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Aka: also known as
Prima collettiva alla Traffic Gallery. A seguito dell’importante partecipazione di Karin Andersen e Christian Rainer alla Biennale di Praga TINA B., il duo austro-tedesco si interrogherà insieme ad altri 5 giovani artisti sul concetto di alterità influenzato dalle nuove tecnologie mediali…
Comunicato stampa
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- TRAFFIC GALLERY -
presenta
“AKA: also known as”
con
KARIN ANDERSEN, ROMANO BARATTA, NARK BKB, CLARA LUISELLI, CHRISTIAN RAINER, COSIMO TERLIZZI, LUCA VANNULLI
Scandagliare il reale per l’artista contemporaneo significa, oggi più che mai, investigarne la rappresentazione simulata e mediata dalle nuove tecnologie che lo imitano. Infatti la manipolazione delle immagini e l’ibridazione dei corpi determina un’amplificazione del concetto di realtà che si moltiplica e si disperde nei grandi luoghi metropolitani e postindustriali: le distopie da cui un secolo fa si fuggiva, ora divenute grandi bacini iconografici.
A queste visioni iper/reali si confà sempre più un* creatore il cui gender e la cui paternità artistica non sono più predefiniti né predeterminati: l’assenza di autorialità che si declina inesorabilmente nelle infinite desinenze del copyleft e l’autorappresentazione ormai soggiogata al principio dell’avatar e del nickname – l’aka, acronimo di also known as – sono gli elementi sui quali questi artisti hanno riflettuto; operando, così come fanno i dj e i curatori, con sample altrui, selezionati e offerti al pubblico per una nuova visione che è pur sempre fatta di citazioni. Citazioni del proprio corpo rivisitato, citazioni del proprio nome alterato, citazioni del proprio lavoro remixato, citazioni di altri luoghi riconfigurati.
Lavorare con materiali preesistenti, attualizzando il principio del ready-made dada, acquisisce il nuovo senso di manifestare un’assoluta indifferenza e distanza – exotopia (Bachtin) – nei confronti dell’opera e dell’identità altrui così come della propria, allorché l’artista vi mette mano per conferire ad esse nuove prospettive. È così che si è ultimato il processo di definizione dell’artista tardo novecentesco, il/la quale, per le ragioni esposte, non può più considerarsi il detentore assoluto della propria creazione.
Claudia Attimonelli
Nark Bkb: Safety First, sicurezza innanzitutto: due interventi pubblici per la città di Bergamo, a cura di Rossella Moratto
Sicurezza innanzitutto; un monito che di questi tempi sentiamo reclamato da più parti, dalla società civile al mondo del lavoro, che si traduce nella richiesta di prevenzione, di eliminazione parziale o totale di pericoli e rischi e anche nella richiesta di una più stretta sorveglianza e di un più capillare controllo sulle nostre vite. La richiesta di sicurezza è legittima, ma anche pericolosa quando viene assunta a pretesto per istigare incertezza e sfiducia verso l’ignoto, il nuovo o il diverso percepiti come potenzialmente destabilizzanti.
Nark Bkb con un atto di decontestualizzazione evidenzia l’ambiguità di un messaggio apparentemente univoco: l’iscrizione Safety First, presa dai cantiere navali e dai luoghi di lavoro, inserita in altri contesti, provoca un cortocircuito semantico.
In occasione della collettiva AKA: also known as l’artista ha realizzato un doppio intervento pubblico in due rinomati istituti di istruzione secondaria della città orobica, il liceo classico Paolo Sarpi e il liceo scientifico Lorenzo Mascheroni. La scritta, come un’insegna, campeggia sui muri delle palestre delle due scuole; collocata su una delle pareti di fondo, ai lati del canestro, assume un senso prescrittivo e, in quel luogo, contradditorio, poiché contrasta con l’implicita tensione delle attività sportive al miglioramento delle prestazioni, al superamento dei limiti, a “buttare il cuore oltre l’ostacolo”, anche a costo di arrivare allo stremo, di logorare eccessivamente il proprio fisico, di rischiare di compromettere la propria salute con l’eccessivo sforzo muscolare.
La frase risulta inoltre provocatoriamente stridente all’interno di un contesto educativo: sembra assumere la valenza di un’esortazione a rimanere entro le soglie del conosciuto, a non spingersi oltre le verità stabilite e certe, stimolando, per contrarietà, una riflessione sullo spirito critico e sulla consapevolezza che l’istituzione scolastica dovrebbe incoraggiare nei giovani.
Un dittico fotografico presenta in galleria i due interventi, altrimenti inaccessibili alle persone esterne agli istituti scolastici. Il lavoro è parte di un ampio progetto omonimo, iniziato nel corso del 2008 con l’intervento presso la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea (GCAC) di Monfalcone, in cui l’artista analizza l’impatto del messaggio in differenti contesti.
Rossella Moratto
presenta
“AKA: also known as”
con
KARIN ANDERSEN, ROMANO BARATTA, NARK BKB, CLARA LUISELLI, CHRISTIAN RAINER, COSIMO TERLIZZI, LUCA VANNULLI
Scandagliare il reale per l’artista contemporaneo significa, oggi più che mai, investigarne la rappresentazione simulata e mediata dalle nuove tecnologie che lo imitano. Infatti la manipolazione delle immagini e l’ibridazione dei corpi determina un’amplificazione del concetto di realtà che si moltiplica e si disperde nei grandi luoghi metropolitani e postindustriali: le distopie da cui un secolo fa si fuggiva, ora divenute grandi bacini iconografici.
A queste visioni iper/reali si confà sempre più un* creatore il cui gender e la cui paternità artistica non sono più predefiniti né predeterminati: l’assenza di autorialità che si declina inesorabilmente nelle infinite desinenze del copyleft e l’autorappresentazione ormai soggiogata al principio dell’avatar e del nickname – l’aka, acronimo di also known as – sono gli elementi sui quali questi artisti hanno riflettuto; operando, così come fanno i dj e i curatori, con sample altrui, selezionati e offerti al pubblico per una nuova visione che è pur sempre fatta di citazioni. Citazioni del proprio corpo rivisitato, citazioni del proprio nome alterato, citazioni del proprio lavoro remixato, citazioni di altri luoghi riconfigurati.
Lavorare con materiali preesistenti, attualizzando il principio del ready-made dada, acquisisce il nuovo senso di manifestare un’assoluta indifferenza e distanza – exotopia (Bachtin) – nei confronti dell’opera e dell’identità altrui così come della propria, allorché l’artista vi mette mano per conferire ad esse nuove prospettive. È così che si è ultimato il processo di definizione dell’artista tardo novecentesco, il/la quale, per le ragioni esposte, non può più considerarsi il detentore assoluto della propria creazione.
Claudia Attimonelli
Nark Bkb: Safety First, sicurezza innanzitutto: due interventi pubblici per la città di Bergamo, a cura di Rossella Moratto
Sicurezza innanzitutto; un monito che di questi tempi sentiamo reclamato da più parti, dalla società civile al mondo del lavoro, che si traduce nella richiesta di prevenzione, di eliminazione parziale o totale di pericoli e rischi e anche nella richiesta di una più stretta sorveglianza e di un più capillare controllo sulle nostre vite. La richiesta di sicurezza è legittima, ma anche pericolosa quando viene assunta a pretesto per istigare incertezza e sfiducia verso l’ignoto, il nuovo o il diverso percepiti come potenzialmente destabilizzanti.
Nark Bkb con un atto di decontestualizzazione evidenzia l’ambiguità di un messaggio apparentemente univoco: l’iscrizione Safety First, presa dai cantiere navali e dai luoghi di lavoro, inserita in altri contesti, provoca un cortocircuito semantico.
In occasione della collettiva AKA: also known as l’artista ha realizzato un doppio intervento pubblico in due rinomati istituti di istruzione secondaria della città orobica, il liceo classico Paolo Sarpi e il liceo scientifico Lorenzo Mascheroni. La scritta, come un’insegna, campeggia sui muri delle palestre delle due scuole; collocata su una delle pareti di fondo, ai lati del canestro, assume un senso prescrittivo e, in quel luogo, contradditorio, poiché contrasta con l’implicita tensione delle attività sportive al miglioramento delle prestazioni, al superamento dei limiti, a “buttare il cuore oltre l’ostacolo”, anche a costo di arrivare allo stremo, di logorare eccessivamente il proprio fisico, di rischiare di compromettere la propria salute con l’eccessivo sforzo muscolare.
La frase risulta inoltre provocatoriamente stridente all’interno di un contesto educativo: sembra assumere la valenza di un’esortazione a rimanere entro le soglie del conosciuto, a non spingersi oltre le verità stabilite e certe, stimolando, per contrarietà, una riflessione sullo spirito critico e sulla consapevolezza che l’istituzione scolastica dovrebbe incoraggiare nei giovani.
Un dittico fotografico presenta in galleria i due interventi, altrimenti inaccessibili alle persone esterne agli istituti scolastici. Il lavoro è parte di un ampio progetto omonimo, iniziato nel corso del 2008 con l’intervento presso la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea (GCAC) di Monfalcone, in cui l’artista analizza l’impatto del messaggio in differenti contesti.
Rossella Moratto
11
dicembre 2008
Aka: also known as
Dall'undici dicembre 2008 al 28 febbraio 2009
architettura
fotografia
arte contemporanea
fotografia
arte contemporanea
Location
TRAFFIC GALLERY
Bergamo, Via San Tomaso, 92, (Bergamo)
Bergamo, Via San Tomaso, 92, (Bergamo)
Orario di apertura
da martedì a sabato
ore 10-13, 16-19
Vernissage
11 Dicembre 2008, h 18.30-20.30
Autore
Curatore