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Martin Borowski / Janis Avotins
Prospettive frontali e olio su tela dissimulano in Borowski una pittura che trae spunto da immagini di seconda mano attinte da fonti prosaiche. Janis Avotins inscena il dramma dell’isolamento nell’era della comunicazione digitale. I suoi quadri, disegni e sculture, caratterizzati da patine ottocentesche, atmosfere oniriche, addirittura kafkiane, sono abitati da personaggi solitari, immobili e sospesi nello spazio come automi
Comunicato stampa
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La Galleria Enrico Astuni è lieta di presentare la mostra personale del pittore tedesco Martin Borowski, curata da Alessandra Pace.
Prospettive frontali e olio su tela dissimulano una pittura che trae spunto da immagini di seconda mano attinte da fonti prosaiche: fino a qualche tempo fa internet e cataloghi pubblicitari, ora sempre più fotografie scattate da amici o dall’artista stesso. Rielaborate digitalmente ed editate, queste immagini si trasformano in modelli per quadri di “genere” raffiguranti soprattutto interni di luoghi pubblici (musei e aeroporti), appartamenti stereotipati (antichi e moderni), oppure scorci cittadini e facciate di edifici, ricostruiti secondo un taglio da formato televisivo - reality TV, poliziesco, film in costumi d’epoca. Le atmosfere risultano artificiali come set cinematografici; gli oggetti raffigurati sono inquadrati come in un rotocalco, uno schermo di computer o di televisore. A questo si aggiunge un maggiore livello d’astrazione dell’immagine rispetto all’originale, perchè ingrandendo si riduce la risoluzione, e i dettagli si appiattiscono in piani e linee sovrapposte, e in aree di colore sfocate. Le composizioni così “geometrizzate” instillano il dubbio che la realtà sia stata sfalsata: i quadri sono attraenti, ma cosa rappresentano veramente? Alla metafora classica del quadro come finestra sul mondo, legato a una prospettiva antropocentrica pre-copernicana dell’universo, si sovrappone la prospettiva media-centrica, in cui è lo schermo al plasma a fornire la visione del Globo. Martin Borowski presta un occhio smaliziato rispetto alle nozioni ingenue di realtà e riflette sul ruolo della pittura in un mondo mediatizzato.
Cenni biografici: nasce a Hoyerswerda nel 1970, studia all’Accademia di Dresda, risiede a Berlino. Fra le mostre collettive ricordiamo: I can only see things when I move. Positionen zeitgenössischer Kunst auf Papier, purchases of the Kupferstich-Kabinett, Residenzschloss Dresden (2007); Biennale di Praga 2 + Zeitgenössische Kunst aus Dresden und Leipzig - Innovation und Tradition, Museo Municipal de Malaga (2005); 94-04 Zehn Jahre Gesellschaft für moderne Kunst in Dresden e.V. Die Moderne in Dresden – Erwerbungen und Leihgaben, Albertinum + Fehlfarben, Galerie Neue Meister, Staatliche Kunstsammlungen, Dresda + About Painting, The Tang Teaching Museum and Art Gallery at Skidmore College, Saratoga Springs, NY (2004); Wunschbilder, Museum der bildenden Künste Leipzig + Split Points, National Gallery Praga (2002). Collezioni pubbliche: Galerie Neue Meister, Dresda; Guggenheim Museum, New York; Kunstfonds Staatliche Kunstsammlungen Dresda; Städtische Galerie Dresda.
***
La Galleria Enrico Astuni è lieta di presentare la mostra personale dell’artista lettone Janis Avotins, curata da Alessandra Pace e accompagnata da una piccola pubblicazione monografica.
Janis Avotins inscena il dramma dell’isolamento nell’era della comunicazione digitale. I suoi quadri, disegni e sculture, caratterizzati da patine ottocentesche, atmosfere oniriche, addirittura kafkiane, sono abitati da personaggi solitari, immobili e sospesi nello spazio come automi. Assorti in loro stessi, sconnessi dall’ambiente circostante e dagli altri, sono testimoni di relazioni fallite e di discrepanze fra spazio mentale e spazio fisico. Incongruenza e paradosso sono insiti nel lavoro di Janis Avotins; i titoli, per esempio, sono parte integrante dell’opera seppure in disaccordo con le immagini alle quali conferiscono un carattere estemporaneo. “DJ Al” ricorda un cammeo ingiallito pur ritraendo un personaggio contemporaneo, come indica la professione di tendenza. Il fatto stesso di fare un ritratto dona un’aura romantica alla persona rappresentata che mal si accorda con le caratteristiche della vita contemporanea. Ma queste sconnessioni temporali sono deliberatamente prodotte per rinforzare l’opinione dell’artista che nulla veramente muti - tranne le apparenze. L’horror vacui rappresentato dalla telefonia mobile, da internet e dall’ intrattenimento mediatico prestano forma a un vuoto di contenuti che ci riportano a quei quesiti esistenziali che sempre hanno caratterizzato l’umanità. L’individuo resta solo, disgregato e insoddisfatto e nella figura dell’artista Janis Avotins assume un’ottica fuori moda che lo distanzia dalla banalità della vita quotidiana.
Janis Avotins nasce in Lettonia nel 1981, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti, e vive a Riga. Fra le mostre personali ricordiamo: Ludwig Forum, Aquisgrana (pubblicazione in corso) + Stadtgalerie, Schwaz, A + Johnen & Schottle, Colonia (2008); Suzie Q, Projektraum Rüdiger Schöttle, Bob van Orsouw/Birgid Uccia, Zurigo (2007); Super Normal, IBID Projects, Londra (2006). E fra le collettive: back to black, black in current painting, Kestner Gesellschaft, Hannover (2008); Prague Biennale 3, Karlin Hall, Praga + Size Matters, XXL, Hudson Valley Center for Contemporary Art, Peekskill, USA (2007); Pittura infinita. Pittura contemporanea e Realismo Globale, Villa Manin + Centro d’Arte Contemporanea, Codroipo (2006); Prague Biennale 2, Praga (2005). Collezioni private (selezione): Berger Collection, Los Angeles; Hort Collection, New York; Rubell, Miami; Sammlung Plum, Aquisgrana; Sammlung Olbricht, Essen.
Prospettive frontali e olio su tela dissimulano una pittura che trae spunto da immagini di seconda mano attinte da fonti prosaiche: fino a qualche tempo fa internet e cataloghi pubblicitari, ora sempre più fotografie scattate da amici o dall’artista stesso. Rielaborate digitalmente ed editate, queste immagini si trasformano in modelli per quadri di “genere” raffiguranti soprattutto interni di luoghi pubblici (musei e aeroporti), appartamenti stereotipati (antichi e moderni), oppure scorci cittadini e facciate di edifici, ricostruiti secondo un taglio da formato televisivo - reality TV, poliziesco, film in costumi d’epoca. Le atmosfere risultano artificiali come set cinematografici; gli oggetti raffigurati sono inquadrati come in un rotocalco, uno schermo di computer o di televisore. A questo si aggiunge un maggiore livello d’astrazione dell’immagine rispetto all’originale, perchè ingrandendo si riduce la risoluzione, e i dettagli si appiattiscono in piani e linee sovrapposte, e in aree di colore sfocate. Le composizioni così “geometrizzate” instillano il dubbio che la realtà sia stata sfalsata: i quadri sono attraenti, ma cosa rappresentano veramente? Alla metafora classica del quadro come finestra sul mondo, legato a una prospettiva antropocentrica pre-copernicana dell’universo, si sovrappone la prospettiva media-centrica, in cui è lo schermo al plasma a fornire la visione del Globo. Martin Borowski presta un occhio smaliziato rispetto alle nozioni ingenue di realtà e riflette sul ruolo della pittura in un mondo mediatizzato.
Cenni biografici: nasce a Hoyerswerda nel 1970, studia all’Accademia di Dresda, risiede a Berlino. Fra le mostre collettive ricordiamo: I can only see things when I move. Positionen zeitgenössischer Kunst auf Papier, purchases of the Kupferstich-Kabinett, Residenzschloss Dresden (2007); Biennale di Praga 2 + Zeitgenössische Kunst aus Dresden und Leipzig - Innovation und Tradition, Museo Municipal de Malaga (2005); 94-04 Zehn Jahre Gesellschaft für moderne Kunst in Dresden e.V. Die Moderne in Dresden – Erwerbungen und Leihgaben, Albertinum + Fehlfarben, Galerie Neue Meister, Staatliche Kunstsammlungen, Dresda + About Painting, The Tang Teaching Museum and Art Gallery at Skidmore College, Saratoga Springs, NY (2004); Wunschbilder, Museum der bildenden Künste Leipzig + Split Points, National Gallery Praga (2002). Collezioni pubbliche: Galerie Neue Meister, Dresda; Guggenheim Museum, New York; Kunstfonds Staatliche Kunstsammlungen Dresda; Städtische Galerie Dresda.
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La Galleria Enrico Astuni è lieta di presentare la mostra personale dell’artista lettone Janis Avotins, curata da Alessandra Pace e accompagnata da una piccola pubblicazione monografica.
Janis Avotins inscena il dramma dell’isolamento nell’era della comunicazione digitale. I suoi quadri, disegni e sculture, caratterizzati da patine ottocentesche, atmosfere oniriche, addirittura kafkiane, sono abitati da personaggi solitari, immobili e sospesi nello spazio come automi. Assorti in loro stessi, sconnessi dall’ambiente circostante e dagli altri, sono testimoni di relazioni fallite e di discrepanze fra spazio mentale e spazio fisico. Incongruenza e paradosso sono insiti nel lavoro di Janis Avotins; i titoli, per esempio, sono parte integrante dell’opera seppure in disaccordo con le immagini alle quali conferiscono un carattere estemporaneo. “DJ Al” ricorda un cammeo ingiallito pur ritraendo un personaggio contemporaneo, come indica la professione di tendenza. Il fatto stesso di fare un ritratto dona un’aura romantica alla persona rappresentata che mal si accorda con le caratteristiche della vita contemporanea. Ma queste sconnessioni temporali sono deliberatamente prodotte per rinforzare l’opinione dell’artista che nulla veramente muti - tranne le apparenze. L’horror vacui rappresentato dalla telefonia mobile, da internet e dall’ intrattenimento mediatico prestano forma a un vuoto di contenuti che ci riportano a quei quesiti esistenziali che sempre hanno caratterizzato l’umanità. L’individuo resta solo, disgregato e insoddisfatto e nella figura dell’artista Janis Avotins assume un’ottica fuori moda che lo distanzia dalla banalità della vita quotidiana.
Janis Avotins nasce in Lettonia nel 1981, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti, e vive a Riga. Fra le mostre personali ricordiamo: Ludwig Forum, Aquisgrana (pubblicazione in corso) + Stadtgalerie, Schwaz, A + Johnen & Schottle, Colonia (2008); Suzie Q, Projektraum Rüdiger Schöttle, Bob van Orsouw/Birgid Uccia, Zurigo (2007); Super Normal, IBID Projects, Londra (2006). E fra le collettive: back to black, black in current painting, Kestner Gesellschaft, Hannover (2008); Prague Biennale 3, Karlin Hall, Praga + Size Matters, XXL, Hudson Valley Center for Contemporary Art, Peekskill, USA (2007); Pittura infinita. Pittura contemporanea e Realismo Globale, Villa Manin + Centro d’Arte Contemporanea, Codroipo (2006); Prague Biennale 2, Praga (2005). Collezioni private (selezione): Berger Collection, Los Angeles; Hort Collection, New York; Rubell, Miami; Sammlung Plum, Aquisgrana; Sammlung Olbricht, Essen.
14
giugno 2008
Martin Borowski / Janis Avotins
Dal 14 giugno all'undici luglio 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA ENRICO ASTUNI
Bologna, Via Jacopo Barozzi Vignola, 3, (Bologna)
Bologna, Via Jacopo Barozzi Vignola, 3, (Bologna)
Orario di apertura
10.30 -13.00 / 17.00 - 20.30 - lunedì chiuso
Vernissage
14 Giugno 2008, ore 18.30
Autore
Curatore