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Gino Terreni – Per non dimenticare
Gino Terreni è artista che stupisce per la qualità e la quantità della sua produzione artistica oltre che per l’eccezionale varietà
Comunicato stampa
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L’omaggio della Toscana a Gino Terreni
e viceversa
Tracciare una breve storia dei forti legami tra la nostra regione e l’artista Gino Terreni per onorare i suoi settanta anni di carriera, in occasione dell’omaggio che il Consiglio regionale della Toscana vuole tributare al valente autore, è impresa quanto mai difficile.
Terreni, molto affezionato alla sua regione, ha infatti una produzione cospicua. Importanti opere sono esposte anche nelle piazze; si tratta degli imperituri monumenti concernenti vicende storiche molto importanti. Ricordo il monumento alle vittime per l’eccidio di Fucecchio inaugurato il 16 settembre 2002 dall’allora Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi. Inaugurato dalle massime autorità in mezzo a tremila persone tra ex combattenti e reduci e famigliari dei caduti, provenienti da tutta la Toscana, ma anche dalla Liguria e dall’Emilia Romagna. Un migliaio di alunni delle scuole elementari e medie, inoltre, evidenziavano che l’impegno profuso dall’artista per i giovani affinché non dimentichino, aveva colto nel segno. Per l’occasione il Presidente Carlo Azeglio Ciampi sottolineò come il monumento fosse un modo “per onorare i martiri, per ricordarli nel silenzio e nella meditazione…Questo monumento – aggiunse – è opera di grande valore artistico, di grande significato etico per la nostra comunità”. Concluse notando come il maestro empolese oltre che artista, è stato partigiano, patriota e che questo legame personale “traspira nei bassorilievi che ha scolpito, ispirati ai fatti del Padule di Fucecchio, alla stagione partigiana, alla tragedia di Cefalonia”. E l’arte di Gino Terreni toccando i temi della Resistenza, della Liberazione, si rivolge, come già accennato, alle nuove generazioni perché “…non devono dimenticare – afferma il maestro – i drammi della guerra ma impegnarsi a costruire un mondo di pace”. Recentemente Gino Terreni ha esordito con nuove tematiche ispirate alla Pace, ma che al mondo dei caldi affetti domestici, quasi rifugio al caos di intemperie politico-sociali che agitano il nostro oggi. Straordinaria la sua partecipazione alla mostra “La camicia dei Mille. Opere d’arte per Garibaldi nel Bicentenario della nascita” in cui, per un momento, è parso distaccarsi dalla sua tradizione produzione che lo connota – come ben notato da Giovanna M. Carli - quale cantore toscano d’eccellenza della Resistenza e della Liberazione.
L’autore ha donato alla Toscana numerose opere. E’ d’obbligo ricordare la donazione alla Galleria degli Uffizi del suo bellissimo autoritratto giovanile oltre che al Gabinetto Disegni e Stampe dello stesso museo di quattordici disegni, testimoni di tutta la sua vis poetica. Nel 2005, a conclusione della sua personale alla Galleria di Palazzo Panciatichi, ha donato al Consiglio regionale della Toscana l’opera realizzata nel 1978, in pietra arenaria, Madri e Martiri di Incisa Valdarno che sintetizza, in maniera drammatica, negli sguardi addolorati di madri-madonne sopra i cui capi ondeggiano i piedi dei propri figli senza vita, la strage di Incisa in Val d’Arno avvenuta il 5 agosto 1944. La Toscana è stata, infatti, uno dei territori maggiormente colpiti dall’occupazione dell’Italia da parte delle truppe naziste e dei reparti militari della Repubblica sociale italiana tra 1943 e 1945 nell’ultima fase della seconda guerra mondiale. Si calcolano più di diecimila vittime tra la popolazione civile. Nella nostra regione le stragi nazifasciste furono più di duecento ottanta, i comuni interessati ottantatre e i morti civili furono circa quattromila cinquecento. Gino Terreni è l’artista principe che da protagonista, partigiano nella guerra di Liberazione e poi volontario nei reparti d’assalto della divisione Legnano, combattendo sulla linea Gotica, racconta oggi i tragici eventi a futura memoria.
Tralasciando la sua vastissima produzione grafica e pittorica (molti gli affreschi pubblici), concentrandoci solo sui monumenti, ricordo quello del 1992 a Stellato Spalletti a Ponte a Egola (Pisa) e il successivo – 1994 – monumento internazionale alla Pace nel Cinquantesimo anniversario della Resistenza all’Abetone (Pistoia); eseguito due anni dopo il Monumento ai Caduti di tutte le guerre e alla Pace di Montelupo fiorentino (Firenze).
E’ un onore, dunque, rendere omaggio a chi, con la sua arte, ha omaggiato la Toscana, ospitando nel cuore di Firenze, la prima di un ciclo di mostre dedicate al cantore della memoria al fine di metterne in risalto l’impegno civile e umano, in attesa della grande antologica che la Regione vorrà dedicargli in onore di una carriera spesa per gli altri, con amore e tanta dedizione.
On. Riccardo Nencini
Presidente del Consiglio regionale della Toscana
Gino Terreni, cantore della Resistenza, della Liberazione e della Pace
Gino Terreni è artista che stupisce per la qualità e la quantità della sua produzione artistica oltre che per l’eccezionale varietà.
Sperimentatore alla stregua di un Leonardo da Vinci a cui si sente prossimo, non solo per la vicinanza dei rispettivi luoghi natali, ma anche e soprattutto per quella curiosità intellettuale che lo ha condotto a cimentarsi con tecniche antiche, apportando modifiche e variazioni proprie. Dal mosaico all’affresco, dalla xilografia alla pittura di cavalletto fino ad arrivare alla scultura monumentale in pietra arenaria.
Terreni vive per la sua arte e perché questa sia il veicolo di un messaggio imperituro rivolto soprattutto ai giovani, protagonisti del domani.
L’artista porta negli occhi una leggera malinconia, propria di chi non può dimenticare per aver vissuto sulla propria pelle tanto orrore. Nutre la speranza che il suo impegno sia utile per la costruzione di un mondo di pace.
La vita personale è, infatti, segnata dalla sua partecipazione, e aveva solo diciotto anni, alle numerose azioni nella brigata partigiana “Arno” tra il settembre 1943 e il luglio 1944. Dopo la Liberazione di Empoli l’autore si arruola nel Corpo dei Volontari per la Libertà, combattendo sulla Linea Gotica.
La sua formazione artistica ha inizio quando Nello Alessandrini, importante incisore, lo convince a frequentare il Magistero fiorentino dell’Istituto d’Arte di Porta Romana. Fin da ragazzo Gino Terreni mostra innate capacità artistiche che si traducono presto in piccole sculture, create con l’argilla della colline di Martignana e in disegni dove ritrae contadini all’opera nella Valle dell’Orme.
Come succede ai talenti che hanno la fortuna di essere scoperti e poi indirizzati, l’autore è dunque notato da Nello Alessandrini.
La guerra, se da un lato segna irrimediabilmente il suo animo e la sua memoria, indicherà all’artista i soggetto da raccontare: principalmente l’uomo e la sua sofferenza, la Fede, la semplicità della vita dei campi, le vittime di ieri e quelle di oggi, la Speranza e poi la Pace. Tutti i soggetti sono trattati per far risaltare in ogni contesto la grande dignità dell’uomo, valore da tenere sempre presente in ogni circostanza.
Dopo la guerra Terreni riprende gli studi al Magistero fiorentino dove ha l’occasione di conoscere Pietro Parigi da cui apprende la difficile arte della xilografia. Oggi l’autore è tra i pochi artisti viventi al mondo che coltiva la capacità di incidere su legno di filo gigantesche, ma essenziali, immagini che poi stampa personalmente in pochi, rari, esemplari. E’ un’attività creativa così fervida e feconda che nello studio di campagna, luogo dove trascorre gran parte delle sue giornate, sono raccolte – direi ammassate – numerose matrici e stampe.
Terreni ama la xilografia per la sua difficoltà – è una sfida continua – per quell’effetto di potente essenzialità che lui è capace di riprodurre, scavando sapienti solchi. Sceglie un legno duro: pero, ciliegio, bosso, tale da sostenere l’operazione per via di levare con strumenti affilatissimi.
Un nobile antecedente storico è sicuramente il nordico Dürer che nel Quattrocento segna profondamente un’epoca con la sua Malinconia, opera assunta in seguito a emblema dell’atteggiamento dei nati sotto Saturno. Cliquet dal sapore romantico, sotto cui certi artisti dell’arte d’oggi, tra cui Gino Terreni, paiono ancora appartenere.
Da Parigi è stato abituato a togliere il superfluo per veicolare messaggi chiari e così semplici da arrivare dritti al cuore. Non è un caso se nel 1081 l’artista è stato ricevuto da Papa Giovanni Paolo II in Vaticano in occasione del quarantesimo anniversario del martirio di Padre Kolbe e del decimo anniversario della sua beatificazione. In quella occasione, su invito del Vaticano, ha realizzato quindici xilografie sulla vita del Santo nella casa Kolbe. A Roma nel VI secolo papa Gregorio Magno affermava che le immagini fossero la Biblia pauperum, sottolineandone l’immediatezza quale veicolo comunicativo. L’artista, fatti propri i movimenti che hanno caratterizzato il secolo scorso, li declina in una personalissima - coerente nel tempo – cifra espressiva per affermare il proprio credo laico e spirituale.
Un’altra tecnica artistica di cui Gino Terreni è abile sperimentatore è l’affresco. A differenza di altri artisti che oggi si cimentano in questa tecnica fornendo solo disegni preparatori ad abili artigiani, Terreni è felice ideatore ed esecutore insieme, in grado perfettamente di realizzare ogni fase, così impegnativa, della tecnica artistica. Sono rari gli esperti dell’affresco per sua natura esso richiede non solo straordinarie abilità, ma un’attitudine quasi quotidiana, un’esperienza dunque e una perizia scientifica nel calcolo dei tempi di asciugatura dell’intonaco.
Molti dei suoi affreschi sono realizzati su supporti mobili e questo permette a Terreni di veicolare l’antica arte alla guisa della pittura di cavalletto che, in alcuni momenti, pare risentire della lezione impartita da Guttuso per quanto riguarda un realismo dalle tinte squillanti e copiose e dai contorni decisi.
I temi più precipuamente sacri sono realizzati in mosaici dal sapore bizantino, come le vetrate eseguite in numero copioso e all’antica, compiendo i primi studi per realizzare cartoni, guida per i maestri vetrai.
Il personalissimo realismo espressionista dell’autore trova nella scultura la sua forma più alta di realizzazione. L’autore esprime una naturale inclinazione alla scultura monumentale e le sue realizzazioni a tre dimensioni, per spazi pubblici, sono calibrate sullo spazio urbano valorizzato con precisi calcoli tra terra, cielo e l’intorno, capaci di imprimere armonia sia alla composizione che alla sua area circostante. Nel dialogo continuo del monumento con lo spazio, l’autore non tralascia di rimare fedele al suo simbolo guida. La sfera, in cui ricerca armonia delle forme e dei significati, accompagnando tutte le sue realizzazioni per lo più in pietra arenaria, mementi di tragiche storie, ma anche affettuosi omaggi a quell’umanità che vive e si offre all’insegna di un futuro migliore.
Giovanna M. Carli
Storico dell’arte, critico
e viceversa
Tracciare una breve storia dei forti legami tra la nostra regione e l’artista Gino Terreni per onorare i suoi settanta anni di carriera, in occasione dell’omaggio che il Consiglio regionale della Toscana vuole tributare al valente autore, è impresa quanto mai difficile.
Terreni, molto affezionato alla sua regione, ha infatti una produzione cospicua. Importanti opere sono esposte anche nelle piazze; si tratta degli imperituri monumenti concernenti vicende storiche molto importanti. Ricordo il monumento alle vittime per l’eccidio di Fucecchio inaugurato il 16 settembre 2002 dall’allora Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi. Inaugurato dalle massime autorità in mezzo a tremila persone tra ex combattenti e reduci e famigliari dei caduti, provenienti da tutta la Toscana, ma anche dalla Liguria e dall’Emilia Romagna. Un migliaio di alunni delle scuole elementari e medie, inoltre, evidenziavano che l’impegno profuso dall’artista per i giovani affinché non dimentichino, aveva colto nel segno. Per l’occasione il Presidente Carlo Azeglio Ciampi sottolineò come il monumento fosse un modo “per onorare i martiri, per ricordarli nel silenzio e nella meditazione…Questo monumento – aggiunse – è opera di grande valore artistico, di grande significato etico per la nostra comunità”. Concluse notando come il maestro empolese oltre che artista, è stato partigiano, patriota e che questo legame personale “traspira nei bassorilievi che ha scolpito, ispirati ai fatti del Padule di Fucecchio, alla stagione partigiana, alla tragedia di Cefalonia”. E l’arte di Gino Terreni toccando i temi della Resistenza, della Liberazione, si rivolge, come già accennato, alle nuove generazioni perché “…non devono dimenticare – afferma il maestro – i drammi della guerra ma impegnarsi a costruire un mondo di pace”. Recentemente Gino Terreni ha esordito con nuove tematiche ispirate alla Pace, ma che al mondo dei caldi affetti domestici, quasi rifugio al caos di intemperie politico-sociali che agitano il nostro oggi. Straordinaria la sua partecipazione alla mostra “La camicia dei Mille. Opere d’arte per Garibaldi nel Bicentenario della nascita” in cui, per un momento, è parso distaccarsi dalla sua tradizione produzione che lo connota – come ben notato da Giovanna M. Carli - quale cantore toscano d’eccellenza della Resistenza e della Liberazione.
L’autore ha donato alla Toscana numerose opere. E’ d’obbligo ricordare la donazione alla Galleria degli Uffizi del suo bellissimo autoritratto giovanile oltre che al Gabinetto Disegni e Stampe dello stesso museo di quattordici disegni, testimoni di tutta la sua vis poetica. Nel 2005, a conclusione della sua personale alla Galleria di Palazzo Panciatichi, ha donato al Consiglio regionale della Toscana l’opera realizzata nel 1978, in pietra arenaria, Madri e Martiri di Incisa Valdarno che sintetizza, in maniera drammatica, negli sguardi addolorati di madri-madonne sopra i cui capi ondeggiano i piedi dei propri figli senza vita, la strage di Incisa in Val d’Arno avvenuta il 5 agosto 1944. La Toscana è stata, infatti, uno dei territori maggiormente colpiti dall’occupazione dell’Italia da parte delle truppe naziste e dei reparti militari della Repubblica sociale italiana tra 1943 e 1945 nell’ultima fase della seconda guerra mondiale. Si calcolano più di diecimila vittime tra la popolazione civile. Nella nostra regione le stragi nazifasciste furono più di duecento ottanta, i comuni interessati ottantatre e i morti civili furono circa quattromila cinquecento. Gino Terreni è l’artista principe che da protagonista, partigiano nella guerra di Liberazione e poi volontario nei reparti d’assalto della divisione Legnano, combattendo sulla linea Gotica, racconta oggi i tragici eventi a futura memoria.
Tralasciando la sua vastissima produzione grafica e pittorica (molti gli affreschi pubblici), concentrandoci solo sui monumenti, ricordo quello del 1992 a Stellato Spalletti a Ponte a Egola (Pisa) e il successivo – 1994 – monumento internazionale alla Pace nel Cinquantesimo anniversario della Resistenza all’Abetone (Pistoia); eseguito due anni dopo il Monumento ai Caduti di tutte le guerre e alla Pace di Montelupo fiorentino (Firenze).
E’ un onore, dunque, rendere omaggio a chi, con la sua arte, ha omaggiato la Toscana, ospitando nel cuore di Firenze, la prima di un ciclo di mostre dedicate al cantore della memoria al fine di metterne in risalto l’impegno civile e umano, in attesa della grande antologica che la Regione vorrà dedicargli in onore di una carriera spesa per gli altri, con amore e tanta dedizione.
On. Riccardo Nencini
Presidente del Consiglio regionale della Toscana
Gino Terreni, cantore della Resistenza, della Liberazione e della Pace
Gino Terreni è artista che stupisce per la qualità e la quantità della sua produzione artistica oltre che per l’eccezionale varietà.
Sperimentatore alla stregua di un Leonardo da Vinci a cui si sente prossimo, non solo per la vicinanza dei rispettivi luoghi natali, ma anche e soprattutto per quella curiosità intellettuale che lo ha condotto a cimentarsi con tecniche antiche, apportando modifiche e variazioni proprie. Dal mosaico all’affresco, dalla xilografia alla pittura di cavalletto fino ad arrivare alla scultura monumentale in pietra arenaria.
Terreni vive per la sua arte e perché questa sia il veicolo di un messaggio imperituro rivolto soprattutto ai giovani, protagonisti del domani.
L’artista porta negli occhi una leggera malinconia, propria di chi non può dimenticare per aver vissuto sulla propria pelle tanto orrore. Nutre la speranza che il suo impegno sia utile per la costruzione di un mondo di pace.
La vita personale è, infatti, segnata dalla sua partecipazione, e aveva solo diciotto anni, alle numerose azioni nella brigata partigiana “Arno” tra il settembre 1943 e il luglio 1944. Dopo la Liberazione di Empoli l’autore si arruola nel Corpo dei Volontari per la Libertà, combattendo sulla Linea Gotica.
La sua formazione artistica ha inizio quando Nello Alessandrini, importante incisore, lo convince a frequentare il Magistero fiorentino dell’Istituto d’Arte di Porta Romana. Fin da ragazzo Gino Terreni mostra innate capacità artistiche che si traducono presto in piccole sculture, create con l’argilla della colline di Martignana e in disegni dove ritrae contadini all’opera nella Valle dell’Orme.
Come succede ai talenti che hanno la fortuna di essere scoperti e poi indirizzati, l’autore è dunque notato da Nello Alessandrini.
La guerra, se da un lato segna irrimediabilmente il suo animo e la sua memoria, indicherà all’artista i soggetto da raccontare: principalmente l’uomo e la sua sofferenza, la Fede, la semplicità della vita dei campi, le vittime di ieri e quelle di oggi, la Speranza e poi la Pace. Tutti i soggetti sono trattati per far risaltare in ogni contesto la grande dignità dell’uomo, valore da tenere sempre presente in ogni circostanza.
Dopo la guerra Terreni riprende gli studi al Magistero fiorentino dove ha l’occasione di conoscere Pietro Parigi da cui apprende la difficile arte della xilografia. Oggi l’autore è tra i pochi artisti viventi al mondo che coltiva la capacità di incidere su legno di filo gigantesche, ma essenziali, immagini che poi stampa personalmente in pochi, rari, esemplari. E’ un’attività creativa così fervida e feconda che nello studio di campagna, luogo dove trascorre gran parte delle sue giornate, sono raccolte – direi ammassate – numerose matrici e stampe.
Terreni ama la xilografia per la sua difficoltà – è una sfida continua – per quell’effetto di potente essenzialità che lui è capace di riprodurre, scavando sapienti solchi. Sceglie un legno duro: pero, ciliegio, bosso, tale da sostenere l’operazione per via di levare con strumenti affilatissimi.
Un nobile antecedente storico è sicuramente il nordico Dürer che nel Quattrocento segna profondamente un’epoca con la sua Malinconia, opera assunta in seguito a emblema dell’atteggiamento dei nati sotto Saturno. Cliquet dal sapore romantico, sotto cui certi artisti dell’arte d’oggi, tra cui Gino Terreni, paiono ancora appartenere.
Da Parigi è stato abituato a togliere il superfluo per veicolare messaggi chiari e così semplici da arrivare dritti al cuore. Non è un caso se nel 1081 l’artista è stato ricevuto da Papa Giovanni Paolo II in Vaticano in occasione del quarantesimo anniversario del martirio di Padre Kolbe e del decimo anniversario della sua beatificazione. In quella occasione, su invito del Vaticano, ha realizzato quindici xilografie sulla vita del Santo nella casa Kolbe. A Roma nel VI secolo papa Gregorio Magno affermava che le immagini fossero la Biblia pauperum, sottolineandone l’immediatezza quale veicolo comunicativo. L’artista, fatti propri i movimenti che hanno caratterizzato il secolo scorso, li declina in una personalissima - coerente nel tempo – cifra espressiva per affermare il proprio credo laico e spirituale.
Un’altra tecnica artistica di cui Gino Terreni è abile sperimentatore è l’affresco. A differenza di altri artisti che oggi si cimentano in questa tecnica fornendo solo disegni preparatori ad abili artigiani, Terreni è felice ideatore ed esecutore insieme, in grado perfettamente di realizzare ogni fase, così impegnativa, della tecnica artistica. Sono rari gli esperti dell’affresco per sua natura esso richiede non solo straordinarie abilità, ma un’attitudine quasi quotidiana, un’esperienza dunque e una perizia scientifica nel calcolo dei tempi di asciugatura dell’intonaco.
Molti dei suoi affreschi sono realizzati su supporti mobili e questo permette a Terreni di veicolare l’antica arte alla guisa della pittura di cavalletto che, in alcuni momenti, pare risentire della lezione impartita da Guttuso per quanto riguarda un realismo dalle tinte squillanti e copiose e dai contorni decisi.
I temi più precipuamente sacri sono realizzati in mosaici dal sapore bizantino, come le vetrate eseguite in numero copioso e all’antica, compiendo i primi studi per realizzare cartoni, guida per i maestri vetrai.
Il personalissimo realismo espressionista dell’autore trova nella scultura la sua forma più alta di realizzazione. L’autore esprime una naturale inclinazione alla scultura monumentale e le sue realizzazioni a tre dimensioni, per spazi pubblici, sono calibrate sullo spazio urbano valorizzato con precisi calcoli tra terra, cielo e l’intorno, capaci di imprimere armonia sia alla composizione che alla sua area circostante. Nel dialogo continuo del monumento con lo spazio, l’autore non tralascia di rimare fedele al suo simbolo guida. La sfera, in cui ricerca armonia delle forme e dei significati, accompagnando tutte le sue realizzazioni per lo più in pietra arenaria, mementi di tragiche storie, ma anche affettuosi omaggi a quell’umanità che vive e si offre all’insegna di un futuro migliore.
Giovanna M. Carli
Storico dell’arte, critico
11
aprile 2008
Gino Terreni – Per non dimenticare
Dall'undici al 30 aprile 2008
arte contemporanea
Location
CONSIGLIO REGIONALE DELLA TOSCANA – PALAZZO CERRETANI
Firenze, Piazza Dell'unità Italiana, 1, (Firenze)
Firenze, Piazza Dell'unità Italiana, 1, (Firenze)
Orario di apertura
lun-ven 15-18, sab 10.00-12.00, chiuso la domenica
Vernissage
11 Aprile 2008, ore 17
Autore
Curatore