Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Tracarte 3. Quasi per gioco…
Terzo appuntamento di una rassegna internazionale che vede la carta come assoluta protagonista e si inserisce nel più ampio progetto di riallacciare attraverso l’arte i fili con una tradizione antica della terra di Capitanata, da sempre luogo di produzione cartaria.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La mostra, che rimarrà aperta fino al 16 maggio, è il terzo appuntamento di una rassegna internazionale che vede la carta come assoluta protagonista e si inserisce nel più ampio progetto di riallacciare attraverso l’arte i fili con una tradizione antica della terra di Capitanata, da sempre luogo di produzione cartaria.
La carta è, infatti, il punto di partenza e nello stesso tempo di arrivo per una ricognizione sull’ampio territorio delimitato dalle sperimentazioni e le ricerche sulle possibilità espressive di una materia apparentemente fragile, eppure estremamente duttile. La carta quindi non supporto, né piuttosto struttura portante dell’opera ma essenza, non strumento ma fine.
I quarantaquattro artisti invitati, italiani e stranieri, rappresentano una selezione qualificata di quanti utilizzano la carta come irrinunciabile vocabolario del proprio linguaggio artistico, permettendo al pubblico di addentrarsi nella complessità delle pratiche metodologiche contemporanee. La carta è parte integrante del processo creativo di ognuno di loro, anche se accanto al nucleo di quanti la utilizzano come esclusiva metodologia espressiva, è presente un altro gruppo che ad essa affianca anche differenti strumenti per delineare l’ampio orizzonte della propria progettualità.
Come per le precedenti edizioni l’assunto che è alla base di questa nuova esperienza espositiva è il desiderio di analizzare il ruolo della carta come stimolo e strumento espressivo della creatività, nella dichiarata volontà di intenderla non semplicemente come supporto, quanto piuttosto come struttura portante dell’opera. È su questa premessa che si sono concretizzati gli inviti agli artisti scelti per la loro attitudine a costruire l’opera con la carta, non semplicemente sulla carta, declinandola quest’anno verso un tema particolare il gioco, inteso non solo come stimolo per la creatività di ognuno, “quanto soprattutto – scrive Loredana Rea nel testo critico - come irrinunciabile occasione per mettere in discussione con gioiosa ironia e lucido disincanto i miti e i riti di una società, che con dolorosa urgenza mostra i segni di una profonda crisi, indicando la necessità di una sistematica rifondazione di principi e valori”.
GIOCATORI DI CARTE
Carta, arte e gioco per provare a svelare l’essenza delle cose
L’uomo è completamente uomo soltanto quando gioca
Friedrich Schiller
La tematica del gioco ha attraversato con singolare persistenza i differenti territori della sperimentazione artistica, ad evidenziare non solo l’interesse per un’attività che caratterizza profondamente la vita, scandendone la quotidianità con una ritmicità sempre diversa, quanto piuttosto ad affermare un’affinità ineludibile, come sottolineava Kant, infatti: “l’arte ha in comune con il gioco la libertà”.
Sia per l’arte che per il gioco essa è l’insopprimibile punto di partenza di un percorso molto articolato verso la comprensione della complessità dell’esistenza. Da sempre la libertà è la condizione necessaria e indispensabile per esprimersi, per trovare la consapevolezza di sé, per rafforzare la propria identità ed entrambi in modi e maniere diversi contribuiscono alla completezza di un esercizio di conoscenza e all’attivazione di un inarrestabile processo di trasformazione culturale. L’una si prefigge di rimettere in discussione le regole costituite, di superare i limiti imposti all’uomo dall’uomo stesso in una continua tensione tra finito e infinito, mentre l’altro offre la possibilità di mettere il mondo tra parentesi, anche solo per un momento, per tornare a cogliere la realtà come piacere, lasciandosi alle spalle l’effimera consistenza della condizione umana.
A partire dal XVI secolo la scelta dei soggetti strettamente legati alle attività ludiche - giocatori di carte e di scacchi, soprattutto - sottende quindi non solo la volontà di sottolineare l’aspetto illusorio del quotidiano scorrere della vita, quanto piuttosto il desiderio attraverso l’arte di andare oltre, per superare l’apparenza dell’esistenza e scompaginare le regole di un sistema inesplicabile, recuperando la capacità di coniugare realtà e immaginazione. Strettamente connesso alla ricerca artistica il gioco si presenta, allora, non come semplice strumento, ma come sistema di pensiero in grado di offrirsi in alternativa a quello tradizionale, ridimensionando l’importanza di valori assolutamente contestabili, assurti nel tempo a modelli di vita, e forzando i confini sempre più soffocanti di un’omologazione che toglie forza alla creatività.
Quando nel 1560 Pieter Bruegel, segnando uno scarto rispetto alle consuete scelte tematiche, dipinge I giochi dei fanciulli, in cui 148 bambini sono intenti a 68 giochi diversi, realizza non solo una sorta di catalogazione degli svaghi infantili diffusi in quel tempo, ma anche un omaggio alla loro imprescindibile funzione educativa, capace di stimolare l’improvvisazione, la spensieratezza e la creatività, troppo spesso schiacciate dalle responsabilità che la vita impone. È, però, nelle sperimentazioni legate alle avanguardie del ‘900 che il rapporto tra arte e gioco registra un’accelerazione, tanto che si propone come opportunità per trasformare di segno la realtà e restituirla, poi, artificialmente ricostruita. Al principio del XX secolo l’arte, infatti, irrompe nella quotidianità caricandosi di nuova energia e, scompaginando sistemi tradizionalmente riconosciuti, rifiuta la sua stessa funzione di rappresentazione simbolico-naturalistica, avocando a sé il ruolo di interagire con lo spettatore mediate il gesto e la partecipazione. Il gioco assume una nuova importanza, offrendosi come trasposizione di una differente condizione di vivere la realtà e del conseguente bisogno di superare le regole stabilite, per aprirsi ad altre forme espressive che dal futurismo al dadaismo portano all'happening e alle performance.
Immaginazione, sorpresa, inventiva, illusione, esuberanza, sogno e dissacrazione si contaminano a materializzare un linguaggio fertile e in continua metamorfosi, collante tra la dimensione ludica e la sua rappresentazione, per generare una corrente straripante, che attraversando le esperienze sperimentali delle prime e delle seconde avanguardie è capace di restituire sublimata la realtà della condizione umana fin nelle sue pieghe più oscure e incomprensibili.
L’energia contagiosa e spesso destabilizzante che si insinua in ognuno, quando l’attenzione è catturata dalla realtà del gioco, innescando un meccanismo in cui levità e inquietudine si mescolano l’una all’altra per oltrepassare i limiti di sé, è il leit motiv che caratterizza inconfondibilmente la terza edizione di Tracarte. Come per i precedenti appuntamenti gli artisti presenti hanno utilizzato nella realizzazione del proprio lavoro la carta, elettivo mezzo espressivo e irrinunciabile stimolo per soluzioni operative sempre diverse, ma quest’anno la tematica, suggerita come collante per la pluralità dei risultati offerti dalle molteplici direzioni di ricerca, si offre non solo come ulteriore possibilità di riflessione sui numerosi sviluppi dell’arte contemporanea, quanto soprattutto come irrinunciabile occasione per mettere in discussione con gioiosa ironia e lucido disincanto i miti e i riti di una società, che con dolorosa urgenza mostra i segni di una profonda crisi, indicando la necessità di una sistematica rifondazione di principi e valori. Attraverso il gioco l’arte, infatti, non solo esprimere il complesso disagio che sostanzia la contemporaneità, ma cerca di rintracciarne e comprenderne le ragioni, provando ad indicare la strada per arrivare a svelare l’essenza delle cose.
Invitatati a giocare con la carta, gli artisti selezionati per questo nuovo momento espositivo, diventato ormai una vera occasione di incontro e confronto, hanno finito con il materializzare nelle opere, realizzate come ogni gioco richiede tra leggerezza e serietà, la necessità di rapportarsi dialetticamente con una quotidianità fatta di contraddizioni e sconnessioni, per comprendere l’articolazione dell’esistenza, superare la destabilizzante precarietà che la pervade, aprire un varco nella sua provvisorietà e guardare oltre. Le opere in mostra consentono, infatti, di affrontare il tema proposto secondo differenti prospettive, interpretate inevitabilmente all’interno dei fattori di libertà, casualità, precarietà, inconscio e fantasia, tutti elementi che si rintracciano nell’attività ludica, intesa come metafora della realtà, sia pure trasposta in un ordine diverso, per offrire al pubblico un percorso capace di appassionare, divertire e fornire più di uno spunto di riflessione sulla complessità di questo nostro tempo.
Loredana Rea
La carta è, infatti, il punto di partenza e nello stesso tempo di arrivo per una ricognizione sull’ampio territorio delimitato dalle sperimentazioni e le ricerche sulle possibilità espressive di una materia apparentemente fragile, eppure estremamente duttile. La carta quindi non supporto, né piuttosto struttura portante dell’opera ma essenza, non strumento ma fine.
I quarantaquattro artisti invitati, italiani e stranieri, rappresentano una selezione qualificata di quanti utilizzano la carta come irrinunciabile vocabolario del proprio linguaggio artistico, permettendo al pubblico di addentrarsi nella complessità delle pratiche metodologiche contemporanee. La carta è parte integrante del processo creativo di ognuno di loro, anche se accanto al nucleo di quanti la utilizzano come esclusiva metodologia espressiva, è presente un altro gruppo che ad essa affianca anche differenti strumenti per delineare l’ampio orizzonte della propria progettualità.
Come per le precedenti edizioni l’assunto che è alla base di questa nuova esperienza espositiva è il desiderio di analizzare il ruolo della carta come stimolo e strumento espressivo della creatività, nella dichiarata volontà di intenderla non semplicemente come supporto, quanto piuttosto come struttura portante dell’opera. È su questa premessa che si sono concretizzati gli inviti agli artisti scelti per la loro attitudine a costruire l’opera con la carta, non semplicemente sulla carta, declinandola quest’anno verso un tema particolare il gioco, inteso non solo come stimolo per la creatività di ognuno, “quanto soprattutto – scrive Loredana Rea nel testo critico - come irrinunciabile occasione per mettere in discussione con gioiosa ironia e lucido disincanto i miti e i riti di una società, che con dolorosa urgenza mostra i segni di una profonda crisi, indicando la necessità di una sistematica rifondazione di principi e valori”.
GIOCATORI DI CARTE
Carta, arte e gioco per provare a svelare l’essenza delle cose
L’uomo è completamente uomo soltanto quando gioca
Friedrich Schiller
La tematica del gioco ha attraversato con singolare persistenza i differenti territori della sperimentazione artistica, ad evidenziare non solo l’interesse per un’attività che caratterizza profondamente la vita, scandendone la quotidianità con una ritmicità sempre diversa, quanto piuttosto ad affermare un’affinità ineludibile, come sottolineava Kant, infatti: “l’arte ha in comune con il gioco la libertà”.
Sia per l’arte che per il gioco essa è l’insopprimibile punto di partenza di un percorso molto articolato verso la comprensione della complessità dell’esistenza. Da sempre la libertà è la condizione necessaria e indispensabile per esprimersi, per trovare la consapevolezza di sé, per rafforzare la propria identità ed entrambi in modi e maniere diversi contribuiscono alla completezza di un esercizio di conoscenza e all’attivazione di un inarrestabile processo di trasformazione culturale. L’una si prefigge di rimettere in discussione le regole costituite, di superare i limiti imposti all’uomo dall’uomo stesso in una continua tensione tra finito e infinito, mentre l’altro offre la possibilità di mettere il mondo tra parentesi, anche solo per un momento, per tornare a cogliere la realtà come piacere, lasciandosi alle spalle l’effimera consistenza della condizione umana.
A partire dal XVI secolo la scelta dei soggetti strettamente legati alle attività ludiche - giocatori di carte e di scacchi, soprattutto - sottende quindi non solo la volontà di sottolineare l’aspetto illusorio del quotidiano scorrere della vita, quanto piuttosto il desiderio attraverso l’arte di andare oltre, per superare l’apparenza dell’esistenza e scompaginare le regole di un sistema inesplicabile, recuperando la capacità di coniugare realtà e immaginazione. Strettamente connesso alla ricerca artistica il gioco si presenta, allora, non come semplice strumento, ma come sistema di pensiero in grado di offrirsi in alternativa a quello tradizionale, ridimensionando l’importanza di valori assolutamente contestabili, assurti nel tempo a modelli di vita, e forzando i confini sempre più soffocanti di un’omologazione che toglie forza alla creatività.
Quando nel 1560 Pieter Bruegel, segnando uno scarto rispetto alle consuete scelte tematiche, dipinge I giochi dei fanciulli, in cui 148 bambini sono intenti a 68 giochi diversi, realizza non solo una sorta di catalogazione degli svaghi infantili diffusi in quel tempo, ma anche un omaggio alla loro imprescindibile funzione educativa, capace di stimolare l’improvvisazione, la spensieratezza e la creatività, troppo spesso schiacciate dalle responsabilità che la vita impone. È, però, nelle sperimentazioni legate alle avanguardie del ‘900 che il rapporto tra arte e gioco registra un’accelerazione, tanto che si propone come opportunità per trasformare di segno la realtà e restituirla, poi, artificialmente ricostruita. Al principio del XX secolo l’arte, infatti, irrompe nella quotidianità caricandosi di nuova energia e, scompaginando sistemi tradizionalmente riconosciuti, rifiuta la sua stessa funzione di rappresentazione simbolico-naturalistica, avocando a sé il ruolo di interagire con lo spettatore mediate il gesto e la partecipazione. Il gioco assume una nuova importanza, offrendosi come trasposizione di una differente condizione di vivere la realtà e del conseguente bisogno di superare le regole stabilite, per aprirsi ad altre forme espressive che dal futurismo al dadaismo portano all'happening e alle performance.
Immaginazione, sorpresa, inventiva, illusione, esuberanza, sogno e dissacrazione si contaminano a materializzare un linguaggio fertile e in continua metamorfosi, collante tra la dimensione ludica e la sua rappresentazione, per generare una corrente straripante, che attraversando le esperienze sperimentali delle prime e delle seconde avanguardie è capace di restituire sublimata la realtà della condizione umana fin nelle sue pieghe più oscure e incomprensibili.
L’energia contagiosa e spesso destabilizzante che si insinua in ognuno, quando l’attenzione è catturata dalla realtà del gioco, innescando un meccanismo in cui levità e inquietudine si mescolano l’una all’altra per oltrepassare i limiti di sé, è il leit motiv che caratterizza inconfondibilmente la terza edizione di Tracarte. Come per i precedenti appuntamenti gli artisti presenti hanno utilizzato nella realizzazione del proprio lavoro la carta, elettivo mezzo espressivo e irrinunciabile stimolo per soluzioni operative sempre diverse, ma quest’anno la tematica, suggerita come collante per la pluralità dei risultati offerti dalle molteplici direzioni di ricerca, si offre non solo come ulteriore possibilità di riflessione sui numerosi sviluppi dell’arte contemporanea, quanto soprattutto come irrinunciabile occasione per mettere in discussione con gioiosa ironia e lucido disincanto i miti e i riti di una società, che con dolorosa urgenza mostra i segni di una profonda crisi, indicando la necessità di una sistematica rifondazione di principi e valori. Attraverso il gioco l’arte, infatti, non solo esprimere il complesso disagio che sostanzia la contemporaneità, ma cerca di rintracciarne e comprenderne le ragioni, provando ad indicare la strada per arrivare a svelare l’essenza delle cose.
Invitatati a giocare con la carta, gli artisti selezionati per questo nuovo momento espositivo, diventato ormai una vera occasione di incontro e confronto, hanno finito con il materializzare nelle opere, realizzate come ogni gioco richiede tra leggerezza e serietà, la necessità di rapportarsi dialetticamente con una quotidianità fatta di contraddizioni e sconnessioni, per comprendere l’articolazione dell’esistenza, superare la destabilizzante precarietà che la pervade, aprire un varco nella sua provvisorietà e guardare oltre. Le opere in mostra consentono, infatti, di affrontare il tema proposto secondo differenti prospettive, interpretate inevitabilmente all’interno dei fattori di libertà, casualità, precarietà, inconscio e fantasia, tutti elementi che si rintracciano nell’attività ludica, intesa come metafora della realtà, sia pure trasposta in un ordine diverso, per offrire al pubblico un percorso capace di appassionare, divertire e fornire più di uno spunto di riflessione sulla complessità di questo nostro tempo.
Loredana Rea
18
aprile 2009
Tracarte 3. Quasi per gioco…
Dal 18 aprile al 16 maggio 2009
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE DEI MONTI UNITI DI FOGGIA
Foggia, Via Arpi, 152, (Foggia)
Foggia, Via Arpi, 152, (Foggia)
Vernissage
18 Aprile 2009, ore 18
Autore
Curatore