fino al 28.VII.2011 Jan Bauer / Archives Roma, Studio d’arte contemporanea Pino Casagrande

Jan Bauer, nato a Schwerin nel 1972, vive e lavora a Berlino, può essere definito come un artista ibrido che oscilla tra la volontà, tipicamente rotelliana, di riprodurre le immagini della quotidianità “urbana” e la smania categorizzante di Christian Boltanski. 

Criminalista e acuto osservatore, Bauer avvia la sua ricerca archivistica con Bilder mit Kreisen (Dipinti con cerchi). Nella serie, prelievi scrupolosi e non casuali di immagini, stralci di testo e pettegolezzi, selezionati da magazine tedeschi, vengono riportati, a olio, su tela. L’intento? Quello di sottoporre all’attenzione del pubblico i “cerchi rossi” tracciati dai foto-editor direttamente sui materiali di stampa per sottolineare particolari mediatici piccanti, scandalosi, tragici. 

Un’operazione decisamente pop: bloccare il flusso costante e martellante di immagini; scegliere un fotogramma; porlo al centro di una tela, al centro del punto di vista dell’osservatore. Andy Warhol aveva fatto altrettanto con le sue Brillo Boxes e la realtà consumistica della società di massa in avanzata.

Nuovo e molto interessante, invece, il lavoro proposto in Archives. Non più soggetti da rotocalco ma relazioni profonde, rapporti familiari in evoluzione, intrecci di storie, vite e affetti. Nell’ambito di una vera e propria rassegna stampa, che lega a doppia mandata paesi, etnie e periodi storici differenti, Bauer si concentra soprattutto sul rapporto madre-figlio e sul diverso modo in cui i due ruoli si relazionano a seconda del contesto storico, sociale e culturale in cui tale rapporto si sviluppa e fortifica.

Piacevole è stato notare il mutamento nella tecnica di produzione dei lavori: non più olio su tela, ma carboncino e pastello. I disegni, realizzati fronte/retro con enorme maestria quasi a voler riprodurre il paesaggio pieno che ci si staglia davanti nel momento in cui sfogliamo le pagine di un giornale, sono inseriti in lightbox di legno chiaro, leggeri e non invasivi. Luci soffuse dietro veli di carta: è la trasparenza la chiave di lettura di una mostra che ci conduce, per mano, all’interno della struttura stessa dell’immagine.