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Un certain regard
La collettiva Un certain regard intende registrare l’ultimissima tendenza della figurazione , votata alla rappresentazione dell’incertezza ormai costitutiva per l’individuo contemporaneo.
Comunicato stampa
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La collettiva Un certain regard intende registrare l’ultimissima tendenza della figurazione italiana, votata alla rappresentazione dell’incertezza ormai costitutiva per l’individuo contemporaneo. L’inserimento di un pittore americano trapiantato a Londra consente di verificare quanto questa tendenza sia condivisibile anche al di fuori dell’Italia, testimoniando la presa sulla realtà attuale di questo tipo di approccio.
L’incertezza si trasforma in sguardo fecondo che prescinde dal realismo accomodante: il segno si vivacizza, si frammenta in mille rifrazioni, scompone il volto e i luoghi donandogli nuova linfa. Quel certo sguardo diventa dunque incerto, decentrato, multidirezionale, atto a cogliere le sfaccettature liriche, vitali e tragiche. E diventa sguardo anonimo, dimesso, la cui posizione laterale non impedisce un vigore che tende a trasformare radicalmente la realtà costituita.
Paolo Maggis ha sempre adottato un tale approccio, in anticipo sui tempi. Nelle opere in mostra, la gamma cromatica più vivace che d’abitudine non impedisce un approccio diretto e sensuale alla tragicità della condizione esistenziale, aggiungendo un surplus estetico che nulla toglie alla rigorosità del contenuto.
In Roberta Savelli lo sguardo obliquo è completamente affidato ai suoi soggetti, bambini e adolescenti che guardano la vita in tralice, quasi con aria di placida sfida, preparandosi a uscire dalla dimensione sognante ma già consapevole in cui si trovano.
Michael Ajerman investe invece l’intera opera e la pittura stessa di uno sguardo disinibito che serve precisamente a riprendere possesso della realtà sfuggente. Volti ripresi in momenti privati, scene collaterali e decentrate ardono di un fuoco anche gestuale che intende snidare le possibilità di rinnovamento nascoste dalle convenzioni.
In Leonardo Greco lo sguardo è esterno al quadro. E’ lo sguardo sulle cose, su luoghi svuotati dalla presenza umana ma che la evocano attraverso l’occhio lirico e tecnologico dell’artista. Ed è al contempo il nostro, che siamo ammessi a una visione parziale, i punta di piedi, di scenari che non richiedono la nostra presenza, ma la consapevolezza paradossale di uno sguardo volutamente ingenuo.
Cristiana Depedrini interiorizza lo sguardo contemporaneo nelle sue scene inquadrate da tagli cinematografici o panoramico-fotografici. La convulsione del segno, nel suo caso, non esclude un approccio vitale che rivoluziona la pittura dall’interno, con gestualità che ridisegnano gli spazi e i connotati, esplorando il confine che separa l’individuo dalla massa.
L’incertezza si trasforma in sguardo fecondo che prescinde dal realismo accomodante: il segno si vivacizza, si frammenta in mille rifrazioni, scompone il volto e i luoghi donandogli nuova linfa. Quel certo sguardo diventa dunque incerto, decentrato, multidirezionale, atto a cogliere le sfaccettature liriche, vitali e tragiche. E diventa sguardo anonimo, dimesso, la cui posizione laterale non impedisce un vigore che tende a trasformare radicalmente la realtà costituita.
Paolo Maggis ha sempre adottato un tale approccio, in anticipo sui tempi. Nelle opere in mostra, la gamma cromatica più vivace che d’abitudine non impedisce un approccio diretto e sensuale alla tragicità della condizione esistenziale, aggiungendo un surplus estetico che nulla toglie alla rigorosità del contenuto.
In Roberta Savelli lo sguardo obliquo è completamente affidato ai suoi soggetti, bambini e adolescenti che guardano la vita in tralice, quasi con aria di placida sfida, preparandosi a uscire dalla dimensione sognante ma già consapevole in cui si trovano.
Michael Ajerman investe invece l’intera opera e la pittura stessa di uno sguardo disinibito che serve precisamente a riprendere possesso della realtà sfuggente. Volti ripresi in momenti privati, scene collaterali e decentrate ardono di un fuoco anche gestuale che intende snidare le possibilità di rinnovamento nascoste dalle convenzioni.
In Leonardo Greco lo sguardo è esterno al quadro. E’ lo sguardo sulle cose, su luoghi svuotati dalla presenza umana ma che la evocano attraverso l’occhio lirico e tecnologico dell’artista. Ed è al contempo il nostro, che siamo ammessi a una visione parziale, i punta di piedi, di scenari che non richiedono la nostra presenza, ma la consapevolezza paradossale di uno sguardo volutamente ingenuo.
Cristiana Depedrini interiorizza lo sguardo contemporaneo nelle sue scene inquadrate da tagli cinematografici o panoramico-fotografici. La convulsione del segno, nel suo caso, non esclude un approccio vitale che rivoluziona la pittura dall’interno, con gestualità che ridisegnano gli spazi e i connotati, esplorando il confine che separa l’individuo dalla massa.
21
maggio 2009
Un certain regard
Dal 21 maggio all'undici luglio 2009
arte contemporanea
Location
ROSSO20SETTE ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Via D'ascanio, 27, (Roma)
Roma, Via D'ascanio, 27, (Roma)
Orario di apertura
da martedi a sabato 11-13.30-15.30-20
Vernissage
21 Maggio 2009, ore 18.00
Autore
Curatore