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Marco Lodola
Marco Lodola ha “acceso” l’Ariston con sculture luminose di grandi dimensioni: figure senza volto di ballerini e musicisti, scheletri al neon, fiori di plexiglas. A seguito del grande successo di tale evento lo show room Telemarket inaugura una mostra personale dedicata all’Artista
Comunicato stampa
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La 58° edizione del Festival di Sanremo, per la prima volta nella storia, ha portato il segno dell’intervento di un Artista visivo...
Marco Lodola ha “acceso” l’Ariston con sculture luminose di grandi dimensioni: figure senza volto di ballerini e musicisti, scheletri al neon, fiori di plexiglas, etc…
A seguito del grande successo di tale evento (dal titolo LODOLARISTON) lo show room Telemarket in via Caprarie a Bologna, inaugura sabato 10 maggio una mostra personale dedicata all’Artista.
Il percorso espositivo si snoda intorno a sculture luminose, plastiche e dime, ad evidenziare la varietà dei supporti e delle tecniche di cui l’Artista si avvale, attraverso la combinazione delle quali riesce ad ottenere immagini che rimandano direttamente alla musica, al cinema, ai fumetti e alla pubblicità.
Dietro le sue luci al neon, dietro le sue sagome in plexiglas, dietro le sue campiture cromatiche, ci sono chiari riferimenti al Futurismo, al colorismo ritmico della Delaunay, alla Pop Art americana.
Un universo immateriale, quello di Lodola, fatto di contorni e luci, cavi e materie plastiche.
Egli si definisce un “elettricista con una visione proletaria dell’arte”, infatti si sente realizzato quando attacca i fili elettrici che illuminano d’incanto le sue sculture.
Inoltre si considera “artista tamarro”, ovvero l’apoteosi della sicurezza dei propri mezzi, l’esaltazione del proprio essere.
E’ un Artista fuori tempo come tutte le cose che valgono veramente; non avendo l’urgenza di dimostrare nulla, la sua poetica corre tra fili e luci, si alimenta e si accende.
Scrive Vittorio Sgarbi: “… Le opere di Lodola si potrebbero vedere movendosi in un’automobile lungo un tratto urbano, fuori dai finestrini, oppure lungo il percorso di una metropolitana: c’è da stare certi che qualcosa di loro rimarrebbe sicuramente nei nostri occhi e nella nostra mente.
Di quanti altri artisti si potrebbe dire altrettanto? “
CENNI BIOGRAFICI
Marco Lodola è nato a Dorno (PV) il 4 Aprile 1955 e nella stessa Pavia vive ed opera. Dopo gli studi all'Accademia delle Belle Arti di Firenze e di Milano, agli inizi degli anni '80 ha fondato con un gruppo di artisti il movimento "Nuovo Futurismo", di cui il critico Renato Barilli è stato principale teorico.
Lodola, sin da quella stagione ha reso fondamentale per il suo lavoro creativo la ricerca dell'utilizzo dei materiali industriali poveri, come plexiglas, perspex e smalti, per giungere ad esperienze innovative.
Nel 1994 fonda il "Gruppo '98" impegnato a collegare, attraverso un'azione trasversale, artisti di diverse discipline: il manifesto del movimento è reso pubblico nel suo laboratorio-atelier di Pavia, una ex-fabbrica aperta a musicisti, fotografi e scrittori, dove realizzare appunto incontri interdisciplinari.
Lo spazio verrà chiamato Lodolandia. L'iniziativa produce fervidi effetti: lo scrittore Aldo Busi invita Lodola ad illustrare per l'editore Frassinelli un volume del seicento del giapponese Ihara Saukaku, mentre il quasi omonimo Marco Lodoli gli chiede di disegnare le copertine degli ultimi romanzi.
Egualmente attivi sono i rapporti dell'artista con il mondo della musica e dello spettacolo, in particolare con gli 883 e i Timoria: per questi ultimi Lodola cura le scenografie di molteplici concerti e le copertine di album e gadget; inoltre organizza il premio musicale "Tribe Generation" nel 1999, il premio cinematografico "Brescia Music Art" e quello musicale "Roxi Bar" nel 2000.
Inoltre ha partecipato a diverse occasioni di richiamo mondiale: per esempio ha curato l’immagine del Carnevale di Venezia, ha realizzato il manifesto per le Olimpiadi di Torino, la scultura luminosa dell’aeroporto di Città del Messico e non ultimo l’immagine del centenario del movimento pacifista di Gandhi.
Marco Lodola ha “acceso” l’Ariston con sculture luminose di grandi dimensioni: figure senza volto di ballerini e musicisti, scheletri al neon, fiori di plexiglas, etc…
A seguito del grande successo di tale evento (dal titolo LODOLARISTON) lo show room Telemarket in via Caprarie a Bologna, inaugura sabato 10 maggio una mostra personale dedicata all’Artista.
Il percorso espositivo si snoda intorno a sculture luminose, plastiche e dime, ad evidenziare la varietà dei supporti e delle tecniche di cui l’Artista si avvale, attraverso la combinazione delle quali riesce ad ottenere immagini che rimandano direttamente alla musica, al cinema, ai fumetti e alla pubblicità.
Dietro le sue luci al neon, dietro le sue sagome in plexiglas, dietro le sue campiture cromatiche, ci sono chiari riferimenti al Futurismo, al colorismo ritmico della Delaunay, alla Pop Art americana.
Un universo immateriale, quello di Lodola, fatto di contorni e luci, cavi e materie plastiche.
Egli si definisce un “elettricista con una visione proletaria dell’arte”, infatti si sente realizzato quando attacca i fili elettrici che illuminano d’incanto le sue sculture.
Inoltre si considera “artista tamarro”, ovvero l’apoteosi della sicurezza dei propri mezzi, l’esaltazione del proprio essere.
E’ un Artista fuori tempo come tutte le cose che valgono veramente; non avendo l’urgenza di dimostrare nulla, la sua poetica corre tra fili e luci, si alimenta e si accende.
Scrive Vittorio Sgarbi: “… Le opere di Lodola si potrebbero vedere movendosi in un’automobile lungo un tratto urbano, fuori dai finestrini, oppure lungo il percorso di una metropolitana: c’è da stare certi che qualcosa di loro rimarrebbe sicuramente nei nostri occhi e nella nostra mente.
Di quanti altri artisti si potrebbe dire altrettanto? “
CENNI BIOGRAFICI
Marco Lodola è nato a Dorno (PV) il 4 Aprile 1955 e nella stessa Pavia vive ed opera. Dopo gli studi all'Accademia delle Belle Arti di Firenze e di Milano, agli inizi degli anni '80 ha fondato con un gruppo di artisti il movimento "Nuovo Futurismo", di cui il critico Renato Barilli è stato principale teorico.
Lodola, sin da quella stagione ha reso fondamentale per il suo lavoro creativo la ricerca dell'utilizzo dei materiali industriali poveri, come plexiglas, perspex e smalti, per giungere ad esperienze innovative.
Nel 1994 fonda il "Gruppo '98" impegnato a collegare, attraverso un'azione trasversale, artisti di diverse discipline: il manifesto del movimento è reso pubblico nel suo laboratorio-atelier di Pavia, una ex-fabbrica aperta a musicisti, fotografi e scrittori, dove realizzare appunto incontri interdisciplinari.
Lo spazio verrà chiamato Lodolandia. L'iniziativa produce fervidi effetti: lo scrittore Aldo Busi invita Lodola ad illustrare per l'editore Frassinelli un volume del seicento del giapponese Ihara Saukaku, mentre il quasi omonimo Marco Lodoli gli chiede di disegnare le copertine degli ultimi romanzi.
Egualmente attivi sono i rapporti dell'artista con il mondo della musica e dello spettacolo, in particolare con gli 883 e i Timoria: per questi ultimi Lodola cura le scenografie di molteplici concerti e le copertine di album e gadget; inoltre organizza il premio musicale "Tribe Generation" nel 1999, il premio cinematografico "Brescia Music Art" e quello musicale "Roxi Bar" nel 2000.
Inoltre ha partecipato a diverse occasioni di richiamo mondiale: per esempio ha curato l’immagine del Carnevale di Venezia, ha realizzato il manifesto per le Olimpiadi di Torino, la scultura luminosa dell’aeroporto di Città del Messico e non ultimo l’immagine del centenario del movimento pacifista di Gandhi.
10
maggio 2008
Marco Lodola
Dal 10 maggio al 14 giugno 2008
arte contemporanea
Location
SHOW ROOM TELEMARKET
Bologna, Via Caprarie, 4, (Bologna)
Bologna, Via Caprarie, 4, (Bologna)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 10:00/13:00 – 15:00/19:30, sabato 10:00/19:30
Vernissage
10 Maggio 2008, ore 18
Autore