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Filippo de Pisis – Dipinti da una collezione privata 1924 – 1942
Mostra dedicata ad un artista che dimostro’ di essere in tutto il corso della sua vita un grandissimo pittore fino al momento in cui smise di dipingere, nel 1953
Comunicato stampa
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Mercoledi' 7 maggio si inaugura alla Galleria dell'Oca -Dipinti di Filippo de Pisis da una collezione privata 1924 - 1942-, mostra dedicata ad un artista che dimostro' di essere in tutto il corso della sua vita un grandissimo pittore fino al momento in cui smise di dipingere, nel 1953. Mori' nel 1956. Nei quadri come nelle poesie, cosi' vicine alla sua pittura, fu capace di infondere con immediatezza istintiva la felicità inventiva e l'intensità lirica e drammatica del proprio animo. Ed e' proprio per il suo lirismo, per il saper trasmettere la felicità di un attimo sia con il pennello sia con la parola, che fu molto amato da quanti fecero della propria sensibilità un mestiere, come Palazzeschi, Montale, Saba, Cardarelli, Moretti e Comisso.
Il percorso artistico di de Pisis si articolo' tra Ferrara, città in cui nacque nel 1896 e dove nel 1916 avvenne il sodalizio con De Chirico, Savinio e Carrà, Roma dove si stabili' nel 1920, e Parigi, città in cui trascorse gli anni tra 1925 e il 1939. Di ritorno dalla Francia si trasferi' a Milano fino al 1943, e successivamente a Venezia dove rimase fino al 1948. Nel corso di tutti i suoi spostamenti cerco' sempre di vivere la propria arte in nome di quella -bonne peinture- cui tanto amava riferirsi, quel «saper cogliere al volo le occasioni offerte dai ricordi, dalle associazioni proprie e improprie, inseguendo d'istinto il filo volante di un discorso che si posa ora qua ora là, come erano appunto i suoi discorsi, che sembravano farfalle in un giardino fiorito» (Giuliano Briganti,1987). Il mito della -buona pittura- di cui parlava de Pisis e che in quegli anni regnava negli studi, riempiva i discorsi degli -Amici del caffe'- e affiorava nelle riviste d'arte italiana, univa in se' la pittura moderna all'antica per il tramite della grande pittura francese dell'Ottocento, l'impressionismo, promessa di un mondo primaverile, arioso, percorso da correnti vitali, pieno di luce e colore. Cosi' scrisse di lui Elio Vittorini: «Lo chiamano superficiale questo pittore e non si rendono conto dei novemila metri di profondità ch'egli raggiunge senza nemmeno indossare lo scafandro-sfiorando appena la tela col suo pennello che -tira via- quasi con niente, riesce sempre ad esprime l'intima vitalità delle cose. E questo io dico esser meglio profondo: col minimo travaglio di materia rendere quella materia vibrante e significativa di piu'» (Elio Vittorini, 1933).
De Pisis volle vivere la propria arte nella diversità, eludendo ogni -movimento- artistico costituito del Novecento, ogni ideologia, ogni programma: «Ai giovani che sembrano talora subire influenze, vorrei consigliare l'osservazione dal vero, ma attraverso una commozione sincera, cioe' lirica» (Filippo de Pisis, 1935). Scelse quindi di rimanere libero da tutto cio' che gli impedisse di -fare l'amore- liberamente con la pittura e con la vita: «Per de Pisis dipingere era come -fare a l'amore-. Fare l'amore era, per lui, come disse un giorno a Guido Piovene passeggiando per i boulevards una -condizione permanente-, e aggiungeva: con la folla delle strade, con gli alberi, con i fiori, con i colori, con il piatto portato in tavola, con la persona che lo serve. Ma prima di tutto con la pittura, anzi farlo nel dipingere» (Giuliano Briganti, 1987).
Il percorso artistico di de Pisis si articolo' tra Ferrara, città in cui nacque nel 1896 e dove nel 1916 avvenne il sodalizio con De Chirico, Savinio e Carrà, Roma dove si stabili' nel 1920, e Parigi, città in cui trascorse gli anni tra 1925 e il 1939. Di ritorno dalla Francia si trasferi' a Milano fino al 1943, e successivamente a Venezia dove rimase fino al 1948. Nel corso di tutti i suoi spostamenti cerco' sempre di vivere la propria arte in nome di quella -bonne peinture- cui tanto amava riferirsi, quel «saper cogliere al volo le occasioni offerte dai ricordi, dalle associazioni proprie e improprie, inseguendo d'istinto il filo volante di un discorso che si posa ora qua ora là, come erano appunto i suoi discorsi, che sembravano farfalle in un giardino fiorito» (Giuliano Briganti,1987). Il mito della -buona pittura- di cui parlava de Pisis e che in quegli anni regnava negli studi, riempiva i discorsi degli -Amici del caffe'- e affiorava nelle riviste d'arte italiana, univa in se' la pittura moderna all'antica per il tramite della grande pittura francese dell'Ottocento, l'impressionismo, promessa di un mondo primaverile, arioso, percorso da correnti vitali, pieno di luce e colore. Cosi' scrisse di lui Elio Vittorini: «Lo chiamano superficiale questo pittore e non si rendono conto dei novemila metri di profondità ch'egli raggiunge senza nemmeno indossare lo scafandro-sfiorando appena la tela col suo pennello che -tira via- quasi con niente, riesce sempre ad esprime l'intima vitalità delle cose. E questo io dico esser meglio profondo: col minimo travaglio di materia rendere quella materia vibrante e significativa di piu'» (Elio Vittorini, 1933).
De Pisis volle vivere la propria arte nella diversità, eludendo ogni -movimento- artistico costituito del Novecento, ogni ideologia, ogni programma: «Ai giovani che sembrano talora subire influenze, vorrei consigliare l'osservazione dal vero, ma attraverso una commozione sincera, cioe' lirica» (Filippo de Pisis, 1935). Scelse quindi di rimanere libero da tutto cio' che gli impedisse di -fare l'amore- liberamente con la pittura e con la vita: «Per de Pisis dipingere era come -fare a l'amore-. Fare l'amore era, per lui, come disse un giorno a Guido Piovene passeggiando per i boulevards una -condizione permanente-, e aggiungeva: con la folla delle strade, con gli alberi, con i fiori, con i colori, con il piatto portato in tavola, con la persona che lo serve. Ma prima di tutto con la pittura, anzi farlo nel dipingere» (Giuliano Briganti, 1987).
07
maggio 2008
Filippo de Pisis – Dipinti da una collezione privata 1924 – 1942
Dal 07 maggio al 07 giugno 2008
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA DELL’OCA
Roma, Via Del Vantaggio, 45, (Roma)
Roma, Via Del Vantaggio, 45, (Roma)
Orario di apertura
martedi' -venerdi' 11:00 - 13:30, 15:00 - 20:00 sabato 11:00 - 13:30, 15:00 - 19:00
Vernissage
7 Maggio 2008, ore 18.30
Autore