Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Art’ in Montespertoli – Io salverei…
Dal corale “io salverei” evolve un messaggio positivo. Ogni artista si è guardato intorno attingendo dalla cultura, dalla società, da tutto ciò che è elemento significante in un percorso che pone al centro l’individuo e la sua facoltà di ragionare, ascoltare, accrescendo il senso dell’aver cura, cura di sé, dell’altro da sé e della “Terra Patria” su cui viviamo.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
art’inMONTESPERTOLI
Festival d’arte visiva contemporanea / prima edizione
io salverei...
dal 21.03.2009 al 19.04.2009
Dare avvio ad un Festival d’Arte a Montespertoli muove da un dato concreto: l’arte visiva contemporanea, da tempo, è entrata nel tessuto dei piccoli centri, luoghi di eccellenza, in quanto capaci di darne visibilità sia all’interno di strutture pubbliche che nelle piazze e nei percorsi del centro storico.
Il Festival art’inMONTESPERTOLI intende caratterizzarsi come una proposta nell’ambito della dialettica
creativa contemporanea con opere inedite di artisti nati tra il 1970 e il 1982.
“Io salverei...” è al tempo stesso il titolo e la traccia a cui fanno riferimento le opere di questa prima
edizione, ordinate in una mostra che vede l’alternarsi di linguaggi espressivi quali il video, la fotografia, la performance, l’installazione.
Dal corale “io salverei” evolve un messaggio positivo. Ogni artista si è guardato intorno attingendo dalla cultura, dalla società, da tutto ciò che è elemento significante in un percorso che pone al centro l’individuo e la sua facoltà di ragionare, ascoltare, accrescendo il senso dell’aver cura, cura di sé, dell’altro da sé e della “Terra Patria” su cui viviamo.
Quasi ad interferire con lo scorrere del quotidiano, il Festival prenderà vita nelle strade e nelle piazze di
Montespertoli con l’intento di coinvolgere gli abitanti, i visitatori e renderli spettatori.
I luoghi / Gli artisti
Piazza del Popolo
Simone Armelani (1970, Montespertoli (Fi), installazione), Andrea Lunardi (1981, Pistoia, fotografia), Maurizio Poggiolini (1974, Prato, installazione sonora), Carlotta Sennato (1977, Roma/Berlino, fotografia), Angelo Spina (1979, Catania, fotografia), Marco Strappato (1982, Milano, fotografia)
Orario 24 ore su 24
Saletta Machiavelli, Piazza Machiavelli 13
Helga Maestrini (1981, Firenze, video), Giusy Pirrotta (1982, Milano, video)
Orario lunedì / domenica ore 10.00 - 19.30
Piazza Machiavelli, Piazza del Popolo e strade limitrofe
Sandro Bottari (1977, Livorno, performance), Tiziana Contino (1979, Catania, performance),
Orario inizio 15,30 solo giornata inaugurazione
Ingresso libero
inaugurazione sabato 21 marzo dalle ore 15,30
Comune di Montespertoli tel. 0571 600228 [cultura@comune.montespertoli.fi.it
wwww.comune.montespertoli.fi.it]
PROMERE tel. mobile 3478571958 [info@promere.it www.promere.it]
Catalogo digitale (DVD) edizioni Promere
Comune di Montespertoli
Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili
Organizzazione Associazione Culturale non-profit PROMERE
Patrocinio della Regione Toscana
Ufficio Stampa Leonardo Landi
Tel. 3478714962landileo@libero.it
a cura di Fiammetta Strigoli
artisti: Simone Armelani, Sandro Bottari, Tiziana Contino, Andrea Lunardi, Helga Maestrini Giusy Pirrotta, Maurizio Poggiolini, Carlotta Sennato, Angelo Spina, Marco Strappato.
Testo in catalogo:
I pensieri irradiano orizzonti
Questa prima edizione del Festival “Art’in Montespertoli” mostra opere
inedite di undici artisti nati tra il 1970 e il 1982, interpreti di un fare arte che coniuga componenti semantiche e specificità comunicative che si offrono a speculazioni plurali per entrare nel merito di un tema, di un argomento, di una riflessione condensata nel generico “io salverei…” - breve enunciato che legittima il titolo dato alla mostra e che è stata per me l’“immagine” di partenza come insieme significativo capace di dare una visione positiva dell’agire e il re-agire dell’individuo rispetto all’Altro da sé, all’universo mondo, in quella che viviamo come “società dell’incertezza”, incertezza dei fini in senso immediato e in senso
esistenziale, filosofico.
Quasi ad interferire con lo scorrere del quotidiano, le opere vivono in gran parte nel tessuto urbano della cittadina toscana in provincia di Firenze, comunicando attraverso linguaggi esteticamente eterogenei: dalla fotografia al video dalla performance all’installazione e all’installazione sonora.
Ogni artista affronta la tematica come urgenza, come principio guida entro i confini della propria cifra estetica, oggettivando un pensiero o denotandolo indirettamente, condensando nella propria opera significazioni anche nonimmediatamente esplicite, indeterminate, polivalenti, “leggibili” a diversi livelli.
L’arte s’incarna nella vita, rifiuta di essere chiusa nel delimite di “semplice” espressione creativa. Da essa emergono istanze, riflessioni, percorsi che dal sé rimandano all’universale, propone ricerche consapevoli, mostrando che la vita, appunto, così come l’universo, la natura, è un tessuto complesso di relazioni, di scambi, di comunicazioni, che niente è separato, isolato, che tutto è “legato”
insieme.
Dal corale “io salverei...” di Simone Armelani, Sandro Bottari, Tiziana Contino, Andrea Lunardi, Helga Maestrini, Giusy Pirrotta, Maurizio Poggiolini, Carlotta Sennato, Angelo Spina, Marco Strappato evolve un messaggio positivo. Guardandosi intorno hanno posto la propria attenzione su dati oggettivi che, direttamente o indirettamente, testimoniano di un’umanità non sempre e non solo
indifferente, attingendo dalla propria cultura e dalla società, da tutto ciò che è elemento significante in un percorso che “attraversa” l’individuo e la sua facoltà di ragionare, ascoltare, accrescere il senso dell’aver cura, cura di sé, dell’Altro da sé e della “Terra-Patria”, di moriniana memoria, su cui viviamo.
(fiammetta strigoli)
Simone Armelani (1970, Montespertoli, Fi)
“Tutto ciò che vive e si trasforma”
2009, installazione (dim. Variabili), stipiti di legno, piante d’olivo, cariole di ferro
L’installazione, situata in un’aiuola del giardino pubblico, al lato della grande piazza del paese, è costruita come una struttura che contraddice ogni tradizionale nozione di monumento e dipende dalla “storia” specifica dello spazio in cui è posta: un frammento di Natura ordinata, all’interno di un luogo urbanizzato, sul quale l’uomo esercita il proprio dominio.
E’ un’opera che invita ad essere “attraversata”, con il corpo e con la mente.
“Ho creduto importante attirare l’attenzione sulla particolarità della Natura in quanto produttrice di un repertorio di forme di eccezionale interesse ed io salvo la lotta dell’albero per rimanere diritto e crescere.”
Tiziana Contino (1979, Catania)
“1/2 - 2/2”
2009, performance interattiva, dimensioni ambientali.
Tiziana Contino mette in scena un happening, un’improvvisazione che risponde ad una sorta di teatro totale a cui sono sollecitati a partecipare gli avventori dei bar di Montespertoli. Misurando le proprie capacità di comunicazione, l’artista coinvolge l’Altro ad una riflessione, ad un ragionamento rispondendo al quesito: “Cosa salveresti come testimonianza del nostro passaggio nel mondo?”.
Ogni qual volta l’artista entra in un nuovo spazio lo scenario cambia, approccia un cliente, gli offre un caffé - elemento socializzante d’eccellenza nel costume mediterraneo - per meglio cogliere i segnali del suo stato d’animo, captarne le spie emozionali e leggere anche nelle pieghe del comunicare non verbale, fattori indispensabili all’elaborazione del proprio agire e re-agire. Un’agenda moleskine entra in gioco, le sue pagine divengono un supporto prezioso per custodire le riflessioni di ognuno, riflessioni che si susseguono, anonime, senza soluzione di continuità, scritte di pugno dall’avventore.
La vita di ognuno è un valore etico, il pensiero individuale come personale visione del mondo e l’esperienza di vita sono invece ciò che concorrono a dar senso alla nozione di identità. L’Altro da sé, l’individuo, la Persona, è ciò che Tiziana Contino salverebbe da ogni possibile distruzione.
Sandro Bottari (1977, Livorno)
“Uomo Latte Riso” Performance / Piazza Machiavelli, Montespertoli 2009
Sandro Bottari mette fuori un atto fortemente concentrato su sé, facendo intervenire elementi con i quali interagisce e con i quali costruisce un percorso
significante tendente ad esaltare e a “salvare” l’immaginazione dell’artista capa- ce di creare spazi in cui l’Altro può penetrare. La performance si svolge nello spazio urbano con la vicinanza prossemica del pubblico ed inscritta entro i confini di un foglio di cartone sul quale è poggiata a sua volta una lastra di plexiglass. L’artista agisce vestito di una tuta arancione ad alta visibilità in perfetta connettività con gli elementi che vanno a formare la sua “tavolozza” simbolica: il latte, il riso, i colori a tempera - elementi comuni, fortemente evocativi e per questo formativi di un linguaggio universalmente comprensibile: dal latte quale simbologia del nutrimento primordiale e spirituale; al chicco (di riso) come seme della vita che racchiude l'albero e il frutto; ai colori, simboli emozionali, alfabeto del mondo. Caricare un oggetto, un elemento comune di rimandi simbolici è un’elaborazione intellettuale, compiuta dall’esperienza, che si lega alla realtà storica, ideologica e culturale della società fin dagli albori della vita. Il linguaggio dell’arte attinge dai simboli, talvolta ne sollecita rinnovate speculazioni di senso, ma soprattutto concorre a renderli immortali.
Andrea Lunardi (1981, Pistoia)
“Hopes in the future”
2009, Fotografia (stampa su PVC), cm 230 x cm 300
Una bambina ri-costruisce il proprio mondo attorno a sé in uno spazio che è natura silente, indifferente.
Conduce il suo gioco rapportandosi con oggetti che rappresentano i simboli dei propri intrecci relazionali - la bambola, il castello di carte, le bolle di sapone.
La fantasia dell’infanzia è preziosa, vola lievemente nell’aria tra il fantastico e il possibile, perché ha una visione libera di ogni cosa: l’umanità e l’universo sono realtà che guarda “attraverso”, attraverso la leggerezza della propria anima, la fiducia e la speranza nel mondo; uno “sguardo” da non disperdere, da non
dimenticare poi… “Nei momenti in cui il regno dell’umano mi sembra
condannato alla pesantezza, penso che dovrei volare come Perseo in un altro spazio. Non stò parlando di fughe nel sogno o nell’irrazionale. Voglio dire che devo cambiare il mio approccio, devo guardare il mondo con un’altra ottica, un’altra logica, altri metodi di conoscenza e di verifica. Le immagini di
leggerezza che io cerco non devono lasciarsi dissolvere come sogni dalla realtà del presente e del futuro…” (Italo Calvino, Lezioni americane)
Helga Maestrini (1981, Firenze)
“Salvo Don Chisciotte”
2009, Video: Dv Pal 4/3, Durata: 1’59’’, Tecnica: animazione, computer grafica e ripresa.
Il soggetto del video è Don Chisciotte, eroe generoso, che si scontra con la realtà in nome di una nobile utopia. “Immagina: regali della mente sempre disponibili./Ogni anima libera, ringrazia,/sopravvive in una realtà cattiva,/perché la rende distorta e molto personale./Don Chisciotte come eroe che nella follia stà,/salvo perché conscio del suo vedere nuovo.” Il compendio poetico di Helga Maestrini al proprio video, sollecita ulteriori riflessioni intorno al “soldato di ventura” che Cervantes prende a pretesto per dire molto di più di ciò che sta sulla superficie del racconto. Don Chisciotte crede cose nobilissime, ma non ha la capacità di commisurarle alla realtà, dona la sua vita per gli altri per aiutarli con abnegazione. Il suo è un aiuto da “folle”, una follia complessa qual è quella degli eroi, che agisce sulla base di un’alterata percezione della realtà. «La libertà, Sancio, è uno dei più preziosi doni che i cieli abbiano dato agli uomini.» sono le parole che rivolge allo scudiero Sancio Panza, parole di un eroe leale, verso un ideale che corrisponde infinitamente al cuore dell'umanità. “Don Chisciotte come eroe che nella follia stà, salvo perché conscio del suo vedere nuovo.”: il suo vedere nuovo è una sorta di illuminazione, uno status che lo fa sentire libero anche se chiuso in una gabbia. E c’è ancora di più, il suo pensare e il suo operare presagiscono la cifra di un disagio, un disagio che non è del suo tempo – lui, cavaliere medievale – ma della modernità, verso ciò che è realtà e ciò che è apparenza, verso ciò che è verità e ciò che non lo è, ne avverte la discrepanza e intende metterci in guardia.
Giusy Pirrotta (1982, Milano)
“Charm’s machine”
2008, Video: DV Pal 4/3, Durata: 6’08’’, Tecnica: ripresa e montaggio.
Girato con camera fissa, la scena si svolge come all’interno di una scatola “dolce” le cui pareti sono immaginate ricoperte di zucchero filato. La figura che vi si muove, meccanicamente, è una sorta di operaia al lavoro per attivare processi di messa in moto auto-emozionale per ordinarli e selezionarli, “legando” tutti gli elementi a dispozione nella più completa armonia.
La “scatola” è pronta per essere offerta, donata e consumato il suo contenuto, ma ancora giace nascosta, dimenticata, solo l’obiettivo della video-camera vi scruta dentro, instancabile voyeur.
(L’amore mette a nudo la natura della nostra anima e ne fa di noi instancabili cercatori.)
Maurizio Poggiolini (1974, Prato)
“Stringhe”
2009, Installazione sonora, 9’
“In principio era un seme di suono”: all’inizio della Vita altro non vi fu che una frequenza, un suono vibrante che unì la materia all’antimateria, il tutto al nulla.
“Stringhe” è un’installazione sonora che dà corpo a testimonianze di vita. Si tratta di frequenze di suoni costruiti sulla traccia grafica dell’Alfa Elica del DNA, presente in ogni cosa vivente e resistente a catastrofi, guerre, autodistruzione, inviata anni fa nello Spazio sotto forma di codice binario, di zero ed uno, per testimoniare e comunicare del nostro principio vitale ad altri mondi “intelligenti” e al tempo stesso renderla “oggettivamente” immortale.
Maurizio Poggiolini sollecita a “non” guardare un’opera d’arte, ma a guardare fuori da essa, a fermarsi in un punto preciso ed “ascoltarla”.
La sua installazione è un’onda sonora, “liquida”, che cambia lo spazio e ne altera le dimensioni obiettive. Un’opera che esiste e scompare a seconda del movimento del fruitore “passante” in uno spazio preciso del giardino pubblico, perché è con la sua presenza di vita che attiva il meccanismo della diffusione del suono, che attiva un meccanismo di conoscenza.
Carlotta Sennato (1977, Roma/Berlino)
“What happens if we run out of power?”
2009, Fotografia (stampa su PVC), cm 218 x cm 300, scatto in b/n, rielaborato in camera oscura e in postproduzione digitale.
Il lavoro di Carlotta Sennato è il risultato della rielaborazione di uno stencil fotografato in una città europea. La domanda che la frase pone è quanto mai generica nella sua assoluta apertura e solleva questioni differenti in relazione alla diversa sensibilità del pubblico. Che cosa succede se esauriamo il nostro potere? se l'energia finisce? La parola “power” si carica di significati molteplici, sia che intendiamo il potere come energia prodotta attraverso lo sfruttamento delle risorse naturali, sia che pensiamo alla nostra capacità di controllo delle medesime per utilizzarle in “armonia” e salvaguardarle. La scelta di una significazione testuale, adottando una scrittura priva di accenti calligrafici, “investe” direttamente le coscienze e il quesito che solleva non è di poco conto. Il breve enunciato metanarrativo, evoca possibili scenari futuri per gli abitanti del pianeta, scenari regolati dalla quantità di energia disponibile. Pertanto, WHAT HAPPENS IF WE RUN OUT OF POWER? interroga la nostra capacità, individuale e collettiva, di responsabilizzazione culturale rispetto a ciò che attiene ad una nuova interpretazione della nozione di sfruttamento delle risorse comuni.
Angelo Spina (1979, Catania)
“apocatastasi 2009: memorie informatiche”
2009, Fotografia (stampa su PVC), cm 250 x cm 274
F.S: Caro Angelo, cosa pensi valga la pena salvare di questa nostro passaggio nel mondo?
A.S: Nell’ipotesi di una catastrofe globale e quindi di un possibile nuovo medioevo culturale, io cercherei di preservare la nostra “memoria informatica” che stiamo già perdendo ogni qual volta cambia il “supporto logico” in cui riversiamo i dati. Penso a supporti logici obsoleti come le cassette VHS, i floppy disk, a breve non ci sarà alcun dispositivo che potrà leggerli.
F.S: Da tempo è cambiato il nostro rapporto con la memoria da quando, globalmente, negli ultimi vent’anni, si è diffuso l’uso del computer ed abbiamo anche iniziato a mettere in gioco una caratteristica umana importante, la memoria a lungo temine, storica, quella memoria da utilizzare per immagazzinare informazioni. Spesso ci è inoltre richiesta una memoria “superiore” a quella che abbiamo, e il computer ci soccorre, conservando genericamente le informazioni inserite. Ma la macchina non discrimina tra quelle utili e quelle inutili, non sceglie tra i ricordi che ci servono e quelli che non ci servono e non è in grado di avvertire se i nostri dati sono a rischio per obsolescenza tecnologica. Lo spirito del nostro tempo è senz’altro legato alle nuove tecnologie, il problema è appunto la rapidità con le quali divengono obsolete e, per estensione, in quel caso, la tecnologia sta “uccidendo” anche la “nostra” memoria, sta negando le nostre conoscenze.
Marco Strappato (1982, Milano)
“Io ti salverei”, 2009, Fotografia (stampa su PVC), cm 250 x cm 300
Due sono i principi guida che emergono dal lavoro di Marco Strappato.
Nel titolo, “Io ti salverei”, l’artista attinge dal senso dell’enunciato che intitola la mostra (”Io salverei…”) evidenziando la scelta di focalizzare l’attenzione su un metodo di scrittura, il Braille, come frutto di una ricerca che ha messo in primo piano l’emancipazione della Persona attraverso la cultura, l’informazione, con l’intenzione che nessuno ne rimanesse escluso; ciò che invece vive nella
superficie del lavoro evoca il primato sensibile del tatto come possibilità di conoscenza, in contrapposizione alla gerarchia della visione.
Festival d’arte visiva contemporanea / prima edizione
io salverei...
dal 21.03.2009 al 19.04.2009
Dare avvio ad un Festival d’Arte a Montespertoli muove da un dato concreto: l’arte visiva contemporanea, da tempo, è entrata nel tessuto dei piccoli centri, luoghi di eccellenza, in quanto capaci di darne visibilità sia all’interno di strutture pubbliche che nelle piazze e nei percorsi del centro storico.
Il Festival art’inMONTESPERTOLI intende caratterizzarsi come una proposta nell’ambito della dialettica
creativa contemporanea con opere inedite di artisti nati tra il 1970 e il 1982.
“Io salverei...” è al tempo stesso il titolo e la traccia a cui fanno riferimento le opere di questa prima
edizione, ordinate in una mostra che vede l’alternarsi di linguaggi espressivi quali il video, la fotografia, la performance, l’installazione.
Dal corale “io salverei” evolve un messaggio positivo. Ogni artista si è guardato intorno attingendo dalla cultura, dalla società, da tutto ciò che è elemento significante in un percorso che pone al centro l’individuo e la sua facoltà di ragionare, ascoltare, accrescendo il senso dell’aver cura, cura di sé, dell’altro da sé e della “Terra Patria” su cui viviamo.
Quasi ad interferire con lo scorrere del quotidiano, il Festival prenderà vita nelle strade e nelle piazze di
Montespertoli con l’intento di coinvolgere gli abitanti, i visitatori e renderli spettatori.
I luoghi / Gli artisti
Piazza del Popolo
Simone Armelani (1970, Montespertoli (Fi), installazione), Andrea Lunardi (1981, Pistoia, fotografia), Maurizio Poggiolini (1974, Prato, installazione sonora), Carlotta Sennato (1977, Roma/Berlino, fotografia), Angelo Spina (1979, Catania, fotografia), Marco Strappato (1982, Milano, fotografia)
Orario 24 ore su 24
Saletta Machiavelli, Piazza Machiavelli 13
Helga Maestrini (1981, Firenze, video), Giusy Pirrotta (1982, Milano, video)
Orario lunedì / domenica ore 10.00 - 19.30
Piazza Machiavelli, Piazza del Popolo e strade limitrofe
Sandro Bottari (1977, Livorno, performance), Tiziana Contino (1979, Catania, performance),
Orario inizio 15,30 solo giornata inaugurazione
Ingresso libero
inaugurazione sabato 21 marzo dalle ore 15,30
Comune di Montespertoli tel. 0571 600228 [cultura@comune.montespertoli.fi.it
wwww.comune.montespertoli.fi.it]
PROMERE tel. mobile 3478571958 [info@promere.it www.promere.it]
Catalogo digitale (DVD) edizioni Promere
Comune di Montespertoli
Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili
Organizzazione Associazione Culturale non-profit PROMERE
Patrocinio della Regione Toscana
Ufficio Stampa Leonardo Landi
Tel. 3478714962landileo@libero.it
a cura di Fiammetta Strigoli
artisti: Simone Armelani, Sandro Bottari, Tiziana Contino, Andrea Lunardi, Helga Maestrini Giusy Pirrotta, Maurizio Poggiolini, Carlotta Sennato, Angelo Spina, Marco Strappato.
Testo in catalogo:
I pensieri irradiano orizzonti
Questa prima edizione del Festival “Art’in Montespertoli” mostra opere
inedite di undici artisti nati tra il 1970 e il 1982, interpreti di un fare arte che coniuga componenti semantiche e specificità comunicative che si offrono a speculazioni plurali per entrare nel merito di un tema, di un argomento, di una riflessione condensata nel generico “io salverei…” - breve enunciato che legittima il titolo dato alla mostra e che è stata per me l’“immagine” di partenza come insieme significativo capace di dare una visione positiva dell’agire e il re-agire dell’individuo rispetto all’Altro da sé, all’universo mondo, in quella che viviamo come “società dell’incertezza”, incertezza dei fini in senso immediato e in senso
esistenziale, filosofico.
Quasi ad interferire con lo scorrere del quotidiano, le opere vivono in gran parte nel tessuto urbano della cittadina toscana in provincia di Firenze, comunicando attraverso linguaggi esteticamente eterogenei: dalla fotografia al video dalla performance all’installazione e all’installazione sonora.
Ogni artista affronta la tematica come urgenza, come principio guida entro i confini della propria cifra estetica, oggettivando un pensiero o denotandolo indirettamente, condensando nella propria opera significazioni anche nonimmediatamente esplicite, indeterminate, polivalenti, “leggibili” a diversi livelli.
L’arte s’incarna nella vita, rifiuta di essere chiusa nel delimite di “semplice” espressione creativa. Da essa emergono istanze, riflessioni, percorsi che dal sé rimandano all’universale, propone ricerche consapevoli, mostrando che la vita, appunto, così come l’universo, la natura, è un tessuto complesso di relazioni, di scambi, di comunicazioni, che niente è separato, isolato, che tutto è “legato”
insieme.
Dal corale “io salverei...” di Simone Armelani, Sandro Bottari, Tiziana Contino, Andrea Lunardi, Helga Maestrini, Giusy Pirrotta, Maurizio Poggiolini, Carlotta Sennato, Angelo Spina, Marco Strappato evolve un messaggio positivo. Guardandosi intorno hanno posto la propria attenzione su dati oggettivi che, direttamente o indirettamente, testimoniano di un’umanità non sempre e non solo
indifferente, attingendo dalla propria cultura e dalla società, da tutto ciò che è elemento significante in un percorso che “attraversa” l’individuo e la sua facoltà di ragionare, ascoltare, accrescere il senso dell’aver cura, cura di sé, dell’Altro da sé e della “Terra-Patria”, di moriniana memoria, su cui viviamo.
(fiammetta strigoli)
Simone Armelani (1970, Montespertoli, Fi)
“Tutto ciò che vive e si trasforma”
2009, installazione (dim. Variabili), stipiti di legno, piante d’olivo, cariole di ferro
L’installazione, situata in un’aiuola del giardino pubblico, al lato della grande piazza del paese, è costruita come una struttura che contraddice ogni tradizionale nozione di monumento e dipende dalla “storia” specifica dello spazio in cui è posta: un frammento di Natura ordinata, all’interno di un luogo urbanizzato, sul quale l’uomo esercita il proprio dominio.
E’ un’opera che invita ad essere “attraversata”, con il corpo e con la mente.
“Ho creduto importante attirare l’attenzione sulla particolarità della Natura in quanto produttrice di un repertorio di forme di eccezionale interesse ed io salvo la lotta dell’albero per rimanere diritto e crescere.”
Tiziana Contino (1979, Catania)
“1/2 - 2/2”
2009, performance interattiva, dimensioni ambientali.
Tiziana Contino mette in scena un happening, un’improvvisazione che risponde ad una sorta di teatro totale a cui sono sollecitati a partecipare gli avventori dei bar di Montespertoli. Misurando le proprie capacità di comunicazione, l’artista coinvolge l’Altro ad una riflessione, ad un ragionamento rispondendo al quesito: “Cosa salveresti come testimonianza del nostro passaggio nel mondo?”.
Ogni qual volta l’artista entra in un nuovo spazio lo scenario cambia, approccia un cliente, gli offre un caffé - elemento socializzante d’eccellenza nel costume mediterraneo - per meglio cogliere i segnali del suo stato d’animo, captarne le spie emozionali e leggere anche nelle pieghe del comunicare non verbale, fattori indispensabili all’elaborazione del proprio agire e re-agire. Un’agenda moleskine entra in gioco, le sue pagine divengono un supporto prezioso per custodire le riflessioni di ognuno, riflessioni che si susseguono, anonime, senza soluzione di continuità, scritte di pugno dall’avventore.
La vita di ognuno è un valore etico, il pensiero individuale come personale visione del mondo e l’esperienza di vita sono invece ciò che concorrono a dar senso alla nozione di identità. L’Altro da sé, l’individuo, la Persona, è ciò che Tiziana Contino salverebbe da ogni possibile distruzione.
Sandro Bottari (1977, Livorno)
“Uomo Latte Riso” Performance / Piazza Machiavelli, Montespertoli 2009
Sandro Bottari mette fuori un atto fortemente concentrato su sé, facendo intervenire elementi con i quali interagisce e con i quali costruisce un percorso
significante tendente ad esaltare e a “salvare” l’immaginazione dell’artista capa- ce di creare spazi in cui l’Altro può penetrare. La performance si svolge nello spazio urbano con la vicinanza prossemica del pubblico ed inscritta entro i confini di un foglio di cartone sul quale è poggiata a sua volta una lastra di plexiglass. L’artista agisce vestito di una tuta arancione ad alta visibilità in perfetta connettività con gli elementi che vanno a formare la sua “tavolozza” simbolica: il latte, il riso, i colori a tempera - elementi comuni, fortemente evocativi e per questo formativi di un linguaggio universalmente comprensibile: dal latte quale simbologia del nutrimento primordiale e spirituale; al chicco (di riso) come seme della vita che racchiude l'albero e il frutto; ai colori, simboli emozionali, alfabeto del mondo. Caricare un oggetto, un elemento comune di rimandi simbolici è un’elaborazione intellettuale, compiuta dall’esperienza, che si lega alla realtà storica, ideologica e culturale della società fin dagli albori della vita. Il linguaggio dell’arte attinge dai simboli, talvolta ne sollecita rinnovate speculazioni di senso, ma soprattutto concorre a renderli immortali.
Andrea Lunardi (1981, Pistoia)
“Hopes in the future”
2009, Fotografia (stampa su PVC), cm 230 x cm 300
Una bambina ri-costruisce il proprio mondo attorno a sé in uno spazio che è natura silente, indifferente.
Conduce il suo gioco rapportandosi con oggetti che rappresentano i simboli dei propri intrecci relazionali - la bambola, il castello di carte, le bolle di sapone.
La fantasia dell’infanzia è preziosa, vola lievemente nell’aria tra il fantastico e il possibile, perché ha una visione libera di ogni cosa: l’umanità e l’universo sono realtà che guarda “attraverso”, attraverso la leggerezza della propria anima, la fiducia e la speranza nel mondo; uno “sguardo” da non disperdere, da non
dimenticare poi… “Nei momenti in cui il regno dell’umano mi sembra
condannato alla pesantezza, penso che dovrei volare come Perseo in un altro spazio. Non stò parlando di fughe nel sogno o nell’irrazionale. Voglio dire che devo cambiare il mio approccio, devo guardare il mondo con un’altra ottica, un’altra logica, altri metodi di conoscenza e di verifica. Le immagini di
leggerezza che io cerco non devono lasciarsi dissolvere come sogni dalla realtà del presente e del futuro…” (Italo Calvino, Lezioni americane)
Helga Maestrini (1981, Firenze)
“Salvo Don Chisciotte”
2009, Video: Dv Pal 4/3, Durata: 1’59’’, Tecnica: animazione, computer grafica e ripresa.
Il soggetto del video è Don Chisciotte, eroe generoso, che si scontra con la realtà in nome di una nobile utopia. “Immagina: regali della mente sempre disponibili./Ogni anima libera, ringrazia,/sopravvive in una realtà cattiva,/perché la rende distorta e molto personale./Don Chisciotte come eroe che nella follia stà,/salvo perché conscio del suo vedere nuovo.” Il compendio poetico di Helga Maestrini al proprio video, sollecita ulteriori riflessioni intorno al “soldato di ventura” che Cervantes prende a pretesto per dire molto di più di ciò che sta sulla superficie del racconto. Don Chisciotte crede cose nobilissime, ma non ha la capacità di commisurarle alla realtà, dona la sua vita per gli altri per aiutarli con abnegazione. Il suo è un aiuto da “folle”, una follia complessa qual è quella degli eroi, che agisce sulla base di un’alterata percezione della realtà. «La libertà, Sancio, è uno dei più preziosi doni che i cieli abbiano dato agli uomini.» sono le parole che rivolge allo scudiero Sancio Panza, parole di un eroe leale, verso un ideale che corrisponde infinitamente al cuore dell'umanità. “Don Chisciotte come eroe che nella follia stà, salvo perché conscio del suo vedere nuovo.”: il suo vedere nuovo è una sorta di illuminazione, uno status che lo fa sentire libero anche se chiuso in una gabbia. E c’è ancora di più, il suo pensare e il suo operare presagiscono la cifra di un disagio, un disagio che non è del suo tempo – lui, cavaliere medievale – ma della modernità, verso ciò che è realtà e ciò che è apparenza, verso ciò che è verità e ciò che non lo è, ne avverte la discrepanza e intende metterci in guardia.
Giusy Pirrotta (1982, Milano)
“Charm’s machine”
2008, Video: DV Pal 4/3, Durata: 6’08’’, Tecnica: ripresa e montaggio.
Girato con camera fissa, la scena si svolge come all’interno di una scatola “dolce” le cui pareti sono immaginate ricoperte di zucchero filato. La figura che vi si muove, meccanicamente, è una sorta di operaia al lavoro per attivare processi di messa in moto auto-emozionale per ordinarli e selezionarli, “legando” tutti gli elementi a dispozione nella più completa armonia.
La “scatola” è pronta per essere offerta, donata e consumato il suo contenuto, ma ancora giace nascosta, dimenticata, solo l’obiettivo della video-camera vi scruta dentro, instancabile voyeur.
(L’amore mette a nudo la natura della nostra anima e ne fa di noi instancabili cercatori.)
Maurizio Poggiolini (1974, Prato)
“Stringhe”
2009, Installazione sonora, 9’
“In principio era un seme di suono”: all’inizio della Vita altro non vi fu che una frequenza, un suono vibrante che unì la materia all’antimateria, il tutto al nulla.
“Stringhe” è un’installazione sonora che dà corpo a testimonianze di vita. Si tratta di frequenze di suoni costruiti sulla traccia grafica dell’Alfa Elica del DNA, presente in ogni cosa vivente e resistente a catastrofi, guerre, autodistruzione, inviata anni fa nello Spazio sotto forma di codice binario, di zero ed uno, per testimoniare e comunicare del nostro principio vitale ad altri mondi “intelligenti” e al tempo stesso renderla “oggettivamente” immortale.
Maurizio Poggiolini sollecita a “non” guardare un’opera d’arte, ma a guardare fuori da essa, a fermarsi in un punto preciso ed “ascoltarla”.
La sua installazione è un’onda sonora, “liquida”, che cambia lo spazio e ne altera le dimensioni obiettive. Un’opera che esiste e scompare a seconda del movimento del fruitore “passante” in uno spazio preciso del giardino pubblico, perché è con la sua presenza di vita che attiva il meccanismo della diffusione del suono, che attiva un meccanismo di conoscenza.
Carlotta Sennato (1977, Roma/Berlino)
“What happens if we run out of power?”
2009, Fotografia (stampa su PVC), cm 218 x cm 300, scatto in b/n, rielaborato in camera oscura e in postproduzione digitale.
Il lavoro di Carlotta Sennato è il risultato della rielaborazione di uno stencil fotografato in una città europea. La domanda che la frase pone è quanto mai generica nella sua assoluta apertura e solleva questioni differenti in relazione alla diversa sensibilità del pubblico. Che cosa succede se esauriamo il nostro potere? se l'energia finisce? La parola “power” si carica di significati molteplici, sia che intendiamo il potere come energia prodotta attraverso lo sfruttamento delle risorse naturali, sia che pensiamo alla nostra capacità di controllo delle medesime per utilizzarle in “armonia” e salvaguardarle. La scelta di una significazione testuale, adottando una scrittura priva di accenti calligrafici, “investe” direttamente le coscienze e il quesito che solleva non è di poco conto. Il breve enunciato metanarrativo, evoca possibili scenari futuri per gli abitanti del pianeta, scenari regolati dalla quantità di energia disponibile. Pertanto, WHAT HAPPENS IF WE RUN OUT OF POWER? interroga la nostra capacità, individuale e collettiva, di responsabilizzazione culturale rispetto a ciò che attiene ad una nuova interpretazione della nozione di sfruttamento delle risorse comuni.
Angelo Spina (1979, Catania)
“apocatastasi 2009: memorie informatiche”
2009, Fotografia (stampa su PVC), cm 250 x cm 274
F.S: Caro Angelo, cosa pensi valga la pena salvare di questa nostro passaggio nel mondo?
A.S: Nell’ipotesi di una catastrofe globale e quindi di un possibile nuovo medioevo culturale, io cercherei di preservare la nostra “memoria informatica” che stiamo già perdendo ogni qual volta cambia il “supporto logico” in cui riversiamo i dati. Penso a supporti logici obsoleti come le cassette VHS, i floppy disk, a breve non ci sarà alcun dispositivo che potrà leggerli.
F.S: Da tempo è cambiato il nostro rapporto con la memoria da quando, globalmente, negli ultimi vent’anni, si è diffuso l’uso del computer ed abbiamo anche iniziato a mettere in gioco una caratteristica umana importante, la memoria a lungo temine, storica, quella memoria da utilizzare per immagazzinare informazioni. Spesso ci è inoltre richiesta una memoria “superiore” a quella che abbiamo, e il computer ci soccorre, conservando genericamente le informazioni inserite. Ma la macchina non discrimina tra quelle utili e quelle inutili, non sceglie tra i ricordi che ci servono e quelli che non ci servono e non è in grado di avvertire se i nostri dati sono a rischio per obsolescenza tecnologica. Lo spirito del nostro tempo è senz’altro legato alle nuove tecnologie, il problema è appunto la rapidità con le quali divengono obsolete e, per estensione, in quel caso, la tecnologia sta “uccidendo” anche la “nostra” memoria, sta negando le nostre conoscenze.
Marco Strappato (1982, Milano)
“Io ti salverei”, 2009, Fotografia (stampa su PVC), cm 250 x cm 300
Due sono i principi guida che emergono dal lavoro di Marco Strappato.
Nel titolo, “Io ti salverei”, l’artista attinge dal senso dell’enunciato che intitola la mostra (”Io salverei…”) evidenziando la scelta di focalizzare l’attenzione su un metodo di scrittura, il Braille, come frutto di una ricerca che ha messo in primo piano l’emancipazione della Persona attraverso la cultura, l’informazione, con l’intenzione che nessuno ne rimanesse escluso; ciò che invece vive nella
superficie del lavoro evoca il primato sensibile del tatto come possibilità di conoscenza, in contrapposizione alla gerarchia della visione.
21
marzo 2009
Art’ in Montespertoli – Io salverei…
Dal 21 marzo al 19 aprile 2009
arte contemporanea
performance - happening
serata - evento
performance - happening
serata - evento
Location
SALETTA MACHIAVELLI
Montespertoli, Piazza Niccolò Machiavelli, 13, (Firenze)
Montespertoli, Piazza Niccolò Machiavelli, 13, (Firenze)
Orario di apertura
lunedì / domenica ore 10.00 - 19.30
Vernissage
21 Marzo 2009, ore 15.30
Sito web
www.promere.it
Autore
Curatore