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Vivaldo Poli
A Palazzo Magnani e nella Rocca dei Gonzaga, 150 opere ricostruiranno la vicenda creativa dell’artista reggiano, dalla fine degli anni Quaranta ai primissimi anni Settanta. In contemporanea, le sale dello storico palazzo reggiano accoglieranno 100 fotografie di Mario De Biasi scattate durante la tragica rivolta di Budapest nel 1956.
Comunicato stampa
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Dal 7 febbraio al 22 marzo 2009, Reggio Emilia e la sua provincia renderanno omaggio a Vivaldo Poli (1914-1982), uno delle personalità reggiane più attente e aperte agli esiti più innovativi della pittura internazionale.
Palazzo Magnani e la Rocca dei Gonzaga di Novellara, la città che gli ha dato i natali, presenteranno 150 opere dell’artista attivo nel MAC (Movimento Arte Concreta) e protagonista delle edizioni del 1948 e del 1950 della Biennale d’Arte di Venezia.
L’esposizione, curata da Sandro Parmiggiani, promossa dalla Provincia di Reggio Emilia e dal Comune di Novellara, con il sostegno di Fondazione Pietro Manodori, CCPL Reggio Emilia, BFMR & Partners, dottori commercialisti, Reggio Emilia, ripercorrerà l’intero arco dell’attività di Poli, con particolare riferimento al periodo di maggiore interesse nella sua produzione artistica, ovvero il ventennio tra la fine degli anni Quaranta e i primissimi anni Settanta.
Poli nasce come artista figurativo. Dopo aver assorbito la lezione di Cézanne e di Matisse, già negli anni Trenta, subì il fascino del surrealismo e, negli anni Quaranta del postcubismo picassiano, per poi inoltrarsi liberamente nelle suggestioni del segno e della materia pittorica proprie dell’Informale, padroneggiati con talento e chiarezza di visione.
Il periodo che va dai primi anni Cinquanta ai primi anni Settanta risente di una pittura di grande sensibilità e qualità, che evoca gli esiti di artisti quali Soulages, Hartung, Riopelle, Nicholson, William Scott, Pasmore, oltre che di alcuni protagonisti dell’espressionismo astratto americano.
Uomo di grande cultura, Poli era un vorace lettore di romanzi, di poesie e di saggi di filosofia e di estetica, nonché appassionato di musica contemporanea (da John Cage a Karlheinz Stockhausen, ai quali dedicò alcuni dipinti, fino ai più innovativi gruppi pop internazionali); i commenti annotati nei quaderni d’appunti conservati nel Fondo Poli alla Biblioteca di Novellara, dimostrano un’inesausta curiosità.
In verità, Poli mai si mosse dalla natia Novellara, salvo per gli obblighi derivanti dal servizio militare e per i viaggi intrapresi per recarsi a vedere mostre e musei, e può essere considerato uno degli esempi più fulgidi di come possa essere intesa la fedeltà alle proprie radici. Era tuttavia aperto al nuovo, guardava verso le esperienze artistiche e le idee che stavano cambiando il mondo. Nel 1939, Poli scriveva, con lucida consapevolezza della propria condizione, con una sorta di struggimento interiore: “Vivere in mezzo a gente che non aspira e non conosce i miei ideali, è un grande piacere per me. Così io resto più intensamente solo con i miei occhi e con la mia pittura. La gente che mi circonda non sa nulla di ciò che faccio, ragione di più per rimanere così tutto solo con l’arte e con me stesso.”
Nonostante i riconoscimenti degli inviti alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma (1951 e 1955), e l’adesione al MAC, e la qualità di molti suoi dipinti, Poli resta un artista ancora tutto da scoprire, pressoché sconosciuto fuori dalla sua terra: la mostra a Palazzo Magnani e alla Rocca dei Gonzaga di Novellara, e il catalogo (con testi del, curatore della mostra, di Claudio Cerritelli, di Luciana Boccaletti e di Umberto Nobili), intendono proporlo all’attenzione della scena nazionale.
In contemporanea, a Palazzo Magnani si terrà un’esposizione di Mario De Biasi (Sois, Belluno, 1923), uno dei fotografi italiani più noti a livello internazionale, del quale viene presentato uno dei servizi più memorabili, Budapest 1956: la mostra fa rivivere, in 100 immagini, la tragica rivolta che infiammò la capitale ungherese nell’ottobre-novembre 1956. Il reportage di De Biasi, inviato di Epoca, ci mostra i drammi umani di quei giorni, e documenta gli orrori che accompagnano le guerre, in particolare quelle civili, restituendoci il sapore di un evento che avrebbe costituito un vero e proprio spartiacque nella storia del Novecento e nella stessa coscienza della cultura europea. L’iniziativa è accompagnata da un volume, a cura di Paolo Morello, edito dall’Istituto Superiore per la Storia della Fotografia.
Reggio Emilia, gennaio 2009
Palazzo Magnani e la Rocca dei Gonzaga di Novellara, la città che gli ha dato i natali, presenteranno 150 opere dell’artista attivo nel MAC (Movimento Arte Concreta) e protagonista delle edizioni del 1948 e del 1950 della Biennale d’Arte di Venezia.
L’esposizione, curata da Sandro Parmiggiani, promossa dalla Provincia di Reggio Emilia e dal Comune di Novellara, con il sostegno di Fondazione Pietro Manodori, CCPL Reggio Emilia, BFMR & Partners, dottori commercialisti, Reggio Emilia, ripercorrerà l’intero arco dell’attività di Poli, con particolare riferimento al periodo di maggiore interesse nella sua produzione artistica, ovvero il ventennio tra la fine degli anni Quaranta e i primissimi anni Settanta.
Poli nasce come artista figurativo. Dopo aver assorbito la lezione di Cézanne e di Matisse, già negli anni Trenta, subì il fascino del surrealismo e, negli anni Quaranta del postcubismo picassiano, per poi inoltrarsi liberamente nelle suggestioni del segno e della materia pittorica proprie dell’Informale, padroneggiati con talento e chiarezza di visione.
Il periodo che va dai primi anni Cinquanta ai primi anni Settanta risente di una pittura di grande sensibilità e qualità, che evoca gli esiti di artisti quali Soulages, Hartung, Riopelle, Nicholson, William Scott, Pasmore, oltre che di alcuni protagonisti dell’espressionismo astratto americano.
Uomo di grande cultura, Poli era un vorace lettore di romanzi, di poesie e di saggi di filosofia e di estetica, nonché appassionato di musica contemporanea (da John Cage a Karlheinz Stockhausen, ai quali dedicò alcuni dipinti, fino ai più innovativi gruppi pop internazionali); i commenti annotati nei quaderni d’appunti conservati nel Fondo Poli alla Biblioteca di Novellara, dimostrano un’inesausta curiosità.
In verità, Poli mai si mosse dalla natia Novellara, salvo per gli obblighi derivanti dal servizio militare e per i viaggi intrapresi per recarsi a vedere mostre e musei, e può essere considerato uno degli esempi più fulgidi di come possa essere intesa la fedeltà alle proprie radici. Era tuttavia aperto al nuovo, guardava verso le esperienze artistiche e le idee che stavano cambiando il mondo. Nel 1939, Poli scriveva, con lucida consapevolezza della propria condizione, con una sorta di struggimento interiore: “Vivere in mezzo a gente che non aspira e non conosce i miei ideali, è un grande piacere per me. Così io resto più intensamente solo con i miei occhi e con la mia pittura. La gente che mi circonda non sa nulla di ciò che faccio, ragione di più per rimanere così tutto solo con l’arte e con me stesso.”
Nonostante i riconoscimenti degli inviti alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma (1951 e 1955), e l’adesione al MAC, e la qualità di molti suoi dipinti, Poli resta un artista ancora tutto da scoprire, pressoché sconosciuto fuori dalla sua terra: la mostra a Palazzo Magnani e alla Rocca dei Gonzaga di Novellara, e il catalogo (con testi del, curatore della mostra, di Claudio Cerritelli, di Luciana Boccaletti e di Umberto Nobili), intendono proporlo all’attenzione della scena nazionale.
In contemporanea, a Palazzo Magnani si terrà un’esposizione di Mario De Biasi (Sois, Belluno, 1923), uno dei fotografi italiani più noti a livello internazionale, del quale viene presentato uno dei servizi più memorabili, Budapest 1956: la mostra fa rivivere, in 100 immagini, la tragica rivolta che infiammò la capitale ungherese nell’ottobre-novembre 1956. Il reportage di De Biasi, inviato di Epoca, ci mostra i drammi umani di quei giorni, e documenta gli orrori che accompagnano le guerre, in particolare quelle civili, restituendoci il sapore di un evento che avrebbe costituito un vero e proprio spartiacque nella storia del Novecento e nella stessa coscienza della cultura europea. L’iniziativa è accompagnata da un volume, a cura di Paolo Morello, edito dall’Istituto Superiore per la Storia della Fotografia.
Reggio Emilia, gennaio 2009
08
febbraio 2009
Vivaldo Poli
Dall'otto febbraio al 22 marzo 2009
arte contemporanea
Location
PALAZZO MAGNANI
Reggio Nell'emilia, Corso Giuseppe Garibaldi, 29, (Reggio Nell'emilia)
Reggio Nell'emilia, Corso Giuseppe Garibaldi, 29, (Reggio Nell'emilia)
Biglietti
intero, Euro 5; ridotto, Euro 4; studenti, Euro 2
Orario di apertura
10.00-13.00, 15.00-19.00. Chiuso il lunedì
Vernissage
8 Febbraio 2009, ore 18
Editore
SKIRA
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore