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Lucio Fontana ad Albissola Marina
Un percorso albissolese che integra l’avvenimento di Palazzo Ducale. Saranno infatti esposte opere importantissime prima fra tutte la Dama bianca con colomba (1953), terracotta smaltata e graffita (altezza 121 cm) che, forse per la prima volta, esce dal Comune di Albissola.
Comunicato stampa
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comunicato stampa
LUCIO FONTANA AD ALBISSOLA MARINA
Mercoledì 22 ottobre inaugura a Palazzo Ducale – Genova la mostra “LUCIO FONTANA LUCE E COLORE” (di cui qui di seguito trovate alcune note insieme alla biografia dell’artista) dedicata al fondatore dello Spazialismo (tra i fondatori Milena Milani) a 40 anni dalla scomparsa e che racchiude ben 200 opere. Albissola Marina non poteva rimanere indifferente ad un avvenimento del genere. Fontana ha infatti vissuto e lavorato a lungo Ad Albissola creando quei capolavori, che oggi raggiungono quotazioni inarrivabili ed in costante ascesa, che lo hanno proiettato nell’olimpo dell’arte mondiale. Fontana era la punta di diamante della colonia artistica albissolese del 900 che annoverava, tra gli altri, Tullio d’Albisola, Lam, Jorn, Baj, Dangelo, Fabbri, Scanavino, Rossello, Capogrossi. E proprio discutendo di quanto Albissola sia stata importante per Fontana con la presidente della Fondazione Fontana Nini Ardemagni Taurini e i curatori della mostra genovese Sergio Casoli e Elena Geuna, l’Assessorato alla Cultura ha allestito un percorso albissolese (di cui qui di seguito trovate le immagini) che integra l’avvenimento di Palazzo Ducale.
Il tutto avrà inizio sabato 25 ottobre ore 18,30 presso l’Antica Fornace Alba Docilia (lo splendido e affascinante spazio recuperato dall’Amministrazione Comunale e adibito a sede espositiva) con l’inaugurazione di una mostra dai contenuti assolutamente unici. Saranno infatti esposte opere importantissime prima fra tutte la Dama bianca con colomba (1953), terracotta smaltata e graffita (altezza 121 cm) che, forse per la prima volta, esce dal Comune di Albissola e che, ne sono certo, affascinerà i visitatori. In quest’opera primeggia il Fontana barocco ma sono già presenti i tagli e i buchi che di lì a poco diventeranno il marchio di Fontana. Grazie alla collaborazione della Fondazione Passarè saranno esposti due Concetti Spaziali del 1959 (due terracotte dipinte, una diametro 45 cm e una diametro 50 cm) e una idopulitura su tela, Concetto Spaziale Attese (1964). Ancora grazie alla Fondazione Passare sarà esposto un olio su tela (rosa) con squarcio e graffiti: Concetto Spaziale (1965). A questa esposizione eccezionale si aggiunge il pannello di Fontana, presente sulla Passeggiata degli Artisti inaugurata il 10 agosto 1963, arricchito da 3 Nature in bronzo dal consistente impianto biomorfico. Ma non è finita qui. Infatti, grazie alla sensibilità del Circolo Culturale Eleutheros, sarà visitabile il caratteristico studio di Lucio Fontana in quel meraviglioso angolo di Albissola che è Pozzo Garitta. Non dimentichiamo poi che in mostra a Genova sono presenti 4 opere che fanno parte della collezione del Comune di Albissola Marina: Brasile, Spagna, Mediterraneo e i Cavalieri dell’Apocalisse.
Inoltre ricordiamo anche la Fabbrica G.Mazzotti 1903 che, oltre a ospitare diverse opere del maestro di Santa Fè, nel giardino museo espone un bellissimo coccodrillo di dimensioni naturali.
Ancora una volta Albissola rende omaggio ai grandi del passato, come è già successo, per esempio, con l’intitolazione di una piazza a Lam e la pubblicazione (in collaborazione con la Fondazione Casa America) di un catalogo sulla Via Crucis realizzata proprio da Fontana nella Libera Repubblica delle Arti (Marinetti dixit) nel 1949. Credo che abbiamo
colto nel segno a stringere questo legame forte con la mostra di Genova per riaffermare ancora una volta il ruolo fondamentale che ha avuto Albissola Marina, grazie anche a personaggi del calibro di Tullio d’Albisola e di Carlo Cardazzo) per Fontana. Albissola era uno dei luoghi che “faceva” cultura e oggi non certo abdicato a questo suo ruolo così importante, basti vedere quanti artisti di livello ancora operano sul nostro territorio: Dangelo, Giannicci, Moiso, Moncada, Tinti, Morando, Milena Milani, Carlè, Lorenzini, Bocca, Sanchez, Lerpa e l’elenco potrebbe continuare.
L’Assessore alla Cultura
Fabio Lenzi
Orari:
• Fornace Alba Docilia: sabato e domenica 9.00 – 12.30 / 16.00 – 19.00 oppure su appuntamento tel. +39 019 40029280 / +39 340 0783099 cultura@comune.albissolamarina.sv.it
• Studio Fontana Pozzo Garitta: fino al 30 novembre sabato e domenica 11.00 – 12.30 / 17.00 – 19.00 oppure su appuntamento (e comunque dal 30 novembre) tel. +39 019 828494 / +39 320 2636502 agober@libero.it
Di seguito:
• Biografia di Lucio Fontana
• Breve descrizione della mostra Lucio Fontana – Luce e colore
• Lucio Fontana ad Albissola Marina
La biografia
Lucio Fontana nasce in Argentina, a Rosario di Santa Fè, il 19 febbraio 1899. Il padre Luigi, italiano, in Argentina da una decina d'anni, è scultore e la madre, Lucia Bottino, di origine italiana, è attrice di teatro. A sei anni, con il padre, viene a Milano per frequentare le scuole. Già nel 1910 inizia il suo apprendistato artistico nella bottega paterna. Si iscrive poi a una scuola per Maestri Edili che lascia per arruolarsi come volontario nella prima guerra mondiale. Ferito, è congedato con medaglia d'argento al valore militare; riprende quindi gli studi e si diploma. Nel 1921 torna in Argentina, a Rosario di Santa Fè e inizia la sua attività di scultore nella bottega di scultura del padre. Apre poi un proprio studio a Rosario. Tra il 1925 e il 1927 vince alcuni concorsi e realizza, tra gli altri, il monumento a Juana Blanco. Torna a Milano nel 1928 per iscriversi, come allievo di Adolfo Wildt, al 1° corso dell'Accademia di Brera: a fine anno è promosso al 4° corso. Partecipa intanto a esposizioni e concorsi in Italia, in Spagna e in Argentina. Nel 1930 conosce Teresita Rasini che diventerà sua moglie. Spaziando tra figurativo e astratto, la sua scultura, sia in terracotta sia in gesso, con o senza colore, diventa più libera e personale. In quegli anni, importantissimi per la sua ricerca artistica, sempre più riconosciuta dai maggiori critici, da Argan a Belli, Persico, Morosini, partecipa alla Triennale di Milano, alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma; espone più volte alla Galleria del Milione, inizia l'attività di ceramista ad Albissola e, nel 1937, alla Manifattura di Sèvres dove realizza alcune sculture di piccolo formato che espone, e vende, a Parigi. Intensa, già in questo periodo, la sua attività con gli architetti più all'avanguardia. All'inizio del 1940 parte per Buenos Aires, dove si stabilisce, lavora intensamente e vince vari concorsi di scultura. Professore di modellato alla Scuola di Belle Arti, nel 1946 organizza con altri una scuola d'arte privata: l'Accademia di Altamira che diventa un importante centro di promozione culturale. E' proprio qui che, in contatto con giovani artisti e intellettuali, elabora le teorie di ricerca artistica che portano alla pubblicazione del Manifiesto Blanco. Rientrato a Milano nell'aprile del 1947, Fontana fonda il "Movimento spaziale" e, con altri artisti e intellettuali, pubblica il Primo Manifesto dello Spazialismo. Riprende l'attività di ceramista ad Albissola e la collaborazione con gli architetti. L'anno seguente vede l'uscita del Secondo Manifesto dello Spazialismo. Nel 1949 espone alla Galleria del Naviglio l'Ambiente spaziale a luce nera suscitando al tempo stesso grande entusiasmo e
scalpore. Nello stesso anno nasce la sua invenzione più originale quando, forse spinto dalla sua origine di scultore, alla ricerca di una terza dimensione realizza i primi quadri forando le tele. Continua a essere invitato alle Biennali di Venezia, alle Triennali di Milano. Nel 1950 esce il terzo manifesto spaziale Proposta per un regolamento. Nel 1951, alla IX Triennale, dove per primo usa il neon come forma d'arte, legge il suo Manifesto tecnico dello Spazialismo. Partecipa poi al concorso indetto per la Quinta Porta del Duomo di Milano vincendolo ex-aequo con Minguzzi nel 1952. Nello stesso anno firma con altri artisti il Manifesto del Movimento Spaziale per la Televisione ed espone per la prima volta in modo compiuto le sue opere spaziali alla Galleria del Naviglio di Milano. Scatenando di nuovo entusiasmo e sgomento, oltre a forarle, Fontana dipinge ora le tele, vi applica colore, inchiostri, pastelli, collages, lustrini, frammenti di vetro. E' ormai noto e apprezzato anche all'estero. Nel 1957, in una serie di opere in carta telata, oltre ai buchi e ai graffiti appaiono, appena accennati, i tagli ai quali arriverà compiutamente l'anno successivo: dalle tele a più tagli colorate a velature a quelle monocrome intitolate Concetto spaziale, Attesa. Mostre e partecipazioni a manifestazioni internazionali si susseguono a ritmo sempre più intenso: i musei, le gallerie e i collezionisti più sensibili acquistano le sue opere. Uomo di grande generosità, sempre pronto, anche quando materialmente non ne aveva ancora la possibilità, ad aiutare i giovani artisti, Fontana li incoraggia, ne acquista le opere, fa loro dono delle sue anche se, nella maggior parte dei casi, sa che saranno subito vendute. In quegli anni Fontana realizza, oltre a sculture in ferro su gambo, una serie di opere in terracotta, note come Nature: sorta di sfere su cui interviene con larghi squarci o ferite a taglio; continua anche a eseguire lavori in ceramica di grande e di piccolo formato e a collaborare con i maggiori architetti per opere di environnement, denominate Ambiente spaziale, in cui impiega la luce come elemento innovativo, secondo una tecnica ripresa poi da altri artisti. Negli anni '60, di ritorno da New York, Fontana, ispirato dalle luci della città, realizza una serie di opere su lastre di metallo. Si dedica poi a una serie di dipinti ovali, a olio, tutti dello stesso formato, monocromi e costellati di buchi, di squarci, a volte cosparsi di lustrini, che chiama Fine di Dio. Lo stesso tema si ritrova, nel 1967, in una serie di ellissi in legno laccato a colori squillanti, pezzi unici realizzati su suo disegno. Tra il 1964 e il 1966 inventa i Teatrini: cornici in legno sagomato e laccato che racchiudono tele monocrome forate. Non abbandona però i "tagli", cui rimane fedele sino all'ultimo, e nel 1966, per la sua sala bianca, con tele bianche segnate da un solo taglio verticale, la giuria internazionale della XXXIII Biennale di Venezia gli assegna il primo premio per la pittura. Lasciata Milano e trasferitosi a Comabbio, paese d'origine della sua famiglia di cui aveva restaurato la vecchia casa colonica, muore il 7 settembre 1968. La presenza di opere di Fontana nelle collezioni permanenti di più di cento musei di tutto il mondo sono un'ulteriore conferma dell'importanza della sua arte.
La mostra:
LUCIO FONTANA
LUCE E COLORE
A cura di Sergio Casoli e Elena Geuna in collaborazione con la Fondazione Lucio Fontana.Palazzo Ducale e Genova presentano a partire dal prossimo 22 ottobre un’importante retrospettiva dell’attività artistica di Lucio Fontana, incentrata sul tema del colore e della luce, strumenti con cui l’artista ha da sempre espresso la proprio poetica spaziale. E proprio dalla ricerca sullo spazio perseguita da Fontana nasce l’invenzione del monocromo nell’arte concettuale, anticipando di dieci anni quella che normalmente viene attribuita a Yves Klein nel 1958. La mostra propone circa 200 opere, alcune delle più significative, scelte appunto attraverso tre criteri, la luce, il colore, gli ambienti, e allestite secondo le differenti varianti monocrome. La scelta di raccogliere secondo il colore, appunto monocromo, e allestire i vari tipi di linguaggi, come i “tagli”, le costellazioni di “buchi”, la matericità delle “pietre” e dei “barocchi”, la poetica segnica degli “olii” e delle “Fine di Dio”, così come la precisione delle “ellissi”, ecc., in un percorso unitario e comparativo, permette di evidenziare l’essenzialità del procedimento gestuale di Fontana e la sua origine concettuale. A partire dagli anni Cinquanta si aggiunge poi nelle varie opere un impiego “spaziale” della luce, che rivela nuove forme plastiche e “ambienti spaziali” elaborati attraverso proiezioni di immagini luminose. L’utilizzo di tubi al neon o il sofisticato effetto della luce di Wood danno vita ad alcune delle prime installazioni della storia dell’arte, anticipatorie delle successive ricerche degli anni Cinquanta e Sessanta. L’influenza dell’estetica dell’infinito di Adolfo Wildt, suo professore all’Accademia, insieme alle capacità scultoree acquisite dal padre, indirizza il percorso artistico di Fontana, già a partire dagli anni Trenta, anche verso la ceramica. Questa tecnica, applicata alla scultura, permette a Fontana di fondere lo studio sul colore con l’analisi della materia, l’effetto della luce con la presenza fisica nello spazio. In mostra vengono presentati numerosi lavori in ceramica, anche per sottolineare il rapporto particolare dell’artista con il territorio ligure, in particolare con la città di Albissola, in cui Fontana ha
soggiornato e lavorato per diverso tempo. Per l’occasione viene ricomposto il celebre acquario e la foresta in ceramica colorata, entrambi per esprimere visivamente l’evoluzione del concetto di scultura spaziale, in cui pittura, colore, luci e animali si fondono in una dimensione cosmica unitaria. A supporto dell’esposizione si realizzerà un catalogo illustrato, corredato da testi dei curatori della mostra e da contributi di critici, artisti ed intellettuali, per offrire un’ampia e completa riflessione su uno dei più importanti artisti italiani del XX secolo.
LUCIO FONTANA AD ALBISSOLA MARINA
Mercoledì 22 ottobre inaugura a Palazzo Ducale – Genova la mostra “LUCIO FONTANA LUCE E COLORE” (di cui qui di seguito trovate alcune note insieme alla biografia dell’artista) dedicata al fondatore dello Spazialismo (tra i fondatori Milena Milani) a 40 anni dalla scomparsa e che racchiude ben 200 opere. Albissola Marina non poteva rimanere indifferente ad un avvenimento del genere. Fontana ha infatti vissuto e lavorato a lungo Ad Albissola creando quei capolavori, che oggi raggiungono quotazioni inarrivabili ed in costante ascesa, che lo hanno proiettato nell’olimpo dell’arte mondiale. Fontana era la punta di diamante della colonia artistica albissolese del 900 che annoverava, tra gli altri, Tullio d’Albisola, Lam, Jorn, Baj, Dangelo, Fabbri, Scanavino, Rossello, Capogrossi. E proprio discutendo di quanto Albissola sia stata importante per Fontana con la presidente della Fondazione Fontana Nini Ardemagni Taurini e i curatori della mostra genovese Sergio Casoli e Elena Geuna, l’Assessorato alla Cultura ha allestito un percorso albissolese (di cui qui di seguito trovate le immagini) che integra l’avvenimento di Palazzo Ducale.
Il tutto avrà inizio sabato 25 ottobre ore 18,30 presso l’Antica Fornace Alba Docilia (lo splendido e affascinante spazio recuperato dall’Amministrazione Comunale e adibito a sede espositiva) con l’inaugurazione di una mostra dai contenuti assolutamente unici. Saranno infatti esposte opere importantissime prima fra tutte la Dama bianca con colomba (1953), terracotta smaltata e graffita (altezza 121 cm) che, forse per la prima volta, esce dal Comune di Albissola e che, ne sono certo, affascinerà i visitatori. In quest’opera primeggia il Fontana barocco ma sono già presenti i tagli e i buchi che di lì a poco diventeranno il marchio di Fontana. Grazie alla collaborazione della Fondazione Passarè saranno esposti due Concetti Spaziali del 1959 (due terracotte dipinte, una diametro 45 cm e una diametro 50 cm) e una idopulitura su tela, Concetto Spaziale Attese (1964). Ancora grazie alla Fondazione Passare sarà esposto un olio su tela (rosa) con squarcio e graffiti: Concetto Spaziale (1965). A questa esposizione eccezionale si aggiunge il pannello di Fontana, presente sulla Passeggiata degli Artisti inaugurata il 10 agosto 1963, arricchito da 3 Nature in bronzo dal consistente impianto biomorfico. Ma non è finita qui. Infatti, grazie alla sensibilità del Circolo Culturale Eleutheros, sarà visitabile il caratteristico studio di Lucio Fontana in quel meraviglioso angolo di Albissola che è Pozzo Garitta. Non dimentichiamo poi che in mostra a Genova sono presenti 4 opere che fanno parte della collezione del Comune di Albissola Marina: Brasile, Spagna, Mediterraneo e i Cavalieri dell’Apocalisse.
Inoltre ricordiamo anche la Fabbrica G.Mazzotti 1903 che, oltre a ospitare diverse opere del maestro di Santa Fè, nel giardino museo espone un bellissimo coccodrillo di dimensioni naturali.
Ancora una volta Albissola rende omaggio ai grandi del passato, come è già successo, per esempio, con l’intitolazione di una piazza a Lam e la pubblicazione (in collaborazione con la Fondazione Casa America) di un catalogo sulla Via Crucis realizzata proprio da Fontana nella Libera Repubblica delle Arti (Marinetti dixit) nel 1949. Credo che abbiamo
colto nel segno a stringere questo legame forte con la mostra di Genova per riaffermare ancora una volta il ruolo fondamentale che ha avuto Albissola Marina, grazie anche a personaggi del calibro di Tullio d’Albisola e di Carlo Cardazzo) per Fontana. Albissola era uno dei luoghi che “faceva” cultura e oggi non certo abdicato a questo suo ruolo così importante, basti vedere quanti artisti di livello ancora operano sul nostro territorio: Dangelo, Giannicci, Moiso, Moncada, Tinti, Morando, Milena Milani, Carlè, Lorenzini, Bocca, Sanchez, Lerpa e l’elenco potrebbe continuare.
L’Assessore alla Cultura
Fabio Lenzi
Orari:
• Fornace Alba Docilia: sabato e domenica 9.00 – 12.30 / 16.00 – 19.00 oppure su appuntamento tel. +39 019 40029280 / +39 340 0783099 cultura@comune.albissolamarina.sv.it
• Studio Fontana Pozzo Garitta: fino al 30 novembre sabato e domenica 11.00 – 12.30 / 17.00 – 19.00 oppure su appuntamento (e comunque dal 30 novembre) tel. +39 019 828494 / +39 320 2636502 agober@libero.it
Di seguito:
• Biografia di Lucio Fontana
• Breve descrizione della mostra Lucio Fontana – Luce e colore
• Lucio Fontana ad Albissola Marina
La biografia
Lucio Fontana nasce in Argentina, a Rosario di Santa Fè, il 19 febbraio 1899. Il padre Luigi, italiano, in Argentina da una decina d'anni, è scultore e la madre, Lucia Bottino, di origine italiana, è attrice di teatro. A sei anni, con il padre, viene a Milano per frequentare le scuole. Già nel 1910 inizia il suo apprendistato artistico nella bottega paterna. Si iscrive poi a una scuola per Maestri Edili che lascia per arruolarsi come volontario nella prima guerra mondiale. Ferito, è congedato con medaglia d'argento al valore militare; riprende quindi gli studi e si diploma. Nel 1921 torna in Argentina, a Rosario di Santa Fè e inizia la sua attività di scultore nella bottega di scultura del padre. Apre poi un proprio studio a Rosario. Tra il 1925 e il 1927 vince alcuni concorsi e realizza, tra gli altri, il monumento a Juana Blanco. Torna a Milano nel 1928 per iscriversi, come allievo di Adolfo Wildt, al 1° corso dell'Accademia di Brera: a fine anno è promosso al 4° corso. Partecipa intanto a esposizioni e concorsi in Italia, in Spagna e in Argentina. Nel 1930 conosce Teresita Rasini che diventerà sua moglie. Spaziando tra figurativo e astratto, la sua scultura, sia in terracotta sia in gesso, con o senza colore, diventa più libera e personale. In quegli anni, importantissimi per la sua ricerca artistica, sempre più riconosciuta dai maggiori critici, da Argan a Belli, Persico, Morosini, partecipa alla Triennale di Milano, alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma; espone più volte alla Galleria del Milione, inizia l'attività di ceramista ad Albissola e, nel 1937, alla Manifattura di Sèvres dove realizza alcune sculture di piccolo formato che espone, e vende, a Parigi. Intensa, già in questo periodo, la sua attività con gli architetti più all'avanguardia. All'inizio del 1940 parte per Buenos Aires, dove si stabilisce, lavora intensamente e vince vari concorsi di scultura. Professore di modellato alla Scuola di Belle Arti, nel 1946 organizza con altri una scuola d'arte privata: l'Accademia di Altamira che diventa un importante centro di promozione culturale. E' proprio qui che, in contatto con giovani artisti e intellettuali, elabora le teorie di ricerca artistica che portano alla pubblicazione del Manifiesto Blanco. Rientrato a Milano nell'aprile del 1947, Fontana fonda il "Movimento spaziale" e, con altri artisti e intellettuali, pubblica il Primo Manifesto dello Spazialismo. Riprende l'attività di ceramista ad Albissola e la collaborazione con gli architetti. L'anno seguente vede l'uscita del Secondo Manifesto dello Spazialismo. Nel 1949 espone alla Galleria del Naviglio l'Ambiente spaziale a luce nera suscitando al tempo stesso grande entusiasmo e
scalpore. Nello stesso anno nasce la sua invenzione più originale quando, forse spinto dalla sua origine di scultore, alla ricerca di una terza dimensione realizza i primi quadri forando le tele. Continua a essere invitato alle Biennali di Venezia, alle Triennali di Milano. Nel 1950 esce il terzo manifesto spaziale Proposta per un regolamento. Nel 1951, alla IX Triennale, dove per primo usa il neon come forma d'arte, legge il suo Manifesto tecnico dello Spazialismo. Partecipa poi al concorso indetto per la Quinta Porta del Duomo di Milano vincendolo ex-aequo con Minguzzi nel 1952. Nello stesso anno firma con altri artisti il Manifesto del Movimento Spaziale per la Televisione ed espone per la prima volta in modo compiuto le sue opere spaziali alla Galleria del Naviglio di Milano. Scatenando di nuovo entusiasmo e sgomento, oltre a forarle, Fontana dipinge ora le tele, vi applica colore, inchiostri, pastelli, collages, lustrini, frammenti di vetro. E' ormai noto e apprezzato anche all'estero. Nel 1957, in una serie di opere in carta telata, oltre ai buchi e ai graffiti appaiono, appena accennati, i tagli ai quali arriverà compiutamente l'anno successivo: dalle tele a più tagli colorate a velature a quelle monocrome intitolate Concetto spaziale, Attesa. Mostre e partecipazioni a manifestazioni internazionali si susseguono a ritmo sempre più intenso: i musei, le gallerie e i collezionisti più sensibili acquistano le sue opere. Uomo di grande generosità, sempre pronto, anche quando materialmente non ne aveva ancora la possibilità, ad aiutare i giovani artisti, Fontana li incoraggia, ne acquista le opere, fa loro dono delle sue anche se, nella maggior parte dei casi, sa che saranno subito vendute. In quegli anni Fontana realizza, oltre a sculture in ferro su gambo, una serie di opere in terracotta, note come Nature: sorta di sfere su cui interviene con larghi squarci o ferite a taglio; continua anche a eseguire lavori in ceramica di grande e di piccolo formato e a collaborare con i maggiori architetti per opere di environnement, denominate Ambiente spaziale, in cui impiega la luce come elemento innovativo, secondo una tecnica ripresa poi da altri artisti. Negli anni '60, di ritorno da New York, Fontana, ispirato dalle luci della città, realizza una serie di opere su lastre di metallo. Si dedica poi a una serie di dipinti ovali, a olio, tutti dello stesso formato, monocromi e costellati di buchi, di squarci, a volte cosparsi di lustrini, che chiama Fine di Dio. Lo stesso tema si ritrova, nel 1967, in una serie di ellissi in legno laccato a colori squillanti, pezzi unici realizzati su suo disegno. Tra il 1964 e il 1966 inventa i Teatrini: cornici in legno sagomato e laccato che racchiudono tele monocrome forate. Non abbandona però i "tagli", cui rimane fedele sino all'ultimo, e nel 1966, per la sua sala bianca, con tele bianche segnate da un solo taglio verticale, la giuria internazionale della XXXIII Biennale di Venezia gli assegna il primo premio per la pittura. Lasciata Milano e trasferitosi a Comabbio, paese d'origine della sua famiglia di cui aveva restaurato la vecchia casa colonica, muore il 7 settembre 1968. La presenza di opere di Fontana nelle collezioni permanenti di più di cento musei di tutto il mondo sono un'ulteriore conferma dell'importanza della sua arte.
La mostra:
LUCIO FONTANA
LUCE E COLORE
A cura di Sergio Casoli e Elena Geuna in collaborazione con la Fondazione Lucio Fontana.Palazzo Ducale e Genova presentano a partire dal prossimo 22 ottobre un’importante retrospettiva dell’attività artistica di Lucio Fontana, incentrata sul tema del colore e della luce, strumenti con cui l’artista ha da sempre espresso la proprio poetica spaziale. E proprio dalla ricerca sullo spazio perseguita da Fontana nasce l’invenzione del monocromo nell’arte concettuale, anticipando di dieci anni quella che normalmente viene attribuita a Yves Klein nel 1958. La mostra propone circa 200 opere, alcune delle più significative, scelte appunto attraverso tre criteri, la luce, il colore, gli ambienti, e allestite secondo le differenti varianti monocrome. La scelta di raccogliere secondo il colore, appunto monocromo, e allestire i vari tipi di linguaggi, come i “tagli”, le costellazioni di “buchi”, la matericità delle “pietre” e dei “barocchi”, la poetica segnica degli “olii” e delle “Fine di Dio”, così come la precisione delle “ellissi”, ecc., in un percorso unitario e comparativo, permette di evidenziare l’essenzialità del procedimento gestuale di Fontana e la sua origine concettuale. A partire dagli anni Cinquanta si aggiunge poi nelle varie opere un impiego “spaziale” della luce, che rivela nuove forme plastiche e “ambienti spaziali” elaborati attraverso proiezioni di immagini luminose. L’utilizzo di tubi al neon o il sofisticato effetto della luce di Wood danno vita ad alcune delle prime installazioni della storia dell’arte, anticipatorie delle successive ricerche degli anni Cinquanta e Sessanta. L’influenza dell’estetica dell’infinito di Adolfo Wildt, suo professore all’Accademia, insieme alle capacità scultoree acquisite dal padre, indirizza il percorso artistico di Fontana, già a partire dagli anni Trenta, anche verso la ceramica. Questa tecnica, applicata alla scultura, permette a Fontana di fondere lo studio sul colore con l’analisi della materia, l’effetto della luce con la presenza fisica nello spazio. In mostra vengono presentati numerosi lavori in ceramica, anche per sottolineare il rapporto particolare dell’artista con il territorio ligure, in particolare con la città di Albissola, in cui Fontana ha
soggiornato e lavorato per diverso tempo. Per l’occasione viene ricomposto il celebre acquario e la foresta in ceramica colorata, entrambi per esprimere visivamente l’evoluzione del concetto di scultura spaziale, in cui pittura, colore, luci e animali si fondono in una dimensione cosmica unitaria. A supporto dell’esposizione si realizzerà un catalogo illustrato, corredato da testi dei curatori della mostra e da contributi di critici, artisti ed intellettuali, per offrire un’ampia e completa riflessione su uno dei più importanti artisti italiani del XX secolo.
25
ottobre 2008
Lucio Fontana ad Albissola Marina
Dal 25 ottobre al 25 novembre 2008
arte contemporanea
Location
MUDA – FORNACE ALBA DOCILIA
Albissola Marina, Via Stefano Grosso, (Savona)
Albissola Marina, Via Stefano Grosso, (Savona)
Orario di apertura
sabato e domenica 9.00 – 12.30 / 16.00 – 19.00 oppure su appuntamento
Vernissage
25 Ottobre 2008, ore 18,30
Autore