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Disarmonie domestiche
Donne a tutto tondo che rappresentano attraverso la pittura o l’installazione lo spaccato di una nuova femminilità che non accetta di essere relegata in una determinata condizione o catalogata per stereotipi, ma che trasmette attraverso un’estetica ben definita una tipicità che non può essere disgiunta dalle modificazioni sostanziali maturate dall’universo femminile negli ultimi anni.
Comunicato stampa
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La galleria Blob ART arte contemporanea di Livorno presenta per la nuova stagione la mostra collettiva Disarmonie domestiche a cura di Francesca Baboni e Stefano Taddei.
Il progetto include quattro giovani donne affini per poetica e stile, Daniela Benedetti, Valentina Biasetti, Tamara Ferioli ed Erika Latini che dimostrano come non si possa più parlare di un’arte al femminile auto-referenziale, attraverso la sublimazione di una libertà espressiva a tratti cruda e psicologicamente quanto sottilmente violenta. Donne a tutto tondo che rappresentano attraverso la pittura o l’installazione lo spaccato di una nuova femminilità che non accetta di essere relegata in una determinata condizione o catalogata per stereotipi, ma che trasmette attraverso un'estetica ben definita una tipicità che non può essere disgiunta dalle modificazioni sostanziali maturate dall’universo femminile negli ultimi anni. Una donna che vive la quotidianità domestica attraverso le sue profonde disarmonie anticonvenzionali, lasciando trasparire la sofferenza di una condizione attraverso i fantasmi nascosti dello spazio/casa, luogo intimo e identitario per eccellenza, che diventa talvolta rifugio - nido e talvolta invece luogo ostile. Tamara Ferioli si racconta in modo emotivo attraverso la malinconia, la solitudine ed inquietudine del vivere quotidiano. La quotidianità della vita domestica diviene una solitaria e volontaria reclusione, che trova nell’ambiente casalingo l’integrità del proprio universo interiore. Daniela Benedetti raffigura stanze abbandonate, bagni, scantinati, ascensori, luoghi più sordidi e paurosi interni che rappresentano la sua interiorità, abitati da visioni, allucinazioni, apparizioni, oggetti statici, specchi, telefoni e televisori guasti. I ritratti di madonne quotidiane rivelano il lato oscuro, il tabù, l’ombra, gli spettri. Una sorta di pacata provocazione rispetto ad un certo diffuso perbenismo. Le opere di Valentina Biasetti sono piene di ricordi e d’ombre, come fossero qualcosa d’umano. Le teste in Ombra sono un lungo viaggio sulla riflessione del dialogo pittorico tra pieno e vuoto, luce cannibale che divora tutto. Ed è nel vivere quotidiano che si snoda il suo percorso lavorativo, dove la memoria gioca un ruolo fondamentale. Nulla risulta perfettamente a fuoco perchè è nel dubbio il punto di vista principale e la prospettiva si biforca come un fiume accentuandone l’ambiguità. Rimane il ricordo di un’ombra di cui non sappiamo nemmeno se veramente sia appartenuta a qualcuno. Erika Latini è un’autrice che deve molto al mondo dell’infanzia e da qualche tempo ha edificato una poetica che pesca a piene mani in tale lascito esistenziale. Attraverso il vaglio della reminiscenza, imbastisce una serie di composizioni in cui il ricordo di certe sensazioni diventa strumento per un riesame sostanziale di una parte dell’esistere che trova ancora ascendenze nel presente personale. E’ come se Erika Latini smascherasse la falsa indole immacolata dell’infanzia per restituirci una sua più onesta demarcazione e rappresentazione. Alcune icone dell’infanzia come Heidi e Biancaneve paiono perdere ogni loro candore stereotipato per rappresentarsi in modo ben più complesso e ammaliante.
Il progetto include quattro giovani donne affini per poetica e stile, Daniela Benedetti, Valentina Biasetti, Tamara Ferioli ed Erika Latini che dimostrano come non si possa più parlare di un’arte al femminile auto-referenziale, attraverso la sublimazione di una libertà espressiva a tratti cruda e psicologicamente quanto sottilmente violenta. Donne a tutto tondo che rappresentano attraverso la pittura o l’installazione lo spaccato di una nuova femminilità che non accetta di essere relegata in una determinata condizione o catalogata per stereotipi, ma che trasmette attraverso un'estetica ben definita una tipicità che non può essere disgiunta dalle modificazioni sostanziali maturate dall’universo femminile negli ultimi anni. Una donna che vive la quotidianità domestica attraverso le sue profonde disarmonie anticonvenzionali, lasciando trasparire la sofferenza di una condizione attraverso i fantasmi nascosti dello spazio/casa, luogo intimo e identitario per eccellenza, che diventa talvolta rifugio - nido e talvolta invece luogo ostile. Tamara Ferioli si racconta in modo emotivo attraverso la malinconia, la solitudine ed inquietudine del vivere quotidiano. La quotidianità della vita domestica diviene una solitaria e volontaria reclusione, che trova nell’ambiente casalingo l’integrità del proprio universo interiore. Daniela Benedetti raffigura stanze abbandonate, bagni, scantinati, ascensori, luoghi più sordidi e paurosi interni che rappresentano la sua interiorità, abitati da visioni, allucinazioni, apparizioni, oggetti statici, specchi, telefoni e televisori guasti. I ritratti di madonne quotidiane rivelano il lato oscuro, il tabù, l’ombra, gli spettri. Una sorta di pacata provocazione rispetto ad un certo diffuso perbenismo. Le opere di Valentina Biasetti sono piene di ricordi e d’ombre, come fossero qualcosa d’umano. Le teste in Ombra sono un lungo viaggio sulla riflessione del dialogo pittorico tra pieno e vuoto, luce cannibale che divora tutto. Ed è nel vivere quotidiano che si snoda il suo percorso lavorativo, dove la memoria gioca un ruolo fondamentale. Nulla risulta perfettamente a fuoco perchè è nel dubbio il punto di vista principale e la prospettiva si biforca come un fiume accentuandone l’ambiguità. Rimane il ricordo di un’ombra di cui non sappiamo nemmeno se veramente sia appartenuta a qualcuno. Erika Latini è un’autrice che deve molto al mondo dell’infanzia e da qualche tempo ha edificato una poetica che pesca a piene mani in tale lascito esistenziale. Attraverso il vaglio della reminiscenza, imbastisce una serie di composizioni in cui il ricordo di certe sensazioni diventa strumento per un riesame sostanziale di una parte dell’esistere che trova ancora ascendenze nel presente personale. E’ come se Erika Latini smascherasse la falsa indole immacolata dell’infanzia per restituirci una sua più onesta demarcazione e rappresentazione. Alcune icone dell’infanzia come Heidi e Biancaneve paiono perdere ogni loro candore stereotipato per rappresentarsi in modo ben più complesso e ammaliante.
07
febbraio 2009
Disarmonie domestiche
Dal 07 febbraio al 07 marzo 2009
arte contemporanea
Location
BLOB ART
Livorno, Corso Amedeo, 118, (Livorno)
Livorno, Corso Amedeo, 118, (Livorno)
Orario di apertura
Dal Martedì al Sabato 9,30-13,00 16,30-20,00
Vernissage
7 Febbraio 2009, ore 18,00
Autore
Curatore