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Fotoprogetti 08
In mostra le opere dei diciannove partecipanti ai Corsi di Progettazione Fotografica organizzati da Deaphoto nella stagione 2007-2008.
Comunicato stampa
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Esposizione finale dei Corsi di Progettazione Fotografica 07-08
Si inaugura Venerdì 16 Maggio alle ore 19 presso la Limonaia di Villa Strozzi a Firenze, Fotoprogetti 2008. L’esposizione – a cura dell’Associazione Culturale Deaphoto in collaborazione con il Quartiere 4 del Comune di Firenze – presenta in Mostra le opere dei diciannove partecipanti ai Corsi di Progettazione Fotografica organizzati da Deaphoto nella stagione 2007-2008. L’esito espositivo finalizza quello didattico incentrato sullo sviluppo delle capacità progettuali degli studenti, attraverso un progressivo affinamento di elaborazione visiva e lettura critica della realtà e delle immagini, la riflessione teorica sul medium e la stimolante conoscenza delle tendenze e degli autori della fotografia contemporanea. I percorsi progettuali, partiti dalla definizione personale dei temi della ricerca, sono proseguiti con la realizzazione delle immagini, fino alla definizione delle procedure di installazione e valorizzazione espositiva e alla redazione dei testi di presentazione delle opere. I lavori presentati sono indicativi, così, di alcune delle tendenze principali della fotografia contemporanea. Per quanto riguarda lo studio sulla figura, il corpo e il ritratto si va dalle verifiche identitarie interattive di Silvia Giannini (Indovina chi è), alla descrizione e narrazione frammentaria del caleidoscopio di corpi di Emanuele Santinelli (La perfezione imperfezione dell’essere umano); dagli autoritratti dicotomici di Simone Tatini (Bianco Nero), allo studio delle età della vita attraverso l’iconizzazione delle mani di Mira Tonioni (La vita è nelle nostre mani). Ancora sul ritratto sono concentrate la ricerca sociale di Domenico Galasso, con la sua descrizione psicologico-narrativa di un senza fissa dimora (Francesco Origliano, poeta) e quella antropologico-identitaria di Stefano Bensi, che con il suo Personal Trash contrappone in dittico la persona alla spazzatura che essa stessa produce. Sul versante di un pop oggettuale riletto in chiave sociale e concettuale troviamo le ricerche visive di Alessandra di Silvestro, Martha Solis Gonzalez e Natascia Patrone: la prima con una ricerca sull’ambiguità dei messaggi pubblicitari delle vetrine (Quasi Vero), la seconda con una ricerca sul gadget del mondo dell’infanzia (Nino Feliz), la terza con uno studio indiziario su oggetti personali cult del vestire quotidiano (Some of my Clips & Shoes). Sullo stesso concetto visivo possiamo collocare anche costruzione in patchwork della sagoma di maratoneta di Diego Nasci (Firenze Marathon) in cui la narrazione dell’evento si sintetizza in oggetto feticcio fatto di immagini di chiara ispirazione pop. Di taglio decisamente narrativo invece i lavori di Gabriele Giustini, con la sua sequenza di immagini ispirate a un disco rock dei Wilco (Yankee Hotel Foxtrot), Matteo Ermanni con il suo poetico reportage in bianconero di un piccolo paese semiabbandonato dell’appennino tosco-emiliano (La Cà, la solitudine di un Paese) e Paolo Randellino, che con il suo Vi(s)ta da cani realizza una straniante sequenza secondo la loro insolita prospettiva. Nella analisi ambientale si pongono poi le fotografie di Luigi Cipolla, Ginevra Grasso, Franco Romagnoli e Riccardo Santi. Luigi Cipolla analizzando con rigore alcuni aspetti della Marginalità urbana, Ginevra Grasso con un lavoro poetico filosofico sul residuo e la traccia (Quello che resta), Franco Romagnoli ((Di)Passaggio), con la rielaborazione digitale-concettuale dello spazio e del vissuto e Riccardo Santi, con la sua ricerca concettuale e percettiva sulla Fase D.E.M. (double eyes movement). Su posizioni di fiction si collocano, infine, i lavori di Francesca Ronconi, surreale sequenza ispirata al mito di narciso sul tema della violenza (Salted Pages), e di Francesca Senzani (Alle cose, Un progetto a vista) un allucinato viaggio su una maternità immaginaria realizzata in un parco giochi.
ALESSANDRA DI SILVESTRO > QUASI VERO
Le vetrine dei negozi: immagini, colori, forme. Un mondo imprigionato dietro al vetro fatto di sguardi, emozioni, corpi, fascino. Mondo ammiccante, seducente, finto.
Il progetto è gioco e riflessione sul rapporto tra vero e falso nella nostra società, partendo dal colorato mondo delle vetrine. Viviamo inondati di immagini, stimoli e messaggi che chiedono la nostra attenzione, pretendendo attrattiva. In questo “rumore” costante rischia di andare persa la percezione di ciò che è vero e ciò che non lo è, come di ciò che è necessario o secondario.“Quasi vero” nelle vetrine, così come spesso nelle notizie. Ma “quasi vero” è pur sempre falso.
DIEGO NASCI > FIRENZE MARATHON
La più affascinante, la più seguita, la più classica delle corse: la maratona. Chi almeno una volta nella vita, non si è chiesto cosa significhi correre per 42,195 Km? Cosa c’è dietro alla manifestazione che vediamo trasmessa in tv e cosa spinge migliaia di persone di ogni sesso, nazione, religione, età, a parteciparvi? La risposta a queste domande non è facile da dare a parole, pertanto lascio che siano le immagini a parlare, a descrivere quei lunghi attimi, ad accompagnarci passo dopo passo fino al traguardo. Foto realizzate “in corsa” da chi quel giorno c’era.
DOMENICO GALASSO > FRANCESCO CRIGLIANO, POETA
Francesco e’ un poeta….Nella sua condizione, essere poeta aiuta: aiuta lui ed aiuta noi a comprendere che, pur essendo un senza fissa dimora, la fantasia, la capacità di osservare e di riflettere sul mondo sono un dono universale e non necessariamente ha bisogno di un tetto e una vita normale per dare i propri frutti; Al contrario, spesso e’ una vita normale, (sostenuta da un “ sano” conformismo agli usi e costumi sociali) che, impedisce alla fantasia di “lavorare”. L’ho conosciuto seguendo un mio ragionamento che, come la soluzione di un’equazione passa dopo passo mi ha portato da lui e con lui sono rimasto cercando io, che conformista a volte lo sono, un mio alter ego nel quale specchiarmi e riflettere a mia volta sul senso della vita. Certo, la mia e’ una vita “normale”(casa, lavoro, impegno sociale, ecc. ecc.), forse lui cambierebbe la sua con la mia (la pioggia, il freddo, l’indifferenza, la solitudine non inducono a visioni ottimiste…) ma, nell’interagire ci siamo alla fine riconosciuti. Grazie Francesco! Ringrazio anche tutta la redazione di Fuori Binario(con la quale Francesco collabora oltre a diffonderne il giornale) e in particolar modo Maria Pia Passigli: una donna con un cuore immenso…
EMANUELE SANTINELLI > LA PERFEZIONE/IMPERFEZIONE DELL’ESSERE UMANO
Il progetto è nato con lo scopo di provare a ricostruire un individuo avendo a disposizione solo parti di esso. La struttura ospita sei donne diverse delle quali sono state fotografate cinque parti del loro corpo, non tutte le parti corrispondono sullo stesso piano, i piedi sono l’unico elemento che rimane per tutti all’ultimo posto. Girando gli esagoni si dovrà trovare l’ordine in senso verticale che permetterà di ricostruire le sei figure.
FRANCESCA RONCONI > SALTED PAGES
Qual è l’ultima cosa che hai fatto che diventerà un ricordo? E il primo ricordo che hai, qual è?
I ricordi sono talmente parziali da non essere proprio reali. Concrete sono le sensazioni che tirano su, le quali affondano radici o tagliano. Il lavoro che ha portato a queste 9 immagini trova la sua motivazione in esperienze passate e in scuse recenti. Tutte queste componenti dialogano fra di loro con un vocio ipnotico. Ogni storia che c'è capitata andrebbe raccontata non più di una volta, ad una persona, e poi lasciata tornare via. Lo spazio qui accanto è temporaneamente adibito a immagini di relazioni violente. Le fasi di ripresa hanno riprodotto situazioni domestiche. Dietro ad ogni stampa ci sono ordini, luci da spostare, la ricerca intima e condivisa con gli attori di scenari e azioni. Le posizioni assunte sono ora dissolte e restano oggetti, materiali, posture semplicemente in mostra. (Come il sale si deposita infine affrancato dall’acqua del mare).
FRANCESCA SENZANI > ALLE COSE, UN PROGETTO A VISTA
Per non sentire inutile
la presenza ambigua in un mondo che si sdoppia
“Io”,
ragazza che non ha più e che non è mai
sono diventata madre fuori dove non c’è niente.
La mia storia cresce attraverso la vita che perde le mie sembianze;:i corpi
fanciullo inesistente
nei giardini e nei cortili della casa
a cui non si avvicina nessuno.
I bambini
me li tengo insieme a me
anche se non sono oramai così brevi e forti dopo di me.
Per questo loro non si vedono….
e tutti che non lo sanno…..che tanto il loro posto è chiaro e lucido!
Allora come sempre
“Io”
preferisco andare dove vogliono
così come non piace essere alle generazioni.
“IO” di me i posti li ho già trovati con loro….
Siamo nel 2008 ed io ho 36 anni….da circa 14 anni vivo con un malessere conclamato: me stessa!
Non so dire niente di questo, secondo me, ma ascolto molto le impressioni e le sensazioni degli altri che purtroppo cercano di raccogliere il magma.. (sono nata sopra un vulcano). Nell’interessarmi alla fotografia ho proseguito quelle che erano le mie passioni per il mondo; e da un po’ di tempo coltivavo strane idee su come esprimere i miei occhi sulla realtà, che in modo prolifero ho imparato a cercare nell’arte e nell’intelletto di tutte le persone che stimo e che mi hanno fatto compagnia, ossia le loro “folgorazioni” hanno fatto crescere in me il desiderio di conservazione, e se non un principio di metodo ho raggiunto, ho, però intromesso nella mia vita istanti indelebili che confluiscono in immagini ed emozioni che vorrebbero portarmi …a far parte di tutto e tutti…Significa per esempio che sono nate delle luci in questi anni che mi hanno chiarito non le intenzioni, ma la mia sconfinata tensione per l’Essere della Persona, in modo più banale, la mia, anche insana, curiosità sul senso immesso che lega per esempio IO e gli altri! Nel caso del progetto in questione parlo su e con la mia generazione che immagino essere esule dal volto pubblico della terra: ho volutamente creato una specie di leit motive che a mio parere esplorasse la condizione dell’appartenenza. Mi sforzo di credere che sia un’ipotesi che ho costruito secondo un linguaggio simbolico che narra la perseveranza e la desolazione….
FRANCO ROMAGNOLI > (DI)PASSAGGIO
Una parete. Un tavolo. Le sedie di casa. Oggetti del quotidiano, nostri compagni e complici. Spettatori di storie e momenti vissuti, di cui rimangono i segni evidenti. Le tracce. La polvere. I bicchieri vuoti. Oggetti consumati. Testimoni, come emblemi di un tempo ormai trascorso, ormai passato. Immobili, eppur vivi, parlano di avvenimenti immaginati, annunziati. Ieri e oggi. Prima e dopo. Di ciò che è avvenuto, rimangono i segni, tangibili; pubblico inanimato, evocante; la sua presenza ci sussurra di momenti in cui la vita è trascorsa, e ancora trascorre, trasformata nella sua continua evoluzione. Loro c’erano e ci sono ancora; ritornano e anzi, non se ne sono mai andati, simili e mai uguali perché il momento è cambiato, è passato e ne portano i segni. Passaggio. Tempo trascorso. Memoria. Il tempo passa inesorabile e inarrestabile coinvolgendo ogni cosa e lasciando segni indelebili sugli oggetti, con il suo carico di nostalgia e di malinconia; dolore, ma anche gioia nel ricordo di momenti vissuti. Espressivi. Testimonianze vive che tornano alla mente ogni volta che nei nostri intimi raccoglimenti lasciamo che la memoria rispolveri la sua personale ricchezza. O la sua miseria. Tesoro prezioso del nostro passaggio, del nostro cammino, del nostro lasciare segni. Del nostro lasciare tracce. Sulle cose. Sugli oggetti.
GABRIELE GIUSTINI > YANKEE HOTEL FOXTROT
E' tutto così rapido e soffocante. Passivi da quando ci suona la sveglia a quando la carichiamo per il giorno successivo. Guardiamo TV senza che ci rimanga nulla, leggiamo libri dei quali non ricordiamo l'autore, guardiamo film dei quali ci sfugge il titolo, ascoltiamo dischi senza chiederci perché. Scarichiamo una quantità tale di canzoni che non riusciremo mai ad ascoltare in tutta la vita neanche se ci allungassero di una decina di ore tutte le giornate. Un disco ha una sua vita ed una sua gestazione. Ogni canzone, una sua immagine. Vuoi che siano le parole od una voce sussurrata, vuoi che sia una melodia o una corda pizzicata. Facciamo una pausa, chiudiamo gli occhi e la canzone diventa nostra. Il deserto, freddo, il fuoco, un bacio, una mano, l'infinito o un particolare, la metropoli o la baracca. E' tutto nei nostri occhi. E in queste immagini, quelle di “Yankee Hotel Foxtrot” e del mondo dei Wilco, Chicago. Accendi il lettore, infila la cuffie, clicca su play, chiudi gli occhi, ascolta. Le tue immagini.
GINEVRA GRASSO > QUELLO CHE RESTA
Quello che resta di un pasto consumato, di una conversazione fra amici, di una notte...quello che resta di una vita. L'amore, il gioco, la quotidianità raccontati non nel momento in cui vengono vissuti, ma nell'istante immediatamente successivo attraverso l'anima degli oggetti. Cinque scatti in bianco e nero in assenza di persone, ma dove è, comunque, l'uomo al centro dell'obiettivo attraverso le tracce lasciate dal suo passaggio. Gli oggetti sono fotografati in quanto custodi silenziosi di gesti, emozioni, speranze, mentre ad essere messi a fuoco non sono gli eventi o le azioni, ma il sapore o, per meglio dire, il retrogusto che essi lasciano dietro di sé. Cinque scatti il cui denominatore comune è dato dal dettaglio, dall'intimità, dall'ordinarietà delle situazioni, da un'impronta lievemente nostalgica. Cinque scatti...quello che resta del mio lavoro...
LUIGI CIPOLLA > MARGINALITA’ URBANA
Oggi, la città dei flussi ha portato alla frattura fra luoghi della città “Globali” e luoghi marginali “Locali”. All’interno del circuito internazionale-globale la nuova realtà urbana sembra dominata da un doppio movimento, di inclusione nei network sovralocali, che unisce la diffusione di grandi centralità urbane (es. ipermercati, discoteche, stazioni, grandi infrastrutture, aeroporti e grandi intersezioni stradali) e di esclusione da essi evidenziate dalla formazione di aree marginali urbane. Perdita del senso dello spazio pubblico (condizione base per la vitalità della città stessa) e dominio dello spazio infrastrutturale segnano fortemente la nostra condizione urbana contemporanea.
MARTHA SOLIS GONZALEZ > NINO FELIZ
COCCOLATO PULITO VIZIATO DESIDERATO ABANDONATO VACINATO NUTRITO FESTEGIATO LAVATO DIVERTITO SODISFATTO BRONTOLATO EDUCATO PETTINATO CRESCIUTO DIMENTICATO ANNOIATO SGRIDATO INSODISFFATO CURATO BACIATO PASCIUTO CONSOLATO ADORATO ACCAREZZATO MACCHIATO CULLATO MISURATO IMBACUCCATO
MATTEO ERMANNI > LA CA’ / LA SOLITUDINE DI UN PAESE
Il progetto vuole testimoniare la solitudine che si viene a creare in paese prendendo come esempio comuni luoghi di passaggio o di incontro. L’utilizzo del bianco e nero nelle immagini sottolinea l’isolamento delle scene immortalate, che vengono enfatizzate dalle forti ombre. Il tutto viene accompagnato da parole che conducono la visione, e che nella loro riflessione spingono a un’interconnessione delle immagini.
MIRA TONINONI > LA VITA E’ NELLE NOSTRE MANI
L’intento di questo progetto fotografico era quello di raccontare le diverse fasi della vita attraverso l’espressività dei movimenti e dei gesti della mano. Ciascuno scatto rappresenta uno scorcio su un attimo di vita dei soggetti rappresentati; quel gesto della mano rispecchia la tipica esperienza che si vive in quella fascia di età. Ogni fascia di età è stata associata ad un colore e ciascuna fotografia è rappresentativa del proprio Chakra corrispondente.
NATASCIA PATRONE > SOME OF MY CLIPS & SHOES
Le Shoes rappresentano il viaggio, la possibilità di mutare la propria andatura e le propria meta.
Le Clips, provocatorie nelle linee o semplicemente ornamentali, raccontano una storia. Ogni esteriorità rappresenta uno spicchio di fantasia. Chi ama Chips & Shoes, trasmette energia e ha voglia di andare lontano nel proprio viaggio quotidiano.
PAOLO RANDELLINI > VI(S)TA DA CANI
Ognuno di noi ha la propria visione del mondo che ci circonda. Bello o brutto, interessante o insignificante, emozionante o indifferente; tutto ciò che vediamo e sentiamo in qualunque momento, ci trasmette sensazioni. Se noi proviamo tutto questo, i nostri amici cani cosa proveranno? Vedranno il mondo come noi? Ma soprattutto cosa li spinge alla continua ricerca durante le loro movimentate giornate? Curiosità, affetto, fedeltà, gioia, sono probabilmente solo una minima parte dei loro sentimenti. Per loro una lattina o un qualsiasi altro oggetto per noi inutile, potrebbe essere un intero mondo da esplorare, o uno strano compagno di giochi con cui scatenarsi. Vi è mai venuta la voglia di immedesimarvi in questi buffi amici, e di guardare con i loro occhi? Io ci ho provato….
RICCARDO SANTI > FASE D.E.M. /DOUBLE EYES MOVEMENT
Double Eyes Movement, indicato più frequentemente con l'acronimo DEM, è il “doppio movimento degli occhi”. Esso avviene durante la visione di un'azione ed è accompagnato da alterazioni percettive che portano il soggetto ad osservare con maggior attenzione il prima e il dopo di una determinata situazione. Recenti studi dimostrano che tale anomalia dello sguardo è una reazione evasiva frutto della enorme quantità di immagini e stereotipi ripetutamente imposti dai medium comunicativi dell'era moderna.
SILVIA GIANNINI > INDOVINA CHI E’ / ASSOCIA IL NOME AD OGNI FACCIA
Chi e che cosa si nasconde dietro a un nome? Chi e che cosa si nasconde dietro a un volto?
Quali storie, emozioni, ricordi, speranze? Dietro a un nome ed ad un volto c’è l’idea che noi di quel nome e di quel volto ci facciamo. Associa il nome ad ogni faccia e verifica se quello che immagini può corrispondere alla realtà.
SIMONE TATINI > BIANCO NERO
“C’è il bianco e il nero, il giorno e la notte, l’acqua e il fuoco, la nascita e la morte…”
La vita si basa sugli opposti e sulla costante ricerca di un equilibrio tra di essi, che li rende l’uno indispensabile per l’altro. A volte però ciò che appare è esattamente l’opposto di ciò che è. L’equilibrio, infatti, sta nel trovare la giusta armonia tra i due estremi evitando gli spiacevoli eccessi.
STEFANO BENSI > PERSONAL TRASH
La spazzatura è sporca, antigienica, repellente. La spazzatura è, però parte integrante ed allo stesso tempo superflua, della nostra vita. Ognuno di noi compra e consuma determinati prodotti i cui scarti finiranno fatalmente nei cassonetti dell’immondizia. L’installazione presenta sei dittici, ogni soggetto è affiancato dall’immondizia che produce. Persone comuni: genitori, figli, studenti, lavoratori, pensionati, single, conviventi, sposati; persone diverse per età ed estrazione sociale. Aprire e rovesciare il contenuto di quei sacchi, fotografarli, mettere a confronto il soggetto con i propri scarti, mostra il contrasto, ma anche la stretta relazione, tra le due immagini, rivelando una parte nascosta ma certamente indiziaria della nostra storia personale.
Si inaugura Venerdì 16 Maggio alle ore 19 presso la Limonaia di Villa Strozzi a Firenze, Fotoprogetti 2008. L’esposizione – a cura dell’Associazione Culturale Deaphoto in collaborazione con il Quartiere 4 del Comune di Firenze – presenta in Mostra le opere dei diciannove partecipanti ai Corsi di Progettazione Fotografica organizzati da Deaphoto nella stagione 2007-2008. L’esito espositivo finalizza quello didattico incentrato sullo sviluppo delle capacità progettuali degli studenti, attraverso un progressivo affinamento di elaborazione visiva e lettura critica della realtà e delle immagini, la riflessione teorica sul medium e la stimolante conoscenza delle tendenze e degli autori della fotografia contemporanea. I percorsi progettuali, partiti dalla definizione personale dei temi della ricerca, sono proseguiti con la realizzazione delle immagini, fino alla definizione delle procedure di installazione e valorizzazione espositiva e alla redazione dei testi di presentazione delle opere. I lavori presentati sono indicativi, così, di alcune delle tendenze principali della fotografia contemporanea. Per quanto riguarda lo studio sulla figura, il corpo e il ritratto si va dalle verifiche identitarie interattive di Silvia Giannini (Indovina chi è), alla descrizione e narrazione frammentaria del caleidoscopio di corpi di Emanuele Santinelli (La perfezione imperfezione dell’essere umano); dagli autoritratti dicotomici di Simone Tatini (Bianco Nero), allo studio delle età della vita attraverso l’iconizzazione delle mani di Mira Tonioni (La vita è nelle nostre mani). Ancora sul ritratto sono concentrate la ricerca sociale di Domenico Galasso, con la sua descrizione psicologico-narrativa di un senza fissa dimora (Francesco Origliano, poeta) e quella antropologico-identitaria di Stefano Bensi, che con il suo Personal Trash contrappone in dittico la persona alla spazzatura che essa stessa produce. Sul versante di un pop oggettuale riletto in chiave sociale e concettuale troviamo le ricerche visive di Alessandra di Silvestro, Martha Solis Gonzalez e Natascia Patrone: la prima con una ricerca sull’ambiguità dei messaggi pubblicitari delle vetrine (Quasi Vero), la seconda con una ricerca sul gadget del mondo dell’infanzia (Nino Feliz), la terza con uno studio indiziario su oggetti personali cult del vestire quotidiano (Some of my Clips & Shoes). Sullo stesso concetto visivo possiamo collocare anche costruzione in patchwork della sagoma di maratoneta di Diego Nasci (Firenze Marathon) in cui la narrazione dell’evento si sintetizza in oggetto feticcio fatto di immagini di chiara ispirazione pop. Di taglio decisamente narrativo invece i lavori di Gabriele Giustini, con la sua sequenza di immagini ispirate a un disco rock dei Wilco (Yankee Hotel Foxtrot), Matteo Ermanni con il suo poetico reportage in bianconero di un piccolo paese semiabbandonato dell’appennino tosco-emiliano (La Cà, la solitudine di un Paese) e Paolo Randellino, che con il suo Vi(s)ta da cani realizza una straniante sequenza secondo la loro insolita prospettiva. Nella analisi ambientale si pongono poi le fotografie di Luigi Cipolla, Ginevra Grasso, Franco Romagnoli e Riccardo Santi. Luigi Cipolla analizzando con rigore alcuni aspetti della Marginalità urbana, Ginevra Grasso con un lavoro poetico filosofico sul residuo e la traccia (Quello che resta), Franco Romagnoli ((Di)Passaggio), con la rielaborazione digitale-concettuale dello spazio e del vissuto e Riccardo Santi, con la sua ricerca concettuale e percettiva sulla Fase D.E.M. (double eyes movement). Su posizioni di fiction si collocano, infine, i lavori di Francesca Ronconi, surreale sequenza ispirata al mito di narciso sul tema della violenza (Salted Pages), e di Francesca Senzani (Alle cose, Un progetto a vista) un allucinato viaggio su una maternità immaginaria realizzata in un parco giochi.
ALESSANDRA DI SILVESTRO > QUASI VERO
Le vetrine dei negozi: immagini, colori, forme. Un mondo imprigionato dietro al vetro fatto di sguardi, emozioni, corpi, fascino. Mondo ammiccante, seducente, finto.
Il progetto è gioco e riflessione sul rapporto tra vero e falso nella nostra società, partendo dal colorato mondo delle vetrine. Viviamo inondati di immagini, stimoli e messaggi che chiedono la nostra attenzione, pretendendo attrattiva. In questo “rumore” costante rischia di andare persa la percezione di ciò che è vero e ciò che non lo è, come di ciò che è necessario o secondario.“Quasi vero” nelle vetrine, così come spesso nelle notizie. Ma “quasi vero” è pur sempre falso.
DIEGO NASCI > FIRENZE MARATHON
La più affascinante, la più seguita, la più classica delle corse: la maratona. Chi almeno una volta nella vita, non si è chiesto cosa significhi correre per 42,195 Km? Cosa c’è dietro alla manifestazione che vediamo trasmessa in tv e cosa spinge migliaia di persone di ogni sesso, nazione, religione, età, a parteciparvi? La risposta a queste domande non è facile da dare a parole, pertanto lascio che siano le immagini a parlare, a descrivere quei lunghi attimi, ad accompagnarci passo dopo passo fino al traguardo. Foto realizzate “in corsa” da chi quel giorno c’era.
DOMENICO GALASSO > FRANCESCO CRIGLIANO, POETA
Francesco e’ un poeta….Nella sua condizione, essere poeta aiuta: aiuta lui ed aiuta noi a comprendere che, pur essendo un senza fissa dimora, la fantasia, la capacità di osservare e di riflettere sul mondo sono un dono universale e non necessariamente ha bisogno di un tetto e una vita normale per dare i propri frutti; Al contrario, spesso e’ una vita normale, (sostenuta da un “ sano” conformismo agli usi e costumi sociali) che, impedisce alla fantasia di “lavorare”. L’ho conosciuto seguendo un mio ragionamento che, come la soluzione di un’equazione passa dopo passo mi ha portato da lui e con lui sono rimasto cercando io, che conformista a volte lo sono, un mio alter ego nel quale specchiarmi e riflettere a mia volta sul senso della vita. Certo, la mia e’ una vita “normale”(casa, lavoro, impegno sociale, ecc. ecc.), forse lui cambierebbe la sua con la mia (la pioggia, il freddo, l’indifferenza, la solitudine non inducono a visioni ottimiste…) ma, nell’interagire ci siamo alla fine riconosciuti. Grazie Francesco! Ringrazio anche tutta la redazione di Fuori Binario(con la quale Francesco collabora oltre a diffonderne il giornale) e in particolar modo Maria Pia Passigli: una donna con un cuore immenso…
EMANUELE SANTINELLI > LA PERFEZIONE/IMPERFEZIONE DELL’ESSERE UMANO
Il progetto è nato con lo scopo di provare a ricostruire un individuo avendo a disposizione solo parti di esso. La struttura ospita sei donne diverse delle quali sono state fotografate cinque parti del loro corpo, non tutte le parti corrispondono sullo stesso piano, i piedi sono l’unico elemento che rimane per tutti all’ultimo posto. Girando gli esagoni si dovrà trovare l’ordine in senso verticale che permetterà di ricostruire le sei figure.
FRANCESCA RONCONI > SALTED PAGES
Qual è l’ultima cosa che hai fatto che diventerà un ricordo? E il primo ricordo che hai, qual è?
I ricordi sono talmente parziali da non essere proprio reali. Concrete sono le sensazioni che tirano su, le quali affondano radici o tagliano. Il lavoro che ha portato a queste 9 immagini trova la sua motivazione in esperienze passate e in scuse recenti. Tutte queste componenti dialogano fra di loro con un vocio ipnotico. Ogni storia che c'è capitata andrebbe raccontata non più di una volta, ad una persona, e poi lasciata tornare via. Lo spazio qui accanto è temporaneamente adibito a immagini di relazioni violente. Le fasi di ripresa hanno riprodotto situazioni domestiche. Dietro ad ogni stampa ci sono ordini, luci da spostare, la ricerca intima e condivisa con gli attori di scenari e azioni. Le posizioni assunte sono ora dissolte e restano oggetti, materiali, posture semplicemente in mostra. (Come il sale si deposita infine affrancato dall’acqua del mare).
FRANCESCA SENZANI > ALLE COSE, UN PROGETTO A VISTA
Per non sentire inutile
la presenza ambigua in un mondo che si sdoppia
“Io”,
ragazza che non ha più e che non è mai
sono diventata madre fuori dove non c’è niente.
La mia storia cresce attraverso la vita che perde le mie sembianze;:i corpi
fanciullo inesistente
nei giardini e nei cortili della casa
a cui non si avvicina nessuno.
I bambini
me li tengo insieme a me
anche se non sono oramai così brevi e forti dopo di me.
Per questo loro non si vedono….
e tutti che non lo sanno…..che tanto il loro posto è chiaro e lucido!
Allora come sempre
“Io”
preferisco andare dove vogliono
così come non piace essere alle generazioni.
“IO” di me i posti li ho già trovati con loro….
Siamo nel 2008 ed io ho 36 anni….da circa 14 anni vivo con un malessere conclamato: me stessa!
Non so dire niente di questo, secondo me, ma ascolto molto le impressioni e le sensazioni degli altri che purtroppo cercano di raccogliere il magma.. (sono nata sopra un vulcano). Nell’interessarmi alla fotografia ho proseguito quelle che erano le mie passioni per il mondo; e da un po’ di tempo coltivavo strane idee su come esprimere i miei occhi sulla realtà, che in modo prolifero ho imparato a cercare nell’arte e nell’intelletto di tutte le persone che stimo e che mi hanno fatto compagnia, ossia le loro “folgorazioni” hanno fatto crescere in me il desiderio di conservazione, e se non un principio di metodo ho raggiunto, ho, però intromesso nella mia vita istanti indelebili che confluiscono in immagini ed emozioni che vorrebbero portarmi …a far parte di tutto e tutti…Significa per esempio che sono nate delle luci in questi anni che mi hanno chiarito non le intenzioni, ma la mia sconfinata tensione per l’Essere della Persona, in modo più banale, la mia, anche insana, curiosità sul senso immesso che lega per esempio IO e gli altri! Nel caso del progetto in questione parlo su e con la mia generazione che immagino essere esule dal volto pubblico della terra: ho volutamente creato una specie di leit motive che a mio parere esplorasse la condizione dell’appartenenza. Mi sforzo di credere che sia un’ipotesi che ho costruito secondo un linguaggio simbolico che narra la perseveranza e la desolazione….
FRANCO ROMAGNOLI > (DI)PASSAGGIO
Una parete. Un tavolo. Le sedie di casa. Oggetti del quotidiano, nostri compagni e complici. Spettatori di storie e momenti vissuti, di cui rimangono i segni evidenti. Le tracce. La polvere. I bicchieri vuoti. Oggetti consumati. Testimoni, come emblemi di un tempo ormai trascorso, ormai passato. Immobili, eppur vivi, parlano di avvenimenti immaginati, annunziati. Ieri e oggi. Prima e dopo. Di ciò che è avvenuto, rimangono i segni, tangibili; pubblico inanimato, evocante; la sua presenza ci sussurra di momenti in cui la vita è trascorsa, e ancora trascorre, trasformata nella sua continua evoluzione. Loro c’erano e ci sono ancora; ritornano e anzi, non se ne sono mai andati, simili e mai uguali perché il momento è cambiato, è passato e ne portano i segni. Passaggio. Tempo trascorso. Memoria. Il tempo passa inesorabile e inarrestabile coinvolgendo ogni cosa e lasciando segni indelebili sugli oggetti, con il suo carico di nostalgia e di malinconia; dolore, ma anche gioia nel ricordo di momenti vissuti. Espressivi. Testimonianze vive che tornano alla mente ogni volta che nei nostri intimi raccoglimenti lasciamo che la memoria rispolveri la sua personale ricchezza. O la sua miseria. Tesoro prezioso del nostro passaggio, del nostro cammino, del nostro lasciare segni. Del nostro lasciare tracce. Sulle cose. Sugli oggetti.
GABRIELE GIUSTINI > YANKEE HOTEL FOXTROT
E' tutto così rapido e soffocante. Passivi da quando ci suona la sveglia a quando la carichiamo per il giorno successivo. Guardiamo TV senza che ci rimanga nulla, leggiamo libri dei quali non ricordiamo l'autore, guardiamo film dei quali ci sfugge il titolo, ascoltiamo dischi senza chiederci perché. Scarichiamo una quantità tale di canzoni che non riusciremo mai ad ascoltare in tutta la vita neanche se ci allungassero di una decina di ore tutte le giornate. Un disco ha una sua vita ed una sua gestazione. Ogni canzone, una sua immagine. Vuoi che siano le parole od una voce sussurrata, vuoi che sia una melodia o una corda pizzicata. Facciamo una pausa, chiudiamo gli occhi e la canzone diventa nostra. Il deserto, freddo, il fuoco, un bacio, una mano, l'infinito o un particolare, la metropoli o la baracca. E' tutto nei nostri occhi. E in queste immagini, quelle di “Yankee Hotel Foxtrot” e del mondo dei Wilco, Chicago. Accendi il lettore, infila la cuffie, clicca su play, chiudi gli occhi, ascolta. Le tue immagini.
GINEVRA GRASSO > QUELLO CHE RESTA
Quello che resta di un pasto consumato, di una conversazione fra amici, di una notte...quello che resta di una vita. L'amore, il gioco, la quotidianità raccontati non nel momento in cui vengono vissuti, ma nell'istante immediatamente successivo attraverso l'anima degli oggetti. Cinque scatti in bianco e nero in assenza di persone, ma dove è, comunque, l'uomo al centro dell'obiettivo attraverso le tracce lasciate dal suo passaggio. Gli oggetti sono fotografati in quanto custodi silenziosi di gesti, emozioni, speranze, mentre ad essere messi a fuoco non sono gli eventi o le azioni, ma il sapore o, per meglio dire, il retrogusto che essi lasciano dietro di sé. Cinque scatti il cui denominatore comune è dato dal dettaglio, dall'intimità, dall'ordinarietà delle situazioni, da un'impronta lievemente nostalgica. Cinque scatti...quello che resta del mio lavoro...
LUIGI CIPOLLA > MARGINALITA’ URBANA
Oggi, la città dei flussi ha portato alla frattura fra luoghi della città “Globali” e luoghi marginali “Locali”. All’interno del circuito internazionale-globale la nuova realtà urbana sembra dominata da un doppio movimento, di inclusione nei network sovralocali, che unisce la diffusione di grandi centralità urbane (es. ipermercati, discoteche, stazioni, grandi infrastrutture, aeroporti e grandi intersezioni stradali) e di esclusione da essi evidenziate dalla formazione di aree marginali urbane. Perdita del senso dello spazio pubblico (condizione base per la vitalità della città stessa) e dominio dello spazio infrastrutturale segnano fortemente la nostra condizione urbana contemporanea.
MARTHA SOLIS GONZALEZ > NINO FELIZ
COCCOLATO PULITO VIZIATO DESIDERATO ABANDONATO VACINATO NUTRITO FESTEGIATO LAVATO DIVERTITO SODISFATTO BRONTOLATO EDUCATO PETTINATO CRESCIUTO DIMENTICATO ANNOIATO SGRIDATO INSODISFFATO CURATO BACIATO PASCIUTO CONSOLATO ADORATO ACCAREZZATO MACCHIATO CULLATO MISURATO IMBACUCCATO
MATTEO ERMANNI > LA CA’ / LA SOLITUDINE DI UN PAESE
Il progetto vuole testimoniare la solitudine che si viene a creare in paese prendendo come esempio comuni luoghi di passaggio o di incontro. L’utilizzo del bianco e nero nelle immagini sottolinea l’isolamento delle scene immortalate, che vengono enfatizzate dalle forti ombre. Il tutto viene accompagnato da parole che conducono la visione, e che nella loro riflessione spingono a un’interconnessione delle immagini.
MIRA TONINONI > LA VITA E’ NELLE NOSTRE MANI
L’intento di questo progetto fotografico era quello di raccontare le diverse fasi della vita attraverso l’espressività dei movimenti e dei gesti della mano. Ciascuno scatto rappresenta uno scorcio su un attimo di vita dei soggetti rappresentati; quel gesto della mano rispecchia la tipica esperienza che si vive in quella fascia di età. Ogni fascia di età è stata associata ad un colore e ciascuna fotografia è rappresentativa del proprio Chakra corrispondente.
NATASCIA PATRONE > SOME OF MY CLIPS & SHOES
Le Shoes rappresentano il viaggio, la possibilità di mutare la propria andatura e le propria meta.
Le Clips, provocatorie nelle linee o semplicemente ornamentali, raccontano una storia. Ogni esteriorità rappresenta uno spicchio di fantasia. Chi ama Chips & Shoes, trasmette energia e ha voglia di andare lontano nel proprio viaggio quotidiano.
PAOLO RANDELLINI > VI(S)TA DA CANI
Ognuno di noi ha la propria visione del mondo che ci circonda. Bello o brutto, interessante o insignificante, emozionante o indifferente; tutto ciò che vediamo e sentiamo in qualunque momento, ci trasmette sensazioni. Se noi proviamo tutto questo, i nostri amici cani cosa proveranno? Vedranno il mondo come noi? Ma soprattutto cosa li spinge alla continua ricerca durante le loro movimentate giornate? Curiosità, affetto, fedeltà, gioia, sono probabilmente solo una minima parte dei loro sentimenti. Per loro una lattina o un qualsiasi altro oggetto per noi inutile, potrebbe essere un intero mondo da esplorare, o uno strano compagno di giochi con cui scatenarsi. Vi è mai venuta la voglia di immedesimarvi in questi buffi amici, e di guardare con i loro occhi? Io ci ho provato….
RICCARDO SANTI > FASE D.E.M. /DOUBLE EYES MOVEMENT
Double Eyes Movement, indicato più frequentemente con l'acronimo DEM, è il “doppio movimento degli occhi”. Esso avviene durante la visione di un'azione ed è accompagnato da alterazioni percettive che portano il soggetto ad osservare con maggior attenzione il prima e il dopo di una determinata situazione. Recenti studi dimostrano che tale anomalia dello sguardo è una reazione evasiva frutto della enorme quantità di immagini e stereotipi ripetutamente imposti dai medium comunicativi dell'era moderna.
SILVIA GIANNINI > INDOVINA CHI E’ / ASSOCIA IL NOME AD OGNI FACCIA
Chi e che cosa si nasconde dietro a un nome? Chi e che cosa si nasconde dietro a un volto?
Quali storie, emozioni, ricordi, speranze? Dietro a un nome ed ad un volto c’è l’idea che noi di quel nome e di quel volto ci facciamo. Associa il nome ad ogni faccia e verifica se quello che immagini può corrispondere alla realtà.
SIMONE TATINI > BIANCO NERO
“C’è il bianco e il nero, il giorno e la notte, l’acqua e il fuoco, la nascita e la morte…”
La vita si basa sugli opposti e sulla costante ricerca di un equilibrio tra di essi, che li rende l’uno indispensabile per l’altro. A volte però ciò che appare è esattamente l’opposto di ciò che è. L’equilibrio, infatti, sta nel trovare la giusta armonia tra i due estremi evitando gli spiacevoli eccessi.
STEFANO BENSI > PERSONAL TRASH
La spazzatura è sporca, antigienica, repellente. La spazzatura è, però parte integrante ed allo stesso tempo superflua, della nostra vita. Ognuno di noi compra e consuma determinati prodotti i cui scarti finiranno fatalmente nei cassonetti dell’immondizia. L’installazione presenta sei dittici, ogni soggetto è affiancato dall’immondizia che produce. Persone comuni: genitori, figli, studenti, lavoratori, pensionati, single, conviventi, sposati; persone diverse per età ed estrazione sociale. Aprire e rovesciare il contenuto di quei sacchi, fotografarli, mettere a confronto il soggetto con i propri scarti, mostra il contrasto, ma anche la stretta relazione, tra le due immagini, rivelando una parte nascosta ma certamente indiziaria della nostra storia personale.
16
maggio 2008
Fotoprogetti 08
Dal 16 al 18 maggio 2008
fotografia
Location
LIMONAIA DI VILLA STROZZI
Firenze, Via Pisana, 77, (Firenze)
Firenze, Via Pisana, 77, (Firenze)
Vernissage
16 Maggio 2008, ore 19
Sito web
www.deaphoto.it
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