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Margherita Martinelli / Shinya Sakurai – Imaginary crossings
Doppia personale di pittura
Comunicato stampa
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I crocevia dell'immaginario
Margherita Martinelli e Shinya Sakurai vivono percorsi d'arte a tratti speculari, a tratti tangenti; intersezioni di identità artistiche e di destini. Sono una giovane donna e un giovane uomo, nati nello stesso anno in paesi lontanissimi: Italia, Giappone. Un giorno, senza conoscersi, presero due voli opposti le cui scie, forse, si incrociarono dentro una nube del cielo d'Asia. Margherita atterrò a Tokyo, Shinya a Milano.
L'incontro con una cultura diversa dalla propria, che assimilano e trasferiscono nella loro opera, diviene, per entrambi, motivo di riflessione sulle proprie radici. Gli artisti provengono da – e, quindi, si affacciano su – civiltà in rapido, caotico e doloroso divenire e ambedue si interrogano sul senso e sul valore delicato e sottile della tradizione, intesa quale sorgente profonda dell'identità. Come è possibile preservare origini, storia e patrimonio culturale senza che diventino un'ombra ingombrante, zavorra in un mondo che corre ad alta velocità verso la globalizzazione e si fa metropoli? Come è possibile accogliere gli stimoli della contemporaneità e della multiculturalità senza lasciarsi travolgere, snaturarsi e perdersi nel vortice dei cambiamenti? Entrambi ci parlano, nel loro codice artistico, di tali problematiche e ricercano un'intima e personale soluzione a questi dilemmi.
Margherita dipinge sfumature di polveri rosate da cui emergono gli oggetti della memoria, sia quelli del ricordo struggente e reale, sia quelli del sogno e delle illusioni d'infanzia. Alle velature e macchie ottenute con latte e pigmenti, accosta linee sinuose, raffinate ed eleganti, che riconducono alla pittura tradizionale giapponese. Ai diversi piani di colore e di elementi, corrispondono piani di significato: una stratificazione inscindibile e infinita, come la stratificazione della memoria. L'artista crea, con il linguaggio contemporaneo dell'Informale, atmosfere di reminiscenza. Le forme che vengono a galla nel tepore morbido del ricordo rimandano a un tempo in parte perduto: la luce dolce delle case di campagna d'estate, il fremito protettivo delle libellule, il bucato steso all'aria in cortili o terrazze, le sottovesti, abiti impalpabili, che stanno a contatto con la pelle e ne assorbono il calore e l'odore. Vi è, poi, il regno del sogno, l'evasione che si nutre di immagini del reale e di sentimenti. Ovunque c'è leggerezza, sospensione: ciò che fluttua nello spazio tra cielo e terra, tra il passato e il presente, e pare dissolversi da un momento all'altro, viene trattenuto dall'artista.
In questo cosmo trasognato di segni vibranti, mutevoli e incerti si inserisce il rigore seriale di Shinya, il suo colore violento, i suoi contorni netti. Ai grovigli di fili sottili che attraversano le tele di Margherita, in parte nodi, gomitoli e linee libere, in parte strofe seghettate di scrittura, l'artista nipponico risponde con fisse inferriate di raso rosso su manti di velluto nero. La base delle sue tele è il tessuto: tradizionali stoffe giapponesi tinte da lui stesso con l'antica tecnica dello Shibori. Agli elementi della propria cultura egli sovrappone versamenti di colle colorate e cuori rossi in rilievo. Vi è in lui una grande fascinazione per la Pop Art, l'impulso a voler soffocare il passato con l'irruenza del nuovo; un istinto frenato, però, dalla volontà di conservare il senso dell'origine e dell'appartenenza. La tradizione, dunque, affiora dalla maschera appariscente della modernità, così come nelle città nipponiche, pervase dai vistosi simboli dell'Occidente, si insinuano i delicati segni della cultura giapponese.
La casa è uno dei principali temi d'indagine dei due giovani. Per l'artista italiana, la casa, la stanza sono il mondo della libertà, della realizzazione di sé, i luoghi privilegiati e intimi da cui si espande il sogno e in cui ci si prende cura della propria anima. Per Shinya, invece, la casa rappresenta l'incubo, la piaga collettiva dell'isolamento, la prigione tecnologica in cui le persone si rinchiudono, ormai incapaci di incontrare il reale e di comunicare con l'altro senza filtri. Nel buio delle celle pulsano piccoli cuori – l'artista sceglie il cuore come metonimia dell'individuo, il simbolo ingenuo dell'amore, per definire l'essere umano come nucleo di emozioni –: identità perdute, giovani condannati alla solitudine dai meccanismi del progresso.
Gli immaginari di Margherita e di Shinya viaggiano solitari, percorrendo ognuno i propri cammini di creazione e di conoscenza, ma, talvolta, per caso o per il logico corso degli eventi, si sfiorano, si toccano, si soffermano sugli stessi misteri. Entrambi ci svelano la loro identità artistica contemporanea, un'identità fragile e delicata per un sofferto e straniante trascorrere di mondi in fuga nel tempo e nello spazio, ma ugualmente profonda, complessa e coinvolgente.
Natalia Vecchia
23
aprile 2009
Margherita Martinelli / Shinya Sakurai – Imaginary crossings
Dal 23 aprile al 20 maggio 2009
arte contemporanea
Location
IL NODO DEI DESIDERI
Crema, Via Borgo San Pietro, 43, (Cremona)
Crema, Via Borgo San Pietro, 43, (Cremona)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato 10:00 • 12:30
sabato pomeriggio 16:00 • 19:00
e su appuntamento
Vernissage
23 Aprile 2009, ore 19
Autore
Curatore