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The World of Michael Fischer-Art
L’artista tedesco con il suo consueto segno nervoso, con il suo caratteristico utilizzo del colore che accende le tele, straniando il pubblico e portandolo verso una vertigine estetica, dà vita ad una sciarada narrativa dove verranno toccati temi quali il Tibet occupato, la mafia, o le sorti del nostro pianeta
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Galleria Barbara Mahler è lieta di presentare, presso la sede della UBS di Lugano, una nuova mostra, a cura di Igor Zanti, dedicata all’artista tedesco Michael Fischer.
Fischer, classe 1969, originario della città di Lipsia nell’ex Germania dell’est, ha alternato fin da giovanissimo gli studi presso l’Accademia di Belle Arti della sua della sua città natale con frequenti viaggi nelle capitali dell’arte internazionale.
Tale esperienza ha indotto il giovane artista tedesco ad elaborare una poetica molto personale che lo distingue in senso netto e preciso dalla maggior parte degli artisti della sua generazione.
Nel corso degli anni Michael Fischer è stato protagonista di svariate mostre personali e collettive, ed ha collaborato a ideare e realizzare diverse installazioni pubbliche nel suo paese di origine ed all’estero.
La mostra, intitolata The World of Michael Fischer-Art, presenterà una piccola ma significativa selezione di lavori pittorici e scultorei di recentemente realizzazione.
L’artista tedesco, con il suo consueto segno nervoso, con il suo caratteristico utilizzo del colore che accende le tele, straniando il pubblico e portandolo verso una vertigine estetica, dà vita ad una sciarada narrativa dove verranno toccati temi quali il Tibet occupato, la mafia, o le sorti del nostro pianeta.
Questa mostra, che si collega idealmente con l’esposizione dell’anno scorso, dedicata ad una selezione dei 999 ritratti realizzati per l’installazione del 2006 a Lipsia, darà la possibilità allo spettatore di seguire da vicino l’evoluzione di uno dei più interessanti artisti dell’emergente arte tedesca, cogliendone gli aspetti che lo stanno facendo affermare come una delle promesse dell’arte europea.
In occasione della mostra sarà realizzato un catalogo, edito da Publipaolini, con testi critici a cura di Igor Zanti.
Si ringrazia UBS che ha reso possibile la realizzazione di quest’evento.
Over the rainbow
di Igor Zanti
Somewhere over the rainbow
Way up high
There's a land that I heard of
Once in a lullaby
Somewhere over the rainbow
Skies are blue
And the dreams that you dare to dream
Really do come true
Some day I'll wish upon a star
And wake up where the clouds are far behind me
Where troubles melt like lemondrops
Away above the chimney tops
That's where you'll find me
Somewhere over the rainbow
Bluebirds fly
Birds fly over the rainbow
Why then, oh why can't I?
Some day I'll wish upon a star
And wake up where the clouds are far behind me
Where troubles melt like lemondrops
Away above the chimney tops
That's where you'll find me
Somewhere over the rainbow
Bluebirds fly
Birds fly over the rainbow
Why then, oh why can't I?
If happy little bluebirds fly
Beyond the rainbow
Why, oh why can't I?
H.Arlen-E.Y.Harburg
Fischer è un personaggio atipico e di rilievo nel panorama della emergente arte contemporanea tedesca.
Se da un lato, infatti, in Germania, negli artisti della sua generazione sono evidenti forti influssi derivanti da una tradizione di gusto tardo minimal e tardo concettuale, come testimonia il lavoro di Stefan Kern, dall’altro, una pacata vena pop ha influenzato il lavoro di artisti del calibro di Matti Braun o Tobias Rehberg.
Non bisogna però dimenticare che per la cultura tedesca, in seguito alla caduta del muro nel 1989, si può parlare, a differenza dei paesi del blocco occidentale, di un’ulteriore cesura dopo quella verificatasi all’indomani della seconda guerra mondiale.
Tale cesura si riscontra soprattutto nella produzione dei giovani artisti che si sono formati nel blocco orientale del paese, artisti che, fino al 1989, si sono trovati isolati rispetto alle macrotendenze dell’arte occidentale, condizionati dalle scelte imposte dal regime che favoriva lo sviluppo di un linguaggio venato da forti accenti di realismo sociale, e che solo a partire dagli anni novanta del Novecento, con una rinnovata verginità, si sono affacciati sulla scena artistica occidentale.
E’ interessante notare in questo senso il ruolo di rilievo assunto dalla città di Berlino nel definire le linee guida del nuovo corso culturale e sociale della stato tedesco all’indomani della caduta del muro.
Berlino, infatti, è divenuta il punto di scontro e di incontro tra la cultura occidentale e filo statunitense e quella degli ex paesi appartenenti al blocco sovietico, dando vita a quell’ irreale e melting pot che caratterizza la Germania contemporanea
L’accentramento berlinese delle energie artistiche nazionali, coadiuvato dall’influenza di Colonia e Amburgo, è stato uno degli avvenimenti di maggior rilievo e interesse nel panorama dell’arte contemporanea europea, con il solo inconveniente di aver assorbito ed, in un certo senso, cannibalizzato le peculiarità e le spinte innovative provenienti dagli artisti che si sono formati nell’est europeo.
In questa ottica sorprende l’evoluzione artista di Fischer che è riuscito a sviluppare un linguaggio indipendente e di forte novità, che poco ha a vedere con lo sviluppo berlinese in particolare e tedesco in generale, e che gli ha permesso di ritagliarsi un ruolo di rilievo all’interno del panorama artistico internazionale.
Le radici di questa sua particolare evoluzione si devono forse ricondurre ad una tendenza anarchica che lo stesso Fischer riconosce di avere in se. Tale tendenza lo ha spinto fin da giovanissimo ad alternare gli studi presso l’Accademia di belle arti di Lipsia con frequenti soggiorni di studio e ricerca all’estero nelle capitali internazionali dell’arte, nel tentativo, attraverso questo peregrinare, di elaborare un proprio personale background che, trascendendo dalle indicazioni e dagli influssi accademici, gli permettesse di sviluppare un linguaggio unico ed innovativo.
Non sorprende, tenendo presenti gli anni in cui si è formato e la sensibilità estetica di Fischer, che la sua attenzione si sia rivolta verso un tipo di cultura che si rifà all’evoluzione della street art americana ed ad una matrice tardo pop, con una particolare predilezione per Keith Haring -con il quale ha condiviso una giovanile ossessione per riempire qualsiasi superficie gli capiti sotto tiro con una fitta ragnatela di disegni- ed a un segno grafico che molto risente dell’illustrazione fumettistica.
A tutte queste fonti di ispirazione si aggiunge nella produzione scultorea di Fischer una evidente lezione derivante dall’opera di Pablo Picasso, dal lavoro dell’artista francese Niki de Saint Phalle, e da una matrice coloristica che rimanda alla cultura sudamericana.
L’artista di Lipsia si trova a suo agio nell’ elaborare progetti di grande respiro che coinvolgano in prima linea il paesaggio urbano, come testimoniano le esperienze delle installazioni realizzate a Lipsia nel 2006 o i suoi progetti per Rio de Janeiro.
Proprio nelle opere di maggior dimensione e nei suoi progetti pubblici, emerge una somiglianza tra il lavoro del nostro artista e la tradizione messicana del murales, tradizione che ha raggiunto punte di elevatissima qualità a cavallo della seconda guerra mondiale per mezzo della produzione e dell’impegno di Diego Rivera e dei suoi compagni.
La peculiarità di Fischer come artista e come uomo è quella di legare la propria arte ad un forte messaggio sociale, evitando atteggiamenti qualunquistici ed utilizzando, in alcuni casi, il proprio lavoro come una forma di denuncia nei confronti delle macroproblematiche che assillano la società contemporanea.
La mostra organizzata dalla Galleria Barbara Mahler presso la UBS di Lugano presenterà una piccola ma significativa selezione di lavori pittorici e scultorei di recentemente realizzazione.
L’artista tedesco, con il suo consueto segno nervoso, con il suo caratteristico utilizzo del colore che accende le tele, straniando il pubblico e portandolo verso una vertigine estetica, dà vita ad una sciarada narrativa dove verranno toccati temi quali il Tibet occupato, la mafia, o le sorti del nostro pianeta.
Questa mostra, che si collega idealmente con l’esposizione dell’anno scorso, dedicata ad una selezione dei 999 ritratti realizzati per l’installazione del 2006 a Lipsia, darà la possibilità allo spettatore di seguire da vicino l’evoluzione di uno dei più interessanti artisti dell’emergente arte tedesca, cogliendone gli aspetti che lo stanno facendo affermare come una delle promesse dell’arte europea.
Michel Fischer vi prenderà per mano e vi condurrà in un fantastico mondo oltre l’arcobaleno, dove colore, segno, forma, sono il mezzo per affrontare senza ipocrisie, con coraggio e con occhio critico, ma con una inconfondibile e caratteristica leggerezza, la realtà che ci circonda.
Fischer, classe 1969, originario della città di Lipsia nell’ex Germania dell’est, ha alternato fin da giovanissimo gli studi presso l’Accademia di Belle Arti della sua della sua città natale con frequenti viaggi nelle capitali dell’arte internazionale.
Tale esperienza ha indotto il giovane artista tedesco ad elaborare una poetica molto personale che lo distingue in senso netto e preciso dalla maggior parte degli artisti della sua generazione.
Nel corso degli anni Michael Fischer è stato protagonista di svariate mostre personali e collettive, ed ha collaborato a ideare e realizzare diverse installazioni pubbliche nel suo paese di origine ed all’estero.
La mostra, intitolata The World of Michael Fischer-Art, presenterà una piccola ma significativa selezione di lavori pittorici e scultorei di recentemente realizzazione.
L’artista tedesco, con il suo consueto segno nervoso, con il suo caratteristico utilizzo del colore che accende le tele, straniando il pubblico e portandolo verso una vertigine estetica, dà vita ad una sciarada narrativa dove verranno toccati temi quali il Tibet occupato, la mafia, o le sorti del nostro pianeta.
Questa mostra, che si collega idealmente con l’esposizione dell’anno scorso, dedicata ad una selezione dei 999 ritratti realizzati per l’installazione del 2006 a Lipsia, darà la possibilità allo spettatore di seguire da vicino l’evoluzione di uno dei più interessanti artisti dell’emergente arte tedesca, cogliendone gli aspetti che lo stanno facendo affermare come una delle promesse dell’arte europea.
In occasione della mostra sarà realizzato un catalogo, edito da Publipaolini, con testi critici a cura di Igor Zanti.
Si ringrazia UBS che ha reso possibile la realizzazione di quest’evento.
Over the rainbow
di Igor Zanti
Somewhere over the rainbow
Way up high
There's a land that I heard of
Once in a lullaby
Somewhere over the rainbow
Skies are blue
And the dreams that you dare to dream
Really do come true
Some day I'll wish upon a star
And wake up where the clouds are far behind me
Where troubles melt like lemondrops
Away above the chimney tops
That's where you'll find me
Somewhere over the rainbow
Bluebirds fly
Birds fly over the rainbow
Why then, oh why can't I?
Some day I'll wish upon a star
And wake up where the clouds are far behind me
Where troubles melt like lemondrops
Away above the chimney tops
That's where you'll find me
Somewhere over the rainbow
Bluebirds fly
Birds fly over the rainbow
Why then, oh why can't I?
If happy little bluebirds fly
Beyond the rainbow
Why, oh why can't I?
H.Arlen-E.Y.Harburg
Fischer è un personaggio atipico e di rilievo nel panorama della emergente arte contemporanea tedesca.
Se da un lato, infatti, in Germania, negli artisti della sua generazione sono evidenti forti influssi derivanti da una tradizione di gusto tardo minimal e tardo concettuale, come testimonia il lavoro di Stefan Kern, dall’altro, una pacata vena pop ha influenzato il lavoro di artisti del calibro di Matti Braun o Tobias Rehberg.
Non bisogna però dimenticare che per la cultura tedesca, in seguito alla caduta del muro nel 1989, si può parlare, a differenza dei paesi del blocco occidentale, di un’ulteriore cesura dopo quella verificatasi all’indomani della seconda guerra mondiale.
Tale cesura si riscontra soprattutto nella produzione dei giovani artisti che si sono formati nel blocco orientale del paese, artisti che, fino al 1989, si sono trovati isolati rispetto alle macrotendenze dell’arte occidentale, condizionati dalle scelte imposte dal regime che favoriva lo sviluppo di un linguaggio venato da forti accenti di realismo sociale, e che solo a partire dagli anni novanta del Novecento, con una rinnovata verginità, si sono affacciati sulla scena artistica occidentale.
E’ interessante notare in questo senso il ruolo di rilievo assunto dalla città di Berlino nel definire le linee guida del nuovo corso culturale e sociale della stato tedesco all’indomani della caduta del muro.
Berlino, infatti, è divenuta il punto di scontro e di incontro tra la cultura occidentale e filo statunitense e quella degli ex paesi appartenenti al blocco sovietico, dando vita a quell’ irreale e melting pot che caratterizza la Germania contemporanea
L’accentramento berlinese delle energie artistiche nazionali, coadiuvato dall’influenza di Colonia e Amburgo, è stato uno degli avvenimenti di maggior rilievo e interesse nel panorama dell’arte contemporanea europea, con il solo inconveniente di aver assorbito ed, in un certo senso, cannibalizzato le peculiarità e le spinte innovative provenienti dagli artisti che si sono formati nell’est europeo.
In questa ottica sorprende l’evoluzione artista di Fischer che è riuscito a sviluppare un linguaggio indipendente e di forte novità, che poco ha a vedere con lo sviluppo berlinese in particolare e tedesco in generale, e che gli ha permesso di ritagliarsi un ruolo di rilievo all’interno del panorama artistico internazionale.
Le radici di questa sua particolare evoluzione si devono forse ricondurre ad una tendenza anarchica che lo stesso Fischer riconosce di avere in se. Tale tendenza lo ha spinto fin da giovanissimo ad alternare gli studi presso l’Accademia di belle arti di Lipsia con frequenti soggiorni di studio e ricerca all’estero nelle capitali internazionali dell’arte, nel tentativo, attraverso questo peregrinare, di elaborare un proprio personale background che, trascendendo dalle indicazioni e dagli influssi accademici, gli permettesse di sviluppare un linguaggio unico ed innovativo.
Non sorprende, tenendo presenti gli anni in cui si è formato e la sensibilità estetica di Fischer, che la sua attenzione si sia rivolta verso un tipo di cultura che si rifà all’evoluzione della street art americana ed ad una matrice tardo pop, con una particolare predilezione per Keith Haring -con il quale ha condiviso una giovanile ossessione per riempire qualsiasi superficie gli capiti sotto tiro con una fitta ragnatela di disegni- ed a un segno grafico che molto risente dell’illustrazione fumettistica.
A tutte queste fonti di ispirazione si aggiunge nella produzione scultorea di Fischer una evidente lezione derivante dall’opera di Pablo Picasso, dal lavoro dell’artista francese Niki de Saint Phalle, e da una matrice coloristica che rimanda alla cultura sudamericana.
L’artista di Lipsia si trova a suo agio nell’ elaborare progetti di grande respiro che coinvolgano in prima linea il paesaggio urbano, come testimoniano le esperienze delle installazioni realizzate a Lipsia nel 2006 o i suoi progetti per Rio de Janeiro.
Proprio nelle opere di maggior dimensione e nei suoi progetti pubblici, emerge una somiglianza tra il lavoro del nostro artista e la tradizione messicana del murales, tradizione che ha raggiunto punte di elevatissima qualità a cavallo della seconda guerra mondiale per mezzo della produzione e dell’impegno di Diego Rivera e dei suoi compagni.
La peculiarità di Fischer come artista e come uomo è quella di legare la propria arte ad un forte messaggio sociale, evitando atteggiamenti qualunquistici ed utilizzando, in alcuni casi, il proprio lavoro come una forma di denuncia nei confronti delle macroproblematiche che assillano la società contemporanea.
La mostra organizzata dalla Galleria Barbara Mahler presso la UBS di Lugano presenterà una piccola ma significativa selezione di lavori pittorici e scultorei di recentemente realizzazione.
L’artista tedesco, con il suo consueto segno nervoso, con il suo caratteristico utilizzo del colore che accende le tele, straniando il pubblico e portandolo verso una vertigine estetica, dà vita ad una sciarada narrativa dove verranno toccati temi quali il Tibet occupato, la mafia, o le sorti del nostro pianeta.
Questa mostra, che si collega idealmente con l’esposizione dell’anno scorso, dedicata ad una selezione dei 999 ritratti realizzati per l’installazione del 2006 a Lipsia, darà la possibilità allo spettatore di seguire da vicino l’evoluzione di uno dei più interessanti artisti dell’emergente arte tedesca, cogliendone gli aspetti che lo stanno facendo affermare come una delle promesse dell’arte europea.
Michel Fischer vi prenderà per mano e vi condurrà in un fantastico mondo oltre l’arcobaleno, dove colore, segno, forma, sono il mezzo per affrontare senza ipocrisie, con coraggio e con occhio critico, ma con una inconfondibile e caratteristica leggerezza, la realtà che ci circonda.
24
settembre 2008
The World of Michael Fischer-Art
Dal 24 settembre al 09 novembre 2008
arte contemporanea
Location
UBS – GALLERIA BARBARA MAHLER
Lugano, Piazzetta Della Posta, (Lugano)
Lugano, Piazzetta Della Posta, (Lugano)
Orario di apertura
lunedì - venerdì: 9-16, chiuso i festivi
Vernissage
24 Settembre 2008, 18-20
Autore
Curatore