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Pop Italia e dintorni
La mostra ripercorre la diffusione italiana di questo movimento
Comunicato stampa
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Pop Art, dal 25 ottobre una mostra evento presso lo show room Telemarket di Bologna, ripercorre la diffusione italiana di questo movimento artistico, usualmente inteso dalla critica come specificatamente appartenente all’ambito della cultura anglosassone, statunitense in primo luogo. Il che ha un fondo di verità, ma si tratta di una verità parziale.
E’ innegabile che i prodromi di questo linguaggio abbiano avuto il loro luogo privilegiato nella cultura inglese dei primi anni Cinquanta, e che la massima definizione ed espansione del termine si sia avuta negli Stati Uniti, ma è altrettanto indiscutibile che anche nell’Europa continentale ci siano state esperienze significative, autonome e, soprattutto, degne oggi, a distanza di quarant’anni dall’esplosione del fenomeno, di un’approfondita rilettura storica.
Se per l’Inghilterra si poteva parlare di una “Swinging London”, in questo caso si potrà parlare di un’arte della “dolce vita” o del “boom economico”, momenti cruciali nell’evoluzione della società e del costume italiano del XX secolo.
Se le date, le caratteristiche e la qualità delle opere non possono far dubitare dell’effettiva esistenza di un linguaggio Pop italiano con sue peculiarità ben definite e riconoscibili, è altrettanto indubitabile che sin dai suoi avvii la cosiddetta Pop italiana abbia goduto di una fortuna critica a dir poco sfavorevole.
Se diversi sono i motivi di tale sottovalutazione, almeno due vanno segnalati come primari: la scarsa capacità del sistema artistico italiano del tempo di sostenere i propri artisti – non solo all’estero, ma anche in Italia – e la parabola stessa della maggior parte dei protagonisti di quella stagione.
Infatti, la grande maggioranza degli artisti che nei primi anni Sessanta hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo di una cultura figurativa Pop in Italia, si sono radicalmente allontanati da questa espressione artistica già a partire dalla seconda metà del decennio.
Di certo, tra le caratteristiche primarie della Pop italiana, vi è il rapporto con il passato con l’arte e con la sua storia. Poco importa se antica o recente – in genere antica – il fatto è che per gli artisti italiani il riferimento alla cultura alta è quasi irrinunciabile: le citazioni più o meno esplicite di Festa, Angeli, Schifano, Ceroli e Pozzati sono una costante in questi anni, sono il vero basso continuo di questa vicenda.
Radicalizzando, per gli artisti italiani, Michelangelo equivale al Mickey Mouse americano e Monna Lisa a Marilyn.
Dal punto di vista della riflessione è chiara, in questi artisti, la presa di coscienza della assoluta perdita di centralità dell’opera d’arte secondo un criterio di valutazione tradizionale: Michelangelo non appartiene più agli storici dell’arte, e nemmeno agli appassionati, Michelangelo appartiene a una massa indistinta e indistinguibile.
Da questa considerazione, ne discende una ulteriore: che non esiste più un solo Michelangelo, ma ne esistono diversi, ognuno legittimato a far parte del mondo delle immagini. Così come esistono le automobili, le star del cinema e via dicendo.
L’altra grande novità è rappresentata dal nuovo panorama visivo, sia interno alle mura domestiche che esterno: automobili, cartelli stradali, televisione, tutto è “il mondo nuovo”: tutto può appartenere al mondo dell’arte, nuovo anch’esso.
In questo aspetto, la Pop Art italiana viaggia sugli stessi binari ideali della Pop internazionale, ciò che cambia sono solamente le iconografie e, in alcuni casi, la presenza di un atteggiamento più critico nei loro confronti.
La Pop Art trova quindi radici in tempi precoci anche in Italia, come storicamente testimoniato dalla Biennale di Venezia del 1964.
Questa importante vetrina che fa conoscere il fenomeno Pop dell’Europa, e che premia per la prima volta un artista americano quale Robert Rauschenberg, ospita al Padiglione Italia opere di artisti come Mimmo Rotella, Franco Angeli, Tano Festa, Concetto Pozzati e Mario Schifano.
Attraverso le opere degli artisti esposti, la mostra di Bologna ricostruisce il clima che nel corso degli anni Sessanta diede vita a una “via italiana” autonoma e originale, al linguaggio Pop.
Gli artisti selezionati per questo evento, Angeli, Festa, Schifano, Pozzati e Ceroli, rappresentano al meglio la Pop Art italiana e contribuiscono a definire modi e tempi della sua evoluzione.
Si va dai grandi protagonisti della stagione romana come Angeli, Festa, Schifano e Ceroli, tutti presenti con opere primarie e fondamentali, ad una figura estremamente significativa come quella del bolognese Pozzati, tutti in diverso modo, testimoni di un cambiamento fondamentale nella storia e nel costume dell’Italia del dopoguerra.
E’ innegabile che i prodromi di questo linguaggio abbiano avuto il loro luogo privilegiato nella cultura inglese dei primi anni Cinquanta, e che la massima definizione ed espansione del termine si sia avuta negli Stati Uniti, ma è altrettanto indiscutibile che anche nell’Europa continentale ci siano state esperienze significative, autonome e, soprattutto, degne oggi, a distanza di quarant’anni dall’esplosione del fenomeno, di un’approfondita rilettura storica.
Se per l’Inghilterra si poteva parlare di una “Swinging London”, in questo caso si potrà parlare di un’arte della “dolce vita” o del “boom economico”, momenti cruciali nell’evoluzione della società e del costume italiano del XX secolo.
Se le date, le caratteristiche e la qualità delle opere non possono far dubitare dell’effettiva esistenza di un linguaggio Pop italiano con sue peculiarità ben definite e riconoscibili, è altrettanto indubitabile che sin dai suoi avvii la cosiddetta Pop italiana abbia goduto di una fortuna critica a dir poco sfavorevole.
Se diversi sono i motivi di tale sottovalutazione, almeno due vanno segnalati come primari: la scarsa capacità del sistema artistico italiano del tempo di sostenere i propri artisti – non solo all’estero, ma anche in Italia – e la parabola stessa della maggior parte dei protagonisti di quella stagione.
Infatti, la grande maggioranza degli artisti che nei primi anni Sessanta hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo di una cultura figurativa Pop in Italia, si sono radicalmente allontanati da questa espressione artistica già a partire dalla seconda metà del decennio.
Di certo, tra le caratteristiche primarie della Pop italiana, vi è il rapporto con il passato con l’arte e con la sua storia. Poco importa se antica o recente – in genere antica – il fatto è che per gli artisti italiani il riferimento alla cultura alta è quasi irrinunciabile: le citazioni più o meno esplicite di Festa, Angeli, Schifano, Ceroli e Pozzati sono una costante in questi anni, sono il vero basso continuo di questa vicenda.
Radicalizzando, per gli artisti italiani, Michelangelo equivale al Mickey Mouse americano e Monna Lisa a Marilyn.
Dal punto di vista della riflessione è chiara, in questi artisti, la presa di coscienza della assoluta perdita di centralità dell’opera d’arte secondo un criterio di valutazione tradizionale: Michelangelo non appartiene più agli storici dell’arte, e nemmeno agli appassionati, Michelangelo appartiene a una massa indistinta e indistinguibile.
Da questa considerazione, ne discende una ulteriore: che non esiste più un solo Michelangelo, ma ne esistono diversi, ognuno legittimato a far parte del mondo delle immagini. Così come esistono le automobili, le star del cinema e via dicendo.
L’altra grande novità è rappresentata dal nuovo panorama visivo, sia interno alle mura domestiche che esterno: automobili, cartelli stradali, televisione, tutto è “il mondo nuovo”: tutto può appartenere al mondo dell’arte, nuovo anch’esso.
In questo aspetto, la Pop Art italiana viaggia sugli stessi binari ideali della Pop internazionale, ciò che cambia sono solamente le iconografie e, in alcuni casi, la presenza di un atteggiamento più critico nei loro confronti.
La Pop Art trova quindi radici in tempi precoci anche in Italia, come storicamente testimoniato dalla Biennale di Venezia del 1964.
Questa importante vetrina che fa conoscere il fenomeno Pop dell’Europa, e che premia per la prima volta un artista americano quale Robert Rauschenberg, ospita al Padiglione Italia opere di artisti come Mimmo Rotella, Franco Angeli, Tano Festa, Concetto Pozzati e Mario Schifano.
Attraverso le opere degli artisti esposti, la mostra di Bologna ricostruisce il clima che nel corso degli anni Sessanta diede vita a una “via italiana” autonoma e originale, al linguaggio Pop.
Gli artisti selezionati per questo evento, Angeli, Festa, Schifano, Pozzati e Ceroli, rappresentano al meglio la Pop Art italiana e contribuiscono a definire modi e tempi della sua evoluzione.
Si va dai grandi protagonisti della stagione romana come Angeli, Festa, Schifano e Ceroli, tutti presenti con opere primarie e fondamentali, ad una figura estremamente significativa come quella del bolognese Pozzati, tutti in diverso modo, testimoni di un cambiamento fondamentale nella storia e nel costume dell’Italia del dopoguerra.
25
ottobre 2008
Pop Italia e dintorni
Dal 25 ottobre al 29 novembre 2008
arte contemporanea
Location
SHOW ROOM TELEMARKET
Bologna, Via Caprarie, 4, (Bologna)
Bologna, Via Caprarie, 4, (Bologna)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 10/13 e 15/19:30, sabato 10/19:30
Vernissage
25 Ottobre 2008, dalle ore 18
Autore