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Michele Paternuosto – Attraversamenti temporali #1
Ad inaugurare il ciclo di mostre è Michele Paternuosto, artista incontrastato nella tecnica dell’encausto, praticata dagli antichi ed oggi conosciuta solo dagli addetti ai lavori. Un’occasione unica, quindi, per ammirare una tecnica tanto raffinata quanto complessa, che trova in un Museo come l’Antiquarium di Colleferro la sua più naturale dimensione.
Comunicato stampa
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Ogni mese il Museo ospiterà un artista contemporaneo con un lavoro inedito. Pensato appositamente per un pubblico eterogeneo, ma soprattutto per le scolaresche che quotidianamente si alternano nelle sale museali che raccontano l’evoluzione della civiltà umana dal Paleolitico superiore e medio al Medioevo, il progetto intende sensibilizzare grandi e piccini alla visione ed alla comprensione dell’arte contemporanea. Troppo spesso considerata elitaria e criptica, anche a causa degli ambienti ad essa deputati, veri e propri white cubes che tendono ad estraniare l’opera da un qualsivoglia contesto per catapultarla in uno spazio volutamente asettico, grazie ad iniziative come questa l’arte dei nostri giorni smette la sua veste di incomunicabilità e cerca invece un dialogo, lontano da schemi cronologici, con un pubblico che probabilmente non è lo stesso che frequenta mostre d’arte contemporanea o che non ha ancora mai messo piede in una galleria privata.
L’iniziativa vuole essere un primo passo verso quell’abituale frequentazione al contemporaneo che attualmente sembra costituire l’unico vero limite alla sua conoscenza. Se poi il primo passo viene compiuto dai bambini e dai ragazzi delle scuole dell’obbligo, la speranza che nei prossimi decenni il gap tra pubblico e ricerca artistica si riduca sempre più, sino a scomparire, potrebbe diventare una realtà.
Ad inaugurare il ciclo di mostre è Michele Paternuosto, artista incontrastato nella tecnica dell'encausto, praticata dagli antichi ed oggi conosciuta solo dagli addetti ai lavori. Un'occasione unica, quindi, per ammirare una tecnica tanto raffinata quanto complessa, che trova in un Museo come l'Antiquarium di Colleferro la sua più naturale dimensione.
Paternuosto nasce nel 1943 a Toro, nel Molise.
La sua prima formazione artistica avviene a Campobasso nelle botteghe d'arte di Nicola Rago ed Angelo Fradipietro. Negli anni '60 prosegue all'estero, prima in Germania poi in Canada, quindi di nuovo in Italia, a Roma, dove Paternuosto tuttora vive ed opera.
Pittore e restauratore, oltre all'encausto opera con altre tecniche antiche quali la scagliola, arte nata nel Rinascimento ed oggi poco diffusa, l'affresco lucido, la tempera all'uovo, la doratura a bolo
La bellezza trionfa con la cera colorata e costringe il pittore ad amare la sua opera dando una voce alla cera e una parola alla pittura
(dal Glossarium di Alessandro Severo, Imperatore romano, 222-235 d.C.)
L'Encausto è una pittura parietale e da cavalletto. Il termine deriva dal latino encaustica che significa pittura a fuoco. Si tratta di un'antica tecnica, già diffusa al tempo degli Egizi, dei Greci e dei Romani. Meglio nota come pittura pompeiana, fa uso di colori miscelati nella cera d'api e fissati a fuoco con appositi fetti detti cauteri o cestri.
Di questa tecnica non si sa molto, e poco si ricava dalle fonti classiche. Ne parlano Plinio: "Cera punica fit hoc modo ventilatur sub die saepius cera fulva..." (lib. XXI cap. 49 "Naturalis Historia"), e Vitruvio nel "De Architectura". Di recente ho avuto modo di vedere alcune opere eseguite da due artigiani decoratori, Michele e Luciano Paternuosto, che con la loro tecnica, praticata sin dal 1980, dipingono su intonaco fresco o secco di calce e sabbia, su legno, marmo, terracotta, ecc..., raggiungendo con ognuno di questi supporti identico risultato cromatico, adoperando colori non compatibili con l'affresco. A mio giudizio, e visti i risultati da loro raggiunti, direi che non si è lontani da un ritorno all'antica conoscenza dell'encausto.
Il lavoro di Michele Paternuosto sotto la denominazione di Morena Art, è un lavoro in cui la competenza artigianale e spirito della ricerca hanno trovato un interessante punto di equilibrio. Alla maniera di certi antichi che ci hanno lasciato insegnamenti preziosissimi inerenti alle tecniche artistiche, Paternuosto ha basato le sue indagini sulla esercitazione pratica e sulla verifica sperimentale delle deduzioni accumulate in molti anni di studi interessanti. Il problema fondamentale che si è posto è quello relativo all'encausto e alle sue applicazioni. Si tratta di una domanda che i ricercatori si sono posti da tantissimo tempo con risultati sovente contraddittori. Come era fatto veramente l'encausto? Non è altro che una variante dell'affresco tradizionale, lucidato a cera dopo la stesura, come molti studiosi si sono indotti a credere, o una tecnica specifica applicabile sia alla pittura murale sia ad altri eventuali supporti in cui la cera è di fatto incorporata nella materia pittorica con procedimenti oggi non più recuperabili? Dietro a una questione del genere si sono affaticate menti assai sottili, senza mai giungere ad una soluzione definitiva.
Oggi si può dire che la dimostrazione elaborata da Paternuosto ha tutta la dignità e la forza di convincimento per dover esser presa in attenta considerazione da tutti coloro che hanno veramente a cuore il progresso degli studi e la corretta conoscenza delle tecniche antiche. Paternuosto ha potuto dimostrare come la tecnica dell'encausto sia in realtà ricostruibile, su qualunque supporto, partendo dall'idea di base dell'incorporazione della cera nel colore, col conseguente riscaldament delle superfici dipinte attraverso strumenti metallici che, appunto riscaldati e applicati alla pittura provocano lo sciogliersi della cera all'interno della stesura e la sua stabilizzazione definitiva all'interno della pittura stessa con quell'effetto di brillantezza ed omogeneità assoluta dell'insieme della pellicola pittorica che al tatto si manifesta liscia e compatta e nella sostanza costituisce un'unità di materia di straordinario fascino e pregnanza luminosa.
Partendo da questo presupposto semplice ma di immediata comprensione, il nostro ricercatore ha sviluppato innumerevoli aspetti collaterali dello studio e li presenta adesso per sollecitare l'attenzione, la critica ed il dibattito dei conoscitori d'arte, animato da onesta dedizione al lavoro e da un'encomiabile moralità, così tipica per chi viene da una corretta tradizione artigiana e vuole esporsi al giudizio altrui con limpida coscienza ed apprezzabile discrezione.
Claudio Strinati
Soprintendente per i Beni Artistici e Storici di Roma
La sede
L'Antiquarium, recentemente trasferito di sede, è stato inaugurato nel 1986 come risultato di un ampliamento delle collezioni archeologiche del Comune.
Inteso come strumento di educazione permanente, di conoscenza del territorio e di ricerca scientifica, prevede un itinerario diacronico ed un'esposizione parallela dei temi della didattica archeologica e dei documenti e testimonianze riferibili all'archeologia del territorio dell'antica Tolerium (identificata con l'attuale Colli S. Pietro-Colle d'Oro).
Il percorso espositivo parte con una sezione geologico-antropologica in cui trovano sede resti fossili di animali rinvenuti anche nell'area urbana, per lo più cervidi ed equini, ma anche parte di un molare di elephas antiquus dal sito di Colle Pantanaccio, giacimento di cui viene fornita anche una ricostruzione.
Dell'orizzonte preistorico sono testimonianza strumenti litici del Paleolitico superiore e medio, mentre i reperti neolitici sono manufatti litici -in selce ed ossidiana- e ceramici, provenienti dal giacimento di La Selva/Colle Rampo lungo il corso del fiume Sacco.
L'età del Bronzo presenta una serie di frammenti ceramici da rinvenimenti sporadici, ma anche da uno stazzo del Bronzo medio di cultura appenninica. A cavallo tra il Bronzo finale e l'Età del Ferro si pongono reperti dallo scavo di un gruppo di capanne in località Coste Vicoi, al margine del centro moderno, mentre di un periodo compreso tra il VI e il IV sec. a.C. sono materiali di uso domestico e votivi da un santuario dedicato ad una divinità femminile dell'abitato dei Muracci di Crepaddosso e da uno in località Maiorana; si segnalano inoltre terrecotte architettoniche dall'età classica al tardo ellenismo da Segni, Gavignano e Paliano.
La storia del territorio successiva alla colonizzazione romano-latina è segnata da una cospicua attività edilizia, documentata dal rinvenimento di materiali ceramici, epigrafici e metallici provenienti dalle numerose ville rustiche e dalle manifatture di ceramiche e laterizi. La tarda antichità e l'Alto Medioevo trovano spazio con una serie di reperti dalle necropoli paleocristiane di S. Nario ad Biviurn, Paliano e Casa Ripi e dall'abitato medioevale di Colle Cirifalco sulla via Casilina.
La fase medioevale chiude l'esposizione con i materiali provenienti dai castelli del territorio, fra i quali quelli di Colleferro e Piombinara (XII-XIV sec.), monumenti che, insieme al complesso di S. Nario e di Colle Cirifalco, sono anche illustrati da appositi modellini.
L’iniziativa vuole essere un primo passo verso quell’abituale frequentazione al contemporaneo che attualmente sembra costituire l’unico vero limite alla sua conoscenza. Se poi il primo passo viene compiuto dai bambini e dai ragazzi delle scuole dell’obbligo, la speranza che nei prossimi decenni il gap tra pubblico e ricerca artistica si riduca sempre più, sino a scomparire, potrebbe diventare una realtà.
Ad inaugurare il ciclo di mostre è Michele Paternuosto, artista incontrastato nella tecnica dell'encausto, praticata dagli antichi ed oggi conosciuta solo dagli addetti ai lavori. Un'occasione unica, quindi, per ammirare una tecnica tanto raffinata quanto complessa, che trova in un Museo come l'Antiquarium di Colleferro la sua più naturale dimensione.
Paternuosto nasce nel 1943 a Toro, nel Molise.
La sua prima formazione artistica avviene a Campobasso nelle botteghe d'arte di Nicola Rago ed Angelo Fradipietro. Negli anni '60 prosegue all'estero, prima in Germania poi in Canada, quindi di nuovo in Italia, a Roma, dove Paternuosto tuttora vive ed opera.
Pittore e restauratore, oltre all'encausto opera con altre tecniche antiche quali la scagliola, arte nata nel Rinascimento ed oggi poco diffusa, l'affresco lucido, la tempera all'uovo, la doratura a bolo
La bellezza trionfa con la cera colorata e costringe il pittore ad amare la sua opera dando una voce alla cera e una parola alla pittura
(dal Glossarium di Alessandro Severo, Imperatore romano, 222-235 d.C.)
L'Encausto è una pittura parietale e da cavalletto. Il termine deriva dal latino encaustica che significa pittura a fuoco. Si tratta di un'antica tecnica, già diffusa al tempo degli Egizi, dei Greci e dei Romani. Meglio nota come pittura pompeiana, fa uso di colori miscelati nella cera d'api e fissati a fuoco con appositi fetti detti cauteri o cestri.
Di questa tecnica non si sa molto, e poco si ricava dalle fonti classiche. Ne parlano Plinio: "Cera punica fit hoc modo ventilatur sub die saepius cera fulva..." (lib. XXI cap. 49 "Naturalis Historia"), e Vitruvio nel "De Architectura". Di recente ho avuto modo di vedere alcune opere eseguite da due artigiani decoratori, Michele e Luciano Paternuosto, che con la loro tecnica, praticata sin dal 1980, dipingono su intonaco fresco o secco di calce e sabbia, su legno, marmo, terracotta, ecc..., raggiungendo con ognuno di questi supporti identico risultato cromatico, adoperando colori non compatibili con l'affresco. A mio giudizio, e visti i risultati da loro raggiunti, direi che non si è lontani da un ritorno all'antica conoscenza dell'encausto.
Il lavoro di Michele Paternuosto sotto la denominazione di Morena Art, è un lavoro in cui la competenza artigianale e spirito della ricerca hanno trovato un interessante punto di equilibrio. Alla maniera di certi antichi che ci hanno lasciato insegnamenti preziosissimi inerenti alle tecniche artistiche, Paternuosto ha basato le sue indagini sulla esercitazione pratica e sulla verifica sperimentale delle deduzioni accumulate in molti anni di studi interessanti. Il problema fondamentale che si è posto è quello relativo all'encausto e alle sue applicazioni. Si tratta di una domanda che i ricercatori si sono posti da tantissimo tempo con risultati sovente contraddittori. Come era fatto veramente l'encausto? Non è altro che una variante dell'affresco tradizionale, lucidato a cera dopo la stesura, come molti studiosi si sono indotti a credere, o una tecnica specifica applicabile sia alla pittura murale sia ad altri eventuali supporti in cui la cera è di fatto incorporata nella materia pittorica con procedimenti oggi non più recuperabili? Dietro a una questione del genere si sono affaticate menti assai sottili, senza mai giungere ad una soluzione definitiva.
Oggi si può dire che la dimostrazione elaborata da Paternuosto ha tutta la dignità e la forza di convincimento per dover esser presa in attenta considerazione da tutti coloro che hanno veramente a cuore il progresso degli studi e la corretta conoscenza delle tecniche antiche. Paternuosto ha potuto dimostrare come la tecnica dell'encausto sia in realtà ricostruibile, su qualunque supporto, partendo dall'idea di base dell'incorporazione della cera nel colore, col conseguente riscaldament delle superfici dipinte attraverso strumenti metallici che, appunto riscaldati e applicati alla pittura provocano lo sciogliersi della cera all'interno della stesura e la sua stabilizzazione definitiva all'interno della pittura stessa con quell'effetto di brillantezza ed omogeneità assoluta dell'insieme della pellicola pittorica che al tatto si manifesta liscia e compatta e nella sostanza costituisce un'unità di materia di straordinario fascino e pregnanza luminosa.
Partendo da questo presupposto semplice ma di immediata comprensione, il nostro ricercatore ha sviluppato innumerevoli aspetti collaterali dello studio e li presenta adesso per sollecitare l'attenzione, la critica ed il dibattito dei conoscitori d'arte, animato da onesta dedizione al lavoro e da un'encomiabile moralità, così tipica per chi viene da una corretta tradizione artigiana e vuole esporsi al giudizio altrui con limpida coscienza ed apprezzabile discrezione.
Claudio Strinati
Soprintendente per i Beni Artistici e Storici di Roma
La sede
L'Antiquarium, recentemente trasferito di sede, è stato inaugurato nel 1986 come risultato di un ampliamento delle collezioni archeologiche del Comune.
Inteso come strumento di educazione permanente, di conoscenza del territorio e di ricerca scientifica, prevede un itinerario diacronico ed un'esposizione parallela dei temi della didattica archeologica e dei documenti e testimonianze riferibili all'archeologia del territorio dell'antica Tolerium (identificata con l'attuale Colli S. Pietro-Colle d'Oro).
Il percorso espositivo parte con una sezione geologico-antropologica in cui trovano sede resti fossili di animali rinvenuti anche nell'area urbana, per lo più cervidi ed equini, ma anche parte di un molare di elephas antiquus dal sito di Colle Pantanaccio, giacimento di cui viene fornita anche una ricostruzione.
Dell'orizzonte preistorico sono testimonianza strumenti litici del Paleolitico superiore e medio, mentre i reperti neolitici sono manufatti litici -in selce ed ossidiana- e ceramici, provenienti dal giacimento di La Selva/Colle Rampo lungo il corso del fiume Sacco.
L'età del Bronzo presenta una serie di frammenti ceramici da rinvenimenti sporadici, ma anche da uno stazzo del Bronzo medio di cultura appenninica. A cavallo tra il Bronzo finale e l'Età del Ferro si pongono reperti dallo scavo di un gruppo di capanne in località Coste Vicoi, al margine del centro moderno, mentre di un periodo compreso tra il VI e il IV sec. a.C. sono materiali di uso domestico e votivi da un santuario dedicato ad una divinità femminile dell'abitato dei Muracci di Crepaddosso e da uno in località Maiorana; si segnalano inoltre terrecotte architettoniche dall'età classica al tardo ellenismo da Segni, Gavignano e Paliano.
La storia del territorio successiva alla colonizzazione romano-latina è segnata da una cospicua attività edilizia, documentata dal rinvenimento di materiali ceramici, epigrafici e metallici provenienti dalle numerose ville rustiche e dalle manifatture di ceramiche e laterizi. La tarda antichità e l'Alto Medioevo trovano spazio con una serie di reperti dalle necropoli paleocristiane di S. Nario ad Biviurn, Paliano e Casa Ripi e dall'abitato medioevale di Colle Cirifalco sulla via Casilina.
La fase medioevale chiude l'esposizione con i materiali provenienti dai castelli del territorio, fra i quali quelli di Colleferro e Piombinara (XII-XIV sec.), monumenti che, insieme al complesso di S. Nario e di Colle Cirifalco, sono anche illustrati da appositi modellini.
27
aprile 2009
Michele Paternuosto – Attraversamenti temporali #1
Dal 27 aprile al 31 maggio 2009
arte contemporanea
Location
ANTIQUARIUM COMUNALE
Colleferro, Via Carpinetana Sud, 144, (Roma)
Colleferro, Via Carpinetana Sud, 144, (Roma)
Orario di apertura
lunedì-sabato 9-14; martedì e giovedì anche 15-18
Sito web
www.allegrettiarte.com
Autore
Curatore