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Dino Villani – Xilografie
Mostra omaggio nel 110° anniversario della nascita.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Nota autobiografica
«Il recupero che si cerca di compiere della Civiltà
contadina ed artigiana con la creazione di appositi musei,
l’organizzazione di mostre e manifestazioni che riuniscono
e fanno conoscere quelli che sono stati gli strumenti del
lavoro di ieri nelle campagne e nelle botteghe, si deve
estendere anche alla immagine di coloro che questa
civiltà hanno determinato, con un’azione che ha portato
spesso ad imprimere segni indelebili nel loro volti, nella
loro figura fisica completa e negli atteggiamenti. È utile
farlo perchè stanno scomparendo le testimonianze
fisiche di quegli operatori che hanno assorbito in parte
i caratteri del lavoro svolto per anni. Fin da ragazzo mi
sono interessato per conoscere da vicino la vita della
gente di campagna e delle botteghe artigiane ed appena
ho cominciato a disegnare, a dipingere e ad eseguire
incisioni, che mi consentivano di lavorare di sera a lume
di lucerna, mi sono soffermato di frequente sulle figure
che avevo intorno o andavo a cercare dove lavoravano,
a piedi o in bicicletta.
Per un certo periodo ho avuto la fortuna di vedere dalla
finestra dell’Ufficio dove ero venuto a trovarmi, la gente
che passava dalla piazza tutti i giorni o si fermava, in quelli
di mercato, a chiacchierare o a fare qualche acquisto ai
banchi dei venditori soliti o di passaggio. Erano spesso
gli stessi personaggi che restavano pressoché fermi
sotto li mio sguardo o che cambiavano costituendo quasi
sempre una piccola sorpresa che dava anima alla mia
matita e mi spingeva a fissare quei tratti che la fatica e le
emozioni avevano fatto affiorare, del carattere interiore
ed apparivano impressi nei volti in modo più o meno
profondo. E che riuscissi a cogliere i loro aspetti fisici reali,
ben differenziati da individuo ad individuo, me lo assicurò
quel certo interesse che i disegni mostravano di riscuotere
in chi aveva occasione di vederli. Negli anni trenta uno
scrittore emerso nel periodo come esaltatore della vita
locale Giuseppe Guerra scrisse articoli illustrandoli con
mie incisioni e disegni su “La Terra” e nel 1932 su “La
cultura Moderna” n. 6-1932, con l’articolo “Elogio del
contadino padano”.
Negli stessi anni, giunto io a Milano, Mario Ismaele
Carrera allora direttore dell’Editrice Corbaccio, visti i miei
disegni, aveva pensato di affidarmi l’incarico di andare
a cogliere nelle varie regioni i protagonisti del lavoro
manuale locale.
Ma avevo appena assunto un’altra attività: quella che
divenne poi la mia professione e quindi mi limitai soltanto
ad approfondire e ad ampliare le mie osservazioni quando
tornavo nel mantovano. Partecipai alle mostre nazionali
ed a quelle internazionali di Bianco e Nero organizzate
da Luigi Servolini facendomi notare; fui presente in varie
pubblicazioni (specialmente in quelle di Cesare Ratta) ma
poi rinunciai anche perché essendomi dedicato a redigere
presentazioni di artisti ed articoli di cronaca d’arte, si era
venuta a creare una specie di incompatibilità. L’interesse
destatosi recentemente, con molto ritardo, per la grafica,
mi ha spinto ad intervenire in difesa dei suoi caratteri tanto
spesso violentati dalla speculazione commerciale, con un
calore che ha finito per coinvolgermi. Ne ho scritto da una
parte e dall’altra e così sono stato spinto a riconsiderare
gli esempi a volte un po’ ingenui, ma certamente corretti,
di quando si incideva una lastra o un legno, più per se
stessi che per un mercato non disposto a prenderli in
considerazione.
Così sono scese dal solaio della casa vecchia del paese
lastre un po’ ossidate e legni in parte contorti e tarlati che
consentono di portare le stampe a quella luce che non
videro ai loro tempi, in-torno agli anni trenta.
È passato tanto tempo da considerare queste incisioni
quasi dei reperti archeologici sia per la tecnica usata
nell’eseguire sia per la limitata tiratura che se ne può
ottenere e per i temi di un passato che è quasi di un altro
mondo, ripreso in modo spontaneo e sincero.
Le rivedo con una certa commozione che mi auguro
sia condivisa almeno in parte dall’osservatore che le
accoglie».
Dino Villani
«Il recupero che si cerca di compiere della Civiltà
contadina ed artigiana con la creazione di appositi musei,
l’organizzazione di mostre e manifestazioni che riuniscono
e fanno conoscere quelli che sono stati gli strumenti del
lavoro di ieri nelle campagne e nelle botteghe, si deve
estendere anche alla immagine di coloro che questa
civiltà hanno determinato, con un’azione che ha portato
spesso ad imprimere segni indelebili nel loro volti, nella
loro figura fisica completa e negli atteggiamenti. È utile
farlo perchè stanno scomparendo le testimonianze
fisiche di quegli operatori che hanno assorbito in parte
i caratteri del lavoro svolto per anni. Fin da ragazzo mi
sono interessato per conoscere da vicino la vita della
gente di campagna e delle botteghe artigiane ed appena
ho cominciato a disegnare, a dipingere e ad eseguire
incisioni, che mi consentivano di lavorare di sera a lume
di lucerna, mi sono soffermato di frequente sulle figure
che avevo intorno o andavo a cercare dove lavoravano,
a piedi o in bicicletta.
Per un certo periodo ho avuto la fortuna di vedere dalla
finestra dell’Ufficio dove ero venuto a trovarmi, la gente
che passava dalla piazza tutti i giorni o si fermava, in quelli
di mercato, a chiacchierare o a fare qualche acquisto ai
banchi dei venditori soliti o di passaggio. Erano spesso
gli stessi personaggi che restavano pressoché fermi
sotto li mio sguardo o che cambiavano costituendo quasi
sempre una piccola sorpresa che dava anima alla mia
matita e mi spingeva a fissare quei tratti che la fatica e le
emozioni avevano fatto affiorare, del carattere interiore
ed apparivano impressi nei volti in modo più o meno
profondo. E che riuscissi a cogliere i loro aspetti fisici reali,
ben differenziati da individuo ad individuo, me lo assicurò
quel certo interesse che i disegni mostravano di riscuotere
in chi aveva occasione di vederli. Negli anni trenta uno
scrittore emerso nel periodo come esaltatore della vita
locale Giuseppe Guerra scrisse articoli illustrandoli con
mie incisioni e disegni su “La Terra” e nel 1932 su “La
cultura Moderna” n. 6-1932, con l’articolo “Elogio del
contadino padano”.
Negli stessi anni, giunto io a Milano, Mario Ismaele
Carrera allora direttore dell’Editrice Corbaccio, visti i miei
disegni, aveva pensato di affidarmi l’incarico di andare
a cogliere nelle varie regioni i protagonisti del lavoro
manuale locale.
Ma avevo appena assunto un’altra attività: quella che
divenne poi la mia professione e quindi mi limitai soltanto
ad approfondire e ad ampliare le mie osservazioni quando
tornavo nel mantovano. Partecipai alle mostre nazionali
ed a quelle internazionali di Bianco e Nero organizzate
da Luigi Servolini facendomi notare; fui presente in varie
pubblicazioni (specialmente in quelle di Cesare Ratta) ma
poi rinunciai anche perché essendomi dedicato a redigere
presentazioni di artisti ed articoli di cronaca d’arte, si era
venuta a creare una specie di incompatibilità. L’interesse
destatosi recentemente, con molto ritardo, per la grafica,
mi ha spinto ad intervenire in difesa dei suoi caratteri tanto
spesso violentati dalla speculazione commerciale, con un
calore che ha finito per coinvolgermi. Ne ho scritto da una
parte e dall’altra e così sono stato spinto a riconsiderare
gli esempi a volte un po’ ingenui, ma certamente corretti,
di quando si incideva una lastra o un legno, più per se
stessi che per un mercato non disposto a prenderli in
considerazione.
Così sono scese dal solaio della casa vecchia del paese
lastre un po’ ossidate e legni in parte contorti e tarlati che
consentono di portare le stampe a quella luce che non
videro ai loro tempi, in-torno agli anni trenta.
È passato tanto tempo da considerare queste incisioni
quasi dei reperti archeologici sia per la tecnica usata
nell’eseguire sia per la limitata tiratura che se ne può
ottenere e per i temi di un passato che è quasi di un altro
mondo, ripreso in modo spontaneo e sincero.
Le rivedo con una certa commozione che mi auguro
sia condivisa almeno in parte dall’osservatore che le
accoglie».
Dino Villani
28
novembre 2008
Dino Villani – Xilografie
Dal 28 novembre al 12 dicembre 2008
disegno e grafica
Location
BANCA FIDEURAM – PALAZZO BONORIS
Mantova, Via Camillo Benso Conte Di Cavour, (Mantova)
Mantova, Via Camillo Benso Conte Di Cavour, (Mantova)
Vernissage
28 Novembre 2008, ore 17
Autore
Curatore