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Gabor Szenteleki – Dimensioni mentali
Il giovane artista propone una figurazione originale e apparentemente distaccata dai riferimenti diretti all’arte del passato
Comunicato stampa
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Inaugura venerdì 31 ottobre alle ore 21 presso la sala espositiva della Rocca di Cento la mostra personale di Gabor Szenteleki, a cura di Laura Gavioli.
La rassegna prevede l'esposizione di 24 oli, alcuni di grande dimensione, realizzati con eccellente tecnica pittorica. La presentazione in catalogo è curata da Laura Gavioli che scrive: "Le origini culturali di un artista giovane come Szenteleki ispirano curiosità nell'osservatore delle sue opere, soprattutto quando l'artista propone una figurazione originale e apparentemente distaccata dai riferimenti diretti all'arte del passato." La mostra, che rimarrà in parete fino al 23 Ottobre, è promossa dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Cento, in collaborazione con la Galleria del Carbone di Ferrara e la Koller Galeria di Budapest.
GÁBOR SZENTELEKI
opere 2005-2008
Le origini culturali di un artista giovane come Szenteleki ispirano curiosità nell'osservatore delle sue opere, soprattutto quando l'artista propone una figurazione originale e apparentemente distaccata dai riferimenti diretti all'arte del passato. Infatti le figure di anziani e di bambini, soggetti di alcuni lavori del “ciclo delle nuvole”, rappresentano campioni del genere umano di oggi, fermati sulla tela nel ritratto della testa o della parte superiore del corpo, come in questi dipinti, ritratti collocati alla base del campo del quadro per lasciare spazio al cielo, colmo di tormento (vedi “Pomeriggio”, 2007, con il bambino e la grande nuvola temporalesca dietro la testa o il “Volto femminile”, 2007, una testa di donna anziana, così intensa da esprimere il senso di tutta una vita).
Come ha notato il critico ungherese Adam Winter, Gábor ha grande interesse per le opere di Caravaggio e dei caravaggeschi e anche per la pittura francese e spagnola tra XVIII e XIX secolo (vedi la citazione da Jacques-Luis David della figura neoclassica con il turbante dal “Marat assassinato”, 1793, così come le nature morte con le barbabietole e le fette di salmone “in accordo con Goya”, opere del 2007). Lo sguardo di
Gábor sulla grande tradizione classica è molto più esteso, ma bisogna dire che le sue estemporanee citazioni sono solo delle notazioni fuggevoli e talvolta ironiche come quella di un copricapo fatto con una foglia di cavolo cappuccio, o di un altro vegetale di poco valore, che sia una rapa o una barbabietola, proposte nella crudezza del vero e come sottoposte ad una lente di ingrandimento. Egli infatti non è interessato alle grandi composizioni, sacre o profane, ma ad afferrare e trasmettere un contenuto più sottile e recondito che esse conservano e comunicano a noi ancora oggi, cioè a quelle sensazioni ed emozioni che esse possono ispirare all'artista contemporaneo, come una certa meraviglia, uno straniamento, il mistero di una figura umana diversa o inusuale. Gábor le registra queste emozioni, mescolando epoche diverse, come nel dipinto Il seminatore, o come nel ciclo delle figure con i segni dell'abbronzatura marcati sul corpo solo parzialmente svestito; oppure nelle giocose ragazze in costume da spiaggia che tengono in braccio un cane, che proprio un cane non è.
Anche il sentimento del sacro appartiene alla sfera delle emozioni da tramandare con l'esercizio della pittura e nell'opera “Blessed”(tradotto: benedetto, beato, santo), un giovane immerso con i piedi in un paesaggio acquatico, forse una valle o una palude, che si congiunge ad un cielo acquoso per diventarne tutt'uno, tiene in mano una grande falce, come un novello San Michele. Cosa farà con quell'arnese desueto? Falcerà le alghe o le piante selvatiche cresciute nell'acqua, oppure le anime cattive? Questo resta un mistero che non interessa svelare.
Gábor Szenteleki è un artista completamente inserito nel mondo dell'arte contemporanea; ha scelto di stare nel realismo ma usando un occhio moderno, disincantato, leggero e complesso allo stesso tempo. Il suo campo d'azione è quello di una realtà mobile, mutevole, visionaria, piena di suggestioni e di rimandi, di gioco e di bonaria vicinanza all'umanità, anche nella diversità. E' figlio di una grande tradizione della pittura magiara, è dotato di un talento che gli permette una facile scelta dei temi e una rapida realizzazione pittorica; per la sua speciale ironia, anche un po' cinica, ricorda certi campioni dell'arte cinese contemporanea che lui dice di non conoscere: meglio così.
La rassegna prevede l'esposizione di 24 oli, alcuni di grande dimensione, realizzati con eccellente tecnica pittorica. La presentazione in catalogo è curata da Laura Gavioli che scrive: "Le origini culturali di un artista giovane come Szenteleki ispirano curiosità nell'osservatore delle sue opere, soprattutto quando l'artista propone una figurazione originale e apparentemente distaccata dai riferimenti diretti all'arte del passato." La mostra, che rimarrà in parete fino al 23 Ottobre, è promossa dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Cento, in collaborazione con la Galleria del Carbone di Ferrara e la Koller Galeria di Budapest.
GÁBOR SZENTELEKI
opere 2005-2008
Le origini culturali di un artista giovane come Szenteleki ispirano curiosità nell'osservatore delle sue opere, soprattutto quando l'artista propone una figurazione originale e apparentemente distaccata dai riferimenti diretti all'arte del passato. Infatti le figure di anziani e di bambini, soggetti di alcuni lavori del “ciclo delle nuvole”, rappresentano campioni del genere umano di oggi, fermati sulla tela nel ritratto della testa o della parte superiore del corpo, come in questi dipinti, ritratti collocati alla base del campo del quadro per lasciare spazio al cielo, colmo di tormento (vedi “Pomeriggio”, 2007, con il bambino e la grande nuvola temporalesca dietro la testa o il “Volto femminile”, 2007, una testa di donna anziana, così intensa da esprimere il senso di tutta una vita).
Come ha notato il critico ungherese Adam Winter, Gábor ha grande interesse per le opere di Caravaggio e dei caravaggeschi e anche per la pittura francese e spagnola tra XVIII e XIX secolo (vedi la citazione da Jacques-Luis David della figura neoclassica con il turbante dal “Marat assassinato”, 1793, così come le nature morte con le barbabietole e le fette di salmone “in accordo con Goya”, opere del 2007). Lo sguardo di
Gábor sulla grande tradizione classica è molto più esteso, ma bisogna dire che le sue estemporanee citazioni sono solo delle notazioni fuggevoli e talvolta ironiche come quella di un copricapo fatto con una foglia di cavolo cappuccio, o di un altro vegetale di poco valore, che sia una rapa o una barbabietola, proposte nella crudezza del vero e come sottoposte ad una lente di ingrandimento. Egli infatti non è interessato alle grandi composizioni, sacre o profane, ma ad afferrare e trasmettere un contenuto più sottile e recondito che esse conservano e comunicano a noi ancora oggi, cioè a quelle sensazioni ed emozioni che esse possono ispirare all'artista contemporaneo, come una certa meraviglia, uno straniamento, il mistero di una figura umana diversa o inusuale. Gábor le registra queste emozioni, mescolando epoche diverse, come nel dipinto Il seminatore, o come nel ciclo delle figure con i segni dell'abbronzatura marcati sul corpo solo parzialmente svestito; oppure nelle giocose ragazze in costume da spiaggia che tengono in braccio un cane, che proprio un cane non è.
Anche il sentimento del sacro appartiene alla sfera delle emozioni da tramandare con l'esercizio della pittura e nell'opera “Blessed”(tradotto: benedetto, beato, santo), un giovane immerso con i piedi in un paesaggio acquatico, forse una valle o una palude, che si congiunge ad un cielo acquoso per diventarne tutt'uno, tiene in mano una grande falce, come un novello San Michele. Cosa farà con quell'arnese desueto? Falcerà le alghe o le piante selvatiche cresciute nell'acqua, oppure le anime cattive? Questo resta un mistero che non interessa svelare.
Gábor Szenteleki è un artista completamente inserito nel mondo dell'arte contemporanea; ha scelto di stare nel realismo ma usando un occhio moderno, disincantato, leggero e complesso allo stesso tempo. Il suo campo d'azione è quello di una realtà mobile, mutevole, visionaria, piena di suggestioni e di rimandi, di gioco e di bonaria vicinanza all'umanità, anche nella diversità. E' figlio di una grande tradizione della pittura magiara, è dotato di un talento che gli permette una facile scelta dei temi e una rapida realizzazione pittorica; per la sua speciale ironia, anche un po' cinica, ricorda certi campioni dell'arte cinese contemporanea che lui dice di non conoscere: meglio così.
31
ottobre 2008
Gabor Szenteleki – Dimensioni mentali
Dal 31 ottobre al 23 novembre 2008
arte contemporanea
Location
CASTELLO DELLA ROCCA
Cento, Piazzale Della Rocca, (Ferrara)
Cento, Piazzale Della Rocca, (Ferrara)
Orario di apertura
venerdì, sabato, domenica e festivi: 10.30–13 e 15–18.30
Vernissage
31 Ottobre 2008, ore 21
Autore
Curatore