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Andrea Recchia
Una mostra personale del giovane artista veronese Andrea Recchia.
Comunicato stampa
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È opinione generalizzata, che l’arte si possa identificare con l’estetica tradizionalmente intesa come particolare ramo dell’indagine filosofica che ricerca e determina nell’arte l’essenza del bello.
Per questo motivo l’uomo medio è portato ad attribuire in maniera alterata, una scala di valori di bellezza relativa a ciascuna delle forme sensibili sia della natura che delle arti.
Il consumismo sfrenato, il succedersi repentino delle mode, la crisi delle strutture culturali tradizionali, la contestazione ed il rifiuto degli abituali canali di comunicazione, porta un conflitto tra arte e società, che è sempre esistito, ma oggi sembra superare ogni limite, difatti tende a dividere quei punti primari che drovrebbero invece unire.
L’arte ha preso ad inoltrarsi nei comportamenti, nell’ecologia umana applicata, nei processi mentali ecc... E per molti artisti comunicare a voluto dire uscire dall’arte per entrare nelle libere associazioni dell’esperienza estetica intesa nel senso più largo.
Ed in questo contesto che si può collocare l’operato artistico di Andrea Recchia Rizzardi, giovane pittore veronese, iscritto alla facoltà di architettura di venezia.
Ed è l’architettura che ad un primo esame sembra erompere dalla tela, spezzando la logica del discorso per la libertà dei suoi singoli elementi, dove viene preferita la libertà dei nessi tra opera ed opera ed orbitanti tutte attorno ad una sola volontà:
Quella di ciascun essere di provare e sperimentare le diverse tecniche delle nuove forme dell’arte.
È naturale che ciò avvenga in un mondo dominato dalla scienza.
Un mondo in qui neppure l’alto sviluppo scientifico e tecnologico sembra ormai in grado di recare meraviglia.
Per questo giovane artista, giovane di età ma non di maturità, il risultato, l’opera, è sintesi di cultura intellettiva, “amore” del sapere, di conoscenza del suo tempo,
Di esatto senso delle cose e dell’uomo.
È vero, è giovane e pertanto in continua evoluzione emotiva, ma deve esserlo per portare avanti un discorso cosi attento e personale, dove non cerca di “imporre”, ma si limita a suggerire il suo pensiero, a presentare il suo mondo, il suo angolo visivo.
Semmai stà al fruitore cambiare il messaggio, ma attraverso una personale conquista, dopo che l’opera artistica avrà avuto modo di penetrare in profondità, rielaborarsi e decantarsi, per mezzo di una faticosa attività intellettuale.
Recchia non guarda con gli occhi di un singolo uomo ma con l’apertura mentale che tutta l’umanità dovrebbe avere, almeno in quegli strati sociali più evoluti, e ciò lo fa senza nemmeno tentare di distruggere, senza impeto sovversivo, ma soltanto presentando un nuovo angolo prospettico, una nuova costruzione, evidenziando un’antica esigenza.
Lo spirito di Andrea Recchia è fresco di idee, pieno di ardore giovanile, eppure ha saputo suscitare attorno a sé un sincero interesse per la sua vena pittorica, carica di preziosa emotività, sottile...
Punto di partenza per un linguaggio indipendente ponendo le basi per una ricerca problematica dell’arte, contro la decadenza ed i falsi sofismi.
Andrea Garbellini
I pensieri, a volte, risuonano da un lato all’altro del nostro cuore, affollano la mente senza un ordine, si disperdono in mille rivoli, allontanandosi dalla fonte da cui erano partiti.
Ed è cosi che l’artista, in due opere “ragnatele e traiettorie mentali”, cerca di sfuggire a questo pericolo tendendo i fili dei suoi pensieri, come corde di violino pregne di musicalità interiore.
Le intreccia poggiandole su un fondo di luce calda e vitale, alla ricerca di una struttura armonica e limpida che gli permetta di svolgere senza errori fatali il suo percorso nascosto.
Recchia ama giocare con le infinite sfumature della luce, creando caldi contrasti di colori, ma al tempo stesso non abbandona mai la certezza delle forme geometriche solidamente delineate come in “triangoli” e “onde”.
Poi, sempre insoddisfatto della sua ricerca, lacera la tela: vedi l’opera “la tela squarciata”, e pur non rinnegando il rapporto con il colore, base costante del suo itinerario artistico, si avventura alla ricerca di altre forme, altri movimenti, altre onde, altri pensieri, che inondati dal sole della speranza, egli sa di poter trovare nuovi e vitali, ogni giorno, dentro di sé.
Maria Grazia Ginocchio
Le nuove frontiere dell’arte
Il dominio della tecnica sorpassa la longitudine sulla quale l’onda sonora del pensiero accorda le speranze. Così i popoli acclamano la scienza e l’arte si inabissa nella metamorfosi che pone l’individuo tra il computer e il sogno. Andrea Recchia Rizzardi ingloba l’uno e l’altro reinventando l’animo del tema per adempiere a un richiamo interiore ma anche per compilare la scheda contemporanea, che indica le nuove frontiere, perché in arte abbia luogo la crescita individuale nell’ottica universale, e si inserisca, cellula preziosa, nel poema dell’uomo. Le opere attingono alla fonte del sapere, tra ingegno e inventiva, e adottano la formula - linguaggio che vede trionfare il Mouse, il Floppy disk, il Cd Rom. Anche la pellicola crea un istante di conquista, sovrapposta sulla tela che, a sua volta, appare incisa con porzioni ribaltate, tipo strisce metalliche, in sinergie geometriche che incastonano gli oggetti rappresentando il tempo degli accordi, tra un emisfero e l’altro, dove passano il suono e la parola, e lo stesso fuoco, in linee intersecate, emette l’energia che unifica e collega. In arte i simboli sono la ragione. Per essa passano le idee e si alimentano del medesimo scopo che le emette: dimostrare il tempo, proclamarlo; testimoniare il canto e il pianto, elencare i mezzi con i quali conduciamo il secolo. Il nostro, emette potere attraverso piccoli congegni che sfidano l’uomo dopo che egli li trae dalla sua stessa gloria: la ragione applicata. Su tele doppie, le emozioni in equilibrio formano l’esterno e l’interno in cui l’occhio penetra mediante piccole aperture dove l’acrilico ha decorato a spruzzo per il solo motivo di creare ritmo. Similitudini e diversità si intersecano e producono quel tanto di emozione giustamente valida poiché derivante dai punti in equilibrio, non solo per l’estetica ma anche per l’aspetto suggestivo, nel quale l’inventiva e la ragione si confermano. La ragione in modo particolare, poiché presuppone l’agire secondo un principio edificante: nulla si distrugge, tutto si trasforma. In tal modo i simboli di una scienza giovane producono linguaggio senza emettere sillaba. E’ l’alba del millennio in cui vedremo ribaltarsi i programmi. L’arte non è più tradizione ma effetto individuale. Ciascuno compie il rito del compiacimento, assorbendo dal pensiero universale e dal principio cosmico, che pone in vigore ciò che crea un mito ed entra nella memoria, come cardine provvisorio. Il computer diverrà antico e le opere rimarranno, anch’esse, situate nel perenne come sfida emblematica, mosaico scientifico, proclamazione di un’epoca basata sulle pellicole che incarnano i sogni e gli eventi, traducono il messaggio e lo divulgano. Elementi sensazionali in cui l’uomo si muove e vive, diramando se stesso, moltiplicandosi nella propria formula. Andrea Recchia Rizzardi compie un passo da gigante. L’arte contemporanea ha prodotto opere di ogni tipo. La celebrità spesso ha lambito le sponde di elementi discutibili. La nostra presentazione vuole introdurre un Artista dalla chiave d’oro: apre la barriera e si introduce con gli stessi elementi che sconvolgono la società. La folla incontra se stessa in ciò che Rizzardi rappresenta, emulando il principio della Creazione. Tutto converge, tutto si sviluppa in un’analisi prospettica in cui il magico si fonde con il tecnico, e la tela esulta, estasiata dallo stesso tema che incarna la moltitudine. Anche i colori formano la danza nella quale si entra, in un vibratile idillio di oggetti misteriosi, che rispondono al tempo e lo infiammano.
Maria Teresa Palitta
Per questo motivo l’uomo medio è portato ad attribuire in maniera alterata, una scala di valori di bellezza relativa a ciascuna delle forme sensibili sia della natura che delle arti.
Il consumismo sfrenato, il succedersi repentino delle mode, la crisi delle strutture culturali tradizionali, la contestazione ed il rifiuto degli abituali canali di comunicazione, porta un conflitto tra arte e società, che è sempre esistito, ma oggi sembra superare ogni limite, difatti tende a dividere quei punti primari che drovrebbero invece unire.
L’arte ha preso ad inoltrarsi nei comportamenti, nell’ecologia umana applicata, nei processi mentali ecc... E per molti artisti comunicare a voluto dire uscire dall’arte per entrare nelle libere associazioni dell’esperienza estetica intesa nel senso più largo.
Ed in questo contesto che si può collocare l’operato artistico di Andrea Recchia Rizzardi, giovane pittore veronese, iscritto alla facoltà di architettura di venezia.
Ed è l’architettura che ad un primo esame sembra erompere dalla tela, spezzando la logica del discorso per la libertà dei suoi singoli elementi, dove viene preferita la libertà dei nessi tra opera ed opera ed orbitanti tutte attorno ad una sola volontà:
Quella di ciascun essere di provare e sperimentare le diverse tecniche delle nuove forme dell’arte.
È naturale che ciò avvenga in un mondo dominato dalla scienza.
Un mondo in qui neppure l’alto sviluppo scientifico e tecnologico sembra ormai in grado di recare meraviglia.
Per questo giovane artista, giovane di età ma non di maturità, il risultato, l’opera, è sintesi di cultura intellettiva, “amore” del sapere, di conoscenza del suo tempo,
Di esatto senso delle cose e dell’uomo.
È vero, è giovane e pertanto in continua evoluzione emotiva, ma deve esserlo per portare avanti un discorso cosi attento e personale, dove non cerca di “imporre”, ma si limita a suggerire il suo pensiero, a presentare il suo mondo, il suo angolo visivo.
Semmai stà al fruitore cambiare il messaggio, ma attraverso una personale conquista, dopo che l’opera artistica avrà avuto modo di penetrare in profondità, rielaborarsi e decantarsi, per mezzo di una faticosa attività intellettuale.
Recchia non guarda con gli occhi di un singolo uomo ma con l’apertura mentale che tutta l’umanità dovrebbe avere, almeno in quegli strati sociali più evoluti, e ciò lo fa senza nemmeno tentare di distruggere, senza impeto sovversivo, ma soltanto presentando un nuovo angolo prospettico, una nuova costruzione, evidenziando un’antica esigenza.
Lo spirito di Andrea Recchia è fresco di idee, pieno di ardore giovanile, eppure ha saputo suscitare attorno a sé un sincero interesse per la sua vena pittorica, carica di preziosa emotività, sottile...
Punto di partenza per un linguaggio indipendente ponendo le basi per una ricerca problematica dell’arte, contro la decadenza ed i falsi sofismi.
Andrea Garbellini
I pensieri, a volte, risuonano da un lato all’altro del nostro cuore, affollano la mente senza un ordine, si disperdono in mille rivoli, allontanandosi dalla fonte da cui erano partiti.
Ed è cosi che l’artista, in due opere “ragnatele e traiettorie mentali”, cerca di sfuggire a questo pericolo tendendo i fili dei suoi pensieri, come corde di violino pregne di musicalità interiore.
Le intreccia poggiandole su un fondo di luce calda e vitale, alla ricerca di una struttura armonica e limpida che gli permetta di svolgere senza errori fatali il suo percorso nascosto.
Recchia ama giocare con le infinite sfumature della luce, creando caldi contrasti di colori, ma al tempo stesso non abbandona mai la certezza delle forme geometriche solidamente delineate come in “triangoli” e “onde”.
Poi, sempre insoddisfatto della sua ricerca, lacera la tela: vedi l’opera “la tela squarciata”, e pur non rinnegando il rapporto con il colore, base costante del suo itinerario artistico, si avventura alla ricerca di altre forme, altri movimenti, altre onde, altri pensieri, che inondati dal sole della speranza, egli sa di poter trovare nuovi e vitali, ogni giorno, dentro di sé.
Maria Grazia Ginocchio
Le nuove frontiere dell’arte
Il dominio della tecnica sorpassa la longitudine sulla quale l’onda sonora del pensiero accorda le speranze. Così i popoli acclamano la scienza e l’arte si inabissa nella metamorfosi che pone l’individuo tra il computer e il sogno. Andrea Recchia Rizzardi ingloba l’uno e l’altro reinventando l’animo del tema per adempiere a un richiamo interiore ma anche per compilare la scheda contemporanea, che indica le nuove frontiere, perché in arte abbia luogo la crescita individuale nell’ottica universale, e si inserisca, cellula preziosa, nel poema dell’uomo. Le opere attingono alla fonte del sapere, tra ingegno e inventiva, e adottano la formula - linguaggio che vede trionfare il Mouse, il Floppy disk, il Cd Rom. Anche la pellicola crea un istante di conquista, sovrapposta sulla tela che, a sua volta, appare incisa con porzioni ribaltate, tipo strisce metalliche, in sinergie geometriche che incastonano gli oggetti rappresentando il tempo degli accordi, tra un emisfero e l’altro, dove passano il suono e la parola, e lo stesso fuoco, in linee intersecate, emette l’energia che unifica e collega. In arte i simboli sono la ragione. Per essa passano le idee e si alimentano del medesimo scopo che le emette: dimostrare il tempo, proclamarlo; testimoniare il canto e il pianto, elencare i mezzi con i quali conduciamo il secolo. Il nostro, emette potere attraverso piccoli congegni che sfidano l’uomo dopo che egli li trae dalla sua stessa gloria: la ragione applicata. Su tele doppie, le emozioni in equilibrio formano l’esterno e l’interno in cui l’occhio penetra mediante piccole aperture dove l’acrilico ha decorato a spruzzo per il solo motivo di creare ritmo. Similitudini e diversità si intersecano e producono quel tanto di emozione giustamente valida poiché derivante dai punti in equilibrio, non solo per l’estetica ma anche per l’aspetto suggestivo, nel quale l’inventiva e la ragione si confermano. La ragione in modo particolare, poiché presuppone l’agire secondo un principio edificante: nulla si distrugge, tutto si trasforma. In tal modo i simboli di una scienza giovane producono linguaggio senza emettere sillaba. E’ l’alba del millennio in cui vedremo ribaltarsi i programmi. L’arte non è più tradizione ma effetto individuale. Ciascuno compie il rito del compiacimento, assorbendo dal pensiero universale e dal principio cosmico, che pone in vigore ciò che crea un mito ed entra nella memoria, come cardine provvisorio. Il computer diverrà antico e le opere rimarranno, anch’esse, situate nel perenne come sfida emblematica, mosaico scientifico, proclamazione di un’epoca basata sulle pellicole che incarnano i sogni e gli eventi, traducono il messaggio e lo divulgano. Elementi sensazionali in cui l’uomo si muove e vive, diramando se stesso, moltiplicandosi nella propria formula. Andrea Recchia Rizzardi compie un passo da gigante. L’arte contemporanea ha prodotto opere di ogni tipo. La celebrità spesso ha lambito le sponde di elementi discutibili. La nostra presentazione vuole introdurre un Artista dalla chiave d’oro: apre la barriera e si introduce con gli stessi elementi che sconvolgono la società. La folla incontra se stessa in ciò che Rizzardi rappresenta, emulando il principio della Creazione. Tutto converge, tutto si sviluppa in un’analisi prospettica in cui il magico si fonde con il tecnico, e la tela esulta, estasiata dallo stesso tema che incarna la moltitudine. Anche i colori formano la danza nella quale si entra, in un vibratile idillio di oggetti misteriosi, che rispondono al tempo e lo infiammano.
Maria Teresa Palitta
24
aprile 2009
Andrea Recchia
Dal 24 aprile al 14 maggio 2009
giovane arte
Location
GALLERIA ARIANNA SARTORI
Mantova, Via Cappello, 17 , (Mantova)
Mantova, Via Cappello, 17 , (Mantova)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato 10.00-12.30 / 16.00-19.30. Chiuso domenica e 1° maggio.
Vernissage
24 Aprile 2009, 18.00
Autore
Curatore