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Cristina Annino
La sua intensa vita interiore prorompe e scava da sé la strada,
non solo per quanto riguarda temi o atmosfere ma, in senso
ben più originario, crea linguaggio
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Ho conosciuto Cristina come poetessa e, per me, le sue
poesie hanno bisogno di lei per essere appieno apprezzate,
come il cibo servito da chi l‘ha fatto.
Che un’artista già completa scopra di essere anche
creativa con altri mezzi e linguaggio mi appare quasi come
il biblico dono di parlare lingue ignote. Una sovrabbondanza
di talento, certo, ma ciò che più importa è la
circostanza che nelle poesie e nella pittura Cristina Annino
si è trovata di fronte a una scelta obbligata. La sua
intensa vita interiore prorompe e scava da sé la strada,
non solo per quanto riguarda temi o atmosfere ma, in senso
ben più originario, crea linguaggio.
Vorrei insistere sulla singolarità del fenomeno che
Cristina Annino rappresenta come pittrice: è quasi
inaudito esordire e farlo in un modo che, a chi non conosca
la storia precedente, sembri il frutto di un cammino lungo.
Ho l’immagine di Atena che balza adulta e già armata
dalla testa di Giove.
Il suo stile è come quello di uno Chagall senza
ammiccamenti: nuovissimi motivi come il Cristo-fiotto in cui
manca la testa e il sangue si riversa nel cosmo; la figura
della madre, immensa e innocua simile alle presenze di
gatti, cani, uccelli: rapaci solo d’aspetto. Ogni sua tela
è interessante come un racconto e nessuna storia già
conosciuta potrebbe dirsi tale se già l’avessimo
sentita: Cristina non “pesticcia” sul posto dove si è
trovata a suo agio, si muove. A casa sua ha dipinto porte e
credenze, mobili, cornici non per gusto arredatore ma
perché forse da bambina avrebbe forse fatto lo stesso, se
avesse potuto. Gode al dipingere come godeva a fare versi da
piccola, gioca.
A paragone di questo profilo, pensiamo un momento cosa
significhi “non” giocare, fare arte per programma o per
calcolo. Sicuramente non ci si diverte, forse ad un certo
punto le cose da dire diventano meno di quelle che
effettivamente escono allo scoperto perché si è
trascinati da un qualche obbligo col successo; insomma si
produce, come in economia. Cosa resta di quella piccola
profezia che ci si attende da ogni quadro?
Tornando a Cristina, la sua naturale tendenza ad invadere
casa e vita con la pittura dà conforto a qualunque collega
perché nessuno che faccia questa scelta di vita è mai
veramente sicuro di non illudersi. Vedere che le immagini
escono dalla sua mano come parole dalla bocca fa apparire
naturale questa attività e di questo c’è molto bisogno
perché ciò che si definisce come “arte” in questo
momento è cosa assai sfuggente.
La stessa idea di fare una mostra è, a ben considerare, un
azzardo. Il posto dove si creano occasioni di commercio e di
successo è probabilmente un’utopia, un non luogo, un
mito che attrae perché dà per certo quello che la
ragione non concede. Fare oggi una mostra è una pazzia di
spese e fatica, somiglia al gioco dei bambini che vogliono
guidare una vettura e così spingono l’automobilina con i
loro stessi piedi. Però…
Chi è spettatore di questa occasione d’arte non abbia da
temere se la grande precarietà del viver pittoresco gli
viene confidata. Sappia finalmente che tutto questo
allestimento è per lui, per lei. Un momento che ha
l’irragionevolezza ed è leggero come il gioco. D’altra
parte, giocare è un privilegio che poi si perde da grandi.
Gianluca Tedaldi, ottobre 2008
poesie hanno bisogno di lei per essere appieno apprezzate,
come il cibo servito da chi l‘ha fatto.
Che un’artista già completa scopra di essere anche
creativa con altri mezzi e linguaggio mi appare quasi come
il biblico dono di parlare lingue ignote. Una sovrabbondanza
di talento, certo, ma ciò che più importa è la
circostanza che nelle poesie e nella pittura Cristina Annino
si è trovata di fronte a una scelta obbligata. La sua
intensa vita interiore prorompe e scava da sé la strada,
non solo per quanto riguarda temi o atmosfere ma, in senso
ben più originario, crea linguaggio.
Vorrei insistere sulla singolarità del fenomeno che
Cristina Annino rappresenta come pittrice: è quasi
inaudito esordire e farlo in un modo che, a chi non conosca
la storia precedente, sembri il frutto di un cammino lungo.
Ho l’immagine di Atena che balza adulta e già armata
dalla testa di Giove.
Il suo stile è come quello di uno Chagall senza
ammiccamenti: nuovissimi motivi come il Cristo-fiotto in cui
manca la testa e il sangue si riversa nel cosmo; la figura
della madre, immensa e innocua simile alle presenze di
gatti, cani, uccelli: rapaci solo d’aspetto. Ogni sua tela
è interessante come un racconto e nessuna storia già
conosciuta potrebbe dirsi tale se già l’avessimo
sentita: Cristina non “pesticcia” sul posto dove si è
trovata a suo agio, si muove. A casa sua ha dipinto porte e
credenze, mobili, cornici non per gusto arredatore ma
perché forse da bambina avrebbe forse fatto lo stesso, se
avesse potuto. Gode al dipingere come godeva a fare versi da
piccola, gioca.
A paragone di questo profilo, pensiamo un momento cosa
significhi “non” giocare, fare arte per programma o per
calcolo. Sicuramente non ci si diverte, forse ad un certo
punto le cose da dire diventano meno di quelle che
effettivamente escono allo scoperto perché si è
trascinati da un qualche obbligo col successo; insomma si
produce, come in economia. Cosa resta di quella piccola
profezia che ci si attende da ogni quadro?
Tornando a Cristina, la sua naturale tendenza ad invadere
casa e vita con la pittura dà conforto a qualunque collega
perché nessuno che faccia questa scelta di vita è mai
veramente sicuro di non illudersi. Vedere che le immagini
escono dalla sua mano come parole dalla bocca fa apparire
naturale questa attività e di questo c’è molto bisogno
perché ciò che si definisce come “arte” in questo
momento è cosa assai sfuggente.
La stessa idea di fare una mostra è, a ben considerare, un
azzardo. Il posto dove si creano occasioni di commercio e di
successo è probabilmente un’utopia, un non luogo, un
mito che attrae perché dà per certo quello che la
ragione non concede. Fare oggi una mostra è una pazzia di
spese e fatica, somiglia al gioco dei bambini che vogliono
guidare una vettura e così spingono l’automobilina con i
loro stessi piedi. Però…
Chi è spettatore di questa occasione d’arte non abbia da
temere se la grande precarietà del viver pittoresco gli
viene confidata. Sappia finalmente che tutto questo
allestimento è per lui, per lei. Un momento che ha
l’irragionevolezza ed è leggero come il gioco. D’altra
parte, giocare è un privilegio che poi si perde da grandi.
Gianluca Tedaldi, ottobre 2008
08
novembre 2008
Cristina Annino
Dall'otto al 29 novembre 2008
arte contemporanea
Location
BIBLIOTECA PIER PAOLO PASOLINI
Roma, Viale Dei Caduti Per La Resistenza, 410, (Roma)
Roma, Viale Dei Caduti Per La Resistenza, 410, (Roma)
Vernissage
8 Novembre 2008, ore 16
Autore
Curatore