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Edoardo Franceschini
Se si confrontano le differenti fasi di ricerca, come questa mostra ripropone in modo emblematico, si avverte l’ansia costante di fissare il colore in modo circolare e sfuggente, in bilico tra dinamiche conflittuali e armoniche fluttuazioni del segno. Una lezione di sguardo che la pittura di Franceschini sa offrire attraverso gli affioramenti prodigiosi del colore, avvolgente e smagliante in ogni suo segreto movimento.
Comunicato stampa
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Negli anni Cinquanta la pittura di Edoardo Franceschini esplora densità materiche, nuclei d’immagine scaturiti dal gesto che stratifica, scava, entra nel gorgo del colore, fissa intrecci lineari entro il fluire delle forme.
In seguito, l’immagine dipinta si apre ad atmosfere ambivalenti, grigi chiarori, respiri sospesi nei bianchi, movimenti sovrapposti, linee insinuanti che evocano la condizione enigmatica dell’esistenza.
Se nella prima metà degli anni Sessanta i dinamismi del colore sono legati agli impulsi gestuali, nelle composizioni successive si avverte una costruzione più calcolata, affidata ad incastri di forme modulate su registri meccanomorfi, mai freddamente geometrici. Tuttavia l’immagine non è mai prevedibile, sprigiona flussi che esprimono una dimensione policentrica, rafforzata con l’inserimento di rilievi di legno che conferiscono maggiore consistenza all’atmosfera luminosa del colore. Si tratta di una concezione spaziale giocata sulla dislocazione di elementi frantumati e ricomposti in una logica asistematica, irregolare, instabile, ogni volta disposta a mettere in dubbio l’equilibrio raggiunto: un percorso di infinite possibilità. Oltre ai paesaggi immersi nelle contraddizioni inquiete del colore, negli anni Ottanta cresce l’interesse sempre presente per il rapporto pittura-musica che l’artista sente come una naturale estensione della sua sensibilità cromatica. Coltivando sottili rapporti tra colore e suono, Franceschini dipinge emozioni sonore, note cromatiche che trasmettono la sensazione delle forme nel divenire dei loro ritmi musicali. Nelle opere degli anni Novanta questo fermento immaginativo si esprime nell’articolarsi esplosivo dei tracciati lineari, territori sovrapposti di colore dipinto in vari modi: piatto, materico, liscio, gestuale, pacato, violento, costruttivo, disgregato.
Se si confrontano le differenti fasi di ricerca, come questa mostra ripropone in modo emblematico, si avverte l’ansia costante di fissare il colore in modo circolare e sfuggente, in bilico tra dinamiche conflittuali e armoniche fluttuazioni del segno. Una lezione di sguardo che la pittura di Franceschini sa offrire attraverso gli affioramenti prodigiosi del colore, avvolgente e smagliante in ogni suo segreto movimento.
Claudio Cerritelli
In seguito, l’immagine dipinta si apre ad atmosfere ambivalenti, grigi chiarori, respiri sospesi nei bianchi, movimenti sovrapposti, linee insinuanti che evocano la condizione enigmatica dell’esistenza.
Se nella prima metà degli anni Sessanta i dinamismi del colore sono legati agli impulsi gestuali, nelle composizioni successive si avverte una costruzione più calcolata, affidata ad incastri di forme modulate su registri meccanomorfi, mai freddamente geometrici. Tuttavia l’immagine non è mai prevedibile, sprigiona flussi che esprimono una dimensione policentrica, rafforzata con l’inserimento di rilievi di legno che conferiscono maggiore consistenza all’atmosfera luminosa del colore. Si tratta di una concezione spaziale giocata sulla dislocazione di elementi frantumati e ricomposti in una logica asistematica, irregolare, instabile, ogni volta disposta a mettere in dubbio l’equilibrio raggiunto: un percorso di infinite possibilità. Oltre ai paesaggi immersi nelle contraddizioni inquiete del colore, negli anni Ottanta cresce l’interesse sempre presente per il rapporto pittura-musica che l’artista sente come una naturale estensione della sua sensibilità cromatica. Coltivando sottili rapporti tra colore e suono, Franceschini dipinge emozioni sonore, note cromatiche che trasmettono la sensazione delle forme nel divenire dei loro ritmi musicali. Nelle opere degli anni Novanta questo fermento immaginativo si esprime nell’articolarsi esplosivo dei tracciati lineari, territori sovrapposti di colore dipinto in vari modi: piatto, materico, liscio, gestuale, pacato, violento, costruttivo, disgregato.
Se si confrontano le differenti fasi di ricerca, come questa mostra ripropone in modo emblematico, si avverte l’ansia costante di fissare il colore in modo circolare e sfuggente, in bilico tra dinamiche conflittuali e armoniche fluttuazioni del segno. Una lezione di sguardo che la pittura di Franceschini sa offrire attraverso gli affioramenti prodigiosi del colore, avvolgente e smagliante in ogni suo segreto movimento.
Claudio Cerritelli
12
giugno 2008
Edoardo Franceschini
Dal 12 al 27 giugno 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA SCOGLIO DI QUARTO
Milano, via Scoglio di Quarto, 4, (Milano)
Milano, via Scoglio di Quarto, 4, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì, dalle 17,00 alle 19,30
Vernissage
12 Giugno 2008, ore 18
Autore
Curatore