Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Om Bosser – Mnemosyne, omaggio a Aby Warburg. Otto multipli
Una sorta di atlante, con mille e cento foto in bianco e nero, raggruppate in 64 pannelli, che riguardano tutti i simboli dell’arte e del sapere del mondo occidentale.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
“MNEMOSYNE”, dal greco: Memoria, è il lavoro più importante di Warburg (1866/1929): una sorta di atlante, con mille e cento foto in bianco e nero, raggruppate in 64 pannelli, che riguardano tutti i simboli dell’arte e del sapere del mondo occidentale. Una enciclopedia dei conflitti e della ricerca della ragione e dell’equilibrio nascosti nell’archeologia, nell’astronomia nella pittura e nella scultura, dall’antichità all’età moderna. Come scrisse lo stesso Warburg, l’atlante della memoria è “ (...) una rappresentazione della vita in movimento, una ricerca dell’infinito che si coglie non nel tutto e nel grande, ma nella più piccola particella”.
La sua insaziabile curiosità lo portò fino al New Mexico, nel 1895, dove si incontrò con le tribù dei nativi americani “indiani” Hopi e Pueblos per
studiare le danze del serpente; il simbolo del fulmine, della pioggia, e del tuono. E paragonò il grado di civilizzazione di quelle popolazioni al
paganesimo della Magna Grecia. Ma fu l’Italia il paese dei grandi
approfondimenti e delle grandi scelte. Arrivato nel 1888 per un periodo di studi a Firenze, vi si stabilì successivamente dal 1889 al 1902, e studiò Leonardo, Botticelli, Masaccio, Piero della Francesca e tutto il Rinascimento.
A Firenze, crocevia, in quegli anni, della cultura cosmopolita, Warburg
frequentò artisti e studiosi. Quando la Germania perse la guerra nel 1918, Warburg, che si considerò sempre patriottico, ne risentì tanto da perdere l’equilibrio ed essere ricoverato in “sanatorio”. Fobie e depressione lo accompagnarono fino al 1923 quando finalmente, uscì per sempre dal tunnel del disagio psichiatrico e si dedicò con rinnovato fervore alla sua immensa biblioteca e alla sua grande opera: l’Atlante Mnemosyne. La sua attenzione per documenti e materiali che normalmente non rientrano nello studio della storia dell’arte, e un metodo che supera i tradizionali confini fra discipline, contro una lettura puramente estetizzante dell’opera artistica, inaugurano il filone di studi dell’iconologia. L’ampiezza dello spettro degli interessi di Warburg è riscontrabile nei suoi studi, come anche nella struttura della Biblioteca da lui creata (oggi a Londra, presso il Warburg Institute), basata sulla “regola del buon vicinato” – l’affinità tematica e concettuale – fra i testi. Due menti inquiete quelle di Waburg e di Om Bosser, entrambi
“toccati dal fuoco” ed esploratori dell’animo umano. Warburg con “Mnemosyne” e Bosser con il suo “Dilemma del Porcospino” (1986) oltre 250 fogli (due litografie su pietra a 8 e 10 colori) sui quali l’Artista è intervenuto elaborando i due soggetti litografici con disegni, collages, criptogrammi, dipinti e altro; tutte diverse l’una dall’altra a rappresentare i fatti salienti dell’umanità, una sorta di atlante della memoria. In questi nuovi otto lavori esposti in questa personale, riprodotti su PMX727 (una pellicola di poliestere), printed by Wutek UV 320/600 Ink.UV, tirati per ogni esemplare a tre copie, Bosser omaggia il certosino lavoro di Warburg.
Come scriveva il critico Aldo Gerbino, nella monografia alla personale “Colori Dinamizzati” (Palermo 1999): “ (...) il disegno, qui votato ad una stazione metalinguistica di significati, si pone quale generatore di dilemmi, di interrogazioni, di captazioni grafoverbali, e anche di filosofiche pulsioni. Gli stessi titoli denunciano tutto questo:
Labyrinthus, Mnemosyne, In memory to homo ludens, Big Sur. Si dispongono, così, nella sfera del “Time Out”, vagano dagli spazi siderali di Lao Tse per riconvergersi nei sentieri dell’alfabeto ogamico, o nella denuncia delle umiliazioni subite dall’uomo per quelle infinite e orride violenze perpetrate in questo “secolo breve”. E infine emerge il gioco
arcano della scrittura, la sua criptica efflorescenza sul foglio, la sua indole sotterranea disponibile al canto, alla visione di un marchio non frantumabile, antiretorico, posto, quasi per caso, tra scienza, visione e poesia”.
Domenica 11 maggio, straordinariamente, in occasione della manifestazione del quartiere Crocetta “AUTO E MOTO D’EPOCA” l’Istituto Bancario sarà aperto, e sarà possibile visitare la mostra con ingresso libero.
La sua insaziabile curiosità lo portò fino al New Mexico, nel 1895, dove si incontrò con le tribù dei nativi americani “indiani” Hopi e Pueblos per
studiare le danze del serpente; il simbolo del fulmine, della pioggia, e del tuono. E paragonò il grado di civilizzazione di quelle popolazioni al
paganesimo della Magna Grecia. Ma fu l’Italia il paese dei grandi
approfondimenti e delle grandi scelte. Arrivato nel 1888 per un periodo di studi a Firenze, vi si stabilì successivamente dal 1889 al 1902, e studiò Leonardo, Botticelli, Masaccio, Piero della Francesca e tutto il Rinascimento.
A Firenze, crocevia, in quegli anni, della cultura cosmopolita, Warburg
frequentò artisti e studiosi. Quando la Germania perse la guerra nel 1918, Warburg, che si considerò sempre patriottico, ne risentì tanto da perdere l’equilibrio ed essere ricoverato in “sanatorio”. Fobie e depressione lo accompagnarono fino al 1923 quando finalmente, uscì per sempre dal tunnel del disagio psichiatrico e si dedicò con rinnovato fervore alla sua immensa biblioteca e alla sua grande opera: l’Atlante Mnemosyne. La sua attenzione per documenti e materiali che normalmente non rientrano nello studio della storia dell’arte, e un metodo che supera i tradizionali confini fra discipline, contro una lettura puramente estetizzante dell’opera artistica, inaugurano il filone di studi dell’iconologia. L’ampiezza dello spettro degli interessi di Warburg è riscontrabile nei suoi studi, come anche nella struttura della Biblioteca da lui creata (oggi a Londra, presso il Warburg Institute), basata sulla “regola del buon vicinato” – l’affinità tematica e concettuale – fra i testi. Due menti inquiete quelle di Waburg e di Om Bosser, entrambi
“toccati dal fuoco” ed esploratori dell’animo umano. Warburg con “Mnemosyne” e Bosser con il suo “Dilemma del Porcospino” (1986) oltre 250 fogli (due litografie su pietra a 8 e 10 colori) sui quali l’Artista è intervenuto elaborando i due soggetti litografici con disegni, collages, criptogrammi, dipinti e altro; tutte diverse l’una dall’altra a rappresentare i fatti salienti dell’umanità, una sorta di atlante della memoria. In questi nuovi otto lavori esposti in questa personale, riprodotti su PMX727 (una pellicola di poliestere), printed by Wutek UV 320/600 Ink.UV, tirati per ogni esemplare a tre copie, Bosser omaggia il certosino lavoro di Warburg.
Come scriveva il critico Aldo Gerbino, nella monografia alla personale “Colori Dinamizzati” (Palermo 1999): “ (...) il disegno, qui votato ad una stazione metalinguistica di significati, si pone quale generatore di dilemmi, di interrogazioni, di captazioni grafoverbali, e anche di filosofiche pulsioni. Gli stessi titoli denunciano tutto questo:
Labyrinthus, Mnemosyne, In memory to homo ludens, Big Sur. Si dispongono, così, nella sfera del “Time Out”, vagano dagli spazi siderali di Lao Tse per riconvergersi nei sentieri dell’alfabeto ogamico, o nella denuncia delle umiliazioni subite dall’uomo per quelle infinite e orride violenze perpetrate in questo “secolo breve”. E infine emerge il gioco
arcano della scrittura, la sua criptica efflorescenza sul foglio, la sua indole sotterranea disponibile al canto, alla visione di un marchio non frantumabile, antiretorico, posto, quasi per caso, tra scienza, visione e poesia”.
Domenica 11 maggio, straordinariamente, in occasione della manifestazione del quartiere Crocetta “AUTO E MOTO D’EPOCA” l’Istituto Bancario sarà aperto, e sarà possibile visitare la mostra con ingresso libero.
09
maggio 2008
Om Bosser – Mnemosyne, omaggio a Aby Warburg. Otto multipli
Dal 09 maggio al 19 giugno 2008
arte contemporanea
Location
ISTITUTO BANCARIO SAN PAOLO
Torino, Corso Orbassano, 138, (Torino)
Torino, Corso Orbassano, 138, (Torino)
Orario di apertura
lun-ven 8.35/13.35 - 14.50/16.20
Vernissage
9 Maggio 2008, ore 18.00
Autore
Curatore