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Monika Bulaj – Aure
L’artista usa la fotografia perché più vicina al sogno e all’inconscio. E come nel sogno è crudele e perfetta in ogni dettaglio. La forza dell’immagine, la precisione e la ferocia nell’esprimere la fattura della materia, la luce, lo sguardo, l’avvenimento. La sua è una grande sfida nell’epoca dell’immagine onnipresente, nauseante, volgare, banale, brutale, sporca e invasiva
Comunicato stampa
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S|PAESATI
Eventi sul tema delle migrazioni
IX edizione
presenta il primo appuntamento della edizione 2008:
AURE
nei microcosmi dimenticati tra Gibilterra e la Persia
genti, cammini, preghiere, sogni,
TESTI E FOTO di MONIKA BULAJ
Teatro Miela, Trieste, 7 agosto - 31 agosto, ore 17-21.30
Inaugurazione mercoledì 6 agosto, ore 18.00
Monika Bulaj ha un ingegno multiforme. Ha la sensibilità per l'alterità dell'antropologa, l'istinto della testimonianza della cronista, il gusto del racconto della scrittrice, la presenza rispettosa e la passione forte e delicata di alcune donne. Il suo è un percorso di vita e ricerca espressiva che dalla Polonia l'ha portata a girare, soprattutto, in Europa, Medio Oriente e Asia Centrale. Sulle tracce del sacro dagli ortodossi greci e russi agli sciiti, dalla chiesa etiope al sufismo, dagli ebrei di montagna ai cattolici italiani o polacchi. Una ricerca profonda che porta avanti da anni, aggiungendo ogni volta un rituale, un monastero, un pellegrinaggio.
Usa la fotografia perché più vicina al sogno e all'inconscio. E come nel sogno è crudele e perfetta in ogni dettaglio. La forza dell'immagine, la precisione e la ferocia nell'esprimere la fattura della materia, la luce, lo sguardo, l'avvenimento. La sua è una grande sfida nell'epoca dell'immagine onnipresente, nauseante, volgare, banale, brutale, sporca e invasiva. (da un'intervista su "Sguardi on line") http://www.nital.it/sguardi/51/bulaj.php)
“…Ci sono luoghi e momenti in cui il sacro rompe i confini. Luoghi e momenti ad alta tensione atmosferica, dove ebrei, cristiani e musulmani rivelano la loro appartenenza comune. Succede quando i fedeli ripetono la stessa preghiera come un tuono, o quando si passa tra il fuori e il dentro di uno spazio sacro. Lo vedi ai confini tra ombra e luce, nelle danze ritmate fino ai confini dell'estasi, nelle masse che oscillano come distese di alghe nel mare, nei contatti tra corpi, oppure fra corpi e reliquie. Lo intuisci negli attraversamenti di spazi sovraffollati o anche perfettamente vuoti, nelle cantilene, nei sospiri, nelle genuflessioni, nello sgranar di rosari. Luoghi, gesti, abbigliamenti, luci, percorsi che svelano analogie fra monoteismi e mostrano tutta la potenza di un unico Verbo.
Atmosfere, si diceva. "In greco e in latino", scrisse Ellemire Zolla, "si parla del fascino come di una brezza, un'aura spirante dalle persone o dai luoghi, che a volte cresce, diventa turbine, nembo, nube abbagliante, riverbero dorato, ingolfa e stordisce". Ecco, con queste immagini vorrei raccontare le aure che ho vissuto , far capire che la massa che ondeggia e respira all'unisono in una chiesa ortodossa piena di candele comunica un'emozione molto simile a quella che puoi provare in un tempio di mistici sufi a Istanbul o durante un rito di ebrei hassidim…
Se seleziono nel calendario i momenti più forti e misteriosi che ho vissuto, m'accorgo non solo che essi scavalcano gli steccati eretti dai chierici o dai teologi, ma che la loro successione svela un assieme solido e coerente, una continuità che abbiamo disimparato a osservare, condizionati come siamo dalla superficiale impressione di cataclisma - oggi si direbbe conflitto di civiltà - che ci divide. Lo stesso avviene per i luoghi. Se sono sacri, sono sacri per tutti. Il corpo contiene il segreto della memoria collettiva. Il corpo non mente. Il sacro passa attraverso il corpo, lo trafigge. Nell'arcaicità dei gesti non leggi niente della storia orrenda delle conversioni forzate «in articulo mortis» o di quelle estorte a fil di spada sotto l'ombra della Mezzaluna, ma leggi la saggezza arcana del popolo, la ricerca della liberazione attraverso l'uso sapiente dei sensi…. (Monika Bulaj)
Chi è_Fotografa e scrittrice polacca, Monika Bulaj vive in Italia. Autrice di grandi reportage sul giornale di Ryszard Kapuscinski, la Gazeta Wyborcza (Varsavia, Polonia), collabora a National Geographic, D La Repubblica delle Donne, Io Donna, Internazionale, Courrier International, Geo, East. Scrive sceneggiature per film documentari; ha pubblicato Libya Felix (2003). "Donne", Alinari 2005; "Gerusalemme perduta" con Paolo Rumiz, Frassinelli 2005; "Figli di Noe", Frassinelli 2006, “Rebecca e la pioggia”, Frassinelli 2006; “On the move”, SKIRA, 2007. Ha realizzato il film documentario "Figli di Noè".
La mostra sarà arricchita da iniziative particolari come video, visite guidate e incontri con l'autrice.
La manifestazione è il primo appuntamento di SPaesati, IX edizione, agosto-novembre 2008, promossa da Associazione Spaesati, Bonawentura, Teatro Stabile Sloveno, Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Trieste, con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e della Fondazione CRTrieste e con la collaborazione dell’Istituto Polacco di Roma
Eventi sul tema delle migrazioni
IX edizione
presenta il primo appuntamento della edizione 2008:
AURE
nei microcosmi dimenticati tra Gibilterra e la Persia
genti, cammini, preghiere, sogni,
TESTI E FOTO di MONIKA BULAJ
Teatro Miela, Trieste, 7 agosto - 31 agosto, ore 17-21.30
Inaugurazione mercoledì 6 agosto, ore 18.00
Monika Bulaj ha un ingegno multiforme. Ha la sensibilità per l'alterità dell'antropologa, l'istinto della testimonianza della cronista, il gusto del racconto della scrittrice, la presenza rispettosa e la passione forte e delicata di alcune donne. Il suo è un percorso di vita e ricerca espressiva che dalla Polonia l'ha portata a girare, soprattutto, in Europa, Medio Oriente e Asia Centrale. Sulle tracce del sacro dagli ortodossi greci e russi agli sciiti, dalla chiesa etiope al sufismo, dagli ebrei di montagna ai cattolici italiani o polacchi. Una ricerca profonda che porta avanti da anni, aggiungendo ogni volta un rituale, un monastero, un pellegrinaggio.
Usa la fotografia perché più vicina al sogno e all'inconscio. E come nel sogno è crudele e perfetta in ogni dettaglio. La forza dell'immagine, la precisione e la ferocia nell'esprimere la fattura della materia, la luce, lo sguardo, l'avvenimento. La sua è una grande sfida nell'epoca dell'immagine onnipresente, nauseante, volgare, banale, brutale, sporca e invasiva. (da un'intervista su "Sguardi on line") http://www.nital.it/sguardi/51/bulaj.php)
“…Ci sono luoghi e momenti in cui il sacro rompe i confini. Luoghi e momenti ad alta tensione atmosferica, dove ebrei, cristiani e musulmani rivelano la loro appartenenza comune. Succede quando i fedeli ripetono la stessa preghiera come un tuono, o quando si passa tra il fuori e il dentro di uno spazio sacro. Lo vedi ai confini tra ombra e luce, nelle danze ritmate fino ai confini dell'estasi, nelle masse che oscillano come distese di alghe nel mare, nei contatti tra corpi, oppure fra corpi e reliquie. Lo intuisci negli attraversamenti di spazi sovraffollati o anche perfettamente vuoti, nelle cantilene, nei sospiri, nelle genuflessioni, nello sgranar di rosari. Luoghi, gesti, abbigliamenti, luci, percorsi che svelano analogie fra monoteismi e mostrano tutta la potenza di un unico Verbo.
Atmosfere, si diceva. "In greco e in latino", scrisse Ellemire Zolla, "si parla del fascino come di una brezza, un'aura spirante dalle persone o dai luoghi, che a volte cresce, diventa turbine, nembo, nube abbagliante, riverbero dorato, ingolfa e stordisce". Ecco, con queste immagini vorrei raccontare le aure che ho vissuto , far capire che la massa che ondeggia e respira all'unisono in una chiesa ortodossa piena di candele comunica un'emozione molto simile a quella che puoi provare in un tempio di mistici sufi a Istanbul o durante un rito di ebrei hassidim…
Se seleziono nel calendario i momenti più forti e misteriosi che ho vissuto, m'accorgo non solo che essi scavalcano gli steccati eretti dai chierici o dai teologi, ma che la loro successione svela un assieme solido e coerente, una continuità che abbiamo disimparato a osservare, condizionati come siamo dalla superficiale impressione di cataclisma - oggi si direbbe conflitto di civiltà - che ci divide. Lo stesso avviene per i luoghi. Se sono sacri, sono sacri per tutti. Il corpo contiene il segreto della memoria collettiva. Il corpo non mente. Il sacro passa attraverso il corpo, lo trafigge. Nell'arcaicità dei gesti non leggi niente della storia orrenda delle conversioni forzate «in articulo mortis» o di quelle estorte a fil di spada sotto l'ombra della Mezzaluna, ma leggi la saggezza arcana del popolo, la ricerca della liberazione attraverso l'uso sapiente dei sensi…. (Monika Bulaj)
Chi è_Fotografa e scrittrice polacca, Monika Bulaj vive in Italia. Autrice di grandi reportage sul giornale di Ryszard Kapuscinski, la Gazeta Wyborcza (Varsavia, Polonia), collabora a National Geographic, D La Repubblica delle Donne, Io Donna, Internazionale, Courrier International, Geo, East. Scrive sceneggiature per film documentari; ha pubblicato Libya Felix (2003). "Donne", Alinari 2005; "Gerusalemme perduta" con Paolo Rumiz, Frassinelli 2005; "Figli di Noe", Frassinelli 2006, “Rebecca e la pioggia”, Frassinelli 2006; “On the move”, SKIRA, 2007. Ha realizzato il film documentario "Figli di Noè".
La mostra sarà arricchita da iniziative particolari come video, visite guidate e incontri con l'autrice.
La manifestazione è il primo appuntamento di SPaesati, IX edizione, agosto-novembre 2008, promossa da Associazione Spaesati, Bonawentura, Teatro Stabile Sloveno, Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Trieste, con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e della Fondazione CRTrieste e con la collaborazione dell’Istituto Polacco di Roma
06
agosto 2008
Monika Bulaj – Aure
Dal 06 al 31 agosto 2008
fotografia
Location
TEATRO MIELA
Trieste, Piazza Luigi Amedeo Duca Degli Abruzzi, 3, (Trieste)
Trieste, Piazza Luigi Amedeo Duca Degli Abruzzi, 3, (Trieste)
Orario di apertura
ore 17-21.30
Vernissage
6 Agosto 2008, ore 18.00
Autore