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Giorgio Albertini – Quattro stazioni
Quattro tele inedite, appositamente realizzate per questa occasione, ispirate alla Via Crucis che pongono l’accento sulla parte concettuale del suo lavoro.
Comunicato stampa
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Per il ciclo MuDi Contemporanea, il Museo Diocesano di Milano presenta un doppio appuntamento espositivo.
Dal 24 marzo al 10 maggio 2009 si terrà la personale di Bruno Bordoli (Porlezza - CO, 1943) e dal 27 marzo al 10 maggio 2009, la mostra di Giorgio Albertini (Milano, 1930). I due artisti affronteranno il tema sacro della Passione.
Piccola Passione. D’après Dürer di Bruno Bordoli proporrà una serie di 37 oli su cartone, tutti del 2005, ispirati alle altrettante xilografie della ‘Piccola Passione’ di Albrecht Dürer. Le opere, che nascono come un ideale omaggio all’arte maestro tedesco, indagano, mediante l’uso di segni e colori primitivi, sul rapporto che lega l’emozione alla fede religiosa.
Sono numerose le suggestioni dalle quali Bordoli trae fonte d’ispirazione per il suo lavoro; dalle ‘via crucis’ conservate nelle chiese, ai sacri monti del nord Italia, alle sacre rappresentazioni della Settimana Santa; ma anche dalle immagini dei film di Pasolini o da quelle dipinte dagli altri artisti, in particolare quelli dell’area gotica tedesca. Quella di Bordoli è una meraviglia meditativa che ragiona sulla presa di coscienza della popolarità e della diffusione universale della Passione di Cristo che, pur nella sua ineffabilità, entra sia negli animi semplici sia in quelli dei filosofi.
Accompagna la mostra un catalogo con testi di Paolo Biscottini, Philippe Daverio, Jean Blanchaert.
Quattro stazioni di Giorgio Albertini presenterà quattro tele inedite, appositamente realizzate per questa occasione, ispirate alla Via Crucis che pongono l’accento sulla parte concettuale del suo lavoro.
Albertini, che da tempo ha intrapreso un dialogo con l’espressività del mezzo fotografico tramite la pittura, realizza delle opere caratterizzate da una grande precisione formale. Lontano però dal discorso iperrealista, capisce che il problema fondamentale dell'artista del Novecento è l'incontro-scontro con la riproducibilità tecnica delle immagini.
Catalogo con testo di Paolo Biscottini.
Milano, marzo 2009
Bruno Bordoli
Nato a Porlezza (Como) il 27 maggio 1943, Bruno Bordoli, dopo aver terminato gli studi, preso dall'interesse per la pittura si dedica alla studio della storia dell'arte e visita assiduamente mostre d'arte. Inizia a dipingere nel 1965 ed a proporsi in esposizioni collettive e personali dal 1967.
Fino ai primi anni '70 la sua pittura si modula nell'uso di un linguaggio espressionistico-figurale e successivamente espressionistico-astratto: i soggetti iconografici (prevalentemente la figura umana) non assumono la forma canonica in quanto l'artista non è interessato alla verosimilianza dell'immagine rappresentata, ma alla sua dimensione più intima, più profonda, più interiore. Le opere di questo periodo vengono esposte oltre che in diverse collettive, in mostre personali tenute tra il 1967 e il 1969 a Monfalcone; nel 1970 a Porlezza, a Lenno e a Como; nel 1971 a Milano. Successivamente (fino al 1978) la pittura di Bordoli si evolve stilisticamente, accogliendo con precisa intenzione due linee fondamentali delle esperienze dell'avanguardia pittorica del '900, cioè quella dell'astrattismo geometrico e quella del gestuale.
Nascono quindi opere che con la contrapposizione di moduli razionalistici (in particolare il quadrato) e informali (action painting) rimandano a simboli di lacerazioni collettive irrisolte. Nel periodo, oltre alle mostre collettive, tiene mostre personali nel 1973 a Milano, a Torino, a Portogruaro; nel 1974 a Firenze e nel 1977 a Cantù.
Conclusa l'esperienza geometrico-gestuale, dagli anni '80 Bordoli riprende una pittura di immagini desunte dalla realtà usando segno e colore in funzione non di una resa veritiera del reale ma di una rivisitazione dello stesso. Ambiguità, oscillazione tra registrazione oggettiva e impulso irrazionale, tra coscienza e disfacimento della forma, rimandi al simbolo, all'inesprimibile, all'opinabile (si pensi all'opera di Munch, Nolde, Ensor, Bacon, fino ai più vicini "transavanguardisti" italiani ed ai "neo-selvaggi" dell'area tedesca) sono le linee che segnano la sua pittura. Dal 1999 Bordoli tende, mediante l'accorpamento tematico, a raggruppare in cicli le sue opere che, con stile asciutto, pennellata poderosa e forte segno cerebrale, sviscerano fiabe per grandi, storie di vita vissuta o da vivere visualizzando immagini disturbate e disturbanti che non si abbandonano né al razionale didascalico né all'irrazionale fantastico ma diventano dolorosamente autoreferenti.
Giorgio Albertini
Giorgio Albertini nasce a Milano nel 1930 dove compie gli studi. Nel 1961 incomincia ad esporre nell'ambito di una pittura che, se pure di tipo informale, ha riferimenti naturalistici. Agli inizi degli anni Settanta propone un discorso su un tipo di figurazione con il tramite della fotografia. Si hanno pertanto i cicli delle Immagini ritrovate dove i personaggi degli album di famiglia vengono ripresi ironicamente nella loro staticità. Segue poi il ciclo del London Inclusive Tour con i suoi seducenti soldatini ed i suoi splendidi cavalli che escono dai pieghevoli dell’agenzia turistica. Quindi il ciclo del Vecchio West ma non con le doverose implicazioni storiche, bensì con la banalità del catalogo degli articoli western degli empori cittadini. L’elemento nuovo nell’operazione Venezia è costituito dalla “scelta di una figura eminentemente ambigua come quella della fragile e istantanea specularità che una superficie d’acqua in movimento può produrre” (Veca). Negli anni Ottanta lavora sulla Natura morta altalenante tra l’immagine tratta dalla composizione pubblicitaria della carta patinata e la memoria del brano pittorico del secolo d’oro della “Stilleven”. La ricerca sul mondo della musica è sfociata nella mostra Musica e dintorni dedicata a Evaristo Baschenis, il grande pittore seicentesco di nature morte e, soprattutto di strwnenti musicali. Nel 1994 espone a Palazzo Sertoli di Sondrio una serie di montagne lombarde e valtellinesi in particolare. Dal 1998 si occupa del cromatismo dei fiori.
Dal 24 marzo al 10 maggio 2009 si terrà la personale di Bruno Bordoli (Porlezza - CO, 1943) e dal 27 marzo al 10 maggio 2009, la mostra di Giorgio Albertini (Milano, 1930). I due artisti affronteranno il tema sacro della Passione.
Piccola Passione. D’après Dürer di Bruno Bordoli proporrà una serie di 37 oli su cartone, tutti del 2005, ispirati alle altrettante xilografie della ‘Piccola Passione’ di Albrecht Dürer. Le opere, che nascono come un ideale omaggio all’arte maestro tedesco, indagano, mediante l’uso di segni e colori primitivi, sul rapporto che lega l’emozione alla fede religiosa.
Sono numerose le suggestioni dalle quali Bordoli trae fonte d’ispirazione per il suo lavoro; dalle ‘via crucis’ conservate nelle chiese, ai sacri monti del nord Italia, alle sacre rappresentazioni della Settimana Santa; ma anche dalle immagini dei film di Pasolini o da quelle dipinte dagli altri artisti, in particolare quelli dell’area gotica tedesca. Quella di Bordoli è una meraviglia meditativa che ragiona sulla presa di coscienza della popolarità e della diffusione universale della Passione di Cristo che, pur nella sua ineffabilità, entra sia negli animi semplici sia in quelli dei filosofi.
Accompagna la mostra un catalogo con testi di Paolo Biscottini, Philippe Daverio, Jean Blanchaert.
Quattro stazioni di Giorgio Albertini presenterà quattro tele inedite, appositamente realizzate per questa occasione, ispirate alla Via Crucis che pongono l’accento sulla parte concettuale del suo lavoro.
Albertini, che da tempo ha intrapreso un dialogo con l’espressività del mezzo fotografico tramite la pittura, realizza delle opere caratterizzate da una grande precisione formale. Lontano però dal discorso iperrealista, capisce che il problema fondamentale dell'artista del Novecento è l'incontro-scontro con la riproducibilità tecnica delle immagini.
Catalogo con testo di Paolo Biscottini.
Milano, marzo 2009
Bruno Bordoli
Nato a Porlezza (Como) il 27 maggio 1943, Bruno Bordoli, dopo aver terminato gli studi, preso dall'interesse per la pittura si dedica alla studio della storia dell'arte e visita assiduamente mostre d'arte. Inizia a dipingere nel 1965 ed a proporsi in esposizioni collettive e personali dal 1967.
Fino ai primi anni '70 la sua pittura si modula nell'uso di un linguaggio espressionistico-figurale e successivamente espressionistico-astratto: i soggetti iconografici (prevalentemente la figura umana) non assumono la forma canonica in quanto l'artista non è interessato alla verosimilianza dell'immagine rappresentata, ma alla sua dimensione più intima, più profonda, più interiore. Le opere di questo periodo vengono esposte oltre che in diverse collettive, in mostre personali tenute tra il 1967 e il 1969 a Monfalcone; nel 1970 a Porlezza, a Lenno e a Como; nel 1971 a Milano. Successivamente (fino al 1978) la pittura di Bordoli si evolve stilisticamente, accogliendo con precisa intenzione due linee fondamentali delle esperienze dell'avanguardia pittorica del '900, cioè quella dell'astrattismo geometrico e quella del gestuale.
Nascono quindi opere che con la contrapposizione di moduli razionalistici (in particolare il quadrato) e informali (action painting) rimandano a simboli di lacerazioni collettive irrisolte. Nel periodo, oltre alle mostre collettive, tiene mostre personali nel 1973 a Milano, a Torino, a Portogruaro; nel 1974 a Firenze e nel 1977 a Cantù.
Conclusa l'esperienza geometrico-gestuale, dagli anni '80 Bordoli riprende una pittura di immagini desunte dalla realtà usando segno e colore in funzione non di una resa veritiera del reale ma di una rivisitazione dello stesso. Ambiguità, oscillazione tra registrazione oggettiva e impulso irrazionale, tra coscienza e disfacimento della forma, rimandi al simbolo, all'inesprimibile, all'opinabile (si pensi all'opera di Munch, Nolde, Ensor, Bacon, fino ai più vicini "transavanguardisti" italiani ed ai "neo-selvaggi" dell'area tedesca) sono le linee che segnano la sua pittura. Dal 1999 Bordoli tende, mediante l'accorpamento tematico, a raggruppare in cicli le sue opere che, con stile asciutto, pennellata poderosa e forte segno cerebrale, sviscerano fiabe per grandi, storie di vita vissuta o da vivere visualizzando immagini disturbate e disturbanti che non si abbandonano né al razionale didascalico né all'irrazionale fantastico ma diventano dolorosamente autoreferenti.
Giorgio Albertini
Giorgio Albertini nasce a Milano nel 1930 dove compie gli studi. Nel 1961 incomincia ad esporre nell'ambito di una pittura che, se pure di tipo informale, ha riferimenti naturalistici. Agli inizi degli anni Settanta propone un discorso su un tipo di figurazione con il tramite della fotografia. Si hanno pertanto i cicli delle Immagini ritrovate dove i personaggi degli album di famiglia vengono ripresi ironicamente nella loro staticità. Segue poi il ciclo del London Inclusive Tour con i suoi seducenti soldatini ed i suoi splendidi cavalli che escono dai pieghevoli dell’agenzia turistica. Quindi il ciclo del Vecchio West ma non con le doverose implicazioni storiche, bensì con la banalità del catalogo degli articoli western degli empori cittadini. L’elemento nuovo nell’operazione Venezia è costituito dalla “scelta di una figura eminentemente ambigua come quella della fragile e istantanea specularità che una superficie d’acqua in movimento può produrre” (Veca). Negli anni Ottanta lavora sulla Natura morta altalenante tra l’immagine tratta dalla composizione pubblicitaria della carta patinata e la memoria del brano pittorico del secolo d’oro della “Stilleven”. La ricerca sul mondo della musica è sfociata nella mostra Musica e dintorni dedicata a Evaristo Baschenis, il grande pittore seicentesco di nature morte e, soprattutto di strwnenti musicali. Nel 1994 espone a Palazzo Sertoli di Sondrio una serie di montagne lombarde e valtellinesi in particolare. Dal 1998 si occupa del cromatismo dei fiori.
26
marzo 2009
Giorgio Albertini – Quattro stazioni
Dal 26 marzo al 10 maggio 2009
arte contemporanea
Location
MUSEO DIOCESANO
Milano, Corso Di Porta Ticinese, 95, (Milano)
Milano, Corso Di Porta Ticinese, 95, (Milano)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica, 10-18, lunedì chiuso
Vernissage
26 Marzo 2009, ore 18
Ufficio stampa
CLP
Autore