07 dicembre 2011

fino al 23.XII.2011 Cecily Brown Roma, Gagosian Gallery

 
Un universo caotico e magmatico di colori, segni e tracce di qualcosa d’altro. Astrazione e ri-figurazione in bilico tra la potenza visiva della pennellata e quella evocativa della figura accennata. La mostra di Cecily Brown è un’esperienza estetica degna di essere vissuta e la Gagosian Gallery è lo spazio adatto a far si che tale esperienza si compia al meglio...

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Io non comprendo la distinzione fra astratto e figurativo. Sono portata verso la figura, verso il paesaggio, ma per me ha poco senso oggi ‘copiare la vita’. I miei dipinti vivono in una terra di mezzo, dove domina l’ambiguità, dove è impossibile definire qualcosa in modo conclusivo”.
Con queste parole Cecily Brown (Londra, 1969) sintetizza ciò che si cela dietro la sua ricerca e che caratterizza il suo modus operandi.
Inglese di nascita ma newyorkese di adozione la Brown, figlia della scrittrice Shena Mackay e del critico d’arte David Sylvester, dopo aver interiorizzato i maestri della pittura figurativa, che suo padre ha sostenuto, Freud e Becon – ai quali aggiungerei il tedesco naturalizzato inglese Auerbach – a venticinque anni lascia l’Inghilterra per trasferirsi a New York, dove, nel giro di pochissimo tempo, è riuscita ad affermarsi e ad essere rappresentata da Larry Gagosian.
Provocatrice nella vita, protagonista di una sorta di spettacolarizzazione della sua figura di donna pittrice, tesa a ribaltare la visione maschilista dell’arte e, allo stesso tempo, pronta a fare di questo ribaltamento dei canoni precostituiti una forma di pubblicità autoreferenziale, per anni ha trasferito nei suoi oli su lino una trasgressività sensuale e sessuale, sia attraverso la matericità delle pennellate che per mezzo dei soggetti rappresentati.

Questi ultimi, pian piano, hanno iniziato ad essere sempre meno riconoscibili, seguendo una dinamica che ricorda quella degli espressionisti  astratti  come  De Kooning e Pollock, per arrivare ai suoi ultimi lavori, presentati in questa personale romana, dove non vi è un soggetto definito, ma solo tracce di figure che ammiccano ambiguamente verso l’osservatore, richiamandone l’attenzione.
Dieci opere, tra cui solo tre di piccolo formato, evidenziano l’attuale punto della ricerca della Brown.
In bilico tra astrazione e ri-figurazione, questi dipinti, alcuni di dimensioni che si possono definire monumentali, appaiono non-finiti, non nel senso michelangiolesco del termine e comunque non dal punto di vista autoriale; il non-finito della Brown chiama in causa colui che osserva, incapace di esaurire la visione, la fruizione dell’opera. I particolari figurativi, come corpi o parti di essi, teste animali, occhi, bocche, membra lacerate, ma anche paesaggi – questi ultimi soprattutto presenti nella parte superiore delle tele – emergono  dagli strati caotici delle pennellate casuali, accompagnando l’osservatore in un labirinto percettivo, in un gioco del riconoscimento, in un rebus irrisolvibile, che va tramutandosi in una sorta di suggestione inconscia, che non porta mai ad un appagamento dello sguardo, né ad una introiezione dell’opera nella sua finitezza spaziale. Questo insieme di sensazioni è fortemente affievolito se si osservano le opere di piccolo formato, dove la tumultuosa presenza delle pennellate diviene inestricabile e poco suggestiva e la violenza del segno perde forza, demandando al solo colore informale uno spessore estetico che vacilla.

Ma nei lini di grande formato, come in The Green, Green Grass of Home o in Handsome Stranger, la potenza del segno, che accenna all’apparizione di figure in parte riconoscibili, seduce fortemente lo sguardo che non può che farsi insistente su alcuni particolari, oscillando tra questi e il contesto nei quali sono inseriti che si dimostra come spazio fertile di nuove identificazioni, volute dall’autrice o proiettate dall’osservatore.
Il percorso di composizione della Brown e quello di visione dell’osservatore, dunque, si svolgono seguendo un medesimo procedimento, dall’astrazione alla figurazione, dall’indistinguibile al distinto, dall’informe come tutto alla forma come particolare.
 
valentina piccinni
mostra visitata il 23 novembre 2011
 
 
dal 18 novembre al 23 dicembre 2011
Cecily Brown
Gagosian Gallery, Via Francesco Crispi 16, 00187 Roma
Orari: martedì – sabato 10.30 – 19.00 o su appuntamento
Info. T. +39 06 42086498 F. +39 06 42014765
roma@gagosian.com
www.gagosian.com
Ufficio stampa: Francesca Martinotti
martinotti@lagenziarisorse.it T. +39 348 7460312

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