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Charo Zapater
Il lavoro di Charo Zapater in MICROGalleria è fatto di una pittura che “con un guizzo di ossessività” riconfigura lo spazio, estendendosi dall’ampiezza delle pareti alla miniatura delle pagine dei suoi libri d’artista di grandezze diverse
Comunicato stampa
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Il lavoro di Charo Zapater in MICROGalleria è fatto di una pittura che “con un guizzo di ossessività” riconfigura lo spazio, estendendosi dall'ampiezza delle pareti alla miniatura delle pagine dei suoi libri d'artista di grandezze diverse. La superficie piana della pagina e lo spazio avvolgente diventano veicoli di un testo pittorico fatto di segni e tracce della gestualità dell'artista che, originaria del Perù e sempre in viaggio su “percorsi eccentrici”, compone un dialogo tra polarità spazio-temporali diverse : interno e esterno, molto grande e molto piccolo, passato e presente, vicino e lontano.
Ha composto tutti questi che sembrano fogli ma sono in realtà tele con acrilico e pastelli, sulle pareti della camera da letto nel suo piccolissimo studio - abitazione a Firenze e ragiona su come l'opera “conversa con il luogo e cambia a seconda di dove si presenta”. La stanza ne risulta prepotentemente trasformata, i dipinti anche e l'effetto è quello di una grande installazione, con motivi e scritte e toni che si rilanciano da un foglio all'altro, su è giù per le pareti, con una coerenza strettissima e un guizzo di ossessività. Una sorta di simulazione, che anticipa la riconfigurazione nello spazio, per certi versi analogo, di questa MICROGalleria dell'Accademia dell'Aquila, per il quale, e in funzione del quale, è nato. Se il risultato è un imponente lavoro site specific, il procedimento è invece assolutamente eccentrico ed è radicato molto più nella prassi che non nell'assunzione teorica. Anche lei, Charo Zapater, del resto, si muove per percorsi altrettanto eccentrici: tra il Perù, dove è nata, l'Inghilterra, la Spagna, il Camerun, tra seminari di studi sulle antiche decorazioni andine, e corsi di perfezionamento qua e là per il mondo, come se l'imparare non avesse mai fine, e poi laboratori didattici per bambini e corsi sulle tecniche dell'affresco. Questa sua pittura, fatta, sembra, di umori più che di colori, che lascia trasparire tutto senza precisare niente, che si muove per larghe striature, per macchie, scritte e cancellature, ma anche per timbri di spugna che lei stessa realizza, nasce infatti in maniera quasi rabdomantica: è una pratica che si può sollecitare ma non definire. “E' come se l'opera si sviluppasse da sola -dice - come se avesse vita propria ”, “si fa cammino andando” precisa. E' un colloquio con il sé che travalica quello stesso sé, che diventa inconscio collettivo ( Jung o Hillman che ama citare). Così, attraverso una pittura che è densa di storia e di tradizione Charo Zapater costruisce nuove situazioni. L'Action Painting statunitense, anche se evocata, le sembra lontana, “una cosa priva di senso attuale ormai …”. Sarà per questo che lei allarga il campo forzando la pittura in ogni direzione, dai libri d'artista, alle tessiture con i colori naturali, alla fotografia. Fino a queste costruzioni site specific dove i singoli elementi si ridefiniscono in relazione alla loro appartenenza a un contesto e al rapporto che con questo stabiliscono. Gli elementi pittorici, ma anche quelli narrativi. Charo, infatti, parte spesso da un motivo che, come l'ambiente fisico, permette una analoga pratica, ancora una volta site specific, ma dove il site è stavolta un testo. In questo caso un antico trattato allegorico di Avicenna, la famosa Epistola agli uccelli, dove si racconta il volo di uno stormo fuggito dalle rispettive gabbie che supera otto montagne alla ricerca del proprio re. Viaggio dell'anima, itinerario iniziatico. Ma anche occasione di libertà per una pittura che proprio nell'assunzione consapevole della tradizione e nel rapporto con uno spazio e con un tema cerca la propria novità o, meglio ancora, la propria necessità.
Gianni Pozzi
Ha composto tutti questi che sembrano fogli ma sono in realtà tele con acrilico e pastelli, sulle pareti della camera da letto nel suo piccolissimo studio - abitazione a Firenze e ragiona su come l'opera “conversa con il luogo e cambia a seconda di dove si presenta”. La stanza ne risulta prepotentemente trasformata, i dipinti anche e l'effetto è quello di una grande installazione, con motivi e scritte e toni che si rilanciano da un foglio all'altro, su è giù per le pareti, con una coerenza strettissima e un guizzo di ossessività. Una sorta di simulazione, che anticipa la riconfigurazione nello spazio, per certi versi analogo, di questa MICROGalleria dell'Accademia dell'Aquila, per il quale, e in funzione del quale, è nato. Se il risultato è un imponente lavoro site specific, il procedimento è invece assolutamente eccentrico ed è radicato molto più nella prassi che non nell'assunzione teorica. Anche lei, Charo Zapater, del resto, si muove per percorsi altrettanto eccentrici: tra il Perù, dove è nata, l'Inghilterra, la Spagna, il Camerun, tra seminari di studi sulle antiche decorazioni andine, e corsi di perfezionamento qua e là per il mondo, come se l'imparare non avesse mai fine, e poi laboratori didattici per bambini e corsi sulle tecniche dell'affresco. Questa sua pittura, fatta, sembra, di umori più che di colori, che lascia trasparire tutto senza precisare niente, che si muove per larghe striature, per macchie, scritte e cancellature, ma anche per timbri di spugna che lei stessa realizza, nasce infatti in maniera quasi rabdomantica: è una pratica che si può sollecitare ma non definire. “E' come se l'opera si sviluppasse da sola -dice - come se avesse vita propria ”, “si fa cammino andando” precisa. E' un colloquio con il sé che travalica quello stesso sé, che diventa inconscio collettivo ( Jung o Hillman che ama citare). Così, attraverso una pittura che è densa di storia e di tradizione Charo Zapater costruisce nuove situazioni. L'Action Painting statunitense, anche se evocata, le sembra lontana, “una cosa priva di senso attuale ormai …”. Sarà per questo che lei allarga il campo forzando la pittura in ogni direzione, dai libri d'artista, alle tessiture con i colori naturali, alla fotografia. Fino a queste costruzioni site specific dove i singoli elementi si ridefiniscono in relazione alla loro appartenenza a un contesto e al rapporto che con questo stabiliscono. Gli elementi pittorici, ma anche quelli narrativi. Charo, infatti, parte spesso da un motivo che, come l'ambiente fisico, permette una analoga pratica, ancora una volta site specific, ma dove il site è stavolta un testo. In questo caso un antico trattato allegorico di Avicenna, la famosa Epistola agli uccelli, dove si racconta il volo di uno stormo fuggito dalle rispettive gabbie che supera otto montagne alla ricerca del proprio re. Viaggio dell'anima, itinerario iniziatico. Ma anche occasione di libertà per una pittura che proprio nell'assunzione consapevole della tradizione e nel rapporto con uno spazio e con un tema cerca la propria novità o, meglio ancora, la propria necessità.
Gianni Pozzi
21
maggio 2008
Charo Zapater
Dal 21 maggio all'undici giugno 2008
arte moderna e contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
ACCADEMIA DI BELLE ARTI
L'Aquila, Via Leonardo Da Vinci, (L'Aquila)
L'Aquila, Via Leonardo Da Vinci, (L'Aquila)
Orario di apertura
mercoledì dalle 10 alle 18 oppure su appuntamento
Vernissage
21 Maggio 2008, ore 14.30
Autore
Curatore