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Laura Marcucci Cambellotti – Il miracolo dei fili di lana
Il Museo della Casina delle Civette ospita una mostra dedicata al caso singolare di un’esordiente quasi centenaria: Laura Marcucci Cambellotti, giunta alla sua prima mostra istituzionale all’età di novantasette anni per la precisa volontà di escludere dal suo orizzonte esistenziale il clamore della notorietà.
Comunicato stampa
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Il Museo della Casina delle Civette ospita una mostra dedicata al caso singolare di un’esordiente quasi centenaria: Laura Marcucci Cambellotti, giunta alla sua prima mostra istituzionale all’età di novantasette anni per la precisa volontà di escludere dal suo orizzonte esistenziale il clamore della notorietà. L’arte è stata la grande passione che ha riempito ogni giorno della sua vita, una passione coltivata nel silenzio della casa, in seno ad una delle famiglie più artistiche dell’Italia del ‘900. Figlia di Alessandro Marcucci, nipote di Giacomo Balla, nuora e discepola di Duilio Cambellotti, Laura Marcucci Cambellotti è passata con disinvoltura dalla pittura all’arredo, dai gioielli all’illustrazione, dalla ceramica ai costumi. Il suo contributo più originale consiste però nella produzione di una particolare tipologia di arazzi realizzati ad ago che la mostra ” Laura Marcucci Cambellotti il miracolo dei fili di lana” presenterà nel periodo marzo-aprile 2009.
Laura Marcucci Cambellotti è l’emblema vivente della capacità delle donne di ideare un linguaggio alto ed originale, spesso nell’ambito di quelle arti ingiustamente definite minori.
Alla produzione di arazzi Laura, classe 1912, approda a metà degli anni ’70 a causa di una malattia agli occhi che le lascia una percezione visiva distorta. Costretta ad abbandonare la pittura, l’artista elabora una tecnica del tutto originale che le consente di continuare a “dipingere” usando ago e filati al posto di pennello e pigmenti. I manufatti esposti in mostra vengono infatti definiti “arazzi” del tutto impropriamente giacché essi in realtà sono – come sottolinea Alberta Campitelli in catalogo - “un esempio di pittura praticata su tessuto con gli strumenti del cucito e del ricamo”.
La tecnica dei quadri ad ago, nata come ingegnoso stratagemma per aggirare una drammatica menomazione fisica, è diventata, negli anni, il punto d’arrivo della ricerca dell’artista, che, a novantasette anni suonati, trascorre ancora otto ore al giorno al cavalletto, nel silenzio di una casa-atelier in cui non hanno trovato posto né una radio né una televisione, rumorose distrazioni per le quali Laura sostiene di non avere tempo. “Se avessi la possibilità di rinascere nella stagione più felice della mia vita – spiega con aria convinta – sceglierei questa: l’età che mi consente di dedicarmi all’arte in maniera assoluta. Certo, ci sono gli acciacchi, ma è un prezzo che è valsa la pena pagare.”
In mostra sarà presentata una selezione di quindici dei trecento lavori ad ago eseguiti in trent’anni: qualche paesaggio e figure femminili, fiabesche creature senza volto avvolte in abiti multicolore dalle fogge fantastiche. L’arte di Laura Marcucci Cambellotti è sempre stata così: tutta declinata al femminile. Anche da ragazza, talentuosa pittrice con la passione del ritratto, dipingeva soprattutto donne: “perché gli uomini non sono decorativi. In vita mia ne ho ritratti solo due: un amico di famiglia, per via dei suoi meravigliosi capelli d’argento e degli occhi blu, e mio padre, Alessandro Marcucci. Sarebbe stato di un uomo anche il ritratto che non sono mai riuscita a realizzare, quello di mio suocero, Duilio Cambellotti”
Alessandro Marcucci e Duilio Cambellotti sono gli uomini speciali che bisogna evocare per comprendere appieno la figura di Laura Marcucci Cambellotti. Il talento di Laura - che è anche nipote di Giacomo Balla – si è infatti formato in un ambiente di entusiasmante fermento artistico e culturale. Il padre, artista e pedagogo, è quell’Alessandro Marcucci che, con Sibilla Aleramo, Duilio Cambellotti e Giovanni Cena, promuove la commovente esperienza delle Scuole per i contadini dell’Agro Pontino. Marcucci è un convinto sostenitore delle nuove teorie che collocano l’arte alla base del sistema educativo, considerandola strumento fondamentale di crescita individuale e sociale. L’arte chiamata a irrompere nella vita non può naturalmente essere elitaria: bisogna abbandonare tecniche complesse e materiali preziosi e rivalutare al massimo le arti decorative e applicate, vere protagoniste di una sognata rivoluzione del gusto. Laura assorbe tutto questo. In seno alla famiglia sviluppa manualità e creatività torrentizie ed aggiornate e non sorprende scoprire nelle prove di ricamo infantili motivi di chiara ascendenza Secessione. La sua prima formazione si compie, all’insegna di un anticonformismo cosmopolita, al Crandon, la severa scuola americana di Via Savoia, dove si studiano anche due lingue, musica, pittura e dove le ragazzine fanno tanto sport, tennis compreso. Poi passa al Liceo Artistico di Via Ripetta e all’Accademia di Belle Arti. Dopo il diploma, si getta a capofitto nel sogno della pittura, approfittando delle numerose occasioni espositive che la politica culturale del regime procura. Ancora oggi racconta con stupore del gran numero di partecipazioni femminili alle esposizioni di base e della rinuncia alla carriera artistica quando capisce che l’invisibilità delle artiste donne nelle manifestazioni più ufficiali ed importanti è un dato non imputabile al livello qualitativo delle loro opere. Si sposa nel ’38 con Adriano Cambellotti, primogenito di Duilio, amatissimo amico di famiglia e, per Laura, venerato maestro d’arte e di vita. Per la giovane donna educata all’autonomia il matrimonio segna l’ingresso nel mondo del lavoro. Progetta manifesti pubblicitari di ascendenza futurista, elabora complementi d’arredo, ceramiche, scenografie e figurini per il teatro. I tessuti per la casa e l’abbigliamento realizzati per Myricae di Teresa Massetti e per Lavori Artigiani di Miranda Grimaldi Riccetti sono una pagina importante della storia dell’artigianato artistico e della moda del ‘900 romano. Negli anni ’50-‘60, la troviamo a Cinecittà, impegnata a disegnare gioielli e costumi destinati ai grandi Kolossal in costume: Ben Hur, Il Tormento e l’estasi e persino la Cleopatra con Elisabeth Taylor, una collaborazione ricordata in mostra dalla presenza di tre fantasiose collane di sapore egizio.
L’allestimento punta a riprodurre l’atmosfera degli ambienti domestici in cui l’artista ha sempre vissuto e lavorato: pareti dipinte di giallo e mobili realizzati dal padre e da Cambellotti. I mobili sono stati prelevati dalla sua attuale abitazione: il sobrio villino a tre piani che ospita la magica stanza ingombra di matasse di ogni colore e consistenza nella quale si svolge la gran parte delle sue silenziose giornate tutte dedicate a dipingere con l’ago.
Il lavoro di ago e filo è sempre stato considerato tipico delle donne. Aver dato a questo lavoro la dignità del linguaggio d’arte è il grande merito di Laura Marcucci Cambellotti (Alberta Campitelli).
Laura Marcucci Cambellotti è l’emblema vivente della capacità delle donne di ideare un linguaggio alto ed originale, spesso nell’ambito di quelle arti ingiustamente definite minori.
Alla produzione di arazzi Laura, classe 1912, approda a metà degli anni ’70 a causa di una malattia agli occhi che le lascia una percezione visiva distorta. Costretta ad abbandonare la pittura, l’artista elabora una tecnica del tutto originale che le consente di continuare a “dipingere” usando ago e filati al posto di pennello e pigmenti. I manufatti esposti in mostra vengono infatti definiti “arazzi” del tutto impropriamente giacché essi in realtà sono – come sottolinea Alberta Campitelli in catalogo - “un esempio di pittura praticata su tessuto con gli strumenti del cucito e del ricamo”.
La tecnica dei quadri ad ago, nata come ingegnoso stratagemma per aggirare una drammatica menomazione fisica, è diventata, negli anni, il punto d’arrivo della ricerca dell’artista, che, a novantasette anni suonati, trascorre ancora otto ore al giorno al cavalletto, nel silenzio di una casa-atelier in cui non hanno trovato posto né una radio né una televisione, rumorose distrazioni per le quali Laura sostiene di non avere tempo. “Se avessi la possibilità di rinascere nella stagione più felice della mia vita – spiega con aria convinta – sceglierei questa: l’età che mi consente di dedicarmi all’arte in maniera assoluta. Certo, ci sono gli acciacchi, ma è un prezzo che è valsa la pena pagare.”
In mostra sarà presentata una selezione di quindici dei trecento lavori ad ago eseguiti in trent’anni: qualche paesaggio e figure femminili, fiabesche creature senza volto avvolte in abiti multicolore dalle fogge fantastiche. L’arte di Laura Marcucci Cambellotti è sempre stata così: tutta declinata al femminile. Anche da ragazza, talentuosa pittrice con la passione del ritratto, dipingeva soprattutto donne: “perché gli uomini non sono decorativi. In vita mia ne ho ritratti solo due: un amico di famiglia, per via dei suoi meravigliosi capelli d’argento e degli occhi blu, e mio padre, Alessandro Marcucci. Sarebbe stato di un uomo anche il ritratto che non sono mai riuscita a realizzare, quello di mio suocero, Duilio Cambellotti”
Alessandro Marcucci e Duilio Cambellotti sono gli uomini speciali che bisogna evocare per comprendere appieno la figura di Laura Marcucci Cambellotti. Il talento di Laura - che è anche nipote di Giacomo Balla – si è infatti formato in un ambiente di entusiasmante fermento artistico e culturale. Il padre, artista e pedagogo, è quell’Alessandro Marcucci che, con Sibilla Aleramo, Duilio Cambellotti e Giovanni Cena, promuove la commovente esperienza delle Scuole per i contadini dell’Agro Pontino. Marcucci è un convinto sostenitore delle nuove teorie che collocano l’arte alla base del sistema educativo, considerandola strumento fondamentale di crescita individuale e sociale. L’arte chiamata a irrompere nella vita non può naturalmente essere elitaria: bisogna abbandonare tecniche complesse e materiali preziosi e rivalutare al massimo le arti decorative e applicate, vere protagoniste di una sognata rivoluzione del gusto. Laura assorbe tutto questo. In seno alla famiglia sviluppa manualità e creatività torrentizie ed aggiornate e non sorprende scoprire nelle prove di ricamo infantili motivi di chiara ascendenza Secessione. La sua prima formazione si compie, all’insegna di un anticonformismo cosmopolita, al Crandon, la severa scuola americana di Via Savoia, dove si studiano anche due lingue, musica, pittura e dove le ragazzine fanno tanto sport, tennis compreso. Poi passa al Liceo Artistico di Via Ripetta e all’Accademia di Belle Arti. Dopo il diploma, si getta a capofitto nel sogno della pittura, approfittando delle numerose occasioni espositive che la politica culturale del regime procura. Ancora oggi racconta con stupore del gran numero di partecipazioni femminili alle esposizioni di base e della rinuncia alla carriera artistica quando capisce che l’invisibilità delle artiste donne nelle manifestazioni più ufficiali ed importanti è un dato non imputabile al livello qualitativo delle loro opere. Si sposa nel ’38 con Adriano Cambellotti, primogenito di Duilio, amatissimo amico di famiglia e, per Laura, venerato maestro d’arte e di vita. Per la giovane donna educata all’autonomia il matrimonio segna l’ingresso nel mondo del lavoro. Progetta manifesti pubblicitari di ascendenza futurista, elabora complementi d’arredo, ceramiche, scenografie e figurini per il teatro. I tessuti per la casa e l’abbigliamento realizzati per Myricae di Teresa Massetti e per Lavori Artigiani di Miranda Grimaldi Riccetti sono una pagina importante della storia dell’artigianato artistico e della moda del ‘900 romano. Negli anni ’50-‘60, la troviamo a Cinecittà, impegnata a disegnare gioielli e costumi destinati ai grandi Kolossal in costume: Ben Hur, Il Tormento e l’estasi e persino la Cleopatra con Elisabeth Taylor, una collaborazione ricordata in mostra dalla presenza di tre fantasiose collane di sapore egizio.
L’allestimento punta a riprodurre l’atmosfera degli ambienti domestici in cui l’artista ha sempre vissuto e lavorato: pareti dipinte di giallo e mobili realizzati dal padre e da Cambellotti. I mobili sono stati prelevati dalla sua attuale abitazione: il sobrio villino a tre piani che ospita la magica stanza ingombra di matasse di ogni colore e consistenza nella quale si svolge la gran parte delle sue silenziose giornate tutte dedicate a dipingere con l’ago.
Il lavoro di ago e filo è sempre stato considerato tipico delle donne. Aver dato a questo lavoro la dignità del linguaggio d’arte è il grande merito di Laura Marcucci Cambellotti (Alberta Campitelli).
06
marzo 2009
Laura Marcucci Cambellotti – Il miracolo dei fili di lana
Dal 06 marzo al 13 aprile 2009
arte contemporanea
Location
CASINA DELLE CIVETTE – VILLA TORLONIA
Roma, Via Nomentana, 70, (Roma)
Roma, Via Nomentana, 70, (Roma)
Biglietti
Museo+ mostra: intero euro 4,50; ridotto euro 3
Orario di apertura
dal 7 marzo all’ultimo sabato di marzo ore 9 – 17,30; dall’ultima domenica di marzo a fine mostra 9-19
Editore
PALOMBI
Ufficio stampa
SCARLETT MATASSI
Autore
Curatore