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Amerigo Bartoli e l’Umbria
La mostra accoglie, oltre a un ricco apparato di immagini e documenti che ripercorrono la vita di Bartoli, 55 dipinti e 67 tra disegni e acquarelli datati 1903 – 1970 strettamente legati alla terra d’origine dell’artista
Comunicato stampa
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Venerdì 27 giugno 2008, alle ore 18, a Terni, nelle sale di Palazzo Montani Leoni, si inaugura la mostra “Amerigo Bartoli e l’Umbria”.
La mostra, a cura di Giuseppe Appella, è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, in collaborazione con la FIDAPA (sezione di Terni). Accoglie, oltre a un ricco apparato di immagini e documenti che ripercorrono la vita di Bartoli, 55 dipinti e 67 tra disegni e acquarelli datati 1903 – 1970 strettamente legati alla terra d’origine dell’artista ma utili per sviluppare integralmente il suo percorso espressivo.
Si parte da un Taccuino del 1903, ricco di ben 42 acquarelli che aprono molti spiragli sugli interessi di Bartoli tredicenne ma già dotato di talento, di cultura, di un perspicace spirito di osservazione che, se da un lato lo porta a fermare con istintiva rapidità le proprie impressioni attente agli effetti luminosi e alla resa delle ombre, dall’altro pone le basi di quella storia di ogni giorno raccontata attraverso le ipocrisie, le meschinità, le vanità e i falsi valori di intere generazioni.
Accanto al lato umoristico-caricaturale, il pittore di scene di una non dimenticata vita di provincia (Cacciata di casa, 1921), di “monumentali” paesaggi en plein air (Campagna umbra, 1956) e di sontuose umilissime nature morte (Selvaggina, 1923, Il pane e l’uovo, 1957), esercita un personalissimo linguaggio nell’ambito dell’arte del Novecento.
Bartoli, ciò che ricerca deve immaginare, ciò che descrive deve meditare, tutto deve dar forza all’intelligenza, non interrompere il flusso di quell’inesauribile poesia di un viale di campagna all’alba, di una casa colonica, di un’osteria, di una casetta o di un ponte a Narni, della Cascata delle Marmore al tramonto, di un palo telegrafico, di un anemone, di una serenata in cortile. Ne consegue quel colorismo atonale, tutto effetti di luce e di ombra, che in obbedienza a una precisa cerimonia rappresentativa e a una impalcatura formale da antica bottega, determina un approccio all’immagine dall’esterno, proprio il contrario della Scuola Romana.
***
Amerigo Bartoli era nato a Terni il 24 dicembre 1890 da genitori marchigiani. Si trasferisce a Roma nel 1906, l’anno in cui entra all’Accademia di Belle Arti e dipinge un paesaggio di Civitanova che è un’anticipazione di quella che sarebbe stata la sua fisionomia pittorica, caratterizzata da un impegno naturalistico e scevra da legami precisi con questa o quella scuola italiana.
Segue i corsi di Duilio Cambellotti e di G. Aristide Sartorio che si avvale della sua collaborazione per decorare ville e palazzi e alcune sale del Quirinale.
Nel 1913 concorre al Pensionato Artistico Nazionale affrontando il tema Un gruppo di donne guarda una adolescente nuda, presente nella mostra, ma la commissione assegna la pensione a Ferrazzi.
Nel 1915 partecipa alla “Terza Esposizione Internazionale d’Arte della Secessione” e pubblica disegni su “L’Eroica”. È l’inizio di un lungo rapporto con giornali e riviste (“Pasquino”, “Cronache d’Attualità”, “Il Fronte Interno”, “La Giberna”, “Il Primato Artistico Italiano”, “Il Travaso delle Idee”, “Index”, “Corriere Italiano”, “Galleria”, “Guerin Meschino”, “Terza Pagina”, “La Lettura”, “La Tribuna”, “Il Selvaggio”, “Gazzetta del Popolo”, “L’Italiano”, “Omnibus”, “Primato”, “Domenica”, “Stampa Sera”, “Cosmopolita”, “Europeo”, “Epoca”, “Il Mondo”, ecc.) attraverso i quali è possibile tracciare la “sua” storia d’Italia della prima metà del secolo appena trascorso. In parallelo, illustra libri di Giuseppe Zucca, Alceste Trionfi, G. C. Croce, Giuseppe Ungaretti, Ercole Patti, Bino Sanminiatelli, Antonio Baldini, Corrado Alvaro, Paul Verlaine, Vitaliano Brancati, Bruno Barilli, Francesco Guicciardini, Paolo Monelli, Marziale, Vincenzo Cardarelli.
Nel 1921 è presente nuovamente, col dipinto Cacciata di casa, in mostra a Terni, al Concorso per il Pensionato Artistico Nazionale. Il pensionato non viene assegnato. È invitato, con tre opere, alla “Prima Biennale Romana”.
Nel 1922 condivide con Giorgio de Chirico lo studio romano di via degli Orti d’Alibert, alla Lungara. La coabitazione con il Grande Metafisico, in una strada documentata da un quadro di Filippo de Pisis, porta a interessanti sollecitazioni facilmente identificabili nelle opere di quest’anno, punto di passaggio dal ritorno al classicismo al momento romantico. È tra gli artisti inclusi, con tre opere, ne “La Fiorentina Primaverile” che si tiene a Firenze al Parco di san Gallo.
Da questo momento, la sua intensa attività è testimoniata da una serie di partecipazioni importanti (“Quadriennale di Torino”, 1923-1947, “I Mostra Nazionale d’Arte Marinara”, Roma 1926, XCIII Esposizione di Belle Arti della Società Amatori e Cultori di Belle Arti”, Roma 1927, “Esposiciòn de Arte Francés, Italiano y del Libro Aleman”, Madrid 1928, “Esposizione Internazionale d’Arte”, Barcellona 1929, Biennale di Venezia, 1930-1947-1950-1952, “Quadriennale di Roma”, 1931-1935-1939-1943-1955- 1959-1965, “I 14 della Gazzetta”, Torino 1932, “L’Art Italien des XIX e XX Siécles”, Parigi 1935, “Exhibition of Italian Contemporary Art”, New York 1939, “Venticinque artisti del Secolo”, Roma 1944, “Artisti Italiani Contemporanei”, Mosca 1953, Monaco di Baviera 1957, “Arte moderna in Italia 1915-1935”, Firenze 1967), di mostre personali, di commissioni (“Monumento nazionale al Marinaio italiano”, Brindisi 1932), di premi. Muore a Roma il 20 dicembre 1971.
La mostra è accompagnata da un catalogo, pubblicato da De Luca Editori d’Arte, che oltre al testo del curatore, al lungo capitolo dedicato alla vita, alle opere e alla fortuna critica aggiornata al 2007, alle riproduzioni a colori delle opere esposte, presenta un ricco ed inedito apparato di immagini e documenti.
La mostra, a cura di Giuseppe Appella, è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, in collaborazione con la FIDAPA (sezione di Terni). Accoglie, oltre a un ricco apparato di immagini e documenti che ripercorrono la vita di Bartoli, 55 dipinti e 67 tra disegni e acquarelli datati 1903 – 1970 strettamente legati alla terra d’origine dell’artista ma utili per sviluppare integralmente il suo percorso espressivo.
Si parte da un Taccuino del 1903, ricco di ben 42 acquarelli che aprono molti spiragli sugli interessi di Bartoli tredicenne ma già dotato di talento, di cultura, di un perspicace spirito di osservazione che, se da un lato lo porta a fermare con istintiva rapidità le proprie impressioni attente agli effetti luminosi e alla resa delle ombre, dall’altro pone le basi di quella storia di ogni giorno raccontata attraverso le ipocrisie, le meschinità, le vanità e i falsi valori di intere generazioni.
Accanto al lato umoristico-caricaturale, il pittore di scene di una non dimenticata vita di provincia (Cacciata di casa, 1921), di “monumentali” paesaggi en plein air (Campagna umbra, 1956) e di sontuose umilissime nature morte (Selvaggina, 1923, Il pane e l’uovo, 1957), esercita un personalissimo linguaggio nell’ambito dell’arte del Novecento.
Bartoli, ciò che ricerca deve immaginare, ciò che descrive deve meditare, tutto deve dar forza all’intelligenza, non interrompere il flusso di quell’inesauribile poesia di un viale di campagna all’alba, di una casa colonica, di un’osteria, di una casetta o di un ponte a Narni, della Cascata delle Marmore al tramonto, di un palo telegrafico, di un anemone, di una serenata in cortile. Ne consegue quel colorismo atonale, tutto effetti di luce e di ombra, che in obbedienza a una precisa cerimonia rappresentativa e a una impalcatura formale da antica bottega, determina un approccio all’immagine dall’esterno, proprio il contrario della Scuola Romana.
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Amerigo Bartoli era nato a Terni il 24 dicembre 1890 da genitori marchigiani. Si trasferisce a Roma nel 1906, l’anno in cui entra all’Accademia di Belle Arti e dipinge un paesaggio di Civitanova che è un’anticipazione di quella che sarebbe stata la sua fisionomia pittorica, caratterizzata da un impegno naturalistico e scevra da legami precisi con questa o quella scuola italiana.
Segue i corsi di Duilio Cambellotti e di G. Aristide Sartorio che si avvale della sua collaborazione per decorare ville e palazzi e alcune sale del Quirinale.
Nel 1913 concorre al Pensionato Artistico Nazionale affrontando il tema Un gruppo di donne guarda una adolescente nuda, presente nella mostra, ma la commissione assegna la pensione a Ferrazzi.
Nel 1915 partecipa alla “Terza Esposizione Internazionale d’Arte della Secessione” e pubblica disegni su “L’Eroica”. È l’inizio di un lungo rapporto con giornali e riviste (“Pasquino”, “Cronache d’Attualità”, “Il Fronte Interno”, “La Giberna”, “Il Primato Artistico Italiano”, “Il Travaso delle Idee”, “Index”, “Corriere Italiano”, “Galleria”, “Guerin Meschino”, “Terza Pagina”, “La Lettura”, “La Tribuna”, “Il Selvaggio”, “Gazzetta del Popolo”, “L’Italiano”, “Omnibus”, “Primato”, “Domenica”, “Stampa Sera”, “Cosmopolita”, “Europeo”, “Epoca”, “Il Mondo”, ecc.) attraverso i quali è possibile tracciare la “sua” storia d’Italia della prima metà del secolo appena trascorso. In parallelo, illustra libri di Giuseppe Zucca, Alceste Trionfi, G. C. Croce, Giuseppe Ungaretti, Ercole Patti, Bino Sanminiatelli, Antonio Baldini, Corrado Alvaro, Paul Verlaine, Vitaliano Brancati, Bruno Barilli, Francesco Guicciardini, Paolo Monelli, Marziale, Vincenzo Cardarelli.
Nel 1921 è presente nuovamente, col dipinto Cacciata di casa, in mostra a Terni, al Concorso per il Pensionato Artistico Nazionale. Il pensionato non viene assegnato. È invitato, con tre opere, alla “Prima Biennale Romana”.
Nel 1922 condivide con Giorgio de Chirico lo studio romano di via degli Orti d’Alibert, alla Lungara. La coabitazione con il Grande Metafisico, in una strada documentata da un quadro di Filippo de Pisis, porta a interessanti sollecitazioni facilmente identificabili nelle opere di quest’anno, punto di passaggio dal ritorno al classicismo al momento romantico. È tra gli artisti inclusi, con tre opere, ne “La Fiorentina Primaverile” che si tiene a Firenze al Parco di san Gallo.
Da questo momento, la sua intensa attività è testimoniata da una serie di partecipazioni importanti (“Quadriennale di Torino”, 1923-1947, “I Mostra Nazionale d’Arte Marinara”, Roma 1926, XCIII Esposizione di Belle Arti della Società Amatori e Cultori di Belle Arti”, Roma 1927, “Esposiciòn de Arte Francés, Italiano y del Libro Aleman”, Madrid 1928, “Esposizione Internazionale d’Arte”, Barcellona 1929, Biennale di Venezia, 1930-1947-1950-1952, “Quadriennale di Roma”, 1931-1935-1939-1943-1955- 1959-1965, “I 14 della Gazzetta”, Torino 1932, “L’Art Italien des XIX e XX Siécles”, Parigi 1935, “Exhibition of Italian Contemporary Art”, New York 1939, “Venticinque artisti del Secolo”, Roma 1944, “Artisti Italiani Contemporanei”, Mosca 1953, Monaco di Baviera 1957, “Arte moderna in Italia 1915-1935”, Firenze 1967), di mostre personali, di commissioni (“Monumento nazionale al Marinaio italiano”, Brindisi 1932), di premi. Muore a Roma il 20 dicembre 1971.
La mostra è accompagnata da un catalogo, pubblicato da De Luca Editori d’Arte, che oltre al testo del curatore, al lungo capitolo dedicato alla vita, alle opere e alla fortuna critica aggiornata al 2007, alle riproduzioni a colori delle opere esposte, presenta un ricco ed inedito apparato di immagini e documenti.
27
giugno 2008
Amerigo Bartoli e l’Umbria
Dal 27 giugno al 25 ottobre 2008
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
PALAZZO MONTANI LEONI
Terni, Corso Publio Cornelio Tacito, 49, (Terni)
Terni, Corso Publio Cornelio Tacito, 49, (Terni)
Orario di apertura
10.30–13 e 17.30–19.30; chiuso le domeniche di luglio e agosto e i giorni 15-16-17 agosto, aperto le domeniche di settembre e ottobre
Vernissage
27 Giugno 2008, ore 18
Editore
DE LUCA EDITORI D'ARTE
Ufficio stampa
DE LUCA
Autore
Curatore