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Marta Sforni – Sanssouci
La Sforni vuole ripristinare, con un’operazione di stretta analisi, di blow up, il senso della decorazione barocca e rococo’ per farla diventare una riflessione sul mondo attuale.
Comunicato stampa
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-Senza pensieri-, -senza preoccupazioni- o in inglese -carefree-, il significato di -sans souci-, castello inventato e costruito da Federico II di Russia a Postdam vicino Berlino, e' uno dei simboli del rococo' internazionale e uno dei luoghi in cui l'Europa puo' meglio riconoscersi [...].
Marta Sforni e' sempre stata interessata al concetto di decorazione che e' alla base di tutta la cultura, soprattutto occidentale. Al di là dei grandi dipinti e delle grandi architetture, o meglio dentro di esse, vive un mondo straordinario che speso non viene colto pienamente e per questo e' una specie di rimosso nella storia dell'arte, un suo epifenomeno. Il decoro e' invece fondamentale, qualcosa che dà forma e regolarità a tutto quanto ci circonda e certamente proprio questa funzionalità ne ha abbastanza offuscato la bellezza, la forza e la simbolicità. [...] La Sforni vuole ripristinare, con un' operazione di stretta analisi, di blow up, il senso della decorazione barocca e rococo' per farla diventare una riflessione sul mondo attuale. Ma e' soprattutto al settecento che guarda come secolo in cui l'idea di forma ha assunto, piu' che in altri periodi, una voluta sontuosità e una voluttà sontuosa che e' una sorta di spiritualità giunta al termine delle sue forze, un terminus di cui non si conosce il dopo.
[...] L'artista entra dentro un meccanismo mentale che implica fortemente il vuoto. Proprio questo intrecciarsi di giochi curvilinei fa si' che la rivelazione e' cio' che non c'e' o, meglio, cio' che e' presupposto dall'agitarsi delle forme. Marta Sforni fa vedere l'immaterialità che e' alla base dei contrasti e dei movimenti, mette in evidenza come questa decorazione accarezza il nulla, gli dà sostanza e intensità. Le sue chine portano in superficie dei motivi decorativi astratti dalla loro diretta funzionalità e in questo modo appaiono completamente decontestualizzati. Non sono piu' quello per cui sono stati pensati, per cui diventano delle sorti di ready made rettificati, secondo la terminologia Duchampiana. Ma, in effetti, la loro realtà non e' piu' quella originaria in quanto l'artista li ricrea, li rinomina in una simultaneità sempre piu' stringente.
Sono opere che cessano di avere un rapporto diacronico con quanto e' stato e quanto e' stato visto, appartengono interamente al presente. Sono soggetto autonomo perche' il pensiero e la mano che li attualizzano, ne fanno delle opere contemporanee che dialogano con il passato ma non lo citano, lo evocano come fantasma. Sono degli affioramenti alla coscienza. Non diventano mai a loro volta altri pattern, altre regolarità, ma si insinuano in uno spazio metaforico e metafisico.
E se predomina il bianco e nero e' certamente comprensibile non solo perche' il colore distrae dalla ricerca di un'immagine analitica ed essenziale, ma anche perche' questo quando compare sembra una sorta d' apparizione inattesa. Marta Sforni sorprende con un effetto che l'arte barocca conosce perfettamente, ma che lei sa riportare ai paradigmi di un minimalismo contemporaneo. La precisione del segno/disegno, organizza alla perfezione l'assenza che viene richiamata per contrasto. E questo diventa possibile perche' la decorazione e' esplosa in frammenti. Le tracce di questa muta deflagrazione cercano di raccogliersi e di ricomporsi nell'impossibilità della Storia.
Valerio Deho'
Marta Sforni e' sempre stata interessata al concetto di decorazione che e' alla base di tutta la cultura, soprattutto occidentale. Al di là dei grandi dipinti e delle grandi architetture, o meglio dentro di esse, vive un mondo straordinario che speso non viene colto pienamente e per questo e' una specie di rimosso nella storia dell'arte, un suo epifenomeno. Il decoro e' invece fondamentale, qualcosa che dà forma e regolarità a tutto quanto ci circonda e certamente proprio questa funzionalità ne ha abbastanza offuscato la bellezza, la forza e la simbolicità. [...] La Sforni vuole ripristinare, con un' operazione di stretta analisi, di blow up, il senso della decorazione barocca e rococo' per farla diventare una riflessione sul mondo attuale. Ma e' soprattutto al settecento che guarda come secolo in cui l'idea di forma ha assunto, piu' che in altri periodi, una voluta sontuosità e una voluttà sontuosa che e' una sorta di spiritualità giunta al termine delle sue forze, un terminus di cui non si conosce il dopo.
[...] L'artista entra dentro un meccanismo mentale che implica fortemente il vuoto. Proprio questo intrecciarsi di giochi curvilinei fa si' che la rivelazione e' cio' che non c'e' o, meglio, cio' che e' presupposto dall'agitarsi delle forme. Marta Sforni fa vedere l'immaterialità che e' alla base dei contrasti e dei movimenti, mette in evidenza come questa decorazione accarezza il nulla, gli dà sostanza e intensità. Le sue chine portano in superficie dei motivi decorativi astratti dalla loro diretta funzionalità e in questo modo appaiono completamente decontestualizzati. Non sono piu' quello per cui sono stati pensati, per cui diventano delle sorti di ready made rettificati, secondo la terminologia Duchampiana. Ma, in effetti, la loro realtà non e' piu' quella originaria in quanto l'artista li ricrea, li rinomina in una simultaneità sempre piu' stringente.
Sono opere che cessano di avere un rapporto diacronico con quanto e' stato e quanto e' stato visto, appartengono interamente al presente. Sono soggetto autonomo perche' il pensiero e la mano che li attualizzano, ne fanno delle opere contemporanee che dialogano con il passato ma non lo citano, lo evocano come fantasma. Sono degli affioramenti alla coscienza. Non diventano mai a loro volta altri pattern, altre regolarità, ma si insinuano in uno spazio metaforico e metafisico.
E se predomina il bianco e nero e' certamente comprensibile non solo perche' il colore distrae dalla ricerca di un'immagine analitica ed essenziale, ma anche perche' questo quando compare sembra una sorta d' apparizione inattesa. Marta Sforni sorprende con un effetto che l'arte barocca conosce perfettamente, ma che lei sa riportare ai paradigmi di un minimalismo contemporaneo. La precisione del segno/disegno, organizza alla perfezione l'assenza che viene richiamata per contrasto. E questo diventa possibile perche' la decorazione e' esplosa in frammenti. Le tracce di questa muta deflagrazione cercano di raccogliersi e di ricomporsi nell'impossibilità della Storia.
Valerio Deho'
10
ottobre 2008
Marta Sforni – Sanssouci
Dal 10 ottobre al 14 novembre 2008
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
GALLERIA MICHELA RIZZO PROJECT ROOM
Venezia, Calle Degli Albanesi, 4254, (Venezia)
Venezia, Calle Degli Albanesi, 4254, (Venezia)
Orario di apertura
mercoledi, giovedi e venerdi 16-19
Vernissage
10 Ottobre 2008, ore 18,30
Autore
Curatore