riconoscibile, non ha esperienza
che di se stessa e muove i primi passi nello spazio, nel
procedere che cambia mutando se stessa, crescendo e
rinnovandosi, sfuggendo alla conservazione per essere in
vita.
In base a questi due dati l’arte sacra contemporanea
appare religiosamente contemporanea, naturalmente in
cammino, spiritualmente animata da passione, liturgicamente
attiva nella fruizione. Ma nelle nostre chiese essa non
trova collocazione, è spesso sola e isolata nel vuoto, nel
silenzio e nell’asetticità del bianco, non vive nel
confronto con i suoi simili e con gli uomini; l’opera non
è adorabile ma lo potrebbe anche essere, l’opera non
racconta ma invita a pensare perché il racconto cresca
rinnovandosi fino a farsi esperienza e testimonianza nel
tempo presente; l’opera che scrive è una costante della
contemporaneità, dove la parola non è una citazione ma
un’iscrizione che rinnova il suo messaggio; l’opera è
colore e luce si può espandere nello spazio ed avvolgere
contaminandosi con il respiro dell’anima umana; l’opera
è nella forma della materia e nelle sue proprietà e nei
suoi processi di produzione per essere organismo che
interagisce attivamente ed obbligatoriamente; l’opera è
suono che attraversa l’energia della comunicazione
collettiva nello spazio consacrato; l’opera definisce lo
spazio, interagisce con e sostiene, rinnova e prolunga,
rianima la consacrazione attraverso la fruizione,
l’ascolto e la parola, il gesto ed il segno; l’opera è
un caleidoscopio che appartiene a se stessa per agire, come
ognuno di noi, con gli altri, ottenendo dagli altri ragione
e senso alla sua esistenza.
Ho visto opere ascoltare il sacro, consacrare lo spazio,
suggerire la fede; opere diverse, del tutto diverse l’una
dall’altra come ognuno di noi per appartenere poi ad
un’unica famiglia. Lungo il percorso della cultura
contemporanea dell’arte si potrà chiedere, invertendo
un’abitudine del pensiero (G.R.) ad un “pittore che non
crede di esprimere messaggi religiosi” ma anche
“chiedere a un cieco di parlare della luce e dei colori,
oppure chiedere a un sordo di parlare di rumori, di suoni e
di musica” .
Trenzano,Cappella Ducco.
Clara Brasca,Italo Chiodi,Francesco Correggia,Ale
Guzzetti,Franco Marrocco,Felice Martinelli,Stefano
Pizzi,Beppe Sabatino,Tarshito.
Nelle dimensioni limitate ma avvolgenti della Cappella,
seguendo il filo continuativo delle pareti, ho predisposto
la distribuzione espositiva di dieci grandi opere d’arte;
si è trattato infatti di scegliere nella produzione degli
artisti singole opere che potessero contemporaneamente
dichiarare un’interiore volontà espressiva ma anche
predisporsi al confronto con un sistema articolato di valori
diversi. Lo spazio offre infatti e per sua natura liturgica
la coopresenza di momenti individuali e di processi
collettivi; ogni opera appare una voce, o la lettura di un
Salmo, l’ascolto di una preghiera, mentre tutte insieme
danno emblematicamente senso alla coralità
dell’esperienza spirituale nella scelta delle opere vanno
ad interagire momenti iconografici chiaramente riconoscibili
nella cultura estetico-teologica mentre altre opere indagano
nuovi confini tematici, elaborano esperienze religiose
interconfessionali ritracciando elementi di comunione e di
differenziamento.
Indubbiamente l’esperienza che la fruizione è invitata a
cogliere necessita di grande disponibilità e di quella
volontà di abbandono di dati e nozioni certe e consolidate
per ritrovare maggiore ricchezza di sfumature, di radici
antropologiche e di sensibilità contemporanea.
Trenzano,Nuovo Auditorium.
Quando ho concepito l’idea di un’area espositiva
dedicata ai giovani artisti ed agli studenti delle Accademie
di Belle Arti ipotizzavo sulla nuova serie dell’auditorium
un percorso di opere pittoriche di grandi dimensioni, e su
questa base ho predisposto gli inviti e orientato la
creatività; in breve tempo sono affluite immagini e
soluzioni progettuali molto diverse ed articolate sul piano
dei temi, nelle soluzioni formali, nelle dimensioni e nelle
tecniche. Rapidamente mi resi conto che il maggior valore di
tutta l’operazione stava in quel sistema processuale
fortemente sperimentale e ricco di variabili; soprattutto i
più giovani dimostravano una curiosità per i temi
religiosi e per l’esperienza spirituale sicuramente vivace
ma anche con forti necessità di approfondimento
espressivo.
La soluzione quindi è stata sul piano espositivo quella di
ricreare attraverso opere e sopratutto frammenti la
vitalità propria di una grande Accademia, di un
laboratorio d’arte caratterizzato da spirito di ricerca e
volontà di sperimentazione; mentre scrivo questo testo in
realtà non sono in grado di prevedere l’allestimento, ne
la successione delle opere mentre penso di per poter
lasciare e porre al centro di questa nuova esperienza la
libera creatività degli artisti; lo spazio organizzato in
forma di grande galleria andrà quindi ad assorbire un
caleidoscopio di immagini secondo il principio di un
accumulo di idee e do suggestioni, di appunti e di forme
definitive.
Al momento ho potuto notare nella gran quantità di
materiale raccolto quanto la creatività dei giovani
artisti risulti attenta ai contenuti della sacralità che
avvolge la vita e l’esperienza umana; nel risultato
complessivo il patrimonio iconografico fatto di citazioni e
simboli è attentamente indagato ed estrapolato con
approfondimenti specifici e personali; anche sul piano
cromatico si osserva una scelta analitico-creativa
determinata dall’unicità del rosso, quindi con valore di
passione, il giallo che apporta tensione ed illuminazione ed
il blu tendente ad un’idea di spiritualità intima e
salvifica. Accanto alla pittura e dentro di essa, tra
soluzioni figurative ed astratto-gestuali, trova
significativo spazio il sistema di comunicazione scritta, di
parola incisa; ma in crescente affermazione
linguistico-visiva si rileva la presenza dell’indagine
fotografica, sia nelle soluzioni compositive che di
documentazione interpretativa di eventi e manifestazioni
sociali.
01
maggio 2009
Le culture artistiche del sacro
Dal primo al 10 maggio 2009
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
CAPPELLA GENTILIZIA DUCCO
Trenzano, Via Castello, (Brescia)
Trenzano, Via Castello, (Brescia)
Sito web
www.artesacracontemporanea.it
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