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Gaspare Sicula e Donatello – Come il moto dei frutti
L’esperienza di Sicula e Donatello ci deve indurre alla profonda riflessione, poiché “l’arte-catarsi”, grazie a loro, diventa specchio di identità extra corporee, che aspirano alla continua ed incessante ricerca del “mancante”.
Comunicato stampa
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…Creatività in felice e costante cammino…
Antonio Machado delineava nell’incessante viaggio interiore le immediatezze dell’esprit umano, fatto di convincente lirismo e di tenace ricerca del sé. Così, il Moto dei frutti si indirizza oggi in quel di Broni. Le tappe dei “pieni” sono lunghe ed infinite, come le sfaccettate lusinghe dei creativi che sanno con maestria addolcire ed ammorbidire le asprezze della vita.
Gaspare Sicula, artista di sorprendente e ricercata interiorizzazione, riesce a trasferire nel mondo contingente pensieri, desideri, emozioni che diventano un tutt’uno con il suono cosmico proposto da un grande della sonorità qual è Donatello. Riuscita simbiosi di espressioni uniche ed irripetibili.
Così i legami fra cromia, luce, prospettiva e musica sono continui ed interscambiabili, nell’indifferenziato contenitore della vita.
L’esperienza di Sicula e Donatello ci deve indurre alla profonda riflessione, poiché “l’arte-catarsi”, grazie a loro, diventa specchio di identità extra corporee, che aspirano alla continua ed incessante ricerca del “mancante”.
ROBERTA MEZZADRA
Il moto dei frutti va avanti: dopo il Municipio di Sale e il Centro Commerciale Oasi di Tortona è la volta di Broni, nella Villa Nuova Italia. Continua a crescere Il moto dei frutti, insieme al video al cui terzo pezzo, ad ogni mostra (questa è promossa dall’Associazione La Tavolozza presieduta da Roberta Mezzadra), vengono aggiunte le variazioni dovute al cambiamento del luogo di destinazione dei frutti. Il video è un organismo in continuo divenire, come i viventi.
I testi che seguono sono tratti dalle presentazioni alla mostra di Sale.
La collaborazione tra me e Donatello ha avuto inizio durante la mostra antologica che, tra dicembre 2007 e gennaio 2008, ho tenuto al Museo Orsi di Tortona. Lì è stata girata una parte del video per la canzone Valavitavà che egli canta insieme a Gianpieretti. Il video, realizzato grazie anche alla competenza di Amilcare Fossati che ne ha curato, in modo egregio, la fotografia e il montaggio, è venuto proprio bene. Bella la canzone e bello il video, quindi. Quando Donatello cantava Io mi fermo qui (sono passati quasi otto lustri!), era il 1970, io cominciavo a muovermi verso un’indipendenza stilistica nei confronti e degli insegnamenti liceali, e di quelle appassionate “letture iconografiche” che fin lì avevo fatto. Da allora a oggi mari di colori sono passati dalle mie mani, mari di note dalle sue, ognuno per proprio conto.
Oggi, per i frutti e per le nicchie, per i frutti nelle teche e la Natura Viva e la sua ombra, per l’enorme importanza delle ombre, Donatello ha creato splendide musiche. E’ stata sua la scelta di esporre questo ciclo tra tutti gli altri, perché più vicino al suo modo di pensare e fare musica ora, nel pieno della sua maturità stilistica. Si è espresso al meglio per questo dato naturalistico assai evidente che è il frutto, dove la luce si posa sulla forma con le sue increspature e le sue rotondità, tinge i picciuoli e le parti dove i segni lasciati dalle intemperie e dagli insetti, si uniscono a quelli della raccolta e dei successivi spostamenti che, in qualche caso, possono essere esageratamente articolati e frettolosi, e di ciò la natura ha sempre tangibile memoria che sa ben trasmettere verso ricettori sensibili. Lo spazio in cui il frutto è immesso è all’apparenza fermo immobile, al suo interno sta a respirare, con grande emozione, il suo senso di estraneità ma al contempo di comunanza estrema; uno spazio perfettamente intuito dalle musiche – nelle quali l’essenza dello stesso frutto viene aperta al godimento delle nostre corde più sensibili – e privo, lo spazio-alloggiamento, di dati che ne indichino una sicura riconoscibilità di luogo già visto; spazio mancante, al contrario dei frutti, di quei segni lasciati dal tempo che scorre. Quattrocentesco nella struttura, mentale nel suo aspetto finale. Donatello di questa contrapposizione tra natura e luogo ha scoperto ed evidenziato in musica il rapporto stridente, distaccato ma complice e per questo più vitale nel ritmo, ne ha sublimato la compostezza formale e la pacatezza apparente, il fremito nascosto, convulso e talora estremo; ha dato una voce alla natura interna delle cose e all’equilibrio astratto che spesso queste cose coordina. Musica succulenta quanto basta e senza superflua enfasi come solo la straordinaria musica sa essere. Donatello ha intuito e trasmesso la determinazione delle forme, la vita che corre dal frutto all’ombra alla teca, il moto dei frutti. La sua musica: Come il moto dei frutti.
Sul tema della mostra abbiamo realizzato un video, sempre con il prezioso e indispensabile Amilcare Fossati alle riprese e al montaggio, mettendo insieme i dipinti, la musica e i luoghi: Tortona che dei dipinti e delle musiche ha visto la nascita, Sale dove ora vengono esposti.
Abbiamo inserito e ripreso dei veri frutti in punti precisi di questi luoghi, anch’essi due, separati nel tempo ma insieme in un’attiva visione unitaria che il video ha accentuato, aggiungendo e non togliendo all’emotività emersa dall’azione della ripresa nuove possibilità di lettura dei suoni, nell’effetto finale per fasi concentriche e non solo squadrate angolari. Abbiamo poggiato i frutti su mensole o piani d’appoggio similari trovati in loco, su davanzali di finestre, oppure sulla soglia di alcune vetrine in varie condizioni di luce e di tempo. Poi abbiamo costruito attorno ad essi le teche, prima la base, poi il piano verticale di separazione, i lati esterni, il piano superiore orizzontale e poi lo schienale, riprendendo in video ogni fase di questo processo. Infine abbiamo liberato i frutti facendoli rotolare e correre lungo le vie sia di Tortona sia di Sale. Siamo passati quindi alla sequenza dei dipinti e alla performance di Donatello che suona, intervallando l’una all’altra per unire quanto più possibile pittura e musica.
La musica di Donatello ha sciolto e legato di continuo le immagini rendendole perciò vive fotogramma dopo fotogramma, ha creato attorno ad esse uno spazio in più, uno spazio sonoro, accompagnando i frutti nel loro cambiamento, metafora di un’esistenza che sta, nell’inestimabile dimensione sonora, tra vita e natura, tra natura e arte.
G.S.
“I legami fra colore, luce, prospettiva e la musica (suono, frequenza, riflessione) sono molteplici e comunque ormai assodati da tempo, almeno nella pratica contemporanea dei media che si servono abbondantemente di questo abbinamento per arricchire l’effetto di suggestione dei loro contenuti.
In questo progetto che mi vede coinvolto in qualcosa che non mi è completamente nuovo, ho chiesto a Sicula, il quale è un continuo vulcano di idee, di ridurre al minimo gli scorci di sviluppo del tema, in modo che il mio approccio potesse essere approfondito senza i presupposti ed i condizionamenti delle esperienze precedenti.
Ho quindi concordato fra la sua produzione, che tende allo sconfinato, un tema che mi ispirava particolarmente proprio per la sua essenzialità.
In queste opere che prendono essenza dalla compenetrazione fra luce e prospettiva, ho immaginato un prolungamento di questi due molteplici piani di proiezione quasi a comporre una rete esterna ai quadri stessi. Una rete invisibile che non ho inteso solo come ambiente circostante, ma soprattutto quale ambiente sonoro della percezione dell’osservatore stesso.
Questa trama diventa così parte viva di qualcosa che sembrerebbe a prima vista inerte (non per niente ma forse erroneamente si definisce il genere come “natura morta”), mentre le frequenze ed i richiami riflessivi sonori che la percorrono ne interpretano la continua vibrazione.
La musica stessa percorre e quindi precorre il sentimento di un moto nel tempo che è quello dei frutti inseriti nelle nicchie, facendo affiorare il senso di vissuto di cui i segnali sonori sono pura rievocazione…”
DONATELLO
Antonio Machado delineava nell’incessante viaggio interiore le immediatezze dell’esprit umano, fatto di convincente lirismo e di tenace ricerca del sé. Così, il Moto dei frutti si indirizza oggi in quel di Broni. Le tappe dei “pieni” sono lunghe ed infinite, come le sfaccettate lusinghe dei creativi che sanno con maestria addolcire ed ammorbidire le asprezze della vita.
Gaspare Sicula, artista di sorprendente e ricercata interiorizzazione, riesce a trasferire nel mondo contingente pensieri, desideri, emozioni che diventano un tutt’uno con il suono cosmico proposto da un grande della sonorità qual è Donatello. Riuscita simbiosi di espressioni uniche ed irripetibili.
Così i legami fra cromia, luce, prospettiva e musica sono continui ed interscambiabili, nell’indifferenziato contenitore della vita.
L’esperienza di Sicula e Donatello ci deve indurre alla profonda riflessione, poiché “l’arte-catarsi”, grazie a loro, diventa specchio di identità extra corporee, che aspirano alla continua ed incessante ricerca del “mancante”.
ROBERTA MEZZADRA
Il moto dei frutti va avanti: dopo il Municipio di Sale e il Centro Commerciale Oasi di Tortona è la volta di Broni, nella Villa Nuova Italia. Continua a crescere Il moto dei frutti, insieme al video al cui terzo pezzo, ad ogni mostra (questa è promossa dall’Associazione La Tavolozza presieduta da Roberta Mezzadra), vengono aggiunte le variazioni dovute al cambiamento del luogo di destinazione dei frutti. Il video è un organismo in continuo divenire, come i viventi.
I testi che seguono sono tratti dalle presentazioni alla mostra di Sale.
La collaborazione tra me e Donatello ha avuto inizio durante la mostra antologica che, tra dicembre 2007 e gennaio 2008, ho tenuto al Museo Orsi di Tortona. Lì è stata girata una parte del video per la canzone Valavitavà che egli canta insieme a Gianpieretti. Il video, realizzato grazie anche alla competenza di Amilcare Fossati che ne ha curato, in modo egregio, la fotografia e il montaggio, è venuto proprio bene. Bella la canzone e bello il video, quindi. Quando Donatello cantava Io mi fermo qui (sono passati quasi otto lustri!), era il 1970, io cominciavo a muovermi verso un’indipendenza stilistica nei confronti e degli insegnamenti liceali, e di quelle appassionate “letture iconografiche” che fin lì avevo fatto. Da allora a oggi mari di colori sono passati dalle mie mani, mari di note dalle sue, ognuno per proprio conto.
Oggi, per i frutti e per le nicchie, per i frutti nelle teche e la Natura Viva e la sua ombra, per l’enorme importanza delle ombre, Donatello ha creato splendide musiche. E’ stata sua la scelta di esporre questo ciclo tra tutti gli altri, perché più vicino al suo modo di pensare e fare musica ora, nel pieno della sua maturità stilistica. Si è espresso al meglio per questo dato naturalistico assai evidente che è il frutto, dove la luce si posa sulla forma con le sue increspature e le sue rotondità, tinge i picciuoli e le parti dove i segni lasciati dalle intemperie e dagli insetti, si uniscono a quelli della raccolta e dei successivi spostamenti che, in qualche caso, possono essere esageratamente articolati e frettolosi, e di ciò la natura ha sempre tangibile memoria che sa ben trasmettere verso ricettori sensibili. Lo spazio in cui il frutto è immesso è all’apparenza fermo immobile, al suo interno sta a respirare, con grande emozione, il suo senso di estraneità ma al contempo di comunanza estrema; uno spazio perfettamente intuito dalle musiche – nelle quali l’essenza dello stesso frutto viene aperta al godimento delle nostre corde più sensibili – e privo, lo spazio-alloggiamento, di dati che ne indichino una sicura riconoscibilità di luogo già visto; spazio mancante, al contrario dei frutti, di quei segni lasciati dal tempo che scorre. Quattrocentesco nella struttura, mentale nel suo aspetto finale. Donatello di questa contrapposizione tra natura e luogo ha scoperto ed evidenziato in musica il rapporto stridente, distaccato ma complice e per questo più vitale nel ritmo, ne ha sublimato la compostezza formale e la pacatezza apparente, il fremito nascosto, convulso e talora estremo; ha dato una voce alla natura interna delle cose e all’equilibrio astratto che spesso queste cose coordina. Musica succulenta quanto basta e senza superflua enfasi come solo la straordinaria musica sa essere. Donatello ha intuito e trasmesso la determinazione delle forme, la vita che corre dal frutto all’ombra alla teca, il moto dei frutti. La sua musica: Come il moto dei frutti.
Sul tema della mostra abbiamo realizzato un video, sempre con il prezioso e indispensabile Amilcare Fossati alle riprese e al montaggio, mettendo insieme i dipinti, la musica e i luoghi: Tortona che dei dipinti e delle musiche ha visto la nascita, Sale dove ora vengono esposti.
Abbiamo inserito e ripreso dei veri frutti in punti precisi di questi luoghi, anch’essi due, separati nel tempo ma insieme in un’attiva visione unitaria che il video ha accentuato, aggiungendo e non togliendo all’emotività emersa dall’azione della ripresa nuove possibilità di lettura dei suoni, nell’effetto finale per fasi concentriche e non solo squadrate angolari. Abbiamo poggiato i frutti su mensole o piani d’appoggio similari trovati in loco, su davanzali di finestre, oppure sulla soglia di alcune vetrine in varie condizioni di luce e di tempo. Poi abbiamo costruito attorno ad essi le teche, prima la base, poi il piano verticale di separazione, i lati esterni, il piano superiore orizzontale e poi lo schienale, riprendendo in video ogni fase di questo processo. Infine abbiamo liberato i frutti facendoli rotolare e correre lungo le vie sia di Tortona sia di Sale. Siamo passati quindi alla sequenza dei dipinti e alla performance di Donatello che suona, intervallando l’una all’altra per unire quanto più possibile pittura e musica.
La musica di Donatello ha sciolto e legato di continuo le immagini rendendole perciò vive fotogramma dopo fotogramma, ha creato attorno ad esse uno spazio in più, uno spazio sonoro, accompagnando i frutti nel loro cambiamento, metafora di un’esistenza che sta, nell’inestimabile dimensione sonora, tra vita e natura, tra natura e arte.
G.S.
“I legami fra colore, luce, prospettiva e la musica (suono, frequenza, riflessione) sono molteplici e comunque ormai assodati da tempo, almeno nella pratica contemporanea dei media che si servono abbondantemente di questo abbinamento per arricchire l’effetto di suggestione dei loro contenuti.
In questo progetto che mi vede coinvolto in qualcosa che non mi è completamente nuovo, ho chiesto a Sicula, il quale è un continuo vulcano di idee, di ridurre al minimo gli scorci di sviluppo del tema, in modo che il mio approccio potesse essere approfondito senza i presupposti ed i condizionamenti delle esperienze precedenti.
Ho quindi concordato fra la sua produzione, che tende allo sconfinato, un tema che mi ispirava particolarmente proprio per la sua essenzialità.
In queste opere che prendono essenza dalla compenetrazione fra luce e prospettiva, ho immaginato un prolungamento di questi due molteplici piani di proiezione quasi a comporre una rete esterna ai quadri stessi. Una rete invisibile che non ho inteso solo come ambiente circostante, ma soprattutto quale ambiente sonoro della percezione dell’osservatore stesso.
Questa trama diventa così parte viva di qualcosa che sembrerebbe a prima vista inerte (non per niente ma forse erroneamente si definisce il genere come “natura morta”), mentre le frequenze ed i richiami riflessivi sonori che la percorrono ne interpretano la continua vibrazione.
La musica stessa percorre e quindi precorre il sentimento di un moto nel tempo che è quello dei frutti inseriti nelle nicchie, facendo affiorare il senso di vissuto di cui i segnali sonori sono pura rievocazione…”
DONATELLO
20
settembre 2008
Gaspare Sicula e Donatello – Come il moto dei frutti
Dal 20 settembre al 04 ottobre 2008
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
LA TAVOLOZZA – VILLA NUOVA ITALIA
Broni, Piazza Vittorio Veneto, 41, (Pavia)
Broni, Piazza Vittorio Veneto, 41, (Pavia)
Orario di apertura
Feriali e festivi ore 15-19
Sito web
www.sicula.com
Autore
Curatore