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Time in Jazz: PAV
Per questa edizione il tema del festival è quello dell’architettura e su di esso si incentra e si articola anche la rassegna del PAV: una visione contemporanea e trasversale dell’architettura, che spazia dalla sperimentazione visiva alla progettazione architettonica, dall’intervento ambientale alla performance; che accoglie opere e artisti e la loro visione del mondo, progetti di architetti che credono in una “pratica” alternativa dello spazio, interventi urbani e sul territorio di artisti di varie discipline pensati per un luogo – quello di Berchidda e del suo Festival – che al di là della naturale fisionomia geografica, appare sempre più come catalizzatore di un’insolita miscela di processi creativi.
Comunicato stampa
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PAV. Il Progetto Arti Visive del festival Time in Jazz
Si tiene dal 10 al 16 agosto a Berchidda (Olbia-Tempio), la ventunesima edizione del festival Time in Jazz, sette giorni ricchi di musica ma non solo, perché accanto ai tanti concerti, il festival diretto da Paolo Fresu apre la consueta finestra sull’arte contemporanea nazionale ed internazionale: performance, mostre ed eventi espositivi in luoghi e spazi differenti (spazi deputati o recuperati e prestati all’arte) raccolti sotto il marchio PAV, il Progetto Arti Visive di Time in Jazz curato da Giannella Demuro e Antonello Fresu, che quest’anno giunge al dodicesimo appuntamento.
Per questa edizione il tema del festival è quello dell’architettura e su di esso si incentra e si articola anche la rassegna del PAV: una visione contemporanea e trasversale dell’architettura, che spazia dalla sperimentazione visiva alla progettazione architettonica, dall’intervento ambientale alla performance; che accoglie opere e artisti e la loro visione del mondo, progetti di architetti che credono in una “pratica” alternativa dello spazio, interventi urbani e sul territorio di artisti di varie discipline pensati per un luogo – quello di Berchidda e del suo Festival – che al di là della naturale fisionomia geografica, appare sempre più come catalizzatore di un’insolita miscela di processi creativi.
I progetti espositivi riuniti sotto il titolo Arkitekturae, come scrive Laura Barreca nell’introduzione alla mostra Architecture Play, «reinterpretano l’architettura, e dunque lo spazio, come luogo altro da sé, come rappresentazione di regole geometriche, di virtualità o attraverso una spiccata presenza fisica, luogo di partecipazione, documentazione di azioni fisiche, memoria dello spazio, spiritualità. Progettare, costruire, modulare, ricreare, giocare con lo spazio e con le infinite possibilità interpretative». Del resto, come scrivono Giannella Demuro e Ivo Serafino Fenu, curatori della mostra Lo spazio debole, «sempre più, nell’ambito delle esperienze visuali del Contemporaneo, l’architettura, i suoi ambienti, le sue strutture, sono proposte come epifanie del disagio esistenziale del singolo e/o della società. Sono luoghi fluidi e insidiosi, labirintici percorsi dell’essere, strutture complesse, policentriche e casuali, mai unidirezionali, viceversa imprevedibili. Ne consegue uno “spazio debole”, relativo, che confligge con la definizione classica dell’architettura come insieme di scienze e tecniche tese a strutturare e dare forma all’ambiente esperenziale dell’uomo».
Numerosi gli eventi espositivi in programma.
Due le rassegne dedicate alla sperimentazione contemporanea nazionale ed internazionale, entrambe allestite nei suggestivi spazi della vecchia Casara: Architecture Play, curata da Laura Barreca presenta interventi di natura installativa, fotografie, sculture, videoproiezioni e videoinstallazioni site-specific di Andrea Aquilanti, Sergia Avveduti, Andrea Dojmi, Flavio Favelli, Charlotte Ginsborg, Marco Giovani, Elastic Group, Lorenza Lucchi-Basili, Chiara Passa, Pietro Ruffo, Andrea Sala, Francesco Simeti, Sissi, Nico Vascellari, Marina Vergiani; anche la mostra Lo spazio debole, a cura di Giannella Demuro e Ivo Serafino Fenu, spazia tra fotografia, video e installazioni, con opere di Peter Belyi, Dafne Boggeri, Stefano Cagol, Robert Gschwantner, Clara Luiselli, Marcello Maloberti, Pietro Sedda, Nero Project, Pastorello, Danilo Sini, Gabriele Talarico.
La consueta rassegna dedicata ai video d’artista è curata, quest’anno, da Mario Gorni e Gabi Scardi in collaborazione con Careof. Intitolata Poeticamente abitare, allestita alla Casara, presenta opere di Keren Amiran, Dario Bellini, Lorenzo Casali, Graw e Boekler e Luca Pancrazzi.
Alla Casara, anche la videoinstallazione Mustica Tower, di Nino Mustica e Broadcast yourself, una selezione parziale e arbitraria di video scaricati da internet, una riflessione sul ruolo di youtube oltre che sull'architettura vera e propria.
Il tema della musica non verrà esplorato solo attraverso fotografice, video e installazioni. Infatti, oltre alla dimensione più propriamente espositiva, Arkitekturae proporrà, sotto il titolo di Lavori in corso, una serie di interventi, performance e progetti "site specific", in giro per il paese, progettati da Andrea Aquilanti, Riccardo Benassi, Tonino Casula e Pi Keohavang, Andrea Dojmi, Marco Giovani, Alessandro Nassiri, Chiara Passa, Nero Project, Gianfranco Setzu, Francesco Simeti, Carlo Spiga.
Tutta incentrata sui giovani talenti emergenti è la rassegna BabelFish, quest’anno intitolata Senza fissa dimora. Archetipi, mappe, memorie, figure di una città dell’immaginario, a cura di Mariolina Cosseddu, con opere di Pietruccia Bassu, Giusy Calia, Coquelicot Mafille, Roberta Luche, Gianfranco Setzu e Carlo Spiga allestite a Casa Sanna.
Il PAV dedica anche una sezione specifica delle sue iniziative all’architettura intesa nel suo senso più canonico, invitando ad intervenire artisti, architetti e designer.
I muri dei suoni è una spettacolare installazione realizzata con cassette di plastica che invade il vecchio cimitero del paese, da tempo sconsacrato, opera site specific realizzata dall’architetto-musicista Gianni Filindeu per la Facoltà di Architettura di Alghero in collaborazione con l’associazione culturale Artscapes.
Una sucessione di ambienti, organizzati secondo un percorso, in cui interferiscono la composizione musicale e la costruzione dello spazio. All’interno di esso una performance musicale, simultanea ed articolata in più punti, precisa nuovi significati aprendo a differenti relazioni spaziali possibili.
In programma anche due rassegne di video di architettura: Il racconto dello spazio a cura di Salvatore Peluso e Giuseppe Vallifuoco in collaborazione con INARCH, una selezione dei video prodotti da Alessandra Ballerini, Claudia Ciceroni, Morena Frisanco, Ugo Licciardi, Miriam Marchitto, Manuela Serra nell’ambito dei master su "Il video e la comunicazione dell'architettura”, organizzati da IN/ARCH, dove il video viene utilizzato come strumento di elaborazione, verifica e comunicazione del progetto di architettura nella sua dimensione spazio-temporale.
Video, architetture e tracce sonore è la rassegna di video di architettura curata da Marco Brizzi in collaborazione con iMage che, attraverso i contributi di architetti e filmmaker italiani e internazionali – archi-tectonics (Winka Dubbeldam), Artefactory, Caipirinha Productions, Filippo Macelloni, next architects, Edgar Pera, Stadium (phantas-mix), squint/opera, Fabio Turcheschi, Simone Muscolino, Francesco Monaco – offre un percorso attraverso alcune delle opere video più significative per la loro coesione tra suoni, immagini e architetture. Dai suoni della città raccolti in presa diretta, alla colonna sonora sapientemente costruita per assecondare i tempi del racconto e delle visioni dell’architettura.
La falegnameria ArredoPiù, ancora in attività, nei pressi della Casara, ospita la mostra dedicata al design e al mobile d’autore Abitare lo spazio: esposte opere di Erik Chevalier, Aldo Contini, Paola Dessy, Caterina Lai, Alessandro Meloni, Gianni Nieddu, Igino Panzino, Bruno Petretto, Pietrolio, Gianfranco Setzu, Danilo Sini, Monica Solinas.
Omaggio al compositore e architetto greco Iannis Xenakis con il progetto multimediale Xenakis architetto di suoni, allestito negli spazi dell’Ex caseificio La Berchiddese per la cura dell’architetto Maria Paola Cau che firma anche il progetto Bambini… tutti fuori, evocativo intervento sonoro nei vicoli del paese.
Gli spazi del Museo del Vino saranno dedicati alla memoria dell’artista Alessandro Meloni con la mostra I colori del nero e la videoinstallazione Summertime.
Al Museo del Vino anche Stage/backstage, installazione collettiva che riproporrà il festival e i suoi artisti attraverso lo sguardo di professionisti e non professionisti dello scatto.
Come di consueto, alcuni artisti saranno presenti anche sul palco di piazza del Popolo con Arte tra le note, scenografie d’artista realizzate appositamente per i concerti serali del Festival da Sergia Avveduti, Marco Giovani, Lorenza Lucchi-Basili, Alessandro Meloni, Nero Project.
Il Jolly Jazz Café ospiterà la mostra Affiches, 21 anni di storia di Time in Jazz ripercorsi attraverso i manifesti del Festival.
Visitabile in permanenza, inoltre, il progetto stabile del PAV Semida, il Museo di arte ambientale, con le opere di Clara Bonfiglio, Giovanni Campus, Bruno Petretto, Pinuccio Sciola e Monica Solinas, nato nello splendido scenario del Demanio Forestale del Monte Limbara in collaborazione con il Comune di Berchidda e l’Ente Foreste Sardegna.
Si tiene dal 10 al 16 agosto a Berchidda (Olbia-Tempio), la ventunesima edizione del festival Time in Jazz, sette giorni ricchi di musica ma non solo, perché accanto ai tanti concerti, il festival diretto da Paolo Fresu apre la consueta finestra sull’arte contemporanea nazionale ed internazionale: performance, mostre ed eventi espositivi in luoghi e spazi differenti (spazi deputati o recuperati e prestati all’arte) raccolti sotto il marchio PAV, il Progetto Arti Visive di Time in Jazz curato da Giannella Demuro e Antonello Fresu, che quest’anno giunge al dodicesimo appuntamento.
Per questa edizione il tema del festival è quello dell’architettura e su di esso si incentra e si articola anche la rassegna del PAV: una visione contemporanea e trasversale dell’architettura, che spazia dalla sperimentazione visiva alla progettazione architettonica, dall’intervento ambientale alla performance; che accoglie opere e artisti e la loro visione del mondo, progetti di architetti che credono in una “pratica” alternativa dello spazio, interventi urbani e sul territorio di artisti di varie discipline pensati per un luogo – quello di Berchidda e del suo Festival – che al di là della naturale fisionomia geografica, appare sempre più come catalizzatore di un’insolita miscela di processi creativi.
I progetti espositivi riuniti sotto il titolo Arkitekturae, come scrive Laura Barreca nell’introduzione alla mostra Architecture Play, «reinterpretano l’architettura, e dunque lo spazio, come luogo altro da sé, come rappresentazione di regole geometriche, di virtualità o attraverso una spiccata presenza fisica, luogo di partecipazione, documentazione di azioni fisiche, memoria dello spazio, spiritualità. Progettare, costruire, modulare, ricreare, giocare con lo spazio e con le infinite possibilità interpretative». Del resto, come scrivono Giannella Demuro e Ivo Serafino Fenu, curatori della mostra Lo spazio debole, «sempre più, nell’ambito delle esperienze visuali del Contemporaneo, l’architettura, i suoi ambienti, le sue strutture, sono proposte come epifanie del disagio esistenziale del singolo e/o della società. Sono luoghi fluidi e insidiosi, labirintici percorsi dell’essere, strutture complesse, policentriche e casuali, mai unidirezionali, viceversa imprevedibili. Ne consegue uno “spazio debole”, relativo, che confligge con la definizione classica dell’architettura come insieme di scienze e tecniche tese a strutturare e dare forma all’ambiente esperenziale dell’uomo».
Numerosi gli eventi espositivi in programma.
Due le rassegne dedicate alla sperimentazione contemporanea nazionale ed internazionale, entrambe allestite nei suggestivi spazi della vecchia Casara: Architecture Play, curata da Laura Barreca presenta interventi di natura installativa, fotografie, sculture, videoproiezioni e videoinstallazioni site-specific di Andrea Aquilanti, Sergia Avveduti, Andrea Dojmi, Flavio Favelli, Charlotte Ginsborg, Marco Giovani, Elastic Group, Lorenza Lucchi-Basili, Chiara Passa, Pietro Ruffo, Andrea Sala, Francesco Simeti, Sissi, Nico Vascellari, Marina Vergiani; anche la mostra Lo spazio debole, a cura di Giannella Demuro e Ivo Serafino Fenu, spazia tra fotografia, video e installazioni, con opere di Peter Belyi, Dafne Boggeri, Stefano Cagol, Robert Gschwantner, Clara Luiselli, Marcello Maloberti, Pietro Sedda, Nero Project, Pastorello, Danilo Sini, Gabriele Talarico.
La consueta rassegna dedicata ai video d’artista è curata, quest’anno, da Mario Gorni e Gabi Scardi in collaborazione con Careof. Intitolata Poeticamente abitare, allestita alla Casara, presenta opere di Keren Amiran, Dario Bellini, Lorenzo Casali, Graw e Boekler e Luca Pancrazzi.
Alla Casara, anche la videoinstallazione Mustica Tower, di Nino Mustica e Broadcast yourself, una selezione parziale e arbitraria di video scaricati da internet, una riflessione sul ruolo di youtube oltre che sull'architettura vera e propria.
Il tema della musica non verrà esplorato solo attraverso fotografice, video e installazioni. Infatti, oltre alla dimensione più propriamente espositiva, Arkitekturae proporrà, sotto il titolo di Lavori in corso, una serie di interventi, performance e progetti "site specific", in giro per il paese, progettati da Andrea Aquilanti, Riccardo Benassi, Tonino Casula e Pi Keohavang, Andrea Dojmi, Marco Giovani, Alessandro Nassiri, Chiara Passa, Nero Project, Gianfranco Setzu, Francesco Simeti, Carlo Spiga.
Tutta incentrata sui giovani talenti emergenti è la rassegna BabelFish, quest’anno intitolata Senza fissa dimora. Archetipi, mappe, memorie, figure di una città dell’immaginario, a cura di Mariolina Cosseddu, con opere di Pietruccia Bassu, Giusy Calia, Coquelicot Mafille, Roberta Luche, Gianfranco Setzu e Carlo Spiga allestite a Casa Sanna.
Il PAV dedica anche una sezione specifica delle sue iniziative all’architettura intesa nel suo senso più canonico, invitando ad intervenire artisti, architetti e designer.
I muri dei suoni è una spettacolare installazione realizzata con cassette di plastica che invade il vecchio cimitero del paese, da tempo sconsacrato, opera site specific realizzata dall’architetto-musicista Gianni Filindeu per la Facoltà di Architettura di Alghero in collaborazione con l’associazione culturale Artscapes.
Una sucessione di ambienti, organizzati secondo un percorso, in cui interferiscono la composizione musicale e la costruzione dello spazio. All’interno di esso una performance musicale, simultanea ed articolata in più punti, precisa nuovi significati aprendo a differenti relazioni spaziali possibili.
In programma anche due rassegne di video di architettura: Il racconto dello spazio a cura di Salvatore Peluso e Giuseppe Vallifuoco in collaborazione con INARCH, una selezione dei video prodotti da Alessandra Ballerini, Claudia Ciceroni, Morena Frisanco, Ugo Licciardi, Miriam Marchitto, Manuela Serra nell’ambito dei master su "Il video e la comunicazione dell'architettura”, organizzati da IN/ARCH, dove il video viene utilizzato come strumento di elaborazione, verifica e comunicazione del progetto di architettura nella sua dimensione spazio-temporale.
Video, architetture e tracce sonore è la rassegna di video di architettura curata da Marco Brizzi in collaborazione con iMage che, attraverso i contributi di architetti e filmmaker italiani e internazionali – archi-tectonics (Winka Dubbeldam), Artefactory, Caipirinha Productions, Filippo Macelloni, next architects, Edgar Pera, Stadium (phantas-mix), squint/opera, Fabio Turcheschi, Simone Muscolino, Francesco Monaco – offre un percorso attraverso alcune delle opere video più significative per la loro coesione tra suoni, immagini e architetture. Dai suoni della città raccolti in presa diretta, alla colonna sonora sapientemente costruita per assecondare i tempi del racconto e delle visioni dell’architettura.
La falegnameria ArredoPiù, ancora in attività, nei pressi della Casara, ospita la mostra dedicata al design e al mobile d’autore Abitare lo spazio: esposte opere di Erik Chevalier, Aldo Contini, Paola Dessy, Caterina Lai, Alessandro Meloni, Gianni Nieddu, Igino Panzino, Bruno Petretto, Pietrolio, Gianfranco Setzu, Danilo Sini, Monica Solinas.
Omaggio al compositore e architetto greco Iannis Xenakis con il progetto multimediale Xenakis architetto di suoni, allestito negli spazi dell’Ex caseificio La Berchiddese per la cura dell’architetto Maria Paola Cau che firma anche il progetto Bambini… tutti fuori, evocativo intervento sonoro nei vicoli del paese.
Gli spazi del Museo del Vino saranno dedicati alla memoria dell’artista Alessandro Meloni con la mostra I colori del nero e la videoinstallazione Summertime.
Al Museo del Vino anche Stage/backstage, installazione collettiva che riproporrà il festival e i suoi artisti attraverso lo sguardo di professionisti e non professionisti dello scatto.
Come di consueto, alcuni artisti saranno presenti anche sul palco di piazza del Popolo con Arte tra le note, scenografie d’artista realizzate appositamente per i concerti serali del Festival da Sergia Avveduti, Marco Giovani, Lorenza Lucchi-Basili, Alessandro Meloni, Nero Project.
Il Jolly Jazz Café ospiterà la mostra Affiches, 21 anni di storia di Time in Jazz ripercorsi attraverso i manifesti del Festival.
Visitabile in permanenza, inoltre, il progetto stabile del PAV Semida, il Museo di arte ambientale, con le opere di Clara Bonfiglio, Giovanni Campus, Bruno Petretto, Pinuccio Sciola e Monica Solinas, nato nello splendido scenario del Demanio Forestale del Monte Limbara in collaborazione con il Comune di Berchidda e l’Ente Foreste Sardegna.
10
agosto 2008
Time in Jazz: PAV
Dal 10 al 16 agosto 2008
arte contemporanea
Location
MUSEO PAV
Berchidda, (SASSARI)
Berchidda, (SASSARI)
Orario di apertura
11,00 – 1,00 orario continuato
Sito web
pav@timeinjazz.it
Autore
Curatore