Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
A-friche
Nove celebri artisti africani per la prima volta a Palermo, in un confronto di linguaggi, riti e tradizioni.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Si inaugura a Palermo il 7 Marzo presso la Galleria Monteleone, in collaborazione con la Galleria Franco Cancelliere, la mostra A-friche dedicata alle nuove frontiere dell’arte africana che, dalla metà degli anni ’90, grazie all’eterogenea produzione di una nuova classe di artisti, ha acquisito un ruolo di prim’ordine nel mercato dell’arte e del collezionismo contemporaneo. Il titolo trae spunto da un’elaborazione semantica coniata dall’antropologo Jean-Loup Amselle, in cui la “friche” rappresenta lo spazio abbandonato o “la fabbrica d’immaginari”, un luogo provvisorio della produzione artistica che la riporta ad uno stato selvaggio. L’A-friche, originale connubio tra popolare, industriale, selvaggio, “rappresenta una fonte essenziale di rigenerazione per l’arte occidentale”.
Di ispirazione per numerosi artisti contemporanei quali Modigliani, Picasso, Brancusi e Moore, l’arte africana, con le sue suggestioni simboliche, ha iniziato un percorso che l’ ha portata ad abbandonare la “territorialità” e l’identità etnica, come uniche ed immutabili cifre stilistiche, per aprirsi a linguaggi eterogenei e al dialogo con altre realtà, nonché all’interpretazione personale. La Biennale d’arte di Dakar, in Senegal, già dal 1992 dà un contributo fondamentale alla promozione di artisti giovani, nonché allo sviluppo del dibattito e dello scambio culturale in tema di arte contemporanea africana. Questa, infatti, pur mantenendo saldi i valori della tradizione e della ritualità che la caratterizzano da sempre, si presenta oggi come un linguaggio inedito, vivo, eterogeneo e lo fa attraverso differenti medium artistici: dalla pittura alla scultura, dalle installazioni alle performance, dall’architettura all’arte digitale, alla fotografia. A-friche, dunque, rende tangibile, attraverso le opere di nove artisti, il dialogo fra tradizione e innovazione, grazie al quale l’identità culturale africana viene oggi raccontata con linguaggi inediti e ricchi di suggestione.
Georges Lilanga (1934-2005), pittore, scultore e litografo tanzaniano, soprannominato “il Picasso d’Africa”, ci attira nel suo mondo saturo di coloratissime e allegre figure in movimento in cui rivive il mondo animistico, onirico e simbolico della cultura Makonde, che rievoca, nelle sue dinamiche, le suggestioni dell’arte di Keith Haring e del graffitismo occidentale.
Il pittore tanzaniano Maurus M. Malikita raffigura spazi frenetici, brulicanti di cose e persone come mercati di frutta, ospedali, negozi, spiagge e stazioni; luoghi carichi di colori vivaci e pulsanti di energia, ma il cui sovraffollamento non nasconde una denuncia delle ingiustizie dell’Africa odierna.
Anche le opere pittoriche del keniano David Ochieng si fanno portatrici di un messaggio sociale nel loro riferimento al turismo occidentale che, se da un lato ha permesso all’Africa di uscire dall’isolamento, dall’altro non ne ha favorito lo sviluppo.
L’emergenza sanitaria ed economica africana sono l’oggetto della critica sociale di un altro artista kenyano, Peter Wanyau, che denuncia, attraverso sculture di forte impatto, i nuovi mali africani: l’Aids e l’inquinamento.
Le savane, le giungle e i parchi tipici della maestosa natura africana caratterizzano le opere di Kivuthi Mbuno, che li rivisita in chiave fortemente simbolica: uomini, animali e oggetti vivono in simbiosi partecipando dello stesso ritmo vitale all’interno di un immaginario Eden, evocando atmosfere primordiali e fiabesche.
Originario di Città del Capo è Jackson Nkumanda, che, attraverso la contaminazione di pittura e scultura realizza “teatrini” da parete con materiali di scarto come sabbia, gomma, mattoni e lattine, attraverso i quali descrive le periferie urbane africane non senza una sottile vena di malinconia. L’apparenza teatrale di questi microcosmi di cartapesta non riesce a occultare il degrado a cui è stata ridotta la società africana.
L’artista sudafricana Esther Mahalangu, originaria del Transvaal, si fa interprete delle tradizionali tecniche decorative dei muri delle case apprese dalla madre. Grazie alle sue variopinte tele, su cui trasferisce “i segni colorati” tipici del suo Paese, l’artista si è guadagnata fama internazionale, come testimonia la sua partecipazione alla mostra “Les Magiciens de la Terre” organizzata nel 1992 al Centre Pompidou di Parigi.
Lo scultore D. O. Eloi Lokossou, nato nel Benin, reinterpreta le maschere rituali Yoruba attraverso la contaminazione con oggetti e figure sorprendenti, dalle quali trae opere cariche di humour e ironia.
Di ispirazione per numerosi artisti contemporanei quali Modigliani, Picasso, Brancusi e Moore, l’arte africana, con le sue suggestioni simboliche, ha iniziato un percorso che l’ ha portata ad abbandonare la “territorialità” e l’identità etnica, come uniche ed immutabili cifre stilistiche, per aprirsi a linguaggi eterogenei e al dialogo con altre realtà, nonché all’interpretazione personale. La Biennale d’arte di Dakar, in Senegal, già dal 1992 dà un contributo fondamentale alla promozione di artisti giovani, nonché allo sviluppo del dibattito e dello scambio culturale in tema di arte contemporanea africana. Questa, infatti, pur mantenendo saldi i valori della tradizione e della ritualità che la caratterizzano da sempre, si presenta oggi come un linguaggio inedito, vivo, eterogeneo e lo fa attraverso differenti medium artistici: dalla pittura alla scultura, dalle installazioni alle performance, dall’architettura all’arte digitale, alla fotografia. A-friche, dunque, rende tangibile, attraverso le opere di nove artisti, il dialogo fra tradizione e innovazione, grazie al quale l’identità culturale africana viene oggi raccontata con linguaggi inediti e ricchi di suggestione.
Georges Lilanga (1934-2005), pittore, scultore e litografo tanzaniano, soprannominato “il Picasso d’Africa”, ci attira nel suo mondo saturo di coloratissime e allegre figure in movimento in cui rivive il mondo animistico, onirico e simbolico della cultura Makonde, che rievoca, nelle sue dinamiche, le suggestioni dell’arte di Keith Haring e del graffitismo occidentale.
Il pittore tanzaniano Maurus M. Malikita raffigura spazi frenetici, brulicanti di cose e persone come mercati di frutta, ospedali, negozi, spiagge e stazioni; luoghi carichi di colori vivaci e pulsanti di energia, ma il cui sovraffollamento non nasconde una denuncia delle ingiustizie dell’Africa odierna.
Anche le opere pittoriche del keniano David Ochieng si fanno portatrici di un messaggio sociale nel loro riferimento al turismo occidentale che, se da un lato ha permesso all’Africa di uscire dall’isolamento, dall’altro non ne ha favorito lo sviluppo.
L’emergenza sanitaria ed economica africana sono l’oggetto della critica sociale di un altro artista kenyano, Peter Wanyau, che denuncia, attraverso sculture di forte impatto, i nuovi mali africani: l’Aids e l’inquinamento.
Le savane, le giungle e i parchi tipici della maestosa natura africana caratterizzano le opere di Kivuthi Mbuno, che li rivisita in chiave fortemente simbolica: uomini, animali e oggetti vivono in simbiosi partecipando dello stesso ritmo vitale all’interno di un immaginario Eden, evocando atmosfere primordiali e fiabesche.
Originario di Città del Capo è Jackson Nkumanda, che, attraverso la contaminazione di pittura e scultura realizza “teatrini” da parete con materiali di scarto come sabbia, gomma, mattoni e lattine, attraverso i quali descrive le periferie urbane africane non senza una sottile vena di malinconia. L’apparenza teatrale di questi microcosmi di cartapesta non riesce a occultare il degrado a cui è stata ridotta la società africana.
L’artista sudafricana Esther Mahalangu, originaria del Transvaal, si fa interprete delle tradizionali tecniche decorative dei muri delle case apprese dalla madre. Grazie alle sue variopinte tele, su cui trasferisce “i segni colorati” tipici del suo Paese, l’artista si è guadagnata fama internazionale, come testimonia la sua partecipazione alla mostra “Les Magiciens de la Terre” organizzata nel 1992 al Centre Pompidou di Parigi.
Lo scultore D. O. Eloi Lokossou, nato nel Benin, reinterpreta le maschere rituali Yoruba attraverso la contaminazione con oggetti e figure sorprendenti, dalle quali trae opere cariche di humour e ironia.
07
marzo 2009
A-friche
Dal 07 al 28 marzo 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA MONTELEONE
Palermo, Via Monteleone, 3, (Palermo)
Palermo, Via Monteleone, 3, (Palermo)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 16.00-19.30
Vernissage
7 Marzo 2009, ore 18,30
Autore
Curatore