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Ugo Riva – Un artista contemporaneo e la classicità
La mostra racconta il percorso creativo di uno degli artisti più interessanti del panorama italiano attraverso quaranta lavori dal 1982 al 2007. Una delle sezioni del percorso sarà dedicata al confronto tra alcune sue opere e dipinti del XV e XVI secolo.
Comunicato stampa
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Un’antologica dal titolo Un artista contemporaneo e la classicità racconta il percorso creativo di uno degli artisti più interessanti del panorama italiano attraverso quaranta lavori dal 1982 al 2007.
Una delle sezioni del percorso sarà dedicata al confronto tra alcune sue opere e dipinti del XV e XVI secolo.
Dal 12 aprile al 31 agosto 2008, Bergamo sarà al centro di un importante appuntamento d’arte che documenterà il percorso creativo di UGO RIVA una delle voci più autorevoli della scultura contemporanea, nato proprio nella città orobica 57 anni fa.
Curata da Ferdinando Noris e allestita nel cortile e negli spazi appena recuperati all’ultimo piano dell’edificio che ospita la Provincia di Bergamo (oltre due mila metri quadrati di superficie, 600 dei quali di area espositiva), l’antologica di Riva è costruita attorno a 40 sculture storiche e alcune inedite, con una suggestiva sezione dedicata al confronto con opere classiche di autori del XV e XVI secolo.
I suoi temi negli anni passati erano prevalentemente legati a una scena quotidiana, a un piccolo teatro degli affetti che si traduceva di volta in volta in racconto simbolico o in dramma.
Sotto la maschera del mito, e talvolta dell’allegoria, comparivano sempre argomenti e soggetti concreti: quegli episodi e soprattutto quelle tragedie silenziose che si susseguono nel corso dell’esistenza.
Queste tematiche non sono scomparse, come dimostra l’opera dal titolo Le mie radici, tra le cui quinte metafisiche si agita un dramma vissuto: una frattura dolorosa, infatti, separa l’Io da colui o colei che l’ha generato. Si avverte un sentimento di abbandono, un sentirsi gettato nel mondo, e anzi espulso (dall’alveo materno, dalla natura, dal tempo).
Oggi però (ne sono un sintomo e un indizio i titoli delle opere) nel mondo plastico di Riva si affacciano anche personaggi invisibili.
Non a caso le due figure senza nome, la coppia archetipica che è seduta sullo sfondo della stele di Davanti al mistero sembra vegliare un’apertura negata, una porta che non si apre, che non conduce in nessun luogo. Il sacro non è, per Riva, un luogo conosciuto. È però un luogo presentito, di cui l’artista avverte e cerca i confini e le tracce.
Questa lieve e lenta metamorfosi dei soggetti, cioè dei motivi d’ispirazione, verso un orizzonte più trascendente, non cancella affatto il sentimento della materia. Riva è uno scultore intensamente materico. Le sue opere perseguono la compiutezza del disegno.
Anche la stele, che è un elemento centrale del lavoro dello scultore bergamasco, non è intesa come una parete piana, che argina il dilagare della materia, ma al contrario come una superficie viva, che secerne umori ed eccedenze: una superficie suscettibile di accrescimenti, di gonfiori, che accoglie presenze mobili e vibratili.
Questa matericità non si è cancellata, e non si è nemmeno disciplinata nelle opere più recenti. Continua, anzi, sia nella terra che nel bronzo.
Allo stesso modo, la scultura di Ugo Riva è una ricerca drammatica. E proprio in queste ultime opere, con la loro tematica sacrale, emerge con più forza una dimensione dolorosamente grave.
La sostanza del lavoro di Riva è espressionista, quali che siano le suggestioni e le reminiscenze classiche che dissemina nel suo lavoro. La ricerca dell’armonia, e anche della bellezza, non cancella la presenza di una smorfia dolorosa, di una deformazione, di un aspetto di informità e di infermità dell’immagine.
Lo si nota anche in opere soavi come Arca della speranza, dove l’incompiutezza della forma, per esempio nello sfaldarsi della veste, allude a qualche lacerazione segreta.
E proprio in questo stridore, in questa armonia malata consiste una delle cifre più riconoscibili dell’artista.
Il suo mondo espressivo sarà messo a confronto, in una delle sezioni più suggestive del percorso espositivo, con 10 opere (provenienti dalla collezione della Banca Etruria) di autori tra XV e XVI secolo - Giorgio Vasari, Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Francesco di Gentile da Fabriano, Neri di Bicci, Massimo Stanzione, Maestro di Stratonice -, che rappresentano due tematiche spesso praticate da Riva: la figura femminile, Madonna e madre.
In occasione dell’antologica di Bergamo, sarà pubblicato un volume di 200 pagine, Silvana Editoriale, dal titolo RIVA, scultore, che documenta grazie a 150fotografie tutta la sua vita artistica, e raccoglie i testi dei principali storici e critici che si sono interessati al suo lavoro.
Anche Milano vedrà protagonista l’artista bergamasco con la mostra UGO RIVA. Scultore in bronzo allestita alla Galleria Salamon & C. (Palazzo Cicogna – via San Damiano 2, tel. 76013142) dal 7 maggio al 13 giugno.
Presentata da Timothy Standring, direttore della Gates Foundation, Painting & Sculture dipartimento al Denver Art Museum, l’esposizione raccoglie 15 sculture dove Riva affronta il discorso sulla figura umana, soprattutto figure femminili in tutte la sue sfaccettature: madri, madonne, donne.
Cenni biografici
Ugo Riva nasce a Bergamo il 9 Agosto del 1951 e negli anni degli studi superiori, comincia a sviluppare in lui uno spiccato interesse per le Arti figurative.
Dopo una breve esperienza pittorica, dal 1977-78 matura la scelta di dedicarsi esclusivamente alla scultura frequentando la bottega di Tarcisio Brugnetti, un oltremodo eclettico (musicofilo e scultore) personaggio bergamasco.
La sua opera, in questo periodo giovanile, è vicina alle istanze espressionistiche, delle quali in seguito, nel corso degli anni ‘80, si allontanerà in favore di un approfondito studio e recupero della classicità intesa non come maniera bensì come sorgente viva e vivificante da cui attingere emozioni e sentimenti da rivivere, non da ripetere meccanicamente; periodo culminato nelle esposizioni milanesi degli anni 1989 - 90. Nel corso degli anni ‘90 ha notevolmente diradato, nelle opere, i riferimenti alla mitologia e alla letteratura del mondo classico, ma anche nel raccontare la contemporaneità la sua attenzione è sempre rivolta ai sentimenti e alle pulsioni che disegnano il contorno stesso di una vita umana pienamente vissuta: l'amore nelle sue infinite dimensioni, la maternità, la sensualità, la solitudine angosciante del singolo.
Ugo Riva ha tenuto, dal 1973 ad oggi, oltre trenta mostre personali in Italia e all'Estero.
Una delle sezioni del percorso sarà dedicata al confronto tra alcune sue opere e dipinti del XV e XVI secolo.
Dal 12 aprile al 31 agosto 2008, Bergamo sarà al centro di un importante appuntamento d’arte che documenterà il percorso creativo di UGO RIVA una delle voci più autorevoli della scultura contemporanea, nato proprio nella città orobica 57 anni fa.
Curata da Ferdinando Noris e allestita nel cortile e negli spazi appena recuperati all’ultimo piano dell’edificio che ospita la Provincia di Bergamo (oltre due mila metri quadrati di superficie, 600 dei quali di area espositiva), l’antologica di Riva è costruita attorno a 40 sculture storiche e alcune inedite, con una suggestiva sezione dedicata al confronto con opere classiche di autori del XV e XVI secolo.
I suoi temi negli anni passati erano prevalentemente legati a una scena quotidiana, a un piccolo teatro degli affetti che si traduceva di volta in volta in racconto simbolico o in dramma.
Sotto la maschera del mito, e talvolta dell’allegoria, comparivano sempre argomenti e soggetti concreti: quegli episodi e soprattutto quelle tragedie silenziose che si susseguono nel corso dell’esistenza.
Queste tematiche non sono scomparse, come dimostra l’opera dal titolo Le mie radici, tra le cui quinte metafisiche si agita un dramma vissuto: una frattura dolorosa, infatti, separa l’Io da colui o colei che l’ha generato. Si avverte un sentimento di abbandono, un sentirsi gettato nel mondo, e anzi espulso (dall’alveo materno, dalla natura, dal tempo).
Oggi però (ne sono un sintomo e un indizio i titoli delle opere) nel mondo plastico di Riva si affacciano anche personaggi invisibili.
Non a caso le due figure senza nome, la coppia archetipica che è seduta sullo sfondo della stele di Davanti al mistero sembra vegliare un’apertura negata, una porta che non si apre, che non conduce in nessun luogo. Il sacro non è, per Riva, un luogo conosciuto. È però un luogo presentito, di cui l’artista avverte e cerca i confini e le tracce.
Questa lieve e lenta metamorfosi dei soggetti, cioè dei motivi d’ispirazione, verso un orizzonte più trascendente, non cancella affatto il sentimento della materia. Riva è uno scultore intensamente materico. Le sue opere perseguono la compiutezza del disegno.
Anche la stele, che è un elemento centrale del lavoro dello scultore bergamasco, non è intesa come una parete piana, che argina il dilagare della materia, ma al contrario come una superficie viva, che secerne umori ed eccedenze: una superficie suscettibile di accrescimenti, di gonfiori, che accoglie presenze mobili e vibratili.
Questa matericità non si è cancellata, e non si è nemmeno disciplinata nelle opere più recenti. Continua, anzi, sia nella terra che nel bronzo.
Allo stesso modo, la scultura di Ugo Riva è una ricerca drammatica. E proprio in queste ultime opere, con la loro tematica sacrale, emerge con più forza una dimensione dolorosamente grave.
La sostanza del lavoro di Riva è espressionista, quali che siano le suggestioni e le reminiscenze classiche che dissemina nel suo lavoro. La ricerca dell’armonia, e anche della bellezza, non cancella la presenza di una smorfia dolorosa, di una deformazione, di un aspetto di informità e di infermità dell’immagine.
Lo si nota anche in opere soavi come Arca della speranza, dove l’incompiutezza della forma, per esempio nello sfaldarsi della veste, allude a qualche lacerazione segreta.
E proprio in questo stridore, in questa armonia malata consiste una delle cifre più riconoscibili dell’artista.
Il suo mondo espressivo sarà messo a confronto, in una delle sezioni più suggestive del percorso espositivo, con 10 opere (provenienti dalla collezione della Banca Etruria) di autori tra XV e XVI secolo - Giorgio Vasari, Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Francesco di Gentile da Fabriano, Neri di Bicci, Massimo Stanzione, Maestro di Stratonice -, che rappresentano due tematiche spesso praticate da Riva: la figura femminile, Madonna e madre.
In occasione dell’antologica di Bergamo, sarà pubblicato un volume di 200 pagine, Silvana Editoriale, dal titolo RIVA, scultore, che documenta grazie a 150fotografie tutta la sua vita artistica, e raccoglie i testi dei principali storici e critici che si sono interessati al suo lavoro.
Anche Milano vedrà protagonista l’artista bergamasco con la mostra UGO RIVA. Scultore in bronzo allestita alla Galleria Salamon & C. (Palazzo Cicogna – via San Damiano 2, tel. 76013142) dal 7 maggio al 13 giugno.
Presentata da Timothy Standring, direttore della Gates Foundation, Painting & Sculture dipartimento al Denver Art Museum, l’esposizione raccoglie 15 sculture dove Riva affronta il discorso sulla figura umana, soprattutto figure femminili in tutte la sue sfaccettature: madri, madonne, donne.
Cenni biografici
Ugo Riva nasce a Bergamo il 9 Agosto del 1951 e negli anni degli studi superiori, comincia a sviluppare in lui uno spiccato interesse per le Arti figurative.
Dopo una breve esperienza pittorica, dal 1977-78 matura la scelta di dedicarsi esclusivamente alla scultura frequentando la bottega di Tarcisio Brugnetti, un oltremodo eclettico (musicofilo e scultore) personaggio bergamasco.
La sua opera, in questo periodo giovanile, è vicina alle istanze espressionistiche, delle quali in seguito, nel corso degli anni ‘80, si allontanerà in favore di un approfondito studio e recupero della classicità intesa non come maniera bensì come sorgente viva e vivificante da cui attingere emozioni e sentimenti da rivivere, non da ripetere meccanicamente; periodo culminato nelle esposizioni milanesi degli anni 1989 - 90. Nel corso degli anni ‘90 ha notevolmente diradato, nelle opere, i riferimenti alla mitologia e alla letteratura del mondo classico, ma anche nel raccontare la contemporaneità la sua attenzione è sempre rivolta ai sentimenti e alle pulsioni che disegnano il contorno stesso di una vita umana pienamente vissuta: l'amore nelle sue infinite dimensioni, la maternità, la sensualità, la solitudine angosciante del singolo.
Ugo Riva ha tenuto, dal 1973 ad oggi, oltre trenta mostre personali in Italia e all'Estero.
11
aprile 2008
Ugo Riva – Un artista contemporaneo e la classicità
Dall'undici aprile al 31 agosto 2008
arte contemporanea
Location
PROVINCIA DI BERGAMO
Bergamo, Via Torquato Tasso, 8, (Bergamo)
Bergamo, Via Torquato Tasso, 8, (Bergamo)
Orario di apertura
da lunedì a sabato 15-19 (chiuso il giovedì); domenica e festivi 10-12 e 15-19
Vernissage
11 Aprile 2008, ore 18
Editore
SILVANA EDITORIALE
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore