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L’Europa degli Informali
Dopo una serie di mostre retrospettive dedicate a grandi maestri del ’900, la galleria propone questa volta un’ampia esposizione collettiva incentrata sui protagonisti della lunga e affascinante stagione dell’Informale.
Comunicato stampa
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La galleria Mazzoleni Arte Moderna dopo una serie di mostre retrospettive dedicate a grandi maestri del ’900, propone questa volta un' ampia esposizione collettiva incentrata sui protagonisti della lunga e affascinante stagione dell’Informale. Questa fondamentale e articolata tendenza emersa nei primi anni del dopoguerra ha dominato la scena artistica internazionale in particolare negli Anni ‘50, e ha avuto successivi sviluppi estremamente interessanti soprattutto nell’evoluzione della ricerca dei suoi migliori esponenti che sono diventati dei « classici », ma anche, in forme rinnovate (e magari sotto altre definizioni), nel lavoro di artisti di nuove generazioni fino ad oggi.
Le tragiche vicende della guerra sono state alla radice di profondi cambiamenti anche in campo artistico. Emerge una nuova coscienza del reale, dove ogni certezza obiettiva è crollata e dove risulta interrotto il senso della continuità storica. L’individuo si trova solo con se stesso, immerso nella dimensione immanente dell’esistenza. È il presente – con tutto ciò che lo caratterizza di inquietante, frammentario, contingente ma anche affascinante - a imporsi innanzitutto alla coscienza dell’artista, e più precisamente a premere con tutta la sua urgenza anche vitalistica sulla sua capacità di reazione estetica. Tutto ciò tende a mettere in crisi i tentativi di proporre modelli programmatici e visioni progettuali di gruppo, legittimando la validità dell’opera come momento di presa di coscienza e di espressività più direttamente soggettiva. Questo, molto in sintesi, il clima culturale che determina le condizioni di emergenza e di affermazione dell’arte che rientra nella generica definizione di « informale », da considerarsi non tanto come una tendenza o un movimento precisi, quanto piuttosto come un punto di convergenza, un atteggiamento critico e creativo comune a livello internazionale, di una particolare momento storico allo stesso tempo di crisi e di rinnovamento.
Il termine « informale », che non significa informe o senza forma bensì « non formale » o « aformale » (anche nel senso di un superamento della dicotomia astratto-figurativo) è stato usato per la prima volta dal critico francese Michel Tapié nel 1951. In Europa, l’affermazione dell’Informale (nelle sue varie definizioni in parte diffuse come « tachisme », « art brut », « abstraction lyrique », e in Italia «spazialismo », « arte nucleare », « ultimo naturalismo ») avviene in antitesi con altre tendenze allora in atto : l’astrazione geometrica di matrice concretista, gli sviluppi postcubisti e il realismo sociale. Più complesso è il rapporto con il Surrealismo, da cui derivano tecniche come l’automatismo.
Il linguaggio informale si caratterizza, in termini generali, attraverso una enfatizzazione della libera creatività individuale soggettiva, e da una intensificazione delle tensioni emotive e vitalistiche, che prendono corpo attraverso pratiche pittoriche e scultoree che esaltano la forza espressiva della materia e l’energia segnica e gestuale.
Questa mostra alla Mazzoleni Arte Moderna propone un panorama non sistematico ma notevolmente significativo di questa tendenza attraverso un’accurata selezione di circa settanta opere di grande qualità realizzate nel periodo che va dal Dopoguerra agli Anni ‘60. Le opere degli autori italiani, che rappresentano la parte principale del percorso espositivo, sono messe a confronto con quelle di un certo numero di artisti stranieri. Tra questi ultimi, oltre Joan Miró (surrealista che ha avuto una grande influenza sulle ricerche informali) presente con due quadri, troviamo grandi nomi come il tedesco Hans Hartung, precursore dell’informale segnico (con quattro dipinti di straordinaria tensione); l’olandese Karel Appel esponente del gruppo CoBrA (con due opere); il franco-canadese Jean Paul Riopelle (con due opere) ; e i francesi George Mathieu, geniale « spadaccino » della pittura segnica (con quattro dipinti) e Serge Poliakoff con le sue articolate composizioni materiche (due opere). Ci sono anche alcune opere di Victor Vasarely come intenzionale contrappunto ottico-geometrico.
Per quello che riguarda l’Italia, si può dire che praticamente tutte i principali sviluppi delle ricerche che rientrano nell’area allargata dell’ informale sono documentati al meglio. Ci sono artisti che hanno fatto parte del gruppo degli Otto come Emilio Vedova (con ben otto opere), Afro (con quattro opere), Giuseppe Santomaso (due opere), Giulio Turcato (sei opere), e Renato Birolli (due opere). Lo Spazialismo, oltre che da Lucio Fontana (di cui soni esposti quattro straordinari lavori) è rappresentato da Roberto Crippa (con due opere di grandi dimensioni) e da Tancredi (con due opere). Enrico Baj (con due lavori), Piero Manzoni (due opere), e Agostino Bonalumi con i suoi primissimi lavori (4 opere), sono tra gli esponenti del Movimento Nucleare. Due grandi artisti come Alberto Burri e Giuseppe Capogrossi (con quattro opere ciascuno) rappresentano il Gruppo Origine. Ci sono anche esponenti del Gruppo Forma come Piero Dorazio e Achille Perilli, con dipinti vicini all’informale.
Si è fatto qui riferimento, per ragioni storiche, ai vari gruppi e movimenti , ma va sottolineata soprattutto l’identità creativa individuale degli artisti la cui ricerca personale va ben al di là della partecipazione più o meno temporanea a queste situazioni. Quello che conta, e la mostra intende dimostrarlo, è innanzitutto l’importanza delle singole personalità e la qualità senza etichette delle loro opere.
Le tragiche vicende della guerra sono state alla radice di profondi cambiamenti anche in campo artistico. Emerge una nuova coscienza del reale, dove ogni certezza obiettiva è crollata e dove risulta interrotto il senso della continuità storica. L’individuo si trova solo con se stesso, immerso nella dimensione immanente dell’esistenza. È il presente – con tutto ciò che lo caratterizza di inquietante, frammentario, contingente ma anche affascinante - a imporsi innanzitutto alla coscienza dell’artista, e più precisamente a premere con tutta la sua urgenza anche vitalistica sulla sua capacità di reazione estetica. Tutto ciò tende a mettere in crisi i tentativi di proporre modelli programmatici e visioni progettuali di gruppo, legittimando la validità dell’opera come momento di presa di coscienza e di espressività più direttamente soggettiva. Questo, molto in sintesi, il clima culturale che determina le condizioni di emergenza e di affermazione dell’arte che rientra nella generica definizione di « informale », da considerarsi non tanto come una tendenza o un movimento precisi, quanto piuttosto come un punto di convergenza, un atteggiamento critico e creativo comune a livello internazionale, di una particolare momento storico allo stesso tempo di crisi e di rinnovamento.
Il termine « informale », che non significa informe o senza forma bensì « non formale » o « aformale » (anche nel senso di un superamento della dicotomia astratto-figurativo) è stato usato per la prima volta dal critico francese Michel Tapié nel 1951. In Europa, l’affermazione dell’Informale (nelle sue varie definizioni in parte diffuse come « tachisme », « art brut », « abstraction lyrique », e in Italia «spazialismo », « arte nucleare », « ultimo naturalismo ») avviene in antitesi con altre tendenze allora in atto : l’astrazione geometrica di matrice concretista, gli sviluppi postcubisti e il realismo sociale. Più complesso è il rapporto con il Surrealismo, da cui derivano tecniche come l’automatismo.
Il linguaggio informale si caratterizza, in termini generali, attraverso una enfatizzazione della libera creatività individuale soggettiva, e da una intensificazione delle tensioni emotive e vitalistiche, che prendono corpo attraverso pratiche pittoriche e scultoree che esaltano la forza espressiva della materia e l’energia segnica e gestuale.
Questa mostra alla Mazzoleni Arte Moderna propone un panorama non sistematico ma notevolmente significativo di questa tendenza attraverso un’accurata selezione di circa settanta opere di grande qualità realizzate nel periodo che va dal Dopoguerra agli Anni ‘60. Le opere degli autori italiani, che rappresentano la parte principale del percorso espositivo, sono messe a confronto con quelle di un certo numero di artisti stranieri. Tra questi ultimi, oltre Joan Miró (surrealista che ha avuto una grande influenza sulle ricerche informali) presente con due quadri, troviamo grandi nomi come il tedesco Hans Hartung, precursore dell’informale segnico (con quattro dipinti di straordinaria tensione); l’olandese Karel Appel esponente del gruppo CoBrA (con due opere); il franco-canadese Jean Paul Riopelle (con due opere) ; e i francesi George Mathieu, geniale « spadaccino » della pittura segnica (con quattro dipinti) e Serge Poliakoff con le sue articolate composizioni materiche (due opere). Ci sono anche alcune opere di Victor Vasarely come intenzionale contrappunto ottico-geometrico.
Per quello che riguarda l’Italia, si può dire che praticamente tutte i principali sviluppi delle ricerche che rientrano nell’area allargata dell’ informale sono documentati al meglio. Ci sono artisti che hanno fatto parte del gruppo degli Otto come Emilio Vedova (con ben otto opere), Afro (con quattro opere), Giuseppe Santomaso (due opere), Giulio Turcato (sei opere), e Renato Birolli (due opere). Lo Spazialismo, oltre che da Lucio Fontana (di cui soni esposti quattro straordinari lavori) è rappresentato da Roberto Crippa (con due opere di grandi dimensioni) e da Tancredi (con due opere). Enrico Baj (con due lavori), Piero Manzoni (due opere), e Agostino Bonalumi con i suoi primissimi lavori (4 opere), sono tra gli esponenti del Movimento Nucleare. Due grandi artisti come Alberto Burri e Giuseppe Capogrossi (con quattro opere ciascuno) rappresentano il Gruppo Origine. Ci sono anche esponenti del Gruppo Forma come Piero Dorazio e Achille Perilli, con dipinti vicini all’informale.
Si è fatto qui riferimento, per ragioni storiche, ai vari gruppi e movimenti , ma va sottolineata soprattutto l’identità creativa individuale degli artisti la cui ricerca personale va ben al di là della partecipazione più o meno temporanea a queste situazioni. Quello che conta, e la mostra intende dimostrarlo, è innanzitutto l’importanza delle singole personalità e la qualità senza etichette delle loro opere.
13
marzo 2009
L’Europa degli Informali
Dal 13 marzo al 15 giugno 2009
arte contemporanea
Location
Galleria Mazzoleni, Torino
Torino, Piazza Solferino, 2, (Torino)
Torino, Piazza Solferino, 2, (Torino)
Orario di apertura
Da martedì a sabato ore 10.00-12.30 e 16.00-19.30. Domenica su appuntamento.
Vernissage
13 Marzo 2009, ore 18.30
Autore
Curatore