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Silvio d’Amico – Tramonto (e risurrezione) del grande attore
A ottant’anni dal libro di Silvio d’Amico fotografie, libri e riviste d’epoca, bozzetti d’eccezione .
Comunicato stampa
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Ad ottant’anni dall’uscita (per Mondadori, Milano) del libro Tramonto del grande attore di Silvio d’Amico - “il più grande critico e organizzatore di cultura teatrale del Novecento” – la mostra alla Casa dei Teatri di Roma dal 30 gennaio al 29 marzo 2009 Tramonto (e risurrezione) del grande attore, a cura di Andrea Mancini, attraverso l’esposizione di materiali di grande interesse, vuole indicare un percorso di forte valore storico, dove ad un’idea di decadenza si sostituisce, ancora per volontà di d’Amico, una vera e propria rinascita.
Nella sala d’ingresso della Casa dei Teatri sono esposte una serie di foto dei grandi attori, tra gli anni ‘30 e ’40: Sergio Tofano, Ruggero Ruggeri, Antonio Gandusio, i De Filippo, Elsa Merlini, Angelo Musco, Renzo Ricci, la Borboni, Luigi Cimara, Wanda Osiris, Gino Cervi, Rina Morelli, Irma ed Emma Grammatica, Paolo Stoppa, Wanda Capodaglio e altri ancora, in una serie di scatti praticamente inediti, provenienti dall’Archivio dell’Istituto Luce di Roma.
Nelle sale seguenti altre grandi riproduzioni riguardano il cosiddetto “Teatro per il Popolo”, che ebbe una serie di importanti rappresentazioni soprattutto in teatri all’aperto costruiti in ogni parte d’Italia, da Siracusa, a Firenze e Roma, con regie anche di grandi mettéur en scene stranieri, come Jacques Copeau, Max Reinhardt, Tatiana Pavlova.
Il percorso storico viene completato da una sezione di libri, riviste, documenti e fotografie dedicata alla vita e al lavoro di Silvio d’Amico.
Al termine del percorso espositivo, una sala della Casa dei Teatri è dedicata all’inizio della risurrezione, a quell’11 febbraio 1943, quando una serie di allievi dell’Accademia d’Arte Drammatica dettero vita al Teatro Argentina di Roma all’Opera dello Straccione di John Gay (con una ben presente, anche se non citata, riscrittura di Bertolt Brecht). Si trattò di uno straordinario saggio di regia, diretto da Vito Pandolfi, con il giovanissimo Vittorio Gassman come protagonista e con le bellissime scene di Toti Scialoja, presente in mostra, grazie alla “Fondazione Toti Scialoja”, con un materiale eccezionale, fatto di bozzetti su carta ma anche di oli su tela, bozzetti d’eccezione di notevole interesse storico e artistico, dedicati allo spettacolo.
Sull’Opera dello Straccione, Vittorio Gassman, che ne era il giovanissimo protagonista, scrisse, insieme a Luciano Salce (anche lui attore nello spettacolo, insieme, a Squarzina e altri ancora) una nota nel romanzo inedito, L’educazione teatrale. Lo spettacolo è descritto come costruito “in una babelica confusione di gusti e teorie, di sacro e di laico. V’erano canzoni, danze antiche e musiche scozzesi – ma dopo un trattamento diatonale – tanghi e cake-walks del dopoguerra francese, il gusto preciso dell’espressionismo tedesco e del balletto russo, versi di Apollinaire e la retorica dell’apache e dei bas-fonds, l’umorismo era macabro e surreale, la tragedia alternata all’operetta, duelli pirateschi terrificanti risolti con una risata, tutto in chiave sorpresa-ritmopantomima-colpo di scena-imprevedibilità e spirito di contraddizione (…) Fu una vittoria di squadra, la prima cumulativa, al punto che lo squallore seguito a quella densissima nottata, conclusasi con una storica sbronza a casa del pittore Toti Scialoja, apparve naturale spossatezza dopo uno sforzo di considerevole portata.”
Il libro libro Tramonto del grande attore di Silvio d’Amico è per tanti versi eccezionale e conserva ancora oggi motivi di interesse. Fu ripubblicato nel 1985 (La casa Usher, Firenze) con l’intensa presentazione di Luigi Squarzina e completato da una nota storica di Andrea Mancini, curatore della mostra alla Casa dei Teatri.
Squarzina esordiva, lui che l’aveva conosciuto e per anni era stato al suo fianco, prima come allievo poi come collaboratore, con un “mi piacerebbe poterlo intervistare”, chiedendogli se “scriverebbe oggi quello che scriveva allora?” e poi che cosa di buono hanno portato le tesi del Tramonto “e la loro messa in pratica ad opera sua e di coloro che in tutto o in parte si sono definiti suoi allievi ?”. Ma quali erano queste tesi? Erano quelle di una profonda crisi del teatro italiano e il tentativo di trovare le ricette per curarlo. D’Amico non vedeva in modo positivo il “tramonto del grande attore”, forse ne prendeva semplicemente atto e cercava di indicare alcuni rimedi, sebbene da più parti, anche in occasioni di polemiche assai aspre, gli si attribuisse esattamente l’opinione opposta. D’Amico guardava al presente e al passato, con una sorta di strabismo critico, e con lo stesso sguardo vedeva anche al futuro: la sua visione analitica non poteva non proporre, anzi meglio realizzare. “Non è possibile isolare uno dall’altro - nota ancora Squarzina - quelli che lui stesso indicherebbe come i suoi tre gesti più efficacemente fondanti” cioè l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, con la sua scuola di regia (1935); la Storia del Teatro Drammatico (1939-40), nella quale d’Amico superava l’elencazione dei testi per cominciare a scrivere proprio la storia dei modi di rappresentare; e poi l’Enciclopedia (progettata a partire dal 1944), su tutte le arti e tecniche dello spettacolo.
La mostra è a cura di Andrea Mancini in collaborazione con Titivillus-Mostre Editoria, Fondazione Toti Scialoja e Istituto Luce, promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione del Comune di Roma, dalle Biblioteche di Roma, dall’ETI Ente Teatrale Italiano e dal Centro per la Fotografia dello Spettacolo, in collaborazione con Zètema Progetto Cultura e Roma Multiservizi.
Nella sala d’ingresso della Casa dei Teatri sono esposte una serie di foto dei grandi attori, tra gli anni ‘30 e ’40: Sergio Tofano, Ruggero Ruggeri, Antonio Gandusio, i De Filippo, Elsa Merlini, Angelo Musco, Renzo Ricci, la Borboni, Luigi Cimara, Wanda Osiris, Gino Cervi, Rina Morelli, Irma ed Emma Grammatica, Paolo Stoppa, Wanda Capodaglio e altri ancora, in una serie di scatti praticamente inediti, provenienti dall’Archivio dell’Istituto Luce di Roma.
Nelle sale seguenti altre grandi riproduzioni riguardano il cosiddetto “Teatro per il Popolo”, che ebbe una serie di importanti rappresentazioni soprattutto in teatri all’aperto costruiti in ogni parte d’Italia, da Siracusa, a Firenze e Roma, con regie anche di grandi mettéur en scene stranieri, come Jacques Copeau, Max Reinhardt, Tatiana Pavlova.
Il percorso storico viene completato da una sezione di libri, riviste, documenti e fotografie dedicata alla vita e al lavoro di Silvio d’Amico.
Al termine del percorso espositivo, una sala della Casa dei Teatri è dedicata all’inizio della risurrezione, a quell’11 febbraio 1943, quando una serie di allievi dell’Accademia d’Arte Drammatica dettero vita al Teatro Argentina di Roma all’Opera dello Straccione di John Gay (con una ben presente, anche se non citata, riscrittura di Bertolt Brecht). Si trattò di uno straordinario saggio di regia, diretto da Vito Pandolfi, con il giovanissimo Vittorio Gassman come protagonista e con le bellissime scene di Toti Scialoja, presente in mostra, grazie alla “Fondazione Toti Scialoja”, con un materiale eccezionale, fatto di bozzetti su carta ma anche di oli su tela, bozzetti d’eccezione di notevole interesse storico e artistico, dedicati allo spettacolo.
Sull’Opera dello Straccione, Vittorio Gassman, che ne era il giovanissimo protagonista, scrisse, insieme a Luciano Salce (anche lui attore nello spettacolo, insieme, a Squarzina e altri ancora) una nota nel romanzo inedito, L’educazione teatrale. Lo spettacolo è descritto come costruito “in una babelica confusione di gusti e teorie, di sacro e di laico. V’erano canzoni, danze antiche e musiche scozzesi – ma dopo un trattamento diatonale – tanghi e cake-walks del dopoguerra francese, il gusto preciso dell’espressionismo tedesco e del balletto russo, versi di Apollinaire e la retorica dell’apache e dei bas-fonds, l’umorismo era macabro e surreale, la tragedia alternata all’operetta, duelli pirateschi terrificanti risolti con una risata, tutto in chiave sorpresa-ritmopantomima-colpo di scena-imprevedibilità e spirito di contraddizione (…) Fu una vittoria di squadra, la prima cumulativa, al punto che lo squallore seguito a quella densissima nottata, conclusasi con una storica sbronza a casa del pittore Toti Scialoja, apparve naturale spossatezza dopo uno sforzo di considerevole portata.”
Il libro libro Tramonto del grande attore di Silvio d’Amico è per tanti versi eccezionale e conserva ancora oggi motivi di interesse. Fu ripubblicato nel 1985 (La casa Usher, Firenze) con l’intensa presentazione di Luigi Squarzina e completato da una nota storica di Andrea Mancini, curatore della mostra alla Casa dei Teatri.
Squarzina esordiva, lui che l’aveva conosciuto e per anni era stato al suo fianco, prima come allievo poi come collaboratore, con un “mi piacerebbe poterlo intervistare”, chiedendogli se “scriverebbe oggi quello che scriveva allora?” e poi che cosa di buono hanno portato le tesi del Tramonto “e la loro messa in pratica ad opera sua e di coloro che in tutto o in parte si sono definiti suoi allievi ?”. Ma quali erano queste tesi? Erano quelle di una profonda crisi del teatro italiano e il tentativo di trovare le ricette per curarlo. D’Amico non vedeva in modo positivo il “tramonto del grande attore”, forse ne prendeva semplicemente atto e cercava di indicare alcuni rimedi, sebbene da più parti, anche in occasioni di polemiche assai aspre, gli si attribuisse esattamente l’opinione opposta. D’Amico guardava al presente e al passato, con una sorta di strabismo critico, e con lo stesso sguardo vedeva anche al futuro: la sua visione analitica non poteva non proporre, anzi meglio realizzare. “Non è possibile isolare uno dall’altro - nota ancora Squarzina - quelli che lui stesso indicherebbe come i suoi tre gesti più efficacemente fondanti” cioè l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, con la sua scuola di regia (1935); la Storia del Teatro Drammatico (1939-40), nella quale d’Amico superava l’elencazione dei testi per cominciare a scrivere proprio la storia dei modi di rappresentare; e poi l’Enciclopedia (progettata a partire dal 1944), su tutte le arti e tecniche dello spettacolo.
La mostra è a cura di Andrea Mancini in collaborazione con Titivillus-Mostre Editoria, Fondazione Toti Scialoja e Istituto Luce, promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione del Comune di Roma, dalle Biblioteche di Roma, dall’ETI Ente Teatrale Italiano e dal Centro per la Fotografia dello Spettacolo, in collaborazione con Zètema Progetto Cultura e Roma Multiservizi.
30
gennaio 2009
Silvio d’Amico – Tramonto (e risurrezione) del grande attore
Dal 30 gennaio al 29 marzo 2009
fotografia
arte contemporanea
disegno e grafica
arte contemporanea
disegno e grafica
Location
CASA DEI TEATRI – VILLINO CORSINI
Roma, Largo III Giugno 1849, 1849, (Roma)
Roma, Largo III Giugno 1849, 1849, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle 17
Vernissage
30 Gennaio 2009, ore 12 e anteprima stampa
Sito web
www.enteteatrale.it
Ufficio stampa
ZETEMA
Autore
Curatore