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Salvatore D’Onofrio – Per Melito
D’Onofrio si pone forte delle proprie radici, consapevole della bellezza e delle difficoltà del territorio in cui vive, con una pittura fatta di tecnica e di amore, di cose semplici e di profonde riflessioni filosofiche
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato 11 ottobre, alle ore 17.30, presso la Biblioteca Comunale “F. Rossi”
di Melito, piazza Santo Stefano, sarà inaugurata la mostra antologica del
Maestro Salvatore D’Onofrio dal titolo “Per Melito”; l’esposizione, presentata
da Carlo Roberto Sciascia, sarà presenziata dal Sindaco dott. Antonio Amente,
dall’Assessore ai Tempi della città avv. Isidoro Niola, dal Presidente della
Commissione Cultura Francesco Garzone, dal giornalista dott. Giuseppe Macello
con il coordinamento degli interventi del direttore di provinciaoggi dott.
Giuseppe De Silva.
Il maestro Salvatore D’Onofrio, nativo di Melito dove vive ed opera, laureato
presso la facoltà di “Storia e Filosofia” dell’Università “Federico II” di
Napoli e attualmente docente di “Italiano e Storia” negli Istituti Superiori,
ha inteso con questa esposizione rendere omaggio alla sua città natale, una
delle cittadine più interessanti della Campania; con questa esposizione egli
intende evidenziare come occorra per tutta l’umanità - e più di tutti per gli
artisti - trovare sicuri punti di riferimento e valori assoluti per una
migliore interpretazione sia del proprio e della sua complessità, sia
del reale in sé percepito nella sua assolutezza e, per far ciò, occorre che
riscopra le proprie origini e le radici del proprio territorio quale fonte
inesauribile di energia creativa per altri intensi linguaggi, pur ricercando
sempre espressività originali ed un rapporto rinnovato con la conoscenza della
bellezza, immanente al reale, proiettando la visione fino al trascendente.
“In effetti, la mutevole, dinamica e sconfinata ampiezza di orizzonti, nei
quali sembrano muoversi oggi molti percorsi della ricerca artistica, non è
riuscita a scalfire quello serio ed, ancorato al modo passato di fare
arte – ha affermato il critico Sciascia – Ebbene, in questa operazione
tendente al recupero della propria identità, Salvatore D’Onofrio si pone forte
delle proprie radici, consapevole della bellezza e delle difficoltà del
territorio in cui vive, con una pittura fatta di tecnica e di amore, di cose
semplici e di profonde riflessioni filosofiche”.
Il titolo della mostra già di per sé fornisce i temi proposti per questa
esposizione, sviluppati dall’artista Campano che porta con sé le personali
esperienze e la propria visione della vita, tensioni e tendenze, riferimenti,
percorsi e linee di ricerca, facendo intravedere la notevole metaforicità dell’
espressione artistica tradizionale a fianco di una decisa immediatezza
letterale della forma e del significato; la compenetrazione delle due parallele
realtà, vita ed arte, ha determinato una nuova consapevolezza dell’ambiente e
della società. La mostra, caratterizzata dalle succitate implicazioni poetiche
e filosofiche, si propone nello specifico di delineare il profilo di una città,
Melito sia dal punto di vista paesaggistico, sia da quello sociale ed umano.
La sua opera esce dal chiuso ambito della riserva estetica per trasgredire
gli schemi tradizionali della storia dell’arte nel rapportarsi con gli spazi
dell’esistenza quotidiana e delle sensazioni diffuse mediante il vivere ed il
suo “fare” artistico. Libera da qualsiasi formalizzazione e condizionamento, l’
opera può rivelare l’intreccio di specificità diverse e di differenti
informazioni, che si incontrano e interagiscono in modo dinamico e dialettico.
Per essa l’artista sposta l’interesse dalla produzione all’essere e alla rete
di relazioni che s’instaurano con l’ambiente naturale e la società, proponendo
una rinnovata equazione tra natura e cultura.
Carlo Roberto Sciascia precisa: “L’amore sincero per la sua terra e per i
tanti paesi della nostra regione spinge Salvatore D’Onofrio ad osservare il
modo intorno a sé con attenzione ed cura, cercandone di cogliere non il momento
fugace, quanto la loro essenza sospesa tra “quello che deve essere”; egli non
intende mai fermare l’attimo, il tempo che scorre incessantemente, anzi la
scena è proposta nella sua evoluzione, nel passaggio tra ieri e domani.
Entusiasta nel le realtà diverse che mutano, nel coglierne la
struttura, nel percepire i suoi contenuti fondamentali, dissolve il tempo e lo
spazio, li sovrappone in una dinamica mutazione, stimolando una profonda
riflessione in grado di modificare a poco a poco la stessa visione fino a
raggiungere la comprensione suprema. I paesaggi, dipinti con amorevole slancio,
si presentano dai tratti sfumati e dosati e pullulanti di vita frenetica; si
avvertono frementi e palpitanti emozioni, mentre una tensione latente, imposta
dal fluire incessante del momento, incombe su tutto”.
Poi aggiunge: “L’artista attua, così, l’accentramento dell’osservazione che
si dilata verso il cuore della città fino a carpire l’intima unità; questa
ricerca presenta sensazioni ricche di malinconia e si avverte quasi uno
smarrimento accentuato in una proiezione della realtà che fa
intuire l’ansia e la sofferenza dell’artista di fronte al bello dall’
uomo. L’espressione si arricchisce di impeti sentiti e appassionati impulsi,
sottolineati dal ricorso a segni altamente gestuali che si evolvono in volute
elicoidali dal sapore pensoso ed in tratti dall’appassionata sinusoidalità che
rimanda a quella sensualità decisa che l’artista sviluppa nei corpi umani e nei
nudi in bicicletta. Se è vero che la natura è sempre in trasformazione ma pur
sempre la stessa, è importante caratterizzarla non con ciò che ci appare, ma
con costruzioni mentali che superano gli contorni visibili per
accedere ad una dimensione metafisica in una vivace sintesi plastica che solo
il pensiero può realizzare. È la sua una delicata metafisica, capace di
rappresentare i paesaggi, siano essi naturali o creati dall’uomo, quali insiemi
e ambienti del tutto "normali", ma ambientati con una luce diffusa in
un'atmosfera che li rende irreali, “visioni mentali” dall’arcano sapore”.
Infatti, le opere di Salvatore D’Onofrio nei segni frementi dei suoi disegni
e dipinti vive con rilevanza l’inquietudine e quel frenetico andirivieni,
caratteristico della vita contemporanea, che l’artista accentua con la presenza
di veicoli in sosta o di passaggio. La composizione, il gioco dei volumi e dei
colori, la prospettiva e, principalmente, la mancanza assoluta di tracce dell’
uomo sottolineano in questi dipinti il tentativo di sottrarre il paesaggio
cittadino alla sua realtà quotidiana con l’intento evidente di metterli in una
dimensione atemporale ed assoluta, come fossero fondali teatrali.
La stesura degli elementi distintivi di questi impianti si avvale anche di un
espressione calligrafica, resa oltretutto dalla velocità del tratto e dalla
sicurezza della mano; la superficie riesce, così, a comprendere l’ineluttabile
“”, ma soprattutto a percepire le intime commozioni che scaturiscono
dal cuore.
Il maestro, parallelamente ad una serie di partecipazioni significative nel
2006 (“Giovanni Paolo II – La pace nel dialogo” presso il Villaggio dei Ragazzi
di Maddaloni, “Mater Magna” presso il Palazzo Ducale di Alvito (FR), “Madre
Terra” nella Sala Espositiva del Comune di Formia (LT), “Nel Segno di Mozart”
nel Palazzo Ducale di Atina (FR), “Mozart & Napoli”, che ha proposto 4
installazioni musicali, presso la Reggia di Caserta nel Salone di
Rappresentanza della Pro Loco, “L’Io dentro di noi” nel Convento dei Cappuccini
di Atina), ha tenuto importanti personali in questi ultimi anni: “Illusione e
sensualità” nel Salone del Consiglio Comunale Palazzo Ducale di Atina (FR) ed
una dal titolo “Nudi – Ricerca metafisica tra sensualità, pure volumetrie ed
evoluzioni segniche” presso la Reggia di Caserta nel Salone di Rappresentanza
della Pro Loco e “Ricerca metafisica tra sensualità, volumi e segni” a Napoli
nella Chiesa di Santa Maria La Nova, “Salvatore D’Onofrio: Simulazione e realtà
verso l’opera totale” le Sale delle Terrazze di Castel dell’Ovo di Napoli, “Le
realtà sovrapposte” in Nuova Zelandia.
Il Comune di Melito, con la realizzazione di questa mostra antologica, ha
voluto onorare il bravo suo concittadino che con la sua opera intensa e valida
spazia tra argomenti diversi ma stimolanti ed affascinanti con una visione
personale dai forti accenti filosofici ed assoluti e che, per il suo valore
intrinseco, ben si inserisce nel panorama artistico italiano ed internazionale
nel quale si va affermando sempre di più.
di Melito, piazza Santo Stefano, sarà inaugurata la mostra antologica del
Maestro Salvatore D’Onofrio dal titolo “Per Melito”; l’esposizione, presentata
da Carlo Roberto Sciascia, sarà presenziata dal Sindaco dott. Antonio Amente,
dall’Assessore ai Tempi della città avv. Isidoro Niola, dal Presidente della
Commissione Cultura Francesco Garzone, dal giornalista dott. Giuseppe Macello
con il coordinamento degli interventi del direttore di provinciaoggi dott.
Giuseppe De Silva.
Il maestro Salvatore D’Onofrio, nativo di Melito dove vive ed opera, laureato
presso la facoltà di “Storia e Filosofia” dell’Università “Federico II” di
Napoli e attualmente docente di “Italiano e Storia” negli Istituti Superiori,
ha inteso con questa esposizione rendere omaggio alla sua città natale, una
delle cittadine più interessanti della Campania; con questa esposizione egli
intende evidenziare come occorra per tutta l’umanità - e più di tutti per gli
artisti - trovare sicuri punti di riferimento e valori assoluti per una
migliore interpretazione sia del proprio
del reale in sé percepito nella sua assolutezza e, per far ciò, occorre che
riscopra le proprie origini e le radici del proprio territorio quale fonte
inesauribile di energia creativa per altri intensi linguaggi, pur ricercando
sempre espressività originali ed un rapporto rinnovato con la conoscenza della
bellezza, immanente al reale, proiettando la visione fino al trascendente.
“In effetti, la mutevole, dinamica e sconfinata ampiezza di orizzonti, nei
quali sembrano muoversi oggi molti percorsi della ricerca artistica, non è
riuscita a scalfire quello serio ed
arte – ha affermato il critico Sciascia – Ebbene, in questa operazione
tendente al recupero della propria identità, Salvatore D’Onofrio si pone forte
delle proprie radici, consapevole della bellezza e delle difficoltà del
territorio in cui vive, con una pittura fatta di tecnica e di amore, di cose
semplici e di profonde riflessioni filosofiche”.
Il titolo della mostra già di per sé fornisce i temi proposti per questa
esposizione, sviluppati dall’artista Campano che porta con sé le personali
esperienze e la propria visione della vita, tensioni e tendenze, riferimenti,
percorsi e linee di ricerca, facendo intravedere la notevole metaforicità dell’
espressione artistica tradizionale a fianco di una decisa immediatezza
letterale della forma e del significato; la compenetrazione delle due parallele
realtà, vita ed arte, ha determinato una nuova consapevolezza dell’ambiente e
della società. La mostra, caratterizzata dalle succitate implicazioni poetiche
e filosofiche, si propone nello specifico di delineare il profilo di una città,
Melito sia dal punto di vista paesaggistico, sia da quello sociale ed umano.
La sua opera esce dal chiuso ambito della riserva estetica per trasgredire
gli schemi tradizionali della storia dell’arte nel rapportarsi con gli spazi
dell’esistenza quotidiana e delle sensazioni diffuse mediante il vivere ed il
suo “fare” artistico. Libera da qualsiasi formalizzazione e condizionamento, l’
opera può rivelare l’intreccio di specificità diverse e di differenti
informazioni, che si incontrano e interagiscono in modo dinamico e dialettico.
Per essa l’artista sposta l’interesse dalla produzione all’essere e alla rete
di relazioni che s’instaurano con l’ambiente naturale e la società, proponendo
una rinnovata equazione tra natura e cultura.
Carlo Roberto Sciascia precisa: “L’amore sincero per la sua terra e per i
tanti paesi della nostra regione spinge Salvatore D’Onofrio ad osservare il
modo intorno a sé con attenzione ed cura, cercandone di cogliere non il momento
fugace, quanto la loro essenza sospesa tra “quello che deve essere”; egli non
intende mai fermare l’attimo, il tempo che scorre incessantemente, anzi la
scena è proposta nella sua evoluzione, nel passaggio tra ieri e domani.
Entusiasta nel
struttura, nel percepire i suoi contenuti fondamentali, dissolve il tempo e lo
spazio, li sovrappone in una dinamica mutazione, stimolando una profonda
riflessione in grado di modificare a poco a poco la stessa visione fino a
raggiungere la comprensione suprema. I paesaggi, dipinti con amorevole slancio,
si presentano dai tratti sfumati e dosati e pullulanti di vita frenetica; si
avvertono frementi e palpitanti emozioni, mentre una tensione latente, imposta
dal fluire incessante del momento, incombe su tutto”.
Poi aggiunge: “L’artista attua, così, l’accentramento dell’osservazione che
si dilata verso il cuore della città fino a carpire l’intima unità; questa
ricerca presenta sensazioni ricche di malinconia e si avverte quasi uno
smarrimento accentuato in una proiezione
intuire l’ansia e la sofferenza dell’artista di fronte al bello
uomo. L’espressione si arricchisce di impeti sentiti e appassionati impulsi,
sottolineati dal ricorso a segni altamente gestuali che si evolvono in volute
elicoidali dal sapore pensoso ed in tratti dall’appassionata sinusoidalità che
rimanda a quella sensualità decisa che l’artista sviluppa nei corpi umani e nei
nudi in bicicletta. Se è vero che la natura è sempre in trasformazione ma pur
sempre la stessa, è importante caratterizzarla non con ciò che ci appare, ma
con costruzioni mentali che superano gli
accedere ad una dimensione metafisica in una vivace sintesi plastica che solo
il pensiero può realizzare. È la sua una delicata metafisica, capace di
rappresentare i paesaggi, siano essi naturali o creati dall’uomo, quali insiemi
e ambienti del tutto "normali", ma ambientati con una luce diffusa in
un'atmosfera che li rende irreali, “visioni mentali” dall’arcano sapore”.
Infatti, le opere di Salvatore D’Onofrio nei segni frementi dei suoi disegni
e dipinti vive con rilevanza l’inquietudine e quel frenetico andirivieni,
caratteristico della vita contemporanea, che l’artista accentua con la presenza
di veicoli in sosta o di passaggio. La composizione, il gioco dei volumi e dei
colori, la prospettiva e, principalmente, la mancanza assoluta di tracce dell’
uomo sottolineano in questi dipinti il tentativo di sottrarre il paesaggio
cittadino alla sua realtà quotidiana con l’intento evidente di metterli in una
dimensione atemporale ed assoluta, come fossero fondali teatrali.
La stesura degli elementi distintivi di questi impianti si avvale anche di un
espressione calligrafica, resa oltretutto dalla velocità del tratto e dalla
sicurezza della mano; la superficie riesce, così, a comprendere l’ineluttabile
“”, ma soprattutto a percepire le intime commozioni che scaturiscono
dal cuore.
Il maestro, parallelamente ad una serie di partecipazioni significative nel
2006 (“Giovanni Paolo II – La pace nel dialogo” presso il Villaggio dei Ragazzi
di Maddaloni, “Mater Magna” presso il Palazzo Ducale di Alvito (FR), “Madre
Terra” nella Sala Espositiva del Comune di Formia (LT), “Nel Segno di Mozart”
nel Palazzo Ducale di Atina (FR), “Mozart & Napoli”, che ha proposto 4
installazioni musicali, presso la Reggia di Caserta nel Salone di
Rappresentanza della Pro Loco, “L’Io dentro di noi” nel Convento dei Cappuccini
di Atina), ha tenuto importanti personali in questi ultimi anni: “Illusione e
sensualità” nel Salone del Consiglio Comunale Palazzo Ducale di Atina (FR) ed
una dal titolo “Nudi – Ricerca metafisica tra sensualità, pure volumetrie ed
evoluzioni segniche” presso la Reggia di Caserta nel Salone di Rappresentanza
della Pro Loco e “Ricerca metafisica tra sensualità, volumi e segni” a Napoli
nella Chiesa di Santa Maria La Nova, “Salvatore D’Onofrio: Simulazione e realtà
verso l’opera totale” le Sale delle Terrazze di Castel dell’Ovo di Napoli, “Le
realtà sovrapposte” in Nuova Zelandia.
Il Comune di Melito, con la realizzazione di questa mostra antologica, ha
voluto onorare il bravo suo concittadino che con la sua opera intensa e valida
spazia tra argomenti diversi ma stimolanti ed affascinanti con una visione
personale dai forti accenti filosofici ed assoluti e che, per il suo valore
intrinseco, ben si inserisce nel panorama artistico italiano ed internazionale
nel quale si va affermando sempre di più.
11
ottobre 2008
Salvatore D’Onofrio – Per Melito
Dall'undici ottobre all'undici novembre 2008
arte contemporanea
Location
BIBLIOTECA COMUNALE F. ROSSI
Melito Di Napoli, Piazza Santo Stefano, (Napoli)
Melito Di Napoli, Piazza Santo Stefano, (Napoli)
Vernissage
11 Ottobre 2008, ore 17.30
Autore