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Evocazioni. Cinque modi di intuire attraverso la pittura
Cinque artisti diversi fra di loro, accomunati, però, da un interesse per una pittura non ba-nalmente figurativa, ma espressione di simbologie interiori, connesse al ricordo, alla no-stalgia, alla presa di coscienza psicologica, alla rievocazione allegorica, alla vibrazione più pura del pathos.
Comunicato stampa
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Comunicato Stampa
Si intitola “EVOCAZIONI. Cinque modi di ‘intuire’ attraverso la pittura” la mostra cu-rata da Giampaolo Trotta e promossa dallo STUDIO D'ARTE RIOTTO. Cinque sono gli artisti che propone e Pietrasanta è la bellissima città che li ospita, a partire dal 13 dicembre, a due passi dal famosissimo centro storico, con la cattedrale medievale di San Martino e la piazza, sede di importanti mostre temporanee di scultura e di arte contemporanea. La manifestazione è organizzata dallo Studio d’Arte Riotto nel suo nuovo spazio, in collaborazione e con il patrocinio del Comune di Pietrasanta.
Gli artisti proposti, come si è detto, sono cinque: TOMMASO BROGINI, FIORENZA DE ANGELIS, ANNA GORI, MARIA GRAZIA PANELLA, GIOVANNA UGOLINI. La cit-tadina, patria di Giosuè Carducci e di Eugenio Barsanti (inventore del motore a scoppio), ospita illustri artisti come Fernando Botero e Igor Mitoraj e con questa manifestazione vuole continuare a promuovere eventi di qualità, coerentemente con il suo illustre passato.
*****
Cinque artisti diversi fra di loro, accomunati, però, da un interesse per una pittura non ba-nalmente figurativa, ma espressione di simbologie interiori, connesse al ricordo, alla no-stalgia, alla presa di coscienza psicologica, alla rievocazione allegorica, alla vibrazione più pura del pathos. “Evocazione” significa, letteralmente, il richiamare, tramite un rito magico, una divinità o un’anima: deriva dal latino evocatio, e-vocare, chiamar fuori, trarre, invitare fuori, far sorgere. Evocare “animas […] pallentes” aveva scritto Virgilio nel IV libro dell’Eneide (evocare le pallide e diafane anime); “e tenebris in lucem” diceva Cicerone nell’orazione Pro rege Deiotaro (dall’oscurità delle tenebre alla luce). Psicologicamente, nella psicanalisi, rappresenta il far riemergere verità profonde dall’inconscio per giungere alla maturità dell’autocoscienza, che libera. In chiave ispiratamente artistica, i cinque pittori ‘evocano’ sensazioni dal profondo dl proprio animo, attingendo al ricordo, alle sensazioni, alle ‘impressioni’ fuggevoli di un attimo, al mito, per liberare l’uomo moderno dal peso insostenibile dell’anonimato e della solitudine esistenziale, cui spesso il mondo anodino e tecnologico contemporaneo lo rilega, nell’algida perversione della ratio deificata. Opere accostate tra loro sulle pareti dello Studio d’Arte Riotto in composizioni rigorose ed equilibrate, fatte per assonanze e per dissonanze, come nello svolgersi di un racconto interiore che ‘risana’. Il pigmento di questi quadri dà significato e nuova linfa vitale all’esistere, come il rosso sangue alle virgiliane “animae pallentes”, e ci conduce alla meditata riflessione nell’attesa dell’avvento di una nuova Luce interiore, artistica e culturale, un tempo non a caso di Avvento cristiano e di attesa della rinascita di un simbolico e spirituale Sol invictus con l’Equinozio d’Inverno.
Passeremo, dunque, attraverso l’ammaliante visionarietà atemporale, elegiaca e ‘mitica’ di Fiorenza De Angelis, dove le immagini - ispiratamente ‘graffiate’ nel colore impresso sulla carta lucida (quella una volta ‘da architetti’), così da restituirci i bianchi per ‘rimozione’ di pigmento e per trasparenza del cartoncino di supporto - fluttuano leggere nell’etere come ectoplasmi, in una danza angelica dal dinamico sapore futurista. Imponenti costrutti ricchi di coinvolgimento emotivo, dove le immagini simboliche scaturite dall’interiorità evocano presenze misteriose, apparizioni profetiche e trascendenti, in contesti escatologici vibranti e possenti, nei quali si riflettono eco bibliche e dantesche entro monumentalità abissali ed universi dalle sonorità wagneriane, visioni ispirate latamente ad immagini di Gustave Doré proiettate dall’inconscio spirituale nei vertici folgoranti di una luminosa solarità neoplatonica che ‘cura’ l’anima e, conseguenzialmente, anche il corpo.
Giungeremo alle ‘astrazioni’ ambientali di Anna Gori, che riflettono nel paesaggio esterio-re vibranti ‘paesaggi’ interiori. Visioni di spiagge solitarie con gli ombrelloni chiusi, dove la sabbia, ancora con le orme umane impresse, ricorda il passaggio recente degli “amici”, ora desolatamente assenti. Assenza, solitudine anche nelle luci dinamiche di una giostra riemergente dai ricordi infantili, come nella gioia di un’ignara bambina in riva al mare, a farci riflettere sul disincanto dell’‘onda’ cupa della vita che poi, negli anni, non risparmia nessun vivente e su come il ‘destino’ ci faccia ritrovare sempre in situazioni simili, a ripetere un copione che pare sia eterno. Colori caldi, visioni liriche mai allentate o retoriche, che ci invitano a seguire l’artista su sentieri meditabondi, ma non pessimisti in assoluto, fatti di disincanto e amarezza, ma non di angoscia: la luce, ancora una volta, dipana le nebbie e ci rende forti.
Ci soffermeremo di fronte alle plastiche simboliche di Maria Grazia Panella, tele con car-toni ‘ingessati’, veri e propri bassorilievi in stucco. Sono la rappresentazione di un mondo interiore che si disvela mediante personaggi idealizzati, dalla forte connotazione simbolica. Da quegli ‘ammassi’ di metaforiche pieghe emergono dal ‘di sotto’, ab inferis, le immagini di uomini e di donne che paiono ‘estroflettere’ la virtuale stoffa, prendendo forma. Una forma abbozzata, come in una primordiale genesis in fieri, nella quale è impressa ‘sindonicamente’ l’impronta dell’anima. Visioni oniriche, dove il magma spirituale prende forma e consistenza, ma una consistenza eterea, come di larve o frammenti nebbiosi di una verità che l’autocoscienza cerca di illuminare per frammenti, per intuizioni. Formelle candide nel loro puro nitore, assolute, incontaminate come le ‘idee’ prime. Altre volte queste tabulae si rivestono di bagliori aurei e cromatici in un vortice dinamico e rutilante di riflessi, come di forme anamorfiche barocche modernizzate dalla perdita della forma precisa ed ‘individualistica’, per approdare all’astrazione ideale in chiave musicalmente lirica e psicanalitica, come raccontando le gesta di eroi, dei, demoni ed erinni tutti interiori.
Poi le tele minuziosissime ed impeccabili, dipinte con esasperata acribia iperrealista, di Tommaso Brogini, nelle quali un tecnicismo perfetto ed uno studio di virtuosismi prospettici trasforma statue famosissime ed ‘icone’ dell’arte in emozioni astratte, per divenire metafore degli opposti Amore e Guerra, attraverso lo Spirito insito di ciascuno dei Quattro Elementi: l’amore, nel tono caldo del Fuoco (Amore e Psiche di Canova), a indicare la passione raggiunta, e in quello freddo dell’Aria (Apollo e Dafne di Bernini), a simboleggiare l’impossibilità del raggiungimento, un amore sfuggente, non vivibile se non nel sogno dell’utopia; la guerra (la lotta umana), nell’icona fredda dell’Acqua (il Perseo di Cellini), a ricordarci la vincita come fine di tutto, ed in quella calda della Terra (il Davide di Michelangelo), riflessione come attesa.
Infine, Giovanna Ugolini ci presenta le sue “elegie delle assenze”, che ci fanno intuire storie e sensazioni attraverso i segni di uno spazio antropico fortemente vissuto e ora de-solatamente vuoto, ma carico di tracce di vita: letti disfatti nel freddo disincanto del giorno dopo, visioni oltre le finestre di case abbandonate, tavoli di ambienti vuoti, dove permane una teiera dimenticata, vestiti da sposa abbandonati e polverosi su una vecchia sedia, specchiere che riflettono ambienti una volta vissuti evocano universi interiori e racconti di altri tempi nei quali si riflette l’ansia del nostro presente. Tutto si rivolge all’uomo e gravita intorno all’uomo, ma la figura umana non compare mai nei suoi dipinti, bensì gli oggetti e le cose che lo collegano alla realtà del mondo e diventano simboli e metafore della stessa esistenza umana e del suo percorso nell’arco spazio-temporale.
Racconti, quelli dei cinque artisti, che, evocando, ci riconducono mediante l’arte nelle no-stre stanze interiori più intime, per farci meditare e sognare la vera luce, come meglio di sempre si addice in questo momento, durante festività natalizie velate da gravi problemi mondiali e da striscianti crisi economiche.
Giampaolo Trotta
In occasione dell’inaugurazione, il 13 dicembre, l’Associazione “Scarpette Rosse” presenterà Sogno Lontano, ispirato agli scritti di Pasquale e di Maria Luisa Trotta. Attori: Michele Pucci - Cinzia Sbrana, coreografie di Angela Simi e Barbara Ravazzi, corpo di ballo “Associazione Scarpette Rosse”.
Sempre l’Associazione “Scarpette Rosse” il 27 Dicembre, alle ore 17,30, presenterà Kilim. Danze e poesie orientali, coreografie di Barbara Ravazzi.
Si intitola “EVOCAZIONI. Cinque modi di ‘intuire’ attraverso la pittura” la mostra cu-rata da Giampaolo Trotta e promossa dallo STUDIO D'ARTE RIOTTO. Cinque sono gli artisti che propone e Pietrasanta è la bellissima città che li ospita, a partire dal 13 dicembre, a due passi dal famosissimo centro storico, con la cattedrale medievale di San Martino e la piazza, sede di importanti mostre temporanee di scultura e di arte contemporanea. La manifestazione è organizzata dallo Studio d’Arte Riotto nel suo nuovo spazio, in collaborazione e con il patrocinio del Comune di Pietrasanta.
Gli artisti proposti, come si è detto, sono cinque: TOMMASO BROGINI, FIORENZA DE ANGELIS, ANNA GORI, MARIA GRAZIA PANELLA, GIOVANNA UGOLINI. La cit-tadina, patria di Giosuè Carducci e di Eugenio Barsanti (inventore del motore a scoppio), ospita illustri artisti come Fernando Botero e Igor Mitoraj e con questa manifestazione vuole continuare a promuovere eventi di qualità, coerentemente con il suo illustre passato.
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Cinque artisti diversi fra di loro, accomunati, però, da un interesse per una pittura non ba-nalmente figurativa, ma espressione di simbologie interiori, connesse al ricordo, alla no-stalgia, alla presa di coscienza psicologica, alla rievocazione allegorica, alla vibrazione più pura del pathos. “Evocazione” significa, letteralmente, il richiamare, tramite un rito magico, una divinità o un’anima: deriva dal latino evocatio, e-vocare, chiamar fuori, trarre, invitare fuori, far sorgere. Evocare “animas […] pallentes” aveva scritto Virgilio nel IV libro dell’Eneide (evocare le pallide e diafane anime); “e tenebris in lucem” diceva Cicerone nell’orazione Pro rege Deiotaro (dall’oscurità delle tenebre alla luce). Psicologicamente, nella psicanalisi, rappresenta il far riemergere verità profonde dall’inconscio per giungere alla maturità dell’autocoscienza, che libera. In chiave ispiratamente artistica, i cinque pittori ‘evocano’ sensazioni dal profondo dl proprio animo, attingendo al ricordo, alle sensazioni, alle ‘impressioni’ fuggevoli di un attimo, al mito, per liberare l’uomo moderno dal peso insostenibile dell’anonimato e della solitudine esistenziale, cui spesso il mondo anodino e tecnologico contemporaneo lo rilega, nell’algida perversione della ratio deificata. Opere accostate tra loro sulle pareti dello Studio d’Arte Riotto in composizioni rigorose ed equilibrate, fatte per assonanze e per dissonanze, come nello svolgersi di un racconto interiore che ‘risana’. Il pigmento di questi quadri dà significato e nuova linfa vitale all’esistere, come il rosso sangue alle virgiliane “animae pallentes”, e ci conduce alla meditata riflessione nell’attesa dell’avvento di una nuova Luce interiore, artistica e culturale, un tempo non a caso di Avvento cristiano e di attesa della rinascita di un simbolico e spirituale Sol invictus con l’Equinozio d’Inverno.
Passeremo, dunque, attraverso l’ammaliante visionarietà atemporale, elegiaca e ‘mitica’ di Fiorenza De Angelis, dove le immagini - ispiratamente ‘graffiate’ nel colore impresso sulla carta lucida (quella una volta ‘da architetti’), così da restituirci i bianchi per ‘rimozione’ di pigmento e per trasparenza del cartoncino di supporto - fluttuano leggere nell’etere come ectoplasmi, in una danza angelica dal dinamico sapore futurista. Imponenti costrutti ricchi di coinvolgimento emotivo, dove le immagini simboliche scaturite dall’interiorità evocano presenze misteriose, apparizioni profetiche e trascendenti, in contesti escatologici vibranti e possenti, nei quali si riflettono eco bibliche e dantesche entro monumentalità abissali ed universi dalle sonorità wagneriane, visioni ispirate latamente ad immagini di Gustave Doré proiettate dall’inconscio spirituale nei vertici folgoranti di una luminosa solarità neoplatonica che ‘cura’ l’anima e, conseguenzialmente, anche il corpo.
Giungeremo alle ‘astrazioni’ ambientali di Anna Gori, che riflettono nel paesaggio esterio-re vibranti ‘paesaggi’ interiori. Visioni di spiagge solitarie con gli ombrelloni chiusi, dove la sabbia, ancora con le orme umane impresse, ricorda il passaggio recente degli “amici”, ora desolatamente assenti. Assenza, solitudine anche nelle luci dinamiche di una giostra riemergente dai ricordi infantili, come nella gioia di un’ignara bambina in riva al mare, a farci riflettere sul disincanto dell’‘onda’ cupa della vita che poi, negli anni, non risparmia nessun vivente e su come il ‘destino’ ci faccia ritrovare sempre in situazioni simili, a ripetere un copione che pare sia eterno. Colori caldi, visioni liriche mai allentate o retoriche, che ci invitano a seguire l’artista su sentieri meditabondi, ma non pessimisti in assoluto, fatti di disincanto e amarezza, ma non di angoscia: la luce, ancora una volta, dipana le nebbie e ci rende forti.
Ci soffermeremo di fronte alle plastiche simboliche di Maria Grazia Panella, tele con car-toni ‘ingessati’, veri e propri bassorilievi in stucco. Sono la rappresentazione di un mondo interiore che si disvela mediante personaggi idealizzati, dalla forte connotazione simbolica. Da quegli ‘ammassi’ di metaforiche pieghe emergono dal ‘di sotto’, ab inferis, le immagini di uomini e di donne che paiono ‘estroflettere’ la virtuale stoffa, prendendo forma. Una forma abbozzata, come in una primordiale genesis in fieri, nella quale è impressa ‘sindonicamente’ l’impronta dell’anima. Visioni oniriche, dove il magma spirituale prende forma e consistenza, ma una consistenza eterea, come di larve o frammenti nebbiosi di una verità che l’autocoscienza cerca di illuminare per frammenti, per intuizioni. Formelle candide nel loro puro nitore, assolute, incontaminate come le ‘idee’ prime. Altre volte queste tabulae si rivestono di bagliori aurei e cromatici in un vortice dinamico e rutilante di riflessi, come di forme anamorfiche barocche modernizzate dalla perdita della forma precisa ed ‘individualistica’, per approdare all’astrazione ideale in chiave musicalmente lirica e psicanalitica, come raccontando le gesta di eroi, dei, demoni ed erinni tutti interiori.
Poi le tele minuziosissime ed impeccabili, dipinte con esasperata acribia iperrealista, di Tommaso Brogini, nelle quali un tecnicismo perfetto ed uno studio di virtuosismi prospettici trasforma statue famosissime ed ‘icone’ dell’arte in emozioni astratte, per divenire metafore degli opposti Amore e Guerra, attraverso lo Spirito insito di ciascuno dei Quattro Elementi: l’amore, nel tono caldo del Fuoco (Amore e Psiche di Canova), a indicare la passione raggiunta, e in quello freddo dell’Aria (Apollo e Dafne di Bernini), a simboleggiare l’impossibilità del raggiungimento, un amore sfuggente, non vivibile se non nel sogno dell’utopia; la guerra (la lotta umana), nell’icona fredda dell’Acqua (il Perseo di Cellini), a ricordarci la vincita come fine di tutto, ed in quella calda della Terra (il Davide di Michelangelo), riflessione come attesa.
Infine, Giovanna Ugolini ci presenta le sue “elegie delle assenze”, che ci fanno intuire storie e sensazioni attraverso i segni di uno spazio antropico fortemente vissuto e ora de-solatamente vuoto, ma carico di tracce di vita: letti disfatti nel freddo disincanto del giorno dopo, visioni oltre le finestre di case abbandonate, tavoli di ambienti vuoti, dove permane una teiera dimenticata, vestiti da sposa abbandonati e polverosi su una vecchia sedia, specchiere che riflettono ambienti una volta vissuti evocano universi interiori e racconti di altri tempi nei quali si riflette l’ansia del nostro presente. Tutto si rivolge all’uomo e gravita intorno all’uomo, ma la figura umana non compare mai nei suoi dipinti, bensì gli oggetti e le cose che lo collegano alla realtà del mondo e diventano simboli e metafore della stessa esistenza umana e del suo percorso nell’arco spazio-temporale.
Racconti, quelli dei cinque artisti, che, evocando, ci riconducono mediante l’arte nelle no-stre stanze interiori più intime, per farci meditare e sognare la vera luce, come meglio di sempre si addice in questo momento, durante festività natalizie velate da gravi problemi mondiali e da striscianti crisi economiche.
Giampaolo Trotta
In occasione dell’inaugurazione, il 13 dicembre, l’Associazione “Scarpette Rosse” presenterà Sogno Lontano, ispirato agli scritti di Pasquale e di Maria Luisa Trotta. Attori: Michele Pucci - Cinzia Sbrana, coreografie di Angela Simi e Barbara Ravazzi, corpo di ballo “Associazione Scarpette Rosse”.
Sempre l’Associazione “Scarpette Rosse” il 27 Dicembre, alle ore 17,30, presenterà Kilim. Danze e poesie orientali, coreografie di Barbara Ravazzi.
13
dicembre 2008
Evocazioni. Cinque modi di intuire attraverso la pittura
Dal 13 dicembre 2008 al 06 gennaio 2009
arte contemporanea
Location
STUDIO D’ARTE EUGENIO RIOTTO
Pietrasanta, Viale Guglielmo Oberdan, 24, (Lucca)
Pietrasanta, Viale Guglielmo Oberdan, 24, (Lucca)
Orario di apertura
Tutti i giorni, dalle ore 10 alle 12 e dalle 16 alle 20
Vernissage
13 Dicembre 2008, ore 17,30
Autore
Curatore