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Alessandra Terzi – Qualchelavoronuovoequalcheno
Una mostra che raccoglie varie opere dell’artista Alessandra Terzi. Una poetica molto forte e molto particolare ci accompagna nelle strade calcate dalla sua dimensione artistica.
Comunicato stampa
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Una poetica molto forte e molto particolare ci accompagna nelle strade calcate dalla dimensione artistica di Alessandra Terzi; si tratta di un richiamo pungente ed ironico ai luoghi comuni, ai detti popolari, ai comuni riti verbali inconsciamente acquisiti che ritornano nell'immaginario e nella produzione.
Sentendo parlare di "luoghi comuni", ci si immagina subito una situazione banale, scontata, già sentita, pronunciata infinite ed infinite volte; tornano alla mente truismi che divengono quasi un'appendice del nostro Dna, tanto li si sente presenti.
Alessandra Terzi ha il potere non indifferente di riuscire a mostrarci sotto punti di vista nuovi, inaspettati e perché no, estremamente colorati, tutte le espressioni verbali e non che vengono quotidianamente usate nel nostro linguaggio per indicare una situazione spiacevole, ingarbugliata o che mirano a definire simbolicamente un attimo di fortuna.
Quadrifogli e reminescenze della caccia dell'oro e immagini di piccoli ed evanescenti disastri quotidiani ci vengono presentati in maniera leggera, sottile, aleatoria; in modo impercettibile e romantico, così com'è romantica la credenza popolare che ad un esile ed "introvabile" stelo dalle quattro foglie possa essere legata la fortuna…
E' strano pensare come in queste opere si nasconda un'universalità di immagini a dir poco sorprendente; veniamo colti e spiazzati dalla vista di "Un sacco di bene" o di un "Ultimo giorno"…Spiazzati dalla propria vista, da un "Non credo ai miei occhi"; com'è possibile che io veda il sacco di bene che voglio ad un amico o ad un famigliare?
E' ancora oltremodo spiazzante poter vedere attraverso un monocolo le immagini delle frasi fatte che ci vengono tramandate come "massime" sulla vita e sui propri comportamenti.
Un gioco surreale ci fa entrare direttamente nelle parole, nel "detto" inteso come forma proverbiale, una forma che si fa visibile, e che rende visibile la cocciutaggine, l'insopportabile dolore pagato col pianto, una previsione sbagliata che si è rivoltata contro gli stessi pronostici…
Attraverso le opere di Alessandra Terzi il mondo viene spalancato e osservato nei suoi anfratti più comuni e proprio per questo più misteriosi; piccoli segni fanno risalire a determinate condizioni di vita;
ci si para davanti un universo fatto di spazi temporali insopportabili, di giornate intere scandite da rituali sempre identici a sé stessi, e che terminano nell'impressionante costante di un gesto…
Una misurazione del tempo che denota anche una particolare condizione sociale, una personalità che racconta un'identità e la propria storia personale, una storia che ognuno di noi si può immaginare in maniera diversa, scivolando però sicuramente
nell'immaginario collettivo, spesso determinato nelle sue forme più felici dalla cinematografia; se si parla di un carcerato, prendendo in esame i trattini scavati quotidianamente nel muro e determinanti il passare di una giornata, tornerà
alla mente l'ambiente circostante dove il condannato si trova a vivere, recluso tra un piccolo letto in una cella dalle pareti completamente incise, un piccolo scrittoio al lato della stanza e una finestrella con una spessa inferriata che lascia entrare uno spiraglio di sole.
E Alessandra Terzi ci conduce con passo leggero proprio qui; all'idea mentale e visiva che ci pervade tutte le volte che si parla di una particolare situazione, ad uno scatto fotografico che si visualizza nel proprio immaginario quando si sentono metafore su "galline dalle uova d'oro" o "spine nel fianco".
Come spiega la stessa artista, è curioso come il luogo comune tocchi tutta l'umanità in maniera differente ma indistinta, focalizzandosi sulle problematiche umane in metafore dai toni ironici e accesi.
Il comportamento umano, la sete di potere ed in particolare l'idea ormai "retrò" della corsa all'oro, così come delle conquiste dello spazio e delle colonizzazioni sono rese all'idea dello spettatore da pochi essenziali elementi "giocosi" che denotano in altri momenti una "festa" o un momento di divertimento; bandierine per torte e tartine segnano un territorio sconfitto, la resa di un nemico o di un innocente a piacimento…
Una duplice facciata quindi per queste opere quasi magiche, che permettono di "vedere", nel vero senso della parola, e di essere viste, interpretate come "totem", come steli di un punto di vista indagante e dissacratorio, ironico e critico.
E ancora si parla del desiderio di guardare e di essere guardati, di spiare il comportamento altrui elaborando un parallelo con i nostri atteggiamenti, un mettersi a confronto invisibile, alieno…
Tramite una rivelazione voyeuristica vengono alla luce i propri pensieri personali, nasce una consapevolezza che rivela doppi sensi in maniera inaspettata e innocente.
Meccanismi che contengono in sé la potente capacità di risvegliare "teste" assopite, di cercare una via di fuga allo stereotipo becero e monocromatico percorrendo sentieri costellati di un effimero che contagia lo sguardo…lustrini e stoffe, pailettes e piume e quadrifogli per trovare ancora una volta lo stupore,
la dolce meraviglia nelle cose "già dette", che ancora appaiono inedite sotto la luce dell'arte.
Sentendo parlare di "luoghi comuni", ci si immagina subito una situazione banale, scontata, già sentita, pronunciata infinite ed infinite volte; tornano alla mente truismi che divengono quasi un'appendice del nostro Dna, tanto li si sente presenti.
Alessandra Terzi ha il potere non indifferente di riuscire a mostrarci sotto punti di vista nuovi, inaspettati e perché no, estremamente colorati, tutte le espressioni verbali e non che vengono quotidianamente usate nel nostro linguaggio per indicare una situazione spiacevole, ingarbugliata o che mirano a definire simbolicamente un attimo di fortuna.
Quadrifogli e reminescenze della caccia dell'oro e immagini di piccoli ed evanescenti disastri quotidiani ci vengono presentati in maniera leggera, sottile, aleatoria; in modo impercettibile e romantico, così com'è romantica la credenza popolare che ad un esile ed "introvabile" stelo dalle quattro foglie possa essere legata la fortuna…
E' strano pensare come in queste opere si nasconda un'universalità di immagini a dir poco sorprendente; veniamo colti e spiazzati dalla vista di "Un sacco di bene" o di un "Ultimo giorno"…Spiazzati dalla propria vista, da un "Non credo ai miei occhi"; com'è possibile che io veda il sacco di bene che voglio ad un amico o ad un famigliare?
E' ancora oltremodo spiazzante poter vedere attraverso un monocolo le immagini delle frasi fatte che ci vengono tramandate come "massime" sulla vita e sui propri comportamenti.
Un gioco surreale ci fa entrare direttamente nelle parole, nel "detto" inteso come forma proverbiale, una forma che si fa visibile, e che rende visibile la cocciutaggine, l'insopportabile dolore pagato col pianto, una previsione sbagliata che si è rivoltata contro gli stessi pronostici…
Attraverso le opere di Alessandra Terzi il mondo viene spalancato e osservato nei suoi anfratti più comuni e proprio per questo più misteriosi; piccoli segni fanno risalire a determinate condizioni di vita;
ci si para davanti un universo fatto di spazi temporali insopportabili, di giornate intere scandite da rituali sempre identici a sé stessi, e che terminano nell'impressionante costante di un gesto…
Una misurazione del tempo che denota anche una particolare condizione sociale, una personalità che racconta un'identità e la propria storia personale, una storia che ognuno di noi si può immaginare in maniera diversa, scivolando però sicuramente
nell'immaginario collettivo, spesso determinato nelle sue forme più felici dalla cinematografia; se si parla di un carcerato, prendendo in esame i trattini scavati quotidianamente nel muro e determinanti il passare di una giornata, tornerà
alla mente l'ambiente circostante dove il condannato si trova a vivere, recluso tra un piccolo letto in una cella dalle pareti completamente incise, un piccolo scrittoio al lato della stanza e una finestrella con una spessa inferriata che lascia entrare uno spiraglio di sole.
E Alessandra Terzi ci conduce con passo leggero proprio qui; all'idea mentale e visiva che ci pervade tutte le volte che si parla di una particolare situazione, ad uno scatto fotografico che si visualizza nel proprio immaginario quando si sentono metafore su "galline dalle uova d'oro" o "spine nel fianco".
Come spiega la stessa artista, è curioso come il luogo comune tocchi tutta l'umanità in maniera differente ma indistinta, focalizzandosi sulle problematiche umane in metafore dai toni ironici e accesi.
Il comportamento umano, la sete di potere ed in particolare l'idea ormai "retrò" della corsa all'oro, così come delle conquiste dello spazio e delle colonizzazioni sono rese all'idea dello spettatore da pochi essenziali elementi "giocosi" che denotano in altri momenti una "festa" o un momento di divertimento; bandierine per torte e tartine segnano un territorio sconfitto, la resa di un nemico o di un innocente a piacimento…
Una duplice facciata quindi per queste opere quasi magiche, che permettono di "vedere", nel vero senso della parola, e di essere viste, interpretate come "totem", come steli di un punto di vista indagante e dissacratorio, ironico e critico.
E ancora si parla del desiderio di guardare e di essere guardati, di spiare il comportamento altrui elaborando un parallelo con i nostri atteggiamenti, un mettersi a confronto invisibile, alieno…
Tramite una rivelazione voyeuristica vengono alla luce i propri pensieri personali, nasce una consapevolezza che rivela doppi sensi in maniera inaspettata e innocente.
Meccanismi che contengono in sé la potente capacità di risvegliare "teste" assopite, di cercare una via di fuga allo stereotipo becero e monocromatico percorrendo sentieri costellati di un effimero che contagia lo sguardo…lustrini e stoffe, pailettes e piume e quadrifogli per trovare ancora una volta lo stupore,
la dolce meraviglia nelle cose "già dette", che ancora appaiono inedite sotto la luce dell'arte.
29
novembre 2008
Alessandra Terzi – Qualchelavoronuovoequalcheno
Dal 29 novembre all'otto dicembre 2008
arte contemporanea
Location
SPAZIODICIANNOVE
Treviglio, Via G. Sangalli, 19, (Bergamo)
Treviglio, Via G. Sangalli, 19, (Bergamo)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 9.30-12.30 e 15.30-19.30
domenica ore 16.00-19.00
lunedì mattina chiuso
(possono variare, verificare sempre via telefono)
Vernissage
29 Novembre 2008, ore 18
Autore