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Silenzi. Attese. Assenze.
Interpretati come stati d’animo o realtà fattuali, analizzati singolarmente o in relazione tra loro, il silenzio, l’attesa e l’assenza, sono all’origine delle opere realizzate, appositamente per l’omonima mostra collettiva, dagli artisti che collaborano con lo Studio d’Arte Amphisbaena.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato 4 ottobre 2008, alle ore 17.30, Amphisbæna Studio d’Arte Contemporanea inaugura la mostra collettiva Silenzi. Attese. Assenze.
La relazione tra loro di queste tre condizioni, o l’analisi peculiare di ciascuna di esse, sono l’incipit del percorso di creazione delle opere esposte in mostra, ed elemento di congiunzione reciproca.
Intese come stati dell’animo o realtà fattuali, come un sentire personale o quali condizioni più generali, il silenzio, l’attesa e l’assenza, diventano centro di indagine e osservazione. Ne acquisiscono un’interpretazione precisa e singolare, tale da conquistare immagine visiva e forme, differenti e molteplici secondo l’intenzione e la percezione di ciascun artista.
Proprio l’assenza, intesa come cancellazione, o come comprensione nella pittura di coperture, di pentimenti, è una componente fondamentale dell’opera di Lorenzo Di Lucido che, nella rivisitazione di immagini domestiche, familiari alla memoria di ciascuno di noi, con il suo fare artistico si pone domande, ricerca, interroga, sorprende.
Nel lavoro di Domenico Grenci, l’assenza è in relazione ad un’idea di reminiscenza. I suoi soggetti, i volti rappresentati, non appartengono propriamente ad una sola persona: l’uno è apparizione di un altro e ciascuno la sindone di una figura assente, non più riconducibile ad un’unica donna, ma al ricordo, alla sovrapposizione di diverse e molte di loro.
Chiara Soldati interpreta l’assenza proponendo all’osservatore, di partecipare all’esperienza della difficoltà di ricordare i lineamenti di chi non abbiamo davanti agli occhi. Specchiandosi infatti nelle lastre di metallo e quindi allontanandosi, il volto stesso dello spettatore non lascerà traccia di sè, come indefiniti, senza memoria, sono i ritratti che costituiscono l’opera.
Il tema del silenzio viene affrontato in maniera di denuncia dal pannello, d’impatto materico, di Federico Sguazzi, che accusa consensi e silenzi di politica e media, riguardo la decisione di realizzare l’ultima edizione dei Giochi Olimpici, in uno Stato dalle grandi problematiche ed arbitrarietà qual è la Cina.
Critica acremente il mondo della comunicazione anche l’opera di Matteo Beltrami, che, con un linguaggio dall’iconografia accattivante e fumettistica, palesa come il rumore della programmazione televisiva sia capace di fare silenzio su verità e coscienze.
Interpreta invece diversamente Massimo Pedrazzi, per il quale il silenzio sembra essere la chiave d’accesso ad un mondo interiore, dal paesaggio sconfinato, surreale ed onirico; mentre silenzio e solitudine sono compagni in un viaggio in automobile creato da Triple Mind, dove il colore di fondo assorbe il soggetto in un clima ovattato e diventa il protagonista.
Paola Zampa lega tra loro silenzio ed attesa, in un lavoro che elogia la capacità descrittiva e fedele del primo, celebrato in maniera antica ma non convenzionale, attraverso la pazienza e la ripetitività del gesto del ricamo operato, in modo inusuale, su una lastra radiografica.
Il medesimo connubio lo rappresenta Giulio Zanet, creando una situazione per assurdo in cui l’attesa di un improbabile autostop in mezzo ad un bosco, è calata in un’atmosfera sospesa, silente, interrogativa e dall’effetto straniante per chi osserva.
Lisa Nocentini, con la propria scultura, si rifà invece alla pazienza dell’attesa di chi bada e di chi è badato, all’accettazione dello scorrere lento e mutevole del tempo, come insegna la materia stessa, attraverso l’impasto della terracotta che da plasmabile diventa resistente.
Attesa intesa come lentezza, è l’interpretazione che ne dà il soggetto creato dal disegno calligrafico di Juan Miguel Espinosa, mentre per l’elaborazione in Second Life di Neupaul Palen l’attesa è quella di un proprio mondo, stavolta reale.
Si riferisce infine ad uno stato di sospensione l’opera di Alessia Cocca, la quale illumina in una light box una figura femminile compresa in una condizione interiore di indecisione, dalla sofferenza sottile, isolata, imprigionata in un purgatorio emotivo personale, ma tuttavia collettivo, tra purificazione ed espiazione, così in attesa.
La relazione tra loro di queste tre condizioni, o l’analisi peculiare di ciascuna di esse, sono l’incipit del percorso di creazione delle opere esposte in mostra, ed elemento di congiunzione reciproca.
Intese come stati dell’animo o realtà fattuali, come un sentire personale o quali condizioni più generali, il silenzio, l’attesa e l’assenza, diventano centro di indagine e osservazione. Ne acquisiscono un’interpretazione precisa e singolare, tale da conquistare immagine visiva e forme, differenti e molteplici secondo l’intenzione e la percezione di ciascun artista.
Proprio l’assenza, intesa come cancellazione, o come comprensione nella pittura di coperture, di pentimenti, è una componente fondamentale dell’opera di Lorenzo Di Lucido che, nella rivisitazione di immagini domestiche, familiari alla memoria di ciascuno di noi, con il suo fare artistico si pone domande, ricerca, interroga, sorprende.
Nel lavoro di Domenico Grenci, l’assenza è in relazione ad un’idea di reminiscenza. I suoi soggetti, i volti rappresentati, non appartengono propriamente ad una sola persona: l’uno è apparizione di un altro e ciascuno la sindone di una figura assente, non più riconducibile ad un’unica donna, ma al ricordo, alla sovrapposizione di diverse e molte di loro.
Chiara Soldati interpreta l’assenza proponendo all’osservatore, di partecipare all’esperienza della difficoltà di ricordare i lineamenti di chi non abbiamo davanti agli occhi. Specchiandosi infatti nelle lastre di metallo e quindi allontanandosi, il volto stesso dello spettatore non lascerà traccia di sè, come indefiniti, senza memoria, sono i ritratti che costituiscono l’opera.
Il tema del silenzio viene affrontato in maniera di denuncia dal pannello, d’impatto materico, di Federico Sguazzi, che accusa consensi e silenzi di politica e media, riguardo la decisione di realizzare l’ultima edizione dei Giochi Olimpici, in uno Stato dalle grandi problematiche ed arbitrarietà qual è la Cina.
Critica acremente il mondo della comunicazione anche l’opera di Matteo Beltrami, che, con un linguaggio dall’iconografia accattivante e fumettistica, palesa come il rumore della programmazione televisiva sia capace di fare silenzio su verità e coscienze.
Interpreta invece diversamente Massimo Pedrazzi, per il quale il silenzio sembra essere la chiave d’accesso ad un mondo interiore, dal paesaggio sconfinato, surreale ed onirico; mentre silenzio e solitudine sono compagni in un viaggio in automobile creato da Triple Mind, dove il colore di fondo assorbe il soggetto in un clima ovattato e diventa il protagonista.
Paola Zampa lega tra loro silenzio ed attesa, in un lavoro che elogia la capacità descrittiva e fedele del primo, celebrato in maniera antica ma non convenzionale, attraverso la pazienza e la ripetitività del gesto del ricamo operato, in modo inusuale, su una lastra radiografica.
Il medesimo connubio lo rappresenta Giulio Zanet, creando una situazione per assurdo in cui l’attesa di un improbabile autostop in mezzo ad un bosco, è calata in un’atmosfera sospesa, silente, interrogativa e dall’effetto straniante per chi osserva.
Lisa Nocentini, con la propria scultura, si rifà invece alla pazienza dell’attesa di chi bada e di chi è badato, all’accettazione dello scorrere lento e mutevole del tempo, come insegna la materia stessa, attraverso l’impasto della terracotta che da plasmabile diventa resistente.
Attesa intesa come lentezza, è l’interpretazione che ne dà il soggetto creato dal disegno calligrafico di Juan Miguel Espinosa, mentre per l’elaborazione in Second Life di Neupaul Palen l’attesa è quella di un proprio mondo, stavolta reale.
Si riferisce infine ad uno stato di sospensione l’opera di Alessia Cocca, la quale illumina in una light box una figura femminile compresa in una condizione interiore di indecisione, dalla sofferenza sottile, isolata, imprigionata in un purgatorio emotivo personale, ma tuttavia collettivo, tra purificazione ed espiazione, così in attesa.
04
ottobre 2008
Silenzi. Attese. Assenze.
Dal 04 ottobre al 27 novembre 2008
arte contemporanea
Location
AMPHISBAENA
Modena, Via Mascherella, 36, (Modena)
Modena, Via Mascherella, 36, (Modena)
Orario di apertura
da lunedì a sabato 10.30-12.30 / 17.30-19.30
giovedì e domenica chiuso
Vernissage
4 Ottobre 2008, ore 17.30
Autore
Curatore