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Antonio Vinciguerra – L’occhio del silenzio
La mostra ripercorre l’arco pittorico del maestro: dal primo periodo di figurazione tradizionale fino alle opere del nuovo millennio che utilizzano materiali poveri e di scarto
Comunicato stampa
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Livorno - E’ intitolata L’occhio del silenzio (dal titolo di un’opera di Max Ernst del 1940) la personale dell’artista livornese Antonio Vinciguerra in programma ai Granai di Villa Mimbelli (via San Jacopo in Acquaviva) dal 26 ottobre fino al 30 novembre 2008.
Promossa dal Comune di Livorno e curata da Alice Barontini, la mostra ripercorre l’arco pittorico del maestro:dal primo periodo di figurazione tradizionale fino alle opere del nuovo millennio che utilizzano materiali poveri e di scarto. Ma non c’é solo pittura. L’arco creativo di Vinciguerra dagli anni ’70 ad oggi viene ricostruito anche attraverso disegni, pastelli e sculture. L’obiettivo è quello di mettere in luce, di pari passi con l’eclettismo che ha caratterizzato tutta la sua produzione, alcune tematiche costanti. Rappresentano infatti dei fili rossi nella produzione dell’artista livornese non solo la scelta di un’arte incentrata sulle riflessione, capace di proporre un nuovo mondo ideale basato sull’intimità e sul quotidiano, ma anche quel senso del mistero che percorre in filigrana tutti i suoi lavori dando vita a forme che ci appaiono sempre sospese in uno spazio senza tempo.
La scelta di intitolare la mostra «L’occhio del silenzio» vuol essere sia un omaggio a Max Ernst, grande esponente del surrealismo, movimento che tanto ha influenzato la pittura di Vinciguerra, sia un mezzo per proiettare il visitatore in quell’atmosfera onirica e vagamente misteriosa che caratterizza fin dall’inizio buona parte del percorso artistico del pittore livornese. L’atmosfera silenziosa, sospesa, fatta di enigmi e di assenze è, infatti, una cifra distintiva dell’arte del Vinciguerra mentre l’occhio, con la sua funzione intrinseca di vedere, rimanda alla costante attenzione dell’artista nei confronti dell’osservazione del reale, analizzato fin nei particolari più insignificanti per scoprire nelle forme e nella materia i misteri celati dell’esistenza.
Inoltre l’accostamento di due realtà sensoriali diverse (l’occhio con la sua facoltà di vedere e il silenzio, legato alla sfera del non udire) crea anche a livello di scrittura quel senso di spaesamento proprio di Vinciguerra che in pittura colloca nello spazio oggetti familiari seguendo prospettive multiple, falsate e incongrue, rubando così il senso più ovvio delle cose per suggerirne un altro, enigmatico.
La mostra si svilupperà su due piani e coinvolgerà cinque sale , andando a ricostruire l’arco creativo dell’artista, dagli anni ’70 fino ad oggi, attraverso una quarantina di dipinti, una decina di sculture ed una trentina tra disegni e pastelli.
Il lavoro pittorico, presente in mostra, partirà dalle opere che si rifanno ad un primo periodo di figurazione più tradizionale, in cui la figura umana è ancora al centro delle tele firmate dall’artista. Dopo un primo ciclo delle Maternità degli anni ‘70, dunque, l’esposizione proseguirà con alcuni dipinti che rappresentano il periodo più metafisico di Vinciguerra, quello in cui la figura umana scompare lasciando però trapelare la sua presenza tra i divani vuoti e le tavole apparecchiate, le camicie sulle sedie e le lenzuola disfatte. Fino ad arrivare alla serie, datata anni ’80, dei Sacchi e dei Cuscini, dove la visione dell’artista si farà ravvicinata e lenticolare, andando ad indagare sempre di più la materia, sentita come fonte inesauribile di conoscenza ed ispirazione. Sarà poi la volta delle Tele Bianche, realizzate nei primi anni ’90. In questo periodo le opere dell’artista si fanno sempre più minimali e concettuali, provocando nello spettatore un nuova riflessione sul confine, non sempre coscientemente chiaro, tra arte e realtà. Giocano invece con la materia le opere che l’artista realizzerà all’inizio del nuovo millennio su materiali poveri e di scarto come legni e lamiere arrugginite. Qui l’artista ingaggia una riflessione sulla transitorietà dell’esistenza e prosegue la sua indagine sulla materia ricavando le sue forme assecondando le venature lignee e le vibrazioni della ruggine. Il percorso pittorico si concluderà con la serie de Gli accessi impossibili dove Vinciguerra torna, estremizzandolo, su quel senso di mistero che già era alla base di alcuni lavori anni ’80.
Nell’ultima sala al primo piano, infine, documenti, foto, cataloghi e manifesti documenteranno ampiamente l’attività del pittore e scultore, dagli esordi fino ad oggi.
Il catalogo edito da Bandecchi & Vivaldi è composto da 170 pagine e, oltre alla nota critica di Alice Barontini, presenta una prefazione di Luciano Luisi. Nell’antologia critica presenta testi di Federico Zeri, Antonello Trombadori e Mino Maccari. Sono pubblicate tutte le opere in mostra ed una biografia dettagliata e ricca di immagini dell’artista.
Promossa dal Comune di Livorno e curata da Alice Barontini, la mostra ripercorre l’arco pittorico del maestro:dal primo periodo di figurazione tradizionale fino alle opere del nuovo millennio che utilizzano materiali poveri e di scarto. Ma non c’é solo pittura. L’arco creativo di Vinciguerra dagli anni ’70 ad oggi viene ricostruito anche attraverso disegni, pastelli e sculture. L’obiettivo è quello di mettere in luce, di pari passi con l’eclettismo che ha caratterizzato tutta la sua produzione, alcune tematiche costanti. Rappresentano infatti dei fili rossi nella produzione dell’artista livornese non solo la scelta di un’arte incentrata sulle riflessione, capace di proporre un nuovo mondo ideale basato sull’intimità e sul quotidiano, ma anche quel senso del mistero che percorre in filigrana tutti i suoi lavori dando vita a forme che ci appaiono sempre sospese in uno spazio senza tempo.
La scelta di intitolare la mostra «L’occhio del silenzio» vuol essere sia un omaggio a Max Ernst, grande esponente del surrealismo, movimento che tanto ha influenzato la pittura di Vinciguerra, sia un mezzo per proiettare il visitatore in quell’atmosfera onirica e vagamente misteriosa che caratterizza fin dall’inizio buona parte del percorso artistico del pittore livornese. L’atmosfera silenziosa, sospesa, fatta di enigmi e di assenze è, infatti, una cifra distintiva dell’arte del Vinciguerra mentre l’occhio, con la sua funzione intrinseca di vedere, rimanda alla costante attenzione dell’artista nei confronti dell’osservazione del reale, analizzato fin nei particolari più insignificanti per scoprire nelle forme e nella materia i misteri celati dell’esistenza.
Inoltre l’accostamento di due realtà sensoriali diverse (l’occhio con la sua facoltà di vedere e il silenzio, legato alla sfera del non udire) crea anche a livello di scrittura quel senso di spaesamento proprio di Vinciguerra che in pittura colloca nello spazio oggetti familiari seguendo prospettive multiple, falsate e incongrue, rubando così il senso più ovvio delle cose per suggerirne un altro, enigmatico.
La mostra si svilupperà su due piani e coinvolgerà cinque sale , andando a ricostruire l’arco creativo dell’artista, dagli anni ’70 fino ad oggi, attraverso una quarantina di dipinti, una decina di sculture ed una trentina tra disegni e pastelli.
Il lavoro pittorico, presente in mostra, partirà dalle opere che si rifanno ad un primo periodo di figurazione più tradizionale, in cui la figura umana è ancora al centro delle tele firmate dall’artista. Dopo un primo ciclo delle Maternità degli anni ‘70, dunque, l’esposizione proseguirà con alcuni dipinti che rappresentano il periodo più metafisico di Vinciguerra, quello in cui la figura umana scompare lasciando però trapelare la sua presenza tra i divani vuoti e le tavole apparecchiate, le camicie sulle sedie e le lenzuola disfatte. Fino ad arrivare alla serie, datata anni ’80, dei Sacchi e dei Cuscini, dove la visione dell’artista si farà ravvicinata e lenticolare, andando ad indagare sempre di più la materia, sentita come fonte inesauribile di conoscenza ed ispirazione. Sarà poi la volta delle Tele Bianche, realizzate nei primi anni ’90. In questo periodo le opere dell’artista si fanno sempre più minimali e concettuali, provocando nello spettatore un nuova riflessione sul confine, non sempre coscientemente chiaro, tra arte e realtà. Giocano invece con la materia le opere che l’artista realizzerà all’inizio del nuovo millennio su materiali poveri e di scarto come legni e lamiere arrugginite. Qui l’artista ingaggia una riflessione sulla transitorietà dell’esistenza e prosegue la sua indagine sulla materia ricavando le sue forme assecondando le venature lignee e le vibrazioni della ruggine. Il percorso pittorico si concluderà con la serie de Gli accessi impossibili dove Vinciguerra torna, estremizzandolo, su quel senso di mistero che già era alla base di alcuni lavori anni ’80.
Nell’ultima sala al primo piano, infine, documenti, foto, cataloghi e manifesti documenteranno ampiamente l’attività del pittore e scultore, dagli esordi fino ad oggi.
Il catalogo edito da Bandecchi & Vivaldi è composto da 170 pagine e, oltre alla nota critica di Alice Barontini, presenta una prefazione di Luciano Luisi. Nell’antologia critica presenta testi di Federico Zeri, Antonello Trombadori e Mino Maccari. Sono pubblicate tutte le opere in mostra ed una biografia dettagliata e ricca di immagini dell’artista.
26
ottobre 2008
Antonio Vinciguerra – L’occhio del silenzio
Dal 26 ottobre al 30 novembre 2008
arte contemporanea
Location
GRANAI DI VILLA MIMBELLI
Livorno, Piazza Sant'jacopo In Acquaviva, 65, (Livorno)
Livorno, Piazza Sant'jacopo In Acquaviva, 65, (Livorno)
Orario di apertura
tutti i giorni (10/13-16/19); chiusa il lunedì
Vernissage
26 Ottobre 2008, ore 17
Editore
BANDECCHI & VIVALDI
Autore
Curatore