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Videoreport Italia 2006_07
Cinquantadue lavori video realizzati nell’ultimo
biennio in Italia, organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Monfalcone in collaborazione con la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Cinquantadue lavori video realizzati nell'ultimo
biennio in Italia, organizzata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Monfalcone in collaborazione con la Regione Autonoma Friuli
Venezia Giulia.
La Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Monfalcone, nell'ultimo triennio, ha realizzato diverse rassegne riguardanti l'arte in
movimento, in una logica di specializzazione che contraddistingue la Galleria nel circuito espositivo italiano. Nel corso del tempo,
infatti, la Galleria si è accreditata nel settore della videoarte a livello europeo, detenendo inoltre i diritti di archivio di centinaia di opere video realizzate da giovani autori italiani.
Progetto pilota di questa intensa programmazione è stato, nel 2004, On air: video in onda dall'Italia, rassegna che ha coinvolto 180 persone fra critici, artisti, videomaker, storici dell'arte e curatori operanti nel paese.
A questa rassegna ha fatto seguito, nel 2006, VIDEOREPORT ITALIA 2004_05, format che ha avuto notevole fortuna espositiva in quanto ospitato, secondo varie modalità, presso istituzioni museali, spazi pubblici, enti esteri ed argomentato nell'ambito di alcuni corsi
universitari.
A due anni da VIDEOREPORT ITALIA 2004_05 si effettua ora un doveroso aggiornamento. Se l'obiettivo nel 2006 era di creare una piattaforma trasversale che verificasse attraverso una mappatura la vitalità del
sistema video italiano, ora, quale necessaria integrazione a questa panoramica, la Galleria monfalconese presenta al pubblico un'ampia
selezione dei lavori video che hanno contraddistinto l'ultimo biennio.
Ad integrare la ricognizione effettuata dalla GC.AC di Monfalcone, sono stati interpellati i curatori Chiara Agnello, Ilaria Bonacossa,
Andrea Lissoni, Fabiola Naldi e Maria Rosa Sossai, operatori fra i più attivi nell'odierno panorama delle arti visive. Effettuando un'analisi dell'intero territorio nazionale hanno segnalato i lavori ritenuti più
significativi, motivando il parametro di valutazione in un intervento critico pubblicato nel catalogo della mostra.
Sabato 15 novembre, alle ore 11.00, avrà luogo un incontro di approfondimento con i curatori della rassegna ed alcuni degli artisti in mostra; giovedì 20 novembre, invece, alle ore 18.00, il pubblico potrà incontrare i direttori dei musei che aderiscono all'AMACI, l'Associazione dei Musei d'Arte Contemporanea Italiani di cui fa parte anche la Galleria monfalconese.
A corredo della rassegna viene realizzato un ricco catalogo bilingue (con interventi e saggi critici dei curatori, una dettagliata sezione
iconografica, una ricca appendice di apparati, comprensiva delle tecniche relative ai lavori in mostra e dei curricula dettagliati di ciascun artista) e organizzata una serie di appuntamenti didattici coordinati da Eva Comuzzi.
Questo il calendario delle visite guidate:
- venerdì 21 novembre, ore 17.00
- domenica 23 novembre, ore 17.00
- da mercoledì 26 a domenica 30 novembre, ore 17.00
- da mercoledì 3 a domenica 7 dicembre, ore 17.00.
L'ingresso alla mostra, agli incontri e alle visite guidate è libero.
***
The Beat Goes On
Andrea Bruciati
La crisi economica, che investe i mercati ed impone tagli alla spesa pubblica sempre più ingenti, sembra indirizzare molti spazi o centri attenti alla cultura attuale verso la presentazione sistematica di un unico salvifico medium, quello audiovisivo. Costi di trasporto pressoché inesistenti e un innegabile fascino 'democratico', che sa coniugare televisione e cinema, videoclip e performance sinestetica, sembrano il giusto toccasana per assicurare qualità di programmazione a fronte di un fruitore sempre più interessato agli eventi culturali, piuttosto che alle rassegne espositive.
Dinanzi ad un rinnovato e a volte inusuale interesse verso il video, che comporta una implementazione quantitativa considerevole delle manifestazioni a questo dedicate, due notazioni risultano urgenti ed interessanti nel contempo: la prima più propriamente di ordine linguistico, evidenzia l'evoluzione stilistica del codice; mentre una seconda si inserisce in una visione più generalizzata, che abbraccia aspetti più pertinenti ad un ambito sociologico. Sono due aspetti che si intersecano: l'attenzione all'evento e alla spettacolarizzazione della cultura, infatti, è terreno fertile per la proliferazione di soluzioni allestitive tendenzialmente più complesse mentre una risoluzione più precisa e definita dell'immagine, necessita di tecnologie sempre più avanzate. Risulta evidente il fatto che, dopo il grande consenso verso le soluzioni installative degli anni Ottanta, gli accertamenti linguistici del decennio successivo e l'interesse rinnovato verso il medium cinematografico, anche la produzione e realizzazione del prodotto digitale o del registrato si sono adeguate e standardizzate, abbandonando il formato analogico. Volgendo il criterio qualitativo dei lavori ad un più raffinato grado di definizione formale, la risoluzione ineccepibile di maestri conclamati ha reso, in realtà, inattuale e superato quel grado di precarietà tipica degli anni Novanta, volta sì ad una sperimentazione delle caratteristiche basiche del codice audiovisivo, ma che di fatto accorpava prove spesso deludenti, non esenti da un approccio improvvisato e non professionale con gli strumenti operativi.
Occorre anche rilevare come questa proliferazione di eventi espositivi, di presentazioni di lavori, conduca indirettamente ad uno stress nella produzione, nell'ideazione delle opere. L'arte contemporanea, regno incontrastato del pensiero creativo e di tutte le sue complesse e sfuggenti modalità di manifestazione, sembra paradossalmente muoversi verso il modello tayloristico della catena di montaggio, in una lotta perpetua con le scadenze pressanti di una programmazione artistica sempre più fitta e geograficamente pervasiva. Sembrerebbe dunque un caso che molti ravvisino in questa superfetazione una delle cause della paventata povertà creativa ed inventiva. Si assiste, infatti, ad una rarefazione fisiologica del portato audiovisivo da un punto di vista qualitativo: mancano visioni organiche e complesse sviluppate in maniera ampia e coerente. Si pensi, a tal proposito, alla comparsa sulla scena negli anni Novanta di artisti come Pipilotti Rist e Matthew Barney o alla riflessione intimista, ma seducente, di autori come Anri Sala e Jesper Just. La produzione nella penisola non rappresenta certo un'eccezione a questo sistema, sebbene non ci siano stati personaggi altrettanto esposti a livello internazionale (forse Francesco Vezzoli) che abbiano operato con il medium audiovisivo. A questo si aggiungano le riflessioni più generali di implosione del sistema, fra Fiere e Biennali, ed il fatto che il medium in Italia rimane bloccato fra l'inadeguatezza dei centri promotori, che risultano sempre pochi e sempre gli stessi, e la mancanza di una conoscenza più approfondita del parterre nazionale da parte degli addetti ai lavori, comunque frutto di un sistema debole e, per molti aspetti, provinciale. Ad una disamina delle proposte suggerite dai curatori interpellati, scelti fra coloro che usualmente operano nel settore, e da un resoconto abbastanza esteso sulla produzione italiana dell'ultimo biennio sono infatti sensibilmente diminuite le segnalazioni riguardanti opere ritenute degne di nota e pertanto giudicate interessanti.
In questa flessione organica però non tutto è perduto: ci sono delle rimarchevoli eccezioni, che dimostrano la vitalità di un sistema che molti vorrebbero dare tranquillamente per morto o colonizzato. A fronte di proposte che confermano il lavoro di artisti quali Alex Cecchetti, Paolo Chiasera, Michael Fliri, Deborah Ligorio, Domenico Mangano, Eva Marisaldi, Sabrina Mezzaqui, Marzia Migliora, Mocellin & Pellegrini, Margherita Morgantin, Adrian Paci, Sara Rossi, Marcella Vanzo, Nico Vascellari, già presentati nel 2004 nella prima edizione del format On Air, risultano oramai delle conferme le opere di Yuri Ancarani, Rosa Barba, Riccardo Benassi, Rosella Biscotti, Dafne Boggeri, Carlos Casas, Cristian Chironi, i fratelli De Serio, Andrea Dojmi, Christian Niccoli, Paolo Pennuti, Daniele Pezzi (Shoggoth), Valerio Rocco Orlando, Farid Rahimi, Luca Trevisani, Sislej Xhafa e ZimmerFrei.
Al di là di questo tessuto ricco di proposte, fra luci ed ombre possono comunque essere individuate quattro esperienze, da annoverare fra le più significative per il grado di visibilità e per la testimonianza che esse rappresentano nel contesto internazionale. La prima è quella di Alessandra Tesi, che presenta alla Biennale di Valencia nel 2005 l'opera Todos los dias de mi vida, un'installazione che nel gennaio 2008 entrerà poi nella Collezione permanente del MAMbo di Bologna. Si tratta di una tenda di perle che fluttua nello spazio divenendo, nell'attimo in cui la proiezione impatta sulla superficie vitrea, instabile e prezioso schermo. L'intervento dialoga con l'architettura del museo, mentre il video si adagia sull'inconsueto supporto. I fotogrammi, densi di storie che trapelano dagli antri conventuali, si susseguono intercalando tenui sfumature e vivaci dinamiche chiaroscurali. Alessandra Tesi è alla ricerca del margine, del limite che separa lo spazio architettonico dallo spazio vissuto: fotografie e video di luoghi vuoti, parlano della vita che li ha invasi attraverso i segni che essa ha lasciato, attraverso le tracce indelebili dell'umanità che li pervadeva in un passato.
Grande suggestione e attenzione al dato formale, risolte in modo pittorico ed insieme drammatico, sono invece espletate in VB61 (2007), il video realizzato da Vanessa Beecroft a Venezia in concomitanza con la 52 edizione della Biennale. Ulteriore tappa del progetto South Sudan, la performance è la rappresentazione del tragico genocidio in atto nella regione del Darfur. Circa trenta donne sudanesi sono distese su una tela bianca, i loro corpi immobili sono attraversati da pennellate e colature di pittura rosso sangue che sconfina al di fuori della tela. L'azione è ridotta ad elementi minimi fissandosi quasi in un'immagine ferma, che enfatizza il senso della tragedia consumata. L'artista, in passato accusata di eccessivo formalismo, ora calibra con assoluta padronanza la potenza dell'immagine e riesce a sintetizzare la violenza dell'evento con grande forza, risolvendolo in un atto di pura bellezza retinica.
Sempre atto d'accusa, ma ancor più telegenico e di diversa natura, risulta la partecipazione alla medesima Biennale di Francesco Vezzoli. Sicuramente meno incisivo e sentito del capolavoro Trailers for a Remake of Gore Vidal's Caligula, l'artista per l'occasione ha realizzato la video installazione Democrazy (2007) che, prendendo spunto dalle imminenti elezioni presidenziali americane, si articola nella produzione di una vera e propria campagna elettorale, proponendo al pubblico uno scontro tra due ipotetici candidati. Due spot elettorali, prodotti in collaborazione con due team di media advisor, professionisti della politica americana, capitanati da Mark McKinnon (primo consigliere della campagna elettorale di George W. Bush nel 2004) e da Bill Knapp (portavoce di Bill Clinton nella corsa alla Casa Bianca del 1996), contrappongono due identità, due differenti 'visioni' politiche ed umane, evidenziando le fatali strategie della comunicazione elettorale e sollevando interrogativi su come la fama, il potere dei media e la manipolazione della verità possano stravolgere il significato di 'democrazia'.
Sempre di postproduzione si parla, anche se risolta in un grado non convincente e piuttosto ripetitivo, per Grazia Toderi in Rosso (2007), lavoro presentato in giugno alla Quadriennale di Roma. Si tratta di una proiezione in cui la sovrapposizione di diverse angolazioni notturne di Roma si misura con la stratificazione storica della Città Eterna. Attraverso inquadrature catturate da diversi angoli elevati della città e dalle sue vicinanze, nelle quali la telecamera resta fissa per un tempo prolungato e dilatato, l'artista elabora una dimensione sospesa ed un tempo infinito, che indeboliscono l'agitazione incontrollata del ritmo frenetico della metropoli. Se nel suo vocabolario rientrano stadi, arene o teatri, la forma ellittica persiste ancora in una sorta di anello che avvolge l'immagine, evocando un confine, un rapporto di comunicazione tra cielo e terra, costante nella ricerca dell'autrice. Tutto l'ambiente assume un unico valore cromatico e suggestiona lo spettatore, confuso davanti a luoghi conosciuti, ma difficilmente identificabili a causa del taglio prospettico scelto. Si crea così uno sconfinamento della realtà: la quotidianità è condizionata da una percezione antigravitazionale che la rende intangibile e le intermittenti particelle luminose sono sprigionate costantemente, come frammenti abbandonati di comete o navi spaziali, in una continua alternanza tra richiamo e indebolimento della nostra attenzione.
Come ho ravvisato nelle precedenti edizioni del format, nelle quattro opere portate ad esempio, costante rimane il legame con la tradizione con la cultura storica della penisola, sia essa cinema, teatro, moda o design; un legame stratificato e complesso ma scarsamente rappresentato nel contesto internazionale, a causa dell'estrema debolezza dell'intero sistema dell'arte italiana che ancora non riesce ad essere competitivo.
Debolezza per debolezza, fortunatamente l'offerta e la sperimentazione proposta dagli artisti continua; video permettendo.
biennio in Italia, organizzata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Monfalcone in collaborazione con la Regione Autonoma Friuli
Venezia Giulia.
La Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Monfalcone, nell'ultimo triennio, ha realizzato diverse rassegne riguardanti l'arte in
movimento, in una logica di specializzazione che contraddistingue la Galleria nel circuito espositivo italiano. Nel corso del tempo,
infatti, la Galleria si è accreditata nel settore della videoarte a livello europeo, detenendo inoltre i diritti di archivio di centinaia di opere video realizzate da giovani autori italiani.
Progetto pilota di questa intensa programmazione è stato, nel 2004, On air: video in onda dall'Italia, rassegna che ha coinvolto 180 persone fra critici, artisti, videomaker, storici dell'arte e curatori operanti nel paese.
A questa rassegna ha fatto seguito, nel 2006, VIDEOREPORT ITALIA 2004_05, format che ha avuto notevole fortuna espositiva in quanto ospitato, secondo varie modalità, presso istituzioni museali, spazi pubblici, enti esteri ed argomentato nell'ambito di alcuni corsi
universitari.
A due anni da VIDEOREPORT ITALIA 2004_05 si effettua ora un doveroso aggiornamento. Se l'obiettivo nel 2006 era di creare una piattaforma trasversale che verificasse attraverso una mappatura la vitalità del
sistema video italiano, ora, quale necessaria integrazione a questa panoramica, la Galleria monfalconese presenta al pubblico un'ampia
selezione dei lavori video che hanno contraddistinto l'ultimo biennio.
Ad integrare la ricognizione effettuata dalla GC.AC di Monfalcone, sono stati interpellati i curatori Chiara Agnello, Ilaria Bonacossa,
Andrea Lissoni, Fabiola Naldi e Maria Rosa Sossai, operatori fra i più attivi nell'odierno panorama delle arti visive. Effettuando un'analisi dell'intero territorio nazionale hanno segnalato i lavori ritenuti più
significativi, motivando il parametro di valutazione in un intervento critico pubblicato nel catalogo della mostra.
Sabato 15 novembre, alle ore 11.00, avrà luogo un incontro di approfondimento con i curatori della rassegna ed alcuni degli artisti in mostra; giovedì 20 novembre, invece, alle ore 18.00, il pubblico potrà incontrare i direttori dei musei che aderiscono all'AMACI, l'Associazione dei Musei d'Arte Contemporanea Italiani di cui fa parte anche la Galleria monfalconese.
A corredo della rassegna viene realizzato un ricco catalogo bilingue (con interventi e saggi critici dei curatori, una dettagliata sezione
iconografica, una ricca appendice di apparati, comprensiva delle tecniche relative ai lavori in mostra e dei curricula dettagliati di ciascun artista) e organizzata una serie di appuntamenti didattici coordinati da Eva Comuzzi.
Questo il calendario delle visite guidate:
- venerdì 21 novembre, ore 17.00
- domenica 23 novembre, ore 17.00
- da mercoledì 26 a domenica 30 novembre, ore 17.00
- da mercoledì 3 a domenica 7 dicembre, ore 17.00.
L'ingresso alla mostra, agli incontri e alle visite guidate è libero.
***
The Beat Goes On
Andrea Bruciati
La crisi economica, che investe i mercati ed impone tagli alla spesa pubblica sempre più ingenti, sembra indirizzare molti spazi o centri attenti alla cultura attuale verso la presentazione sistematica di un unico salvifico medium, quello audiovisivo. Costi di trasporto pressoché inesistenti e un innegabile fascino 'democratico', che sa coniugare televisione e cinema, videoclip e performance sinestetica, sembrano il giusto toccasana per assicurare qualità di programmazione a fronte di un fruitore sempre più interessato agli eventi culturali, piuttosto che alle rassegne espositive.
Dinanzi ad un rinnovato e a volte inusuale interesse verso il video, che comporta una implementazione quantitativa considerevole delle manifestazioni a questo dedicate, due notazioni risultano urgenti ed interessanti nel contempo: la prima più propriamente di ordine linguistico, evidenzia l'evoluzione stilistica del codice; mentre una seconda si inserisce in una visione più generalizzata, che abbraccia aspetti più pertinenti ad un ambito sociologico. Sono due aspetti che si intersecano: l'attenzione all'evento e alla spettacolarizzazione della cultura, infatti, è terreno fertile per la proliferazione di soluzioni allestitive tendenzialmente più complesse mentre una risoluzione più precisa e definita dell'immagine, necessita di tecnologie sempre più avanzate. Risulta evidente il fatto che, dopo il grande consenso verso le soluzioni installative degli anni Ottanta, gli accertamenti linguistici del decennio successivo e l'interesse rinnovato verso il medium cinematografico, anche la produzione e realizzazione del prodotto digitale o del registrato si sono adeguate e standardizzate, abbandonando il formato analogico. Volgendo il criterio qualitativo dei lavori ad un più raffinato grado di definizione formale, la risoluzione ineccepibile di maestri conclamati ha reso, in realtà, inattuale e superato quel grado di precarietà tipica degli anni Novanta, volta sì ad una sperimentazione delle caratteristiche basiche del codice audiovisivo, ma che di fatto accorpava prove spesso deludenti, non esenti da un approccio improvvisato e non professionale con gli strumenti operativi.
Occorre anche rilevare come questa proliferazione di eventi espositivi, di presentazioni di lavori, conduca indirettamente ad uno stress nella produzione, nell'ideazione delle opere. L'arte contemporanea, regno incontrastato del pensiero creativo e di tutte le sue complesse e sfuggenti modalità di manifestazione, sembra paradossalmente muoversi verso il modello tayloristico della catena di montaggio, in una lotta perpetua con le scadenze pressanti di una programmazione artistica sempre più fitta e geograficamente pervasiva. Sembrerebbe dunque un caso che molti ravvisino in questa superfetazione una delle cause della paventata povertà creativa ed inventiva. Si assiste, infatti, ad una rarefazione fisiologica del portato audiovisivo da un punto di vista qualitativo: mancano visioni organiche e complesse sviluppate in maniera ampia e coerente. Si pensi, a tal proposito, alla comparsa sulla scena negli anni Novanta di artisti come Pipilotti Rist e Matthew Barney o alla riflessione intimista, ma seducente, di autori come Anri Sala e Jesper Just. La produzione nella penisola non rappresenta certo un'eccezione a questo sistema, sebbene non ci siano stati personaggi altrettanto esposti a livello internazionale (forse Francesco Vezzoli) che abbiano operato con il medium audiovisivo. A questo si aggiungano le riflessioni più generali di implosione del sistema, fra Fiere e Biennali, ed il fatto che il medium in Italia rimane bloccato fra l'inadeguatezza dei centri promotori, che risultano sempre pochi e sempre gli stessi, e la mancanza di una conoscenza più approfondita del parterre nazionale da parte degli addetti ai lavori, comunque frutto di un sistema debole e, per molti aspetti, provinciale. Ad una disamina delle proposte suggerite dai curatori interpellati, scelti fra coloro che usualmente operano nel settore, e da un resoconto abbastanza esteso sulla produzione italiana dell'ultimo biennio sono infatti sensibilmente diminuite le segnalazioni riguardanti opere ritenute degne di nota e pertanto giudicate interessanti.
In questa flessione organica però non tutto è perduto: ci sono delle rimarchevoli eccezioni, che dimostrano la vitalità di un sistema che molti vorrebbero dare tranquillamente per morto o colonizzato. A fronte di proposte che confermano il lavoro di artisti quali Alex Cecchetti, Paolo Chiasera, Michael Fliri, Deborah Ligorio, Domenico Mangano, Eva Marisaldi, Sabrina Mezzaqui, Marzia Migliora, Mocellin & Pellegrini, Margherita Morgantin, Adrian Paci, Sara Rossi, Marcella Vanzo, Nico Vascellari, già presentati nel 2004 nella prima edizione del format On Air, risultano oramai delle conferme le opere di Yuri Ancarani, Rosa Barba, Riccardo Benassi, Rosella Biscotti, Dafne Boggeri, Carlos Casas, Cristian Chironi, i fratelli De Serio, Andrea Dojmi, Christian Niccoli, Paolo Pennuti, Daniele Pezzi (Shoggoth), Valerio Rocco Orlando, Farid Rahimi, Luca Trevisani, Sislej Xhafa e ZimmerFrei.
Al di là di questo tessuto ricco di proposte, fra luci ed ombre possono comunque essere individuate quattro esperienze, da annoverare fra le più significative per il grado di visibilità e per la testimonianza che esse rappresentano nel contesto internazionale. La prima è quella di Alessandra Tesi, che presenta alla Biennale di Valencia nel 2005 l'opera Todos los dias de mi vida, un'installazione che nel gennaio 2008 entrerà poi nella Collezione permanente del MAMbo di Bologna. Si tratta di una tenda di perle che fluttua nello spazio divenendo, nell'attimo in cui la proiezione impatta sulla superficie vitrea, instabile e prezioso schermo. L'intervento dialoga con l'architettura del museo, mentre il video si adagia sull'inconsueto supporto. I fotogrammi, densi di storie che trapelano dagli antri conventuali, si susseguono intercalando tenui sfumature e vivaci dinamiche chiaroscurali. Alessandra Tesi è alla ricerca del margine, del limite che separa lo spazio architettonico dallo spazio vissuto: fotografie e video di luoghi vuoti, parlano della vita che li ha invasi attraverso i segni che essa ha lasciato, attraverso le tracce indelebili dell'umanità che li pervadeva in un passato.
Grande suggestione e attenzione al dato formale, risolte in modo pittorico ed insieme drammatico, sono invece espletate in VB61 (2007), il video realizzato da Vanessa Beecroft a Venezia in concomitanza con la 52 edizione della Biennale. Ulteriore tappa del progetto South Sudan, la performance è la rappresentazione del tragico genocidio in atto nella regione del Darfur. Circa trenta donne sudanesi sono distese su una tela bianca, i loro corpi immobili sono attraversati da pennellate e colature di pittura rosso sangue che sconfina al di fuori della tela. L'azione è ridotta ad elementi minimi fissandosi quasi in un'immagine ferma, che enfatizza il senso della tragedia consumata. L'artista, in passato accusata di eccessivo formalismo, ora calibra con assoluta padronanza la potenza dell'immagine e riesce a sintetizzare la violenza dell'evento con grande forza, risolvendolo in un atto di pura bellezza retinica.
Sempre atto d'accusa, ma ancor più telegenico e di diversa natura, risulta la partecipazione alla medesima Biennale di Francesco Vezzoli. Sicuramente meno incisivo e sentito del capolavoro Trailers for a Remake of Gore Vidal's Caligula, l'artista per l'occasione ha realizzato la video installazione Democrazy (2007) che, prendendo spunto dalle imminenti elezioni presidenziali americane, si articola nella produzione di una vera e propria campagna elettorale, proponendo al pubblico uno scontro tra due ipotetici candidati. Due spot elettorali, prodotti in collaborazione con due team di media advisor, professionisti della politica americana, capitanati da Mark McKinnon (primo consigliere della campagna elettorale di George W. Bush nel 2004) e da Bill Knapp (portavoce di Bill Clinton nella corsa alla Casa Bianca del 1996), contrappongono due identità, due differenti 'visioni' politiche ed umane, evidenziando le fatali strategie della comunicazione elettorale e sollevando interrogativi su come la fama, il potere dei media e la manipolazione della verità possano stravolgere il significato di 'democrazia'.
Sempre di postproduzione si parla, anche se risolta in un grado non convincente e piuttosto ripetitivo, per Grazia Toderi in Rosso (2007), lavoro presentato in giugno alla Quadriennale di Roma. Si tratta di una proiezione in cui la sovrapposizione di diverse angolazioni notturne di Roma si misura con la stratificazione storica della Città Eterna. Attraverso inquadrature catturate da diversi angoli elevati della città e dalle sue vicinanze, nelle quali la telecamera resta fissa per un tempo prolungato e dilatato, l'artista elabora una dimensione sospesa ed un tempo infinito, che indeboliscono l'agitazione incontrollata del ritmo frenetico della metropoli. Se nel suo vocabolario rientrano stadi, arene o teatri, la forma ellittica persiste ancora in una sorta di anello che avvolge l'immagine, evocando un confine, un rapporto di comunicazione tra cielo e terra, costante nella ricerca dell'autrice. Tutto l'ambiente assume un unico valore cromatico e suggestiona lo spettatore, confuso davanti a luoghi conosciuti, ma difficilmente identificabili a causa del taglio prospettico scelto. Si crea così uno sconfinamento della realtà: la quotidianità è condizionata da una percezione antigravitazionale che la rende intangibile e le intermittenti particelle luminose sono sprigionate costantemente, come frammenti abbandonati di comete o navi spaziali, in una continua alternanza tra richiamo e indebolimento della nostra attenzione.
Come ho ravvisato nelle precedenti edizioni del format, nelle quattro opere portate ad esempio, costante rimane il legame con la tradizione con la cultura storica della penisola, sia essa cinema, teatro, moda o design; un legame stratificato e complesso ma scarsamente rappresentato nel contesto internazionale, a causa dell'estrema debolezza dell'intero sistema dell'arte italiana che ancora non riesce ad essere competitivo.
Debolezza per debolezza, fortunatamente l'offerta e la sperimentazione proposta dagli artisti continua; video permettendo.
14
novembre 2008
Videoreport Italia 2006_07
Dal 14 novembre all'otto dicembre 2008
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
GC.AC – GALLERIA COMUNALE D’ARTE CONTEMPORANEA
Monfalcone, Piazza Camillo Benso Conte Di Cavour, 44, (Gorizia)
Monfalcone, Piazza Camillo Benso Conte Di Cavour, 44, (Gorizia)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 16-19 / festivi e prefestivi
ore 16-21
Vernissage
14 Novembre 2008, ore 19.00
Autore
Curatore