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Leonardo e i suoi due “padri”: l’artista attraverso la lente delle sue opere perdute
Lo studioso Louis A. Waldman ha illustrato i frutti di recenti studi su documenti d’archivio inediti, che rendono note opere perdute di Leonardo e aggiungono nuove significative conoscenze sulla vita e le opere del genio fiorentino.
Comunicato stampa
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Celebrazioni Leonardiane
18 aprile – 30 giugno 2009
XLIX LETTURA VINCIANA
Leonardo e i suoi due “padri”: l’artista attraverso la lente delle sue opere perdute
di Louis A. Waldman
Come ogni anno, la città di Vinci ricorda la nascita di Leonardo con le Celebrazioni Leonardiane, manifestazioni che hanno nella Lettura Vinciana il loro momento più significativo. Dal 1960, infatti, la Biblioteca Leonardiana affida ad uno dei più significativi esponenti della storiografia vinciana il compito di un intervento critico su uno dei molteplici campi in cui si sviluppò l’attività di Leonardo. Si è creato così con la Lettura Vinciana un appuntamento di grande interesse culturale, capace di documentare tendenze fondamentali e protagonisti principali degli studi vinciani.
Quest’anno la lezione dal titolo Leonardo e i suoi due “padri”: l’artista attraverso la lente delle sue opere perdute (oggi, sabato 18 aprile alla Biblioteca Leopardiana di Vinci) è stata affidata al professor Louis A. Waldman, Assistant Director for Programs, Villa i Tatti – The Harvard Center for Italian Renaissance Studies (Firenze). Lo studioso ha illustrato i frutti di recenti studi su documenti d’archivio inediti, che rendono note opere perdute di Leonardo e aggiungono nuove significative conoscenze sulla vita e le opere del genio fiorentino.
Tre sono le opere mai giunte sino a noi, di cui ci parlano i documenti (recuperati all’Archivio di Stato di Firenze e in un Archivio privato) studiati da Waldman: un gruppo di campane per la Chiesa di San Cresci a Campi, per cui Leonardo fu pagato nell’ottobre del 1480 e che rappresenta dunque la prima opera che conosciamo nel campo di ingegneria e architettura. Leonardo era appena uscito dalla bottega del Verrocchio, importante fonditore di campane. In un altro documento si parla invece di un cartone e una tavola lignea con ogni probabilità per una Madonna e Bambino con Sant’Anna della SS.Annunziata, opera lasciata incompiuta quando Leonardo lasciò Firenze per l’ultima volta nel 1506.
L’altra opera di cui parlano queste fonti inedite è un ritratto dello zio Francesco, citato nell’Inventario del padre di Leonardo, Ser Piero da Vinci. Fu Francesco che lo crebbe da giovinetto a Vinci, mentre ser Piero viveva a Firenze, e fu Francesco - e non il padre naturale – che provvide per lui ad un lascito nel suo testamento. L’errore di Vasari nella prima edizione delle Vite, in cui chiamò Ser Piero l’affezionato zio da cui fu cresciuto, suggerisce come per Leonardo ser Francesco svolgesse una funzione significativa in loco parentis. Un inventario inedito dell’abitazione di ser Piero, redatto nel 1504, getta dunque una nuova importante luce sulla relazione di Leonardo con entrambi i suoi “padri” e su sue opere perdute. Insieme a molte piccole sculture il testo menziona “1ª testa cioè el ritracto di Francesco”, che possiamo quasi certamente interpretare come il riferimento ad un ritratto (adesso perduto) dello zio di mano di Leonardo.
Forse non è troppo azzardato riesumare un’ipotesi – menzionata in maniera disorganica da un piccolo numero di scrittori, ma raramente tenuta in grande considerazione – secondo cui un riflesso del ritratto perduto di mano di Leonardo del suo “secondo padre” ci sarebbe stato tramandato dal famoso “Autoritratto” di Torino, probabilmente databile a partire dagli anni ‘90 del 1400. Studiosi ne hanno spesso evidenziato la somiglianza con ritratti contemporanei raffiguranti Leonardo. Eppure il modello del foglio di Torino sembra essere troppo vecchio per poter rappresentare Leonardo nel periodo in cui lo stava realizzando.
Note biografiche sui Louis A. Waldman
Dottorato di ricerca presso la New York University 1999. E’ borsista del Kunsthistorisches Institut, Firenze (1993-95), Fulbright (1999), Villa I Tatti (2005-2006).
Ha insegnato alla Syracuse University (Firenze) e dal 1999 presso l’Università del Texas a Austin
Volume su Baccio Bandinelli (allievo di Leonardo) pubblicato nel 2004.
Articoli e saggi (85 circa) sull’arte fiorentina del ‘400 e ‘500.
2004: Accademico d’Onore, Accademia delle Arti del Disegno.
Dal 2007 fino al 2010 è Assistant Director for Programs presso Villa I Tatti, Firenze.
18 aprile – 30 giugno 2009
XLIX LETTURA VINCIANA
Leonardo e i suoi due “padri”: l’artista attraverso la lente delle sue opere perdute
di Louis A. Waldman
Come ogni anno, la città di Vinci ricorda la nascita di Leonardo con le Celebrazioni Leonardiane, manifestazioni che hanno nella Lettura Vinciana il loro momento più significativo. Dal 1960, infatti, la Biblioteca Leonardiana affida ad uno dei più significativi esponenti della storiografia vinciana il compito di un intervento critico su uno dei molteplici campi in cui si sviluppò l’attività di Leonardo. Si è creato così con la Lettura Vinciana un appuntamento di grande interesse culturale, capace di documentare tendenze fondamentali e protagonisti principali degli studi vinciani.
Quest’anno la lezione dal titolo Leonardo e i suoi due “padri”: l’artista attraverso la lente delle sue opere perdute (oggi, sabato 18 aprile alla Biblioteca Leopardiana di Vinci) è stata affidata al professor Louis A. Waldman, Assistant Director for Programs, Villa i Tatti – The Harvard Center for Italian Renaissance Studies (Firenze). Lo studioso ha illustrato i frutti di recenti studi su documenti d’archivio inediti, che rendono note opere perdute di Leonardo e aggiungono nuove significative conoscenze sulla vita e le opere del genio fiorentino.
Tre sono le opere mai giunte sino a noi, di cui ci parlano i documenti (recuperati all’Archivio di Stato di Firenze e in un Archivio privato) studiati da Waldman: un gruppo di campane per la Chiesa di San Cresci a Campi, per cui Leonardo fu pagato nell’ottobre del 1480 e che rappresenta dunque la prima opera che conosciamo nel campo di ingegneria e architettura. Leonardo era appena uscito dalla bottega del Verrocchio, importante fonditore di campane. In un altro documento si parla invece di un cartone e una tavola lignea con ogni probabilità per una Madonna e Bambino con Sant’Anna della SS.Annunziata, opera lasciata incompiuta quando Leonardo lasciò Firenze per l’ultima volta nel 1506.
L’altra opera di cui parlano queste fonti inedite è un ritratto dello zio Francesco, citato nell’Inventario del padre di Leonardo, Ser Piero da Vinci. Fu Francesco che lo crebbe da giovinetto a Vinci, mentre ser Piero viveva a Firenze, e fu Francesco - e non il padre naturale – che provvide per lui ad un lascito nel suo testamento. L’errore di Vasari nella prima edizione delle Vite, in cui chiamò Ser Piero l’affezionato zio da cui fu cresciuto, suggerisce come per Leonardo ser Francesco svolgesse una funzione significativa in loco parentis. Un inventario inedito dell’abitazione di ser Piero, redatto nel 1504, getta dunque una nuova importante luce sulla relazione di Leonardo con entrambi i suoi “padri” e su sue opere perdute. Insieme a molte piccole sculture il testo menziona “1ª testa cioè el ritracto di Francesco”, che possiamo quasi certamente interpretare come il riferimento ad un ritratto (adesso perduto) dello zio di mano di Leonardo.
Forse non è troppo azzardato riesumare un’ipotesi – menzionata in maniera disorganica da un piccolo numero di scrittori, ma raramente tenuta in grande considerazione – secondo cui un riflesso del ritratto perduto di mano di Leonardo del suo “secondo padre” ci sarebbe stato tramandato dal famoso “Autoritratto” di Torino, probabilmente databile a partire dagli anni ‘90 del 1400. Studiosi ne hanno spesso evidenziato la somiglianza con ritratti contemporanei raffiguranti Leonardo. Eppure il modello del foglio di Torino sembra essere troppo vecchio per poter rappresentare Leonardo nel periodo in cui lo stava realizzando.
Note biografiche sui Louis A. Waldman
Dottorato di ricerca presso la New York University 1999. E’ borsista del Kunsthistorisches Institut, Firenze (1993-95), Fulbright (1999), Villa I Tatti (2005-2006).
Ha insegnato alla Syracuse University (Firenze) e dal 1999 presso l’Università del Texas a Austin
Volume su Baccio Bandinelli (allievo di Leonardo) pubblicato nel 2004.
Articoli e saggi (85 circa) sull’arte fiorentina del ‘400 e ‘500.
2004: Accademico d’Onore, Accademia delle Arti del Disegno.
Dal 2007 fino al 2010 è Assistant Director for Programs presso Villa I Tatti, Firenze.
18
aprile 2009
Leonardo e i suoi due “padri”: l’artista attraverso la lente delle sue opere perdute
18 aprile 2009
incontro - conferenza
Location
BIBLIOTECA LEONARDIANA
Vinci, Via Giorgio La Pira, 1, (Firenze)
Vinci, Via Giorgio La Pira, 1, (Firenze)
Ufficio stampa
SPAINI & PARTNERS
Autore
Curatore